30654 - COOPERAZIONE E PEDAGOGIA SPECIALE

Anno Accademico 2013/2014

  • Docente: Andrea Canevaro
  • Crediti formativi: 5
  • SSD: M-PED/03
  • Lingua di insegnamento: Italiano
  • Modalità didattica: Convenzionale - Lezioni in presenza
  • Campus: Rimini
  • Corso: Laurea Magistrale in Formazione e cooperazione (cod. 8003)

Conoscenze e abilità da conseguire

Al termine del corso lo studente: - conosce le più recenti teorizzazioni sulla utilizzazione delle metodologie cooperative nei percorsi di riduzione dell’handicap; - possiede modelli didattici di intervento didattico e cooperativo per la prevenzione e la riduzione dell’handicap derivante da deficit psicofisico o da svantaggio socioculturale; - sa progettare interventi di prevenzione e riduzione dell’handicap in accordo con esperti del campo psicologico e sociologico; - sa monitorare e documentare percorsi formativi rivolti a individui in situazione di handicap; - sa approfondire la propria competenza sulla dimensione ccoperativa applicata alla pedagogia speciale sia attraverso la riflessione sull’esperienza sia facendo ricorso alla letteratura di settore.

Contenuti

Considerazioni e spunti del corso.

1.       Le “buone prassi” – che non sono le “best”, le migliori, ma quelle realizzabili e buone per tutti i giorni, normalmente, con risultati apprezzabili, e ripetibili, riproducibili - si realizzano coinvolgendo gli attori del processo, e non decidendo e chiedendo ubbidienza esecutiva.

La buone ragioni economiche devono essere condivise, elaborate, comprese insieme …

2.      E importante capire e confermare la deistituzionalizzazione.

Questa parola non è più così consueta come lo è stata qualche tempo fa', quando si trattava di capire i danni che facevano le forti istituzionalizzazioni ovvero la collocazione di individui - in questo caso ci riferiamo soprattutto ai minori , ma il termine riguardava tutte le fasce di età e tutte le categorie sociali e soprattutto quelle economicamente deboli - in grandi contenitori che ne facevano perdere le tracce originali singolari, per trattarli come categorie.

3.      La deistituzionalizzazione. Che è in una vera e propria riconciliazione.

Nel costruire riconciliazione sono implicati diversi aspetti importanti di una realtà che è tutt'altro che cancellata. Il primo è costituito dall'offesa per l'esclusione e per la violenza dell'esclusione che una parte dell'umanità ha patito e patisce. Il secondo aspetto è costituito dalla dimensione culturale dell'impegno, e si può tradurre in questi termini: saper vedere nell'altro non qualcosa che ci limita e anche danneggia (perché costa, perché ha bisogni che intaccano il bilancio…) ma un completamento e un arricchimento della nostra stessa realtà.Il terzo aspetto impedisce che la costruzione di riconciliazione diventi un “buon sentimento” inutile, perché riguarda la possibilità che questa azione di giustizia convenga a tutti, anche sul piano economico: gli istituti, le istituzioni scadenti, il disimpegno istituzionale… costano di più e rendono insicurezza, incompetenza, assistenzialismo diffuso, informazioni incomprensibili e confuse, mansionari rigidi e inadeguati, competenze non rispondenti ai bisogni, ignoranza dei bisogni stessi. E molto altro. Produrre sofferenza e ingiustizia porta a tutti sofferenza e ingiustizia.

4.      E vi è un quarto aspetto che riguarda la riconciliazione fra l'impegno amministrativo e l'impegno umano, sociale ed educativo.

Per intenderci dobbiamo ricorrere ad un'espressione che ha avuto un tragico scenario alle spalle, e che indica quella zona grigia di cui parla Primo Levi. E' quell'area di pretesa non-responsabilità, protetta da una dimensione tecnica che si vuole oggettiva e quindi neutra, refrattaria ad ogni accertamento di responsabilità etica, forse con la giustificazione di dover assumere quella contabile, sempre dipendente da decisioni lontane ed incontrollabili. Primo Levi indica questa zona come quella in cui si colloca la “lunga catena di congiunzione tra vittime e carnefici”. E questa zona è presente anche nell'offesa e nella violenza dell'esclusione. Esplorandola, scopriamo le complicità nelle violenze che si chiamano a volte assenza o ritardi nelle risposte, mancanza di coordinamento, interruzione di servizi per lo spostamento delle risorse su altre voci di bilancio, eccetera, eccetera. La zona grigia può essere rischiarata e percorsa dal fare riconciliazione. Anche fra impegno amministrativo e impegno educativo.

