Ugo di Porta Ravegnana

Giurista e Maestro di Diritto romano (Bologna, inizi XII sec. – Bologna, 1171 ca.)

‘Mens legum’ È così che il morente Irnerio, attraverso le parole fantasiose del giudice lodigiano Ottone Morena, saluta per l’ultima volta lo studente Ugo di Porta ravegnana che gli sta accanto assieme agli altri tre dottori dello Studio bolognese, Bulgaro, Martino Gosia, Jacopo. ‘Mente della legge’, il giovane Ugo avrebbe costituito come gli altri una sua scuola di glossatori, pronti a portare all’ordine il caos del Medioevo attraverso il Diritto romano.

Ugo di Porta Ravegnana nacque nei primi anni del XII secolo a Bologna, nel quartiere che ancora oggi prende il nome dalla scomparsa porta da cui iniziava la via per Ravenna, Porta Ravennana o Ravegnana per l’appunto, e dove proprio in quegli stessi anni si stavano elevando le famose torri della Garisenda e degli Asinelli.

Assieme a Bulgaro, Martino Gosia e Jacopo, divenne famoso come dottore in Diritto, discepolo dell’illustre Irnerio e prosecutore della rinomata Scuola dei Glossatori da egli inaugurata.

Come i compagni giuristi, oltre all’insegnamento, Ugo dedicò la sua attività anche alla consulenza privata e pubblica, partecipando attivamente alla fortuna del primo podestà cittadino, Guido di Raniero da Sasso, proveniente da una casata di vassalli matildici.

Nel 1158, alla dieta di Roncaglia, nella quale Federico I Barbarossa riuscì ad assicurarsi il dominio sulle città ribelli padane, i ‘quattro dottori’ vennero appositamente chiamati a convalidare le sue pretese, portando con loro la legge di Roma, studiata e riscoperta attraverso il Corpus Iuris Civilis. L’imperatore, per mezzo della Constitutio de regalibus, potette così imporre ai Comuni il controllo delle vie di comunicazione, dell’esercizio della giustizia, della riscossione delle imposte, dell’autorità di batter moneta e del diritto di muovere guerra, controllando la situazione cittadina proprio attraverso la figura del podestà, magistrato con poteri amministrativi e giuridici.

I ‘quattro’ avevano già conosciuto il Barbarossa in occasione della sua discesa a Bologna nel 1155, anno nel quale verosimilmente l’imperatore predispose l’inserimento nel Corpus giuridico la Constitutio Habita, che garantiva indipendenza allo Studio bolognese e offriva protezione imperiale agli studenti stranieri, svincolati dalla giurisdizione cittadina e sottoposti, per libera scelta, a quella vescovile o a quella del proprio docente.

Il prestigio di Ugo travalicava anche i confini del territorio natale, tanto che si ritrova un documento del 1162, inserito nel Regestum Volterranum, dove i consoli di Siena emanano un lodo nel cui giudizio predomina proprio la figura di Ugo di Porta Ravennate, giudice imperiale e assessore degli stessi consoli. 

Oltre a numerose glosse su varie parti del Corpus giustinianeo, è sopravvissuto un suo presunto manoscritto, oggi conservato a Parigi, nel quale sono raccolte alcune Distinctiones, pratiche e utili scomposizioni delle questioni di diritto prese in esame.

Di Ugo l’ultimo documento che si conosce risale al 1166, mentre si ritrova un documento notarile del 1171, nel quale la moglie Isabella viene definita vedova. Si desume in tal maniere che, come Bulgaro e Martino, anch’egli sia morto al volgere degli anni ’60 del XII secolo.