Giacomo Luigi Ciamician

Chimico, Accademico, professore di Chimica generale Chimica organica e Chimica biologica, Consigliere comunale e Senatore (Trieste, 27 agosto 1857 – Bologna, 2 gennaio 1922).

Un po’ scienziato un po’ profeta. Giacomo Ciamician ha sempre seguito strade tutte sue per avvicinarsi ai misteri della Chimica. Tecnologia e natura erano alleate nelle sue speculazioni e con sorprendente intuito il professore, spesso attorniato dalla sua preparata equipe, trovava nuove vie e nuove sbocchi alla sua materia. Precursore della fotochimica arrivò persino a profetizzare l’utilizzo dell’energia solare.

Giacomo Luigi Ciamician

Giacomo Luigi Ciamician nacque nel 1857 nell’allora austroungarica Trieste. La sua famiglia apparteneva all’alta borghesia mercantile e aveva origini armene.

Dopo aver frequentato le scuole secondarie della città natale, si trasferì, nel 1874, a Vienna per studiare e lavorare al Politecnico sotto la supervisione di L. Barth e H. Weidel, concentrandosi sulla chimica fisica.

Già in questo periodo alle materie assimilate in università si andavano accostando le osservazioni naturalistiche, effettuate nell’Istituto di Zoologia e, durante le vacanze estive, nella Stazione zoologica di Trieste.

Questo doppio binario di ricerche, chimico e biologico, avrebbe reso Ciamician uno dei maggiori esperti della Chimica organica.

Il lungo soggiorno viennese (1874-80) vide uscire le sue prime pubblicazioni sull’analisi degli spettri di numerosi elementi chimici, che vennero apprezzate e citate persino dal russo Mendeleev a supporto del suo innovativo sistema periodico elementare.

Ancor più importanti furono le ricerche che iniziò, sempre sotto l’influenza e lo stimolo di Weidel, sulla chimica del pirrolo e dei suoi derivati, composto sul quale si sarebbe specializzato e grazie al quale sarebbe diventato famoso.

Completò gli anni di studio di Vienna laureandosi nel 1880 all’Università di Giessen, unico ateneo di lingua tedesca che rilasciava dottorati a coloro che non avessero frequentato precedentemente il liceo classico.

Subito dopo, per via della sua sentita appartenenza allo stato italiano, Ciamician si trasferì a Roma, entrando nel prolifico gruppo di giovani assistenti di Stanislao Cannizzaro all’Istituto di Chimica. Qui vi rimase per sette anni e potette approfondire i suoi interessi sulla spettroscopia e sui composti organici azotati.

Per non parlare delle sue ricerche sul pirrolo che, nel 