90102 - ANTROPOLOGIA DEL PATRIMONIO

Anno Accademico 2023/2024

  • Docente: Valentina Gamberi
  • Crediti formativi: 6
  • SSD: M-DEA/01
  • Lingua di insegnamento: Italiano

Conoscenze e abilità da conseguire

Dall’adozione della World Heritage Convention varie definizioni di patrimonio culturale hanno influenzato i modi di classificarlo, percepirlo e “consumarlo” nelle società globali contemporanee. Il corso si propone di sottolineare un approccio interdisciplinare ai molti oggetti che consideriamo “patrimonio culturale” guardando anche ai differenti modi che società differenti hanno scelto per costruire e gestire iI patrimonio, a volte anche contro la Convezione e I valori UNESCO. Il corso si propone anche di rendere contro del patrimonio come fenomeno globale e dell’industria che gli gira intorno e di presentare criticamente una serie di concetti utili per studiarlo.

Contenuti

Obiettivi del corso

Il corso intende fornire gli strumenti critici dell’antropologia per analizzare i processi identitari, politici e narrativi implicati nelle pratiche patrimoniali, sia in ambito internazionale (come nel caso delle politiche UNESCO), sia in ambito locale (come i processi di rivendicazione culturale dal basso). L’approccio antropologico, in particolare il metodo etnografico, permette agli studenti, aspiranti professionisti nel mondo dei beni culturali o storici del Mediterraneo e delle sue dinamiche ambientali, di intervenire nei loro settori disciplinari con un maggior senso di consapevolezza e criticità. Il corso, inoltre, apporta una base introduttiva al pensiero critico decoloniale, che gli studenti potranno poi affinare ulteriormente nei loro studi magistrali.

 

Prerequisiti

È consigliata una formazione di base di antropologia conseguita con un esame in antropologia culturale. Qualora non si fossero sostenuti esami di antropologia culturale o di storia dell’antropologia, si consiglia la consultazione dei seguenti manuali:

  1. Fabietti, Ugo (2023). Elementi di antropologia culturale. Milano: Mondadori Università.
  2. Fabietti, Ugo (2010). Storia dell’antropologia. Bologna: Zanichelli.
  3. Fabietti, Ugo e Vincenzo Matera (1997). Etnografia. Scritture e rappresentazioni dell’antropologia. Roma: Carocci Editore.

È inoltre consigliata una buona conoscenza della lingua inglese per seguire eventuali documentari in lingua (sottotitolati) e per consultare parte delle letture fornite ai fini della valutazione finale.

 

Abilità acquisite

Alla fine del corso, lo studente avrà una buona base conoscitiva dei dibattiti esistenti e tutt’ora in corso dell’antropologia del patrimonio (in particolare, i critical heritage studies). Attraverso le attività interattive in aula e/o la preparazione a casa, lo studente potrà riflettere sulle criticità insite nelle pratiche patrimoniali e avrà un’autonomia sufficiente nell’applicare le lenti critiche dell’antropologia ai suoi studi e alla sua attività professionale. Lo studente, inoltre, affinerà la sua capacità d’analisi e di redazione dei testi, così come di esposizione accademica nell’ottica della discussione finale della tesi di laurea.

 

CONTENUTI DEL CORSO

Il corso si articola su una decostruzione del concetto di patrimonio culturale così come storicamente sviluppato dagli stati-nazione europei e dalle discipline specialistiche create per definirlo, valorizzarlo e monitorarlo, come la storia dell’arte e l’archeologia. Una volta contestualizzata la cornice storica nella quale prendono piede e si sviluppano il concetto e le pratiche politico-culturali legate al patrimonio culturale, il corso decostruisce tre assunti legati al patrimonio culturale:

  1. Il patrimonio culturale come elemento distintivo e identificativo di una comunità sociale circoscritta e di una comunità umana “universale” (secondo le politiche UNESCO);
  2. Il patrimonio come un bene materiale o immateriale da salvaguardare rispetto all’usura del tempo, alle calamità naturali, all’oblio e all’abbandono;
  3. Il patrimonio culturale come un elemento determinabile dai criteri scientifici propri delle discipline “occidentali” e come strumento per catalogare le culture “non-occidentali”, così come osservato nei contesti storici coloniali, in particolare le collezioni etnografiche, e come queste narrazioni sugli “altri” e le “loro culture” si siano mantenuti fino ad adesso.

