RicERCatori in evidenza - Il suono degli antichi strumenti rivive grazie alla ricerca

Michele Ducceschi è il referente e coordinatore del progetto europeo ERC NEMUS che ha come obiettivo la realizzazione di strumenti virtuali, copie di antichi esemplari, da far suonare attraverso il computer.

Clavicembali, spinette o arpicordi. Camminando per le stanze del Museo Internazionale della Musica o ammirando gli strumenti della collezione Tagliavini di Bologna, sembra di sentire echeggiare le melodie di Mozart o una “toccata e fuga" di Bach…. Molti strumenti delle collezioni museali sono però non suonanti perché fragili o mancanti di alcune parti. E se fosse possibile farne rivivere il suono magico seppur virtualmente? È l’avvincente promessa di Michele Ducceschi, docente del Dipartimento di Ingegneria Industriale e referente del progetto europeo ERC NEMUS da lui coordinato a questo scopo.

Professor Michele DucceschiQuali sono i contenuti e gli obiettivi della ricerca NEMUS?

NEMUS ha come obiettivo la realizzazione di strumenti virtuali, copie di antichi esemplari, da far suonare attraverso il computer. Per far questo saranno messi a punto metodi matematici per simulare il suono di strumenti museali non suonanti, in particolare clavicembali.

L’ingegneria del suono, attraverso il physical modelling, è in grado di descrivere matematicamente le vibrazioni generate ad esempio dalle corde, per poi risolvere i calcoli con un computer e generare un segnale audio.

Quali elementi rendono questa ricerca innovativa nei contenuti e nel metodo?

Gli strumenti musicali sono sistemi molto complessi, formati da tante componenti, e la sensibilità dell’orecchio umano è tale da percepire differenze tra due strumenti praticamente identici.

La vera sfida di NEMUS è trovare modelli matematici che portino a un suono soddisfacente e che al tempo stesso possano essere risolti dal computer in tempo reale, affinché gli strumenti virtuali possano essere suonati, da casa o in studio. Punto di forza di NEMUS: richiede competenze che abbracciano discipline molto diverse tra loro, dalla matematica alla musicologia, un progetto un po' folle che tuttavia si propone di costruire dei ponti solidi tra il mondo dei computer e quello della conservazione degli strumenti musicali storici.

Quali sono a suo avviso i benefici per la società del progetto NEMUS?

Se la tecnologia utilizzata si rivelasse adeguata molti musei potrebbero adottarla per valorizzare il loro patrimonio. Esistono molte collezioni di pregevoli strumenti antichi nel mondo, non suonanti, tra cui la collezione Tagliavini che fa parte del sistema museale Genus Bononiae con cui collaboriamo. Spesso gli strumenti non possono essere restaurati perché ciò comporta la sostituzione di parti che rappresentano a tutti gli effetti reperti storici. In molti casi sono state costruite copie costose che hanno bisogno di manutenzione continua. NEMUS si propone di costruire copie virtuali degli strumenti, che non hanno bisogno di manutenzione e accessibili a tutti: chiunque potrà scaricare dal web e suonare una copia dello strumento virtuale riproducendo il suono originario.

Quando ha avuto notizia della vincita del premio ERC, come si è sentito? Cosa significa questo riconoscimento per il suo percorso di ricerca?

Onestamente non me lo aspettavo! La Commissione Europea ha scommesso su di me e sul progetto. Ho vissuto all’estero per tutta la mia vita adulta e rientrare a far ricerca in Italia all’Università di Bologna è un’esperienza stimolante e avvincente.

A che punto è arrivato il percorso di ricerca NEMUS fino ad ora quali risultati ha raggiunto?

Il primo passo è stata la modellazione matematica delle corde che ha portato ad un risultato importante: un aumento della velocità di risoluzione dei calcoli di 350 volte. A partire dall’autunno il team costituito da me e dal dottorando Riccardo Russo, che afferisce al Dipartimento di Ingegneria Industriale, si amplierà notevolmente. Siamo solo all’inizio, ma pronti a superare ostacoli e a trovare soluzioni creative, il bello del nostro lavoro.

 

RicERCatori in evidenza è la rubrica dedicata alle ricerche di frontiera dell’Università di Bologna finanziate dall'European Reasearch Council-ERC e ai suoi protagonisti.