5.      L'accompagnamento. Implicava ed implica il superamento dell'assistenzialismo e del vittimismo.

Ovvero di due dei mali più in sinuosi e pervasivi che stiamo alimentando, in una società della deresponsabilizzazione individualistica e del disprezzo tante volte espresso per la dimensione politica. L'assistenzialismo si nutre della possibilità che chi si sente vittima si installi permanentemente in questo ruolo (vittimismo); diventi credibile come vittima per poter sempre domandare e mai impegnarsi nel promuovere. L'azione educativa deve saper chiedere, e non solo proteggere. Ma per poterlo fare deve vivere una credibilità che si conquista giorno dopo giorno. Se invece crediamo che sia dote carismatica che alcuni hanno e tanti no, ci chiamiamo fuori, forse rientrando nella zona grigia, pronti ad esaltare le figure carismatiche, e nello stesso tempo perpetuando assistenzialismo e vittimismo.

6.      Paradossalmente il termine ‘de-istituzionalizzare' significa anche alfabetizzarsi e alfabetizzare anche le istituzioni, capire che le istituzioni devono de-istituzionalizzarsi.

Questo è un elemento molto importante, interessante ma tutt'altro che chiuso. Abbiamo l'impressione che a volte ci sia un'assenza di grandi contenitori fisici ma continuino ad esserci delle interpretazioni che vanno per categorie e che allontanano invece di avvicinare permettendo quindi decisioni e assunzioni di responsabilità a cuor leggero, fatte senza capire a chi vanno e chi toccano.

7.      Il processo di de-istituzionalizzazione non può basarsi unicamente sull'avere smontato dei luoghi. Deve anche produrre dei contesti e delle “prossimità”.

Noi sappiamo che è entrata in uso, da parte dell'antropologia, una espressione - i ‘non luoghi' - e anche un'altra espressione, ancora più complicata se vogliamo: la ‘de-territorializzazione' del sociale, cioè un sociale che sembra non sapere entrare nei contesti, nei territori dei soggetti e rimanere quindi su un non luogo. Il ‘non luogo' è un'espressione utilizzata da Marc Augé per indicare quelle situazioni che sono ad ogni latitudine uguali e che permettono di avere sia un aspetto di vita lussuosa, che non si accorge neanche del contesto in cui è collocata, ma anche ahimé dei contesti di vita devastante come ad esempio i centri immigrati, con l'accoglienza coatta di persone che hanno delle vite migranti e non hanno le carte in regola, che non hanno le possibilità di essere considerati cittadini di una nuova situazione e neanche più cittadini della vecchia situazione. Vivono in non luoghi. Non hanno diritti esigibili.

Testi/Bibliografia

P. BARATELLA, E. LITTAMÉ (2009), I diritti delle persone con disabilità. Dalla Convenzione Internazionale ONU alla buone pratiche, Trento, Erickson.

N. GENCARELLI (2012), Ausili fai da te. Creare e adattare oggetti e strumenti tecnologici per la disabilità, Trento, Erickson.

GF. ALLERUZZO(2004), L'impresa meticcia. Riflessioni su no-profit ed economia di mercato, Trento, Erickson..

Metodi didattici

Dialogo e indagini.

Modalità di verifica e valutazione dell'apprendimento

L'esame si svolge attraverso una prova che potrà sembrare inconsueta. Lo studente, o più probabilmente la studentessa, dovrà fornire uno scritto di non più di 10 pagine – inviandolo per posta elettronica al docente  due  settimane prima della data dell'esame scelta dal calendario e per la quale lo studente deve iscriversi. Questo testo deve contenere:

·         il proprio nome e cognome  e il  recapito anche telefonico.

·         Il proprio percorso formativo ragionato per illustrare il proprio progetto formativo.

·         Un glossario, costituito da 6 vocaboli, individuati come rilevanti per il proprio progetto formativo,  all'interno dei testi indicati dal programma e illustrati, anche utilizzando citazioni dagli stessi testi, e con brevi note che forniscano informazioni sul collegamento con il proprio progetto.

·         La creazione di coppie di termini del glossario, con il proposito di creare coppie significanti.

·         La documentazione, in sintesi, di un “caso” ricavato dal proprio tirocinio.

·         Il progetto della propria tesi, anche appena abbozzato, in idee ancora da precisare.

La valutazione terrà presente questi punti:

-          la comprensione delle richieste.

-          La completezza dello scritto.

-          La correttezza e la chiarezza dell'esposizione.

-          La congruenza del proprio progetto.

 

Come dovrebbe essere ovvio, la valutazione del docente non ha un valore assoluto, ma deriva dalle ragioni che sono espresse anche in questo programma. Il docente è a disposizione per chiarimenti, anche per posta elettronica. Il docente riceve fissando appuntamenti in seguito a contatto telefonico o per posta elettronica.

Strumenti a supporto della didattica

Analisi di situazioni complesse a partire da documentazioni di condizioni individuali. Glossario. Video e power point. Incontro con gli autori.

Link ad altre eventuali informazioni

http://Il corso si propone come una fase del percorso che porta alla capacità di essere Educatore Sociale e Culturale in un quadro di welfare di pr

Orario di ricevimento

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