Attraverso gli strumenti dell’antropologia, si comprende che:

  1. Il patrimonio non è un elemento distintivo e “naturale” delle “comunità”, ma è un processo di selezione politica di determinati avvenimenti storici e di memorie sensoriali legate a un determinato bene culturale. In quanto processo selettivo, il patrimonio è una narrazione che viene portata avanti da determinati gruppi o soggetti sociali (elitari o subalterni) anziché essere uno specchio omogeneo delle “comunità patrimoniali”. Si tratterà, quindi, di un’antropologia della memoria, del ricordo e dell’oblio.
  2. Il patrimonio come bene da preservare è funzionale alla legittimazione del passato e, in quanto tale, non rispecchia necessariamente altre pratiche di trasmissione culturale del sapere all’interno della stessa comunità. Inoltre, un bene culturale può essere distrutto o andare in disuso come conseguenza di decisioni politiche su cosa sia da preservare e cosa no. Questa selezione tra la conservazione e il deterioramento (sia materiale che metaforico) di un bene apre quindi il dibattito su cosa succede quando un bene viene distrutto da una calamità naturale o, viceversa, un atto di vandalismo o iconoclastia: quale messaggio si sta dando e quali sfide si pongono nel costruire e mantenere la memoria di una comunità?
  3. In quanto scelta politica, il patrimonio ha comportato anche una selezione del patrimonio altrui, delle culture extraeuropee, depredandolo per il bene della “comunità universale” e della “civiltà”. Questo patrimonio dei musei etnografici dice molto di più degli stati-nazione europei e del loro imperialismo che delle società extra-europee. Queste ultime hanno e/o avevano modi di trasmettere il sapere culturale alternativo o in antitesi a quello europeo. Che tipo di insegnamento possiamo trarre da queste culture altre e includere la loro voce nella narrazione che ne viene fatta in Europa, in particolare nei musei?

Altro aspetto che il corso indagherà è come si deve porre l’antropologo e lo specialista dei beni culturali nel lavorare con questi “patrimoni delle comunità”.

 

Programma

I Settimana: Nascita delle politiche patrimoniali

  1. Breve excursus storico del concetto di patrimonio culturale e sue ricadute a livello sociale e culturale;
  2. Perché un’antropologia del patrimonio?

Assegnazione agli studenti:

  1. Primo giorno di lezione: condividere oralmente in aula le loro aspettative sul corso e il concetto di patrimonio che hanno fino ad adesso inteso e sviluppato nel loro percorso di studio;
  2. Secondo giorno di lezione: presentare oralmente (ed eventualmente portare in aula) un oggetto o una fotografia di una festa/rituale/pratica artigianale legati al luogo in cui sono cresciuti e per il quale provano un senso di appartenenza e attaccamento; spiegare in aula se questo oggetto/pratica è a sua volta parte di un processo di patrimonializzazione da parte della comunità in cui si è vissuti e il motivo sia dell’inclusione che dell’esclusione da pratiche di patrimonializzazione.

II/III Settimana: Comunità patrimoniali, tra memoria, oblio e politiche del ricordo

  1. Costruzione del ricordo all’interno della comunità;
  2. Patrimonio materiale e immateriale;
  3. Selezione di patrimoni e legittimazione dei gruppi sociali all’interno delle comunità: patrimonio elitario e patrimonio dal basso;
  4. Patrimonio dissonante e patrimonio scomodo all’interno delle comunità;
  5. Antropologo e comunità: come restituire il lavoro di ricerca alla comunità stessa?

Assegnazione agli studenti:

  1. Analisi e commento scritto della lettura: Di Michele, Andrea (2020). “Storicizzare in monumenti fascisti. Il caso di Bolzano.” GR/SR 29(2): 149-167;
  2. Discussione in classe con gli altri studenti in aula.

III/IV Settimana: Patrimonio tra conservazione e distruzione

  1. Paradigmi conservativi delle pratiche patrimoniali e i paradossi che si creano con altre pratiche di consumo e produzione delle comunità;
  2. Patrimonio culturale e disastri naturali;
  3. Pratiche di abbandono dei quartieri urbani e borghi;
  4. Antropologia delle rovine;
  5. Patrimonio culturale e iconoclastia
  6. Presentazione dell’etnografia delle rovine e della patrimonializzazione in un quartiere di Nuova Taipei, a Taiwan.

Assegnazione agli studenti:

  1. Analisi e commento delle letture: a) Vietti, Francesco (2019). “Turisti a Lampedusa. Note sul nesso tra mobilità e patrimonio nel Mediterraneo.” Archivio Antropologico Mediterraneo 21(1): 1-16; b) Calzana, Chiara (2022). “”È stata un’altra perdita per noi.” Il Cimitero delle Vittime del Vajont, materia di conflitto.” In Brivio, Alessandra e Claudia Mattalucci (a cura di). La materia per pensare la morte, pp. 107-133. Milano: Raffaello Cortina Editore;
  2. Discussione in aula con gli altri studenti.

IV/V Settimana: Patrimonio e decolonizzazione

  1. Patrimonio di chi? Processi di restituzione e di decostruzione della memoria coloniale;
  2. Imposizione del concetto di patrimonio culturale ai paesi extra-europei, in particolare il museo come istituzione culturale;
  3. Patrimoni culturali alternativi presenti nei paesi extra-europei e precedenti al colonialismo;
  4. Presentazione dei casi studio relativi al Tropenmuseum e ai musei buddhisti a Taiwan.

Assegnazione agli studenti:

  1. Comunicazione definitiva dei gruppi e delle tematiche per le presentazioni finali (si consiglia agli studenti di comunicare già alla docente le loro idee per le presentazioni per la fine della terza settimana di lezione, in modo da preparare le letture di approfondimento; la condivisione in aula delle tematiche definitive scelte avverrà alla fine della quinta settimana);
  2. Organizzazione del calendario delle presentazioni per l'ultima settimana di lezione.

VI Settimana: Presentazioni di gruppo degli studenti

 

Testi/Bibliografia

Gli studenti frequentanti si dovranno preparare su:

  1. le letture assegnate dalla seconda alla quarta settimana di lezione (si veda il programma delle lezioni) che andranno a costituire il materiale di un report scritto da ogni studente e poi discusso in classe. Saranno caricate su Virtuale e sono le seguenti:
    • Di Michele, Andrea (2020). “Storicizzare in monumenti fascisti. Il caso di Bolzano.” GR/SR 29(2): 149-167. [per la macro-area su comunità e memoria (patrimonio dissonante), II/III settimana];
    • Vietti, Francesco (2019). “Turisti a Lampedusa. Note sul nesso tra mobilità e patrimonio nel Mediterraneo.” Archivio Antropologico Mediterraneo 21(1): 1-16. [per la macro-area su comunità e memoria (patrimonio dissonante) e quella sul patrimonio tra conservazione e distruzione (dark tourism), III/IV settimana]
    • Calzana, Chiara (2022). “”È stata un’altra perdita per noi.” Il Cimitero delle Vittime del Vajont, materia di conflitto.” In Brivio, Alessandra e Claudia Mattalucci (a cura di). La materia per pensare la morte, pp. 107-133. Milano: Raffaello Cortina Editore. [per la macro-area su comunità e memoria (patrimonio dissonante) e quella sul patrimonio tra conservazione e distruzione (patrimonio e disastri), III/IV settimana]
  2. le letture aggiuntive finalizzate per la presentazione finale di gruppo e che quindi approfondiscono il tema a scelta del gruppo di lavoro. A questo proposito, quindi, i gruppi di lavoro dovranno mandare una mail alla docente, o fissare un ricevimento a parte per concordare le letture da utilizzare per supportare la loro presentazione, tra la fine della terza e la fine della quarta settimana di lezione;
  3. Smith, Laura-Jane (2006). Uses of Heritage. Londra: Routledge, da p. 11 a p. 43 e da p. 87 a p. 114 (Capitoli 1 e 3). La docente possiede una copia digitalizzata del testo che può essere messo a disposizione degli studenti su Virtuale.

Gli studenti non-frequentanti dovranno prepararsi su:

  1. Smith, Laura-Jane (2006). Uses of Heritage. Londra: Routledge, da p. 11 a p. 114 e da p. 276 a p. 308 (Introduzione, Capitoli 1, 2, 3 e 8).
  2. per quanto concerne la seconda parte dell’esame, ovvero la presentazione per mezzo di slide, lo studente si deve preparare su una monografia etnografica a scelta tra le seguenti:
  • Herzfeld, Michael (2021). Sfrattati dall’eternità. La ristrutturazione neoliberista a Roma. Milano: Meltemi.
  • Palumbo, Berardino (2006). L’UNESCO e il campanile. Antropologia, politica e beni culturali. Milano: Meltemi.
  • Lusini, Valentina (2004). Gli oggetti etnografici tra arte e storia l'immaginario postcoloniale e il progetto del Musée du quai Branly a Parigi. Torino: L’Harmattan Italia.

Le modalità secondo le quali deve essere organizzata la presentazione per mezzo di slide saranno caricate su Virtuale insieme alla copia digitale del testo di Laura-Jane Smith. Lo studente, qualora abbia uno studio di caso particolarmente significativo per il proprio percorso di studi, collegato a una monografia di peso equivalente a quelle a scelta e non affrontata in altri esami del corso di laurea, può concordare con la docente se utilizzare il testo in sostituzione di quelli a scelta. In questo caso, lo studente non frequentante dovrà mandare tempestivamente un’email alla docente, la quale avrà la facoltà di confermare o eventualmente di indirizzare diversamente la scelta dello studente.

Per gli studenti Erasmus, la docente può concordare l’utilizzo di testi in lingua inglese che posso essere usati in alternativa: il testo originale di Herzfeld è in inglese. In questo caso, gli studenti sono tenuti a scrivere un’email alla docente all’inizio del corso e/o concordare un ricevimento.

Metodi didattici

La docente integra lezioni a carattere frontale e seminariale a discussioni e lavori di gruppo degli studenti.

Per quanto riguarda le lezioni frontali e seminariali, la docente:

  1. Esporrà i contenuti teorico-critici necessari per guidare gli studenti all’interno dei dibattiti della disciplina antropologica e nella sua applicazione nell’ambito dei beni culturali, così come nei lavori dei singoli studenti e di gruppo;
  2. Farà un breve approfondimento della sua attività di ricerca sul campo come applicazione pratica della teoria esposta;
  3. Utilizzerà film, documentari o registrazioni video per concretizzare gli spunti teorici offerti;
  4. Inviterà ricercatori a esporre le loro ricerche etnografiche nel campo dell’antropologia del patrimonio e in linea con le tematiche affrontate durante le lezioni (n.b. il calendario e la presenza dei ricercatori è da confermare)

Per quanto riguarda i lavori di gruppo degli e le discussioni tra gli studenti, quest’ultimi dovranno realizzare un report scritto (di due pagine) sulle tre letture assegnate durante le settimane di lezione, da inviare alla docente (la quale stabilirà le date di scadenza entro il secondo giorno di lezione e le comunicherà agli studenti insieme alle note redazionali del report, che saranno caricate su Virtuale) per poi discuterlo in aula con i compagni, evidenziando gli spunti di riflessione e le possibili applicazioni a casi studio specifici affrontati durante il corso di laurea. È da verificare e confermare l’eventuale possibilità di un sopralluogo in un museo etnografico della regione Emilia-Romagna (proposta soggetta a variazione o a non attuazione a causa di logiche logistico-burocratiche e di finanziamento).

Nell’ultima settimana di lezione, gli studenti dovranno realizzare, a gruppi composti da almeno tre persone, un’esposizione orale della durata di circa 15 minuti di un caso studio o una problematica che riflette l'ultima tematica del corso, ovvero la decolonizzazione del patrimonio. Gli studenti potranno presentare temi che riguardano la decolonializzazione di determinati saperi accademici, la restituzione di beni etnografici, la curatela indigena, le narrative alternative delle collezioni, l'utilizzo dell'arte per veicolare messaggi di sensibilizzazione sulle discriminazioni razziste, stereotipizzazioni, seconde/terze generazioni con origini migranti, adozioni internazionali, ecc.

Modalità di verifica e valutazione dell'apprendimento

Vista la metodologia didattica adottata, la presenza e partecipazione attiva alle lezioni da parte degli studenti è caldamente consigliata. Per quanto riguarda la presenza alle lezioni, si considerano frequentanti gli studenti che abbiano seguito almeno il 70% delle lezioni. La docente annoterà le presenze degli studenti facendo passare un foglio da compilare a ogni lezione.

Si considerano studenti che partecipano attivamente alle lezioni coloro i quali: 1) intervengono nel dibattito collettivo sulle letture assegnate ogni settimana senza essere guidati dalla docente, ponendo domande e osservazioni rispetto alle letture; 2) fanno commenti e osservazioni nel corso delle lezioni frontali della docente (5 minuti di commento all’inizio e alla fine della lezione o quando richiesto dalla docente); 3) propongono un tema da affrontare a lezione di loro interesse e che si interseca con i loro studi.

Nella presentazione dei lavori di gruppo, la docente valuterà, oltre ai contenuti e allo sviluppo critico delle tematiche, il grado di collaborazione tra gli studenti che compongono ciascun gruppo.

La valutazione complessiva dell’apprendimento degli studenti frequentanti, quindi, verterà sulle seguenti attività e con le seguenti percentuali di influenza sulla valutazione finale:

  1. Report settimanale [redatto dal singolo studente], 25%
  2. Partecipazione attiva nel corso delle lezioni, 10%
  3. Presentazione di gruppo nell’ultima settimana di lezioni (circa 15 minuti su un tema a scelta legato alla decolonizzazione; si veda la sezione sulle metodologie d’insegnamento), 30%
  4. Esame orale nel corso degli appelli d’esame, di circa 15/20 minuti, volto a discutere quanto svolto dallo studente nel corso delle lezioni e a verificare la conoscenza di alcuni elementi teorici presenti nel materiale bibliografico fornito, 35%

Per gli studenti non-frequentanti, la valutazione verterà sulle seguenti attività con le seguenti percentuali di influenza sulla valutazione finale:

  1. Verifica orale di circa 15/20 minuti sui nodi teorici della bibliografia, 50%
  2. Presentazione orale di 15/20 minuti su un caso studio indagabile con gli strumenti dell’antropologia del patrimonio o la presentazione critica di una monografia etnografica sul patrimonio culturale per mezzo di slide, 50%

Gli studenti che per ragioni dipendenti da disabilità o DSA (disturbi specifici dell’apprendimento) sono pregati di consultare la sezione "Strumenti a supporto della didattica" per ulteriori informazioni.

La valutazione finale si atterrà ai seguenti criteri di massima:

- voto insufficiente: carenza delle conoscenze di base e incapacità di produrre un'interpretazione corrette dei testi e/o dei problemi

- voto sufficiente (18-22): possesso delle conoscenze di base; interpretazione prevalentemente corretta, ma condotta con imprecisione e scarsa autonomia.

- voto buono (23-27): possesso di conoscenze di livello intermedio; interpretazione pienamente corretta, ma non sempre precisa e autonoma.

- voto eccellente (28-30 e lode): possesso di conoscenze di livello elevato; interpretazione dei problemi non solo corretta ma condotta con autonomia e precisione. Ottima capacità di espressione orale.

Strumenti a supporto della didattica

Materiale fotografico delle ricerche condotte dalla docente; materiale audiovisivo

Gli studenti che per ragioni dipendenti da disabilità o disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) necessitino di strumenti compensativi potranno comunicare al docente le loro esigenze in modo da essere indirizzati ai referenti e concordare l’adozione degli accorgimenti più opportuni.

Orario di ricevimento

Consulta il sito web di Valentina Gamberi