Giovan Domenico Cassini

Astronomo, Matematico, Geografo, Ingegnere idraulico e militare, Docente di Astronomia e Direttore dell’Osservatorio parigino (Perinaldo, IM, 1625 – Parigi 1712).

Anche in un secolo difficile come il Seicento, lo Studio annoverò alcuni dei nomi più illustri nel panorama scientifico internazionale. Tra questi va di certo ricordato Cassini, la cui fama raggiunse il re Sole, che lo convinse a lasciare Bologna per divenire direttore del neonato Osservatorio di Parigi, che sarebbe poi rimasto gestito dai discendenti del matematico ligure fino alla Rivoluzione francese.

Giovan Domenico CassiniGian Domenico Cassini nacque nel 1625 a Perinaldo, piccolo feudo dei Doria sotto i Savoia.

Venne presto mandato a studiare presso il collegio dei Gesuiti a Genova, dove apprese la Filosofia, la Teologia e la Matematica.

Nel 1645 accettò un incarico all’osservatorio di Panzano (MO), di proprietà del Marchese Cornelio Malvasia, che si adoperò affinché lo Studio bolognese lo assumesse come docente di Matematica e Astronomia, le cui cattedre erano vacanti dalla morte di Bonaventura Cavalieri.

Dal 1651 al 1669 Cassini ricoprì tale ufficio con notevoli difficoltà, dovendo convincere i colleghi e gli organi preposti alla vigilanza dell’indispensabile utilizzo della moderna fisica ottica per le esplorazioni astronomiche.

L’Alma Mater Studiorum, difatti, pur avendo avuto l’esempio del Cavalieri, primo docente universitario ad aver esposto le teorie copernicane e galileiane, versava in uno stato di forte arretratezza nei confronti delle altre istituzioni scientifiche internazionali. In città Cassini potette trovare supporto solo in alcuni nomi tra le fila dei professori (Ovidio Montalbani e Pietro Mengoli) e tra quelle dei gesuiti (Giovanni Battista Riccioli e Francesco Maria Grimaldi), questi ultimi, ben più preparati rispetto ai colleghi dell’Archiginnasio.

L’Inquisizione e l’Indice dei libri proibiti controllavano severamente le nozioni impartite nello Studio e anche il Cassini dovette sottostare alle rigide direttive della Chiesa, evitando la stampa di alcune sue opere.

Nonostante questi impedimenti il matematico ligure risolse numerosi problemi astronomici, sfruttando quella che è tutt’oggi la meridiana più lunga al mondo (67 metri). In San Petronio, nel 1576, il domenicano Egnazio Danti aveva creato una primordiale meridiana, distrutta nel 1653 durante gli interventi di ampliamento della basilica. Nel 1655 la Fabbrica di San Petronio chiese a Cassini di crearne una nuova, e il professore non solo riuscì abilmente a stenderne la lunga traccia sul pavimento, passando tra le colonne delle navate, ma ottenne una superficie tale da renderla idonea ad un maggior numero di esperimenti e di calcoli. Fu proprio usando la sua meridiana che Cassini arrivò per primo a dimostrare empiricamente le teorie copernicane del moto terrestre e la II Legge di Keplero sulle orbite planetarie ellittiche

Le abilità di Cassini lo videro coinvolto persino in importanti mansioni ingegneristiche, come sovrintendente delle acque dello Stato della Chiesa e delle fortificazioni del forte urbano.

Ma il suo vero interesse rimase comunque rivolto al cielo, nel quale, nel 1665, iniziò a scoprire attorno a Giove i suoi vari satelliti e a identificare, tra i primi, sulla superficie del pianeta la Grande macchia rossa che ben lo caratterizza. Si concentrò infine sulla sua rotazione, calcolandone la velocità, adoperando in seguito gli stessi metodi per determinare i moti anche di Marte e di Venere.

Nel frattempo a Parigi, nel 1666, il ministro Jean-Baptiste Colbert aveva inaugurato la sofistica Accademia delle Scienze.

Jean Picard, suo membro di rappresentanza, cercò subito di arruolare Cassini, che tuttavia venne trattenuto gelosamente dal Senato bolognese e da papa Clemente IX. Quando però intervenne direttamente Luigi XIV, lo scienziato fu libero di trasferirsi in Francia, mantenendo per anni gli incarichi e gli stipendi che aveva ottenuto in Italia.

Nel 1669, il re Sole in persona accompagnò a visitare l’osservatorio parigino, ancora in costruzione, il nuovo arrivato, che ebbe modo di modificarne i progetti e di prenderne la direzione.

Cassini venne ospitato inizialmente alla residenza reale del Louvre e, una volta terminata la specola, vi si trasferì con la famiglia, organizzando un rigoroso programma giornaliero di rilevamenti.

Risalgono a questo periodo le sue investigazioni su Saturno, del quale scoprì due satelliti e la divisione dei suoi anelli, chiamata in suo onore Divisione di Cassini. Fu anche tra i primi a supporre la natura materica dei grandi cerchi celesti attorno al pianeta.

Attraverso lo studio di calendari orientali, riuscì a determinare un periodo più preciso del calendario gregoriano, che sarebbe stato poi riformato, all’inizio del XVIII secolo, dal nipote e allievo Giacomo Filippo Maraldi.

Nel 1695 Cassini fece un breve ritorno a Bologna dove, con l’aiuto del figlio Giacomo e del professore Domenico Gugliemini, restaurò la sua vecchia meridiana.

Tornato in Francia, mantenne rapporti stretti con alcuni docenti e studenti bolognesi. Ad esempio, nel 1702, collaborò con Eustachio Manfredi e Vittorio Francesco Stancari, appartenenti all’Accademia degli Inquieti, e diede loro suggerimenti per l’ideazione della specola che si sarebbe costruita sopra i granai di palazzo Marsili, voluta proprio da Luigi Ferdinando Marsili, futuro promotore dell’Istituto delle Scienze.

Negli stessi anni Cassini stava portando a termine, sempre col figlio Giacomo, il meridiano di Francia, iniziato da Picard nel 1669. Questa traccia che, passando per Parigi, attraversa tutta la Francia, venne considerata il meridiano 0, fino a quando, nel 1884, la Conferenza internazionale di Washington decise di attribuire alla linea di longitudine di Greenwich tale valore.

Cassini terminò i suoi ultimi anni in cecità, come Galileo, ma rispetto al grande maestro pisano, potette godere dei tanti privilegi che la Francia gli diede. Dalle sue memorie, edite postume nel 1810, si evince la soddisfazione di uno scienziato che ha ottenuto la cittadinanza francese, che ha lasciato il suo Osservatorio nelle mani del figlio e del nipote, e che ha trovato nei colleghi e nei potenti d’Europa rispetto, supporto e ammirazione.