Jacopo Bartolomeo Beccari

Scienziato, Accademico, Medico, Lettore di Logica, professore di Medicina teorica, Medicina pratica, Fisica sperimentale e Chimica (Bologna, 25 luglio 1682 – Bologna, 19 gennaio 1766).

Dalla scoperta del glutine agli studi sui fosfori, dalle indagini sulle proprietà elettrofisiche dell’ambra all’accurata descrizione fisiologica del corpo umano: Jacopo Bartolomeo Beccari rappresentò nella provinciale Bologna l’uomo illuminato europeo, capace di connettere tra loro varie discipline. Assieme ad altri colleghi legò tra loro l’Istituto delle Scienze e l’Archiginnasio; professore che riuscì a elevare per primo in Italia, nonostante l’arretratezza dello Studio bolognese, la materia della Chimica a disciplina universitaria.

Jacopo Bartolomeo BeccariJacopo Bartolomeo Beccari nacque a Bologna in una famiglia di non agiate condizioni. Il padre Romeo era uno speziale (un farmacista) che, nonostante le difficoltà, riuscì a istruire il figlio affidandolo a nomi illustri dello Studio bolognese.

Jacopo, infatti, dopo aver frequentato il Collegio gesuitico, fu preso a carico dal canonico Giovan Battista Trionfetti, che lo educò alla Filosofia e alla Fisica sperimentale, mentre Jacopo Sandri, allievo di Marcello Malpighi, si dedicò alla sua formazione medica.

Nel 1704 il Beccari si laureò così in Medicina e Filosofia, proseguendo per proprio conto ricerche, esperimenti e pratiche autoptiche, queste ultime assistendo Giovanni Battista Morgagni nell’Ospedale di Santa Maria della Morte, limitrofo all’Archiginnasio.

Pur non essendosi ancora dedicato alla professione medica, dopo una breve parentesi come lettore di Logica (1709), nel 1712 gli venne assegnata la cattedra di Medicina teorica, a cui si sostituì in seguito quella di Medicina pratica.

Nel frattempo, nel 1711, si era costituito in città il nuovo polo scientifico e artistico dell’Istituto, che avrebbe di fatto aperto i battenti nel 1714, una volta ammodernato l’antico palazzo cardinalizio dei Poggi. Nell’Istituto, promosso da Luigi Ferdinando Marsili, il Beccari ebbe un ruolo di primo piano, inizialmente come docente di Fisica Sperimentale (1711), successivamente come professore di Chimica (1734), fino a ricoprire ruoli dirigenziali come la presidenza tenuta a più riprese nel 1724, 1735, 1740 e poi mantenuta dal 1750 fino alla morte.

L’Istituto permetteva di avvicinarsi alle sperimentazioni europee, cosa che invece in Archiginnasio era preclusa, vista la severità delle direttive ecclesiastiche che vi imperavano e la scarsa attenzione dei dirigenti universitari, spesso legati all’aristocrazia cittadina.

Questo è quello che scriveva il Beccari proprio nei confronti delle autorità locali: <<Qui ogni passo è tirato ad esser un insulto al Principato, e questa gran gelosia dell'onore del Principato rovina questa povera Università, che non può sussistere che nella pura volontà di gente estranea la quale sia allettata colle carezze e non sbandata col timore>>.

Ingegni come il suo potevano fortunatamente avvalersi dei tanti laboratori dell’Istituto, oltre che del grande supporto ecclesiastico del bolognese Prospero Lambertini che, prima da arcivescovo (1730-1740) poi da pontefice (1740-1758), non lesinò donazioni e imposizioni per accrescere le accademie marsiliane.  Tanta era la stima diretta del pontefice verso il Beccari, che a malincuore dovette scegliere un altro archiatra dopo la rinuncia del nostro.

Fin da subito Beccari potette avvalersi delle sofisticate strumentazioni dell’Accademia delle Scienze (spesso tuttavia usava rudimentali apparecchi di sua stessa ideazione), con le quali riuscì a fare scoperte in vari campi: ad esempio fu il primo, usando il microscopio, a realizzare uno studio completo, corredato di saggio di analisi meccanica (De Bononiensi arena quondam) della sabbia gialla dei dintorni di Bologna (1711).

Dal punto di vista dell’insegnamento si sa che, per via di una leggera balbuzie, non brillava particolarmente, ma di certo gli argomenti da lui trattati erano aggiornati e stimolanti, tanto che le sue lezioni mediche vennero raccolte nei cinque volumi delle Institutionum Medicinalium in quinque libros divisarum Prolegomena e pubblicate nel 1759. I suoi Consulti medici, invece, uscirono senza la sua autorizzazione dopo la sua morte, fra il 1776 e il 1781, lasciando testimonianza delle abilità del Beccari soprattutto nel campo della diagnostica.

Quello che però lo portò alla ribalta internazionale e all’affiliazione alla Royal Society di Londra, fu la scoperta del glutine, la cui memoria, De frumento, venne comunicata all’Accademia scientifica nel 1728 (venne però pubblicata solo nel 1745). Per questa indagine chimica sul cereale viene tutt’oggi considerato come un precursore della scienza dell’alimentazione e della chimica bromatologica. Attraverso procedimenti intuitivi Beccari si accorse che la componente proteica del frumento ha caratteristiche simili a quelle fino ad allora ritenute unicamente d’origine animale (studi chimici più approfonditi sarebbero stati fatti solo a partire da inizio ‘800).

Un altro merito che gli si attribuisce è quello di aver portato la Chimica nei programmi universitari. Beccari fu infatti il primo professore in Italia a ricoprine la cattedra nel 1737: una cattedra che richiamava studenti da tutta Europa, cosa che ormai era inconsueta per lo Studio bolognese.

Come era usanza del periodo, anche il professore teneva in casa (via San Petronio Vecchio, 8) un suo laboratorio, dove impartiva alcune lezioni.

La lunga carriera da docente terminò solo nel 1749, senza tuttavia implicare l’allontanamento dai circuiti scientifici e il progredire delle sue ricerche e delle sue sperimentazioni, che alla fine della sua vita (Beccari morì nel 1766), lasciarono il segno su un ricco ventaglio di discipline, alcune delle quali appena create: fisiologia, patologia, dietetica, bromatologia, idrologia, meteorologia, igiene, ottica, botanica ed elettrofisica. Beccari, in tali termini, rappresenta degnamente lo scienziato illuminato, consapevole della necessità di creare rapporti tra le varie materie in una nuova ottica volta al progresso sperimentale e speculativo.