Federigo Enriques

Matematico, Storico della Scienza, Filosofo, Professore di Geometria e Matematica (Livorno, 5 gennaio 1871 – Roma, 14 giugno 1946).

Credendo nel potere conoscitivo della scienza, Federigo Enriques non poneva limiti ai suoi interessi, vedendo nella sola infinità degli oggetti da studiare il limite della comprensione umana. In lui si confondevano e arricchivano vicendevolmente il pensiero filosofico e quello matematico-geometrico, in un’ottica di riappacificazione tra le discipline umanistiche e scientifiche che invece venivano contrapposte dall’allora egemonica corrente del neoidealismo di Croce e Gentile.

Federigo EnriquesFederigo Enriques nacque a Livorno nel 1871 in una famiglia ebraica.

Studiò Matematica alla Scuola Normale Superiore di Pisa e conseguì la laurea nel 1891.

Si trasferì quindi a Roma per seguire il corso di Geometria di Luigi Cremona e lì conobbe quello che sarebbe diventato, oltre che grande collaboratore, un caro amico e persino un cognato: il matematico Guido Castelnuovo (sposò la sorella di Federigo, Elbina, nel 1896).

Ormai era chiaro che il suo interesse preponderante fosse per la geometria e così, nel 1893, Enriques approfondì la materia frequentando a Torino le lezioni di Corrado Segre e iniziando a scrivere sull’argomento.

Fattosi notare nel mondo accademico, venne chiamato a Bologna nel 1894 per insegnare Geometria proiettiva e descrittiva, di cui ottenne la cattedra due anni più tardi.

Il periodo bolognese, che durò fino al 1922, fu il più produttivo sia per quanto riguarda l’attività scientifica sia per quel concerne il suo avvicinamento al mondo filosofico. Enriques, infatti, considerava inseparabili le due branche del sapere, accomunate dall’avere come centralità del loro approccio l’intuizione. Questa concezione, tuttavia, non lo schierò nella fazione intuizionista, avversa a quella formalista, e gli risparmiò l’acceso scontro che dalla fine dell’Ottocento si perpetuava tra le due correnti di pensiero.

Nel 1906 fondò la Società filosofica italiana, di cui fu presidente dal 1907 al 1913 e riuscì a organizzare e a portare a Bologna il IV Congresso internazionale di filosofia. Nella gremita Aula dello Stabat Mater dell’Archiginnasio, l’edizione congressuale bolognese del 1911 aveva apportato una grande novità: aveva richiamato con i filosofi propriamente detti anche gli scienziati, irritando per questo motivo Benedetto Croce che, senza mezzi termini, definì Enriques un filosofo dilettante.

Non aveva tutti i torti Croce nel parlare, in merito al professore, di un approccio filosofico da autodidatta, eppure, probabilmente proprio in virtù di ciò, il matematico livornese arricchì il dibattito filosofico-scientifico dell’epoca, apportando una nuova visione di pensiero meno schierata con le correnti del periodo, (positivismo e idealismo, assolutismo e relativismo) e opposta a qualunque forma di dualismo ma, di contro, aperta a verità mediane e armoniche.

Questi stessi principi sono ravvisabili anche nel suo approccio matematico, che superava la divisione tra geometria e analisi, divisone che nell’Ottocento aveva fatto trionfare la seconda, e che trovava una soluzione comune nel loro essere affrontate con il medesimo spirito geometrico, attraverso il quale lo stesso Enriques ottenne brillanti risultati. Anche qui l’intuizione portò il matematico a modalità pratiche e lavorative del tutto singolari: la fase più interessante e peculiare del suo lavoro spesso avveniva durante le passeggiate che faceva con Castelnuovo e non seduto alla scrivania.

L’interesse di Enriques per la divulgazione lo portò ben presto, nel 1907, a fonare la Rivista di scienza, poi rinominate Scientia, edita in Italia per Zanichelli, ma anche pubblicata in Germania e Francia fino al 1988.

Il successo e i riconoscimenti internazionali erano quindi ormai consolidati e nel 1922 Enriques venne chiamato a Roma per ricoprire la cattedra di Matematiche superiori e successivamente quella di Geometria superiore. Nello stesso anno del trasferimento e fino al 1934 venne nominato presidente della Società italiana di scienze fisiche e matematiche Mathesis e direttore del Periodico di matematiche, rivista specialistica rivolta ai docenti delle scuole secondarie.

A Roma, nonostante Giovanni Gentile fosse stato, come Croce, molto critico nei confronti di Enriques fin dalla recensione sui Problemi della scienza, pubblicati dal professore nel 1906,  tra i due pensatori si assistette a un certo avvicinamento: mentre Enriques si dimostrò aperto alla riforma gentiliana, Gentile ripensò il suo atteggiamento in merito al valore conoscitivo della scienza e soprattutto sul ruolo che poteva avere la storia della scienza, altra grande passione di Enriques, all’interno della sua concezione scolastica. Questa parziale riappacificazione portò, nel 1925, all’assegnazione ad Enriques della dirigenza della sezione matematica dell’Enciclopedia Italiana, dove lo stesso scrisse personalmente 36 voci.

La prestigiosa carica venne mantenuta fino al 1938, anno nel quale, per le sue origine ebraiche, Enriques venne allontanato da tutte le sue mansioni pubbliche, compreso l’insegnamento.

Il dramma della guerra e l’ingiustizia delle leggi razziali non gli impedirono tuttavia di continuare le sue ricerche e le sue pubblicazioni, che fece uscire in Italia e all’estero sotto lo pseudonimo di Adriano Giovannini.

Quando infine, caduto il regime, gli venne restituita la cattedra nel 1944, lo scienziato filosofo era ormai troppo provato dall’età e da una severa affezione cardiaca. Morì solo due anni più tardi.