Giovanni Battista Guglielmini

Fisico, religioso, accademico, professore di Matematica sublime e Astronomia, Rettore dell’Alma Mater Studiorum (Bologna, 19 novembre 1760 – Bologna, 17 dicembre 1817).

Giovanni Battista Guglielmini, con una spiccata caparbietà che riuscì a superare le ristrettezze economiche delle sue origine e i vincoli scientifici imposti dalla Chiesa, si inserì a pieno titolo tra i grandi luminari dell’Astronomia. I suoi esperimenti validarono definitivamente le teorie di Copernico, anch’esse probabilmente germinate nell’ambiente universitario bolognese.

Giovanni Battista GuglielminiNato a Bologna in un’umile famiglia, Giovanni Battista Guglielmini frequentò il seminario cittadino e solo grazie alla sussidi ottenuti dall’Assunteria dello Studio, riuscì a iscriversi e laurearsi in Filosofia nel 1787. Presi i voti come abate, venne presentato dal suo maestro Sebastiano Canterzani, professore di matematica, al cardinale Ignazio Gaetano Boncompagni Ludovisi che, dopo il suo incarico da legato pontificio a Bologna, decise di portare con sé a Roma il giovane studioso (1788).

Risale al soggiorno romano l’inizio dei tanti sperimenti che il Guglielmini fece per dimostrare il moto diurno della Terra, misurando la deviazione della verticale subita da un peso in caduta libera per effetto del moto terrestre. I tempi erano ormai propizi per avvalorare empiricamente le teorie copernicane che, nonostante fossero ancora poste all’Indice, si potevano ora studiare e dimostrare attraverso nuove opere di contenuto scientifico, grazie alla lungimiranza illuminista del pontefice bolognese Benedetto XIV Lambertini.

Vennero così pubblicati a Roma, nel 1789, le Riflessioni sopra un nuovo esperimento in prova del diurno moto della Terra, trattato col quale Guglielmini mirava a ottenere il permesso di compiere effettivamente l’esperimento in San Pietro. Purtroppo per lui, però, proprio quell’anno il suo protettore Boncompagni Ludovisi venne allontanato dalla segreteria dello Stato Pontificio, morendo l’anno seguente, lasciando così il filosofo bolognese senza alcun supporto nella capitale.

Per tal ragione, nel 1790, Guglielmini rientrò a Bologna dove si avvicinò immediatamente all’Accademia delle Scienze presso l’Istituto locale. Con lo sprone dei colleghi e degli amici scelse come postazione migliore per la sua ‘prova del peso’ la torre degli Asinelli che, con la sua altezza di quasi 100 metri, era già stata sfruttata per altri esperimenti scientifici, come ad esempio quelli sulla triangolazione, svolti dai gesuiti Riccioli e Grimaldi negli anni ’40 del Seicento.

La torre aveva effettivamente una sommità più che sufficiente a calcolare la deviazione della caduta della sfera, ma, viste le sue caratteristiche costruttive (sono tuttora presenti molti fori, nei quali erano state inserite le travi durante la sua costruzione e la sua manutenzione) la verifica non poteva soddisfare del tutto la certezza dei risultati.

Ecco allora che l’Accademia gli offrì per la stessa prova la Torre della Specola di Palazzo Poggi, sede dell’Istituto. Ancora oggi, giù per la stretta scala elicoidale, il Museo universitario in essa allestito mostra il funzionamento del semplice espediente dimostrativo e la riuscita da parte di Guglielmini nella dimostrazione del moto terrestre. Dopo il secondo tentativo sulla Torre degli Asinelli (1791), Guglielmini potette finalmente pubblicare, nel 1792, il suo famoso opuscolo De diurno Terrae motu.

Con l’arrivo napoleonico (1796), Guglielmini ebbe numerosi incarichi accademici, universitari e politici.

Nel 1800 gli fu assegnata la cattedra di Matematica sublime, alla quale si sostituì poco dopo quella di Astronomia.

Nel 1802, lo Studio bolognese venne trasformato in Università statale e venne trasferito l’anno seguente in Palazzo Poggi, dopo aver sciolto l’Istituto in esso locato, dal quale nacquero l’Accademia delle Belle Arti e l’Istituto per la raccolta delle scoperte e il perfezionamento delle scienze e delle arti, legato all’Ateneo. Di questo secondo ente Guglielmini sarebbe stato un protagonista.

L’ormai noto astronomo venne quindi coinvolto nel complesso progetto di regolazione delle acque e di bonifica dell’intero Regno d’Italia, in particolar modo del bacino del Reno bolognese, che lo assorbì quasi completamente dal 1803 al 1807. Risale a questo periodo la rinuncia alla cattedra di Astronomia e la presa a carico, nuovamente, di quella di Calcolo sublime.

Dopo un breve soggiorno padovano, ritornato a Bologna, si concentrò nuovamente sulla matematica pura e per l’anno accademico 1814-15 venne persino eletto rettore, in un delicato periodo nel quale si susseguirono i difficili governi austriaco e murattiano.

Risale, infine, al 1815 la pubblicazione dell’Elogio di Lionardo Pisano, discorso tenuto dal Guglielmini in apertura dell’anno accademico 1812, poi notevolmente arricchito con una vera e propria storia della matematica medievale.

Guglielmini si spense a Bologna il 17 dicembre del 1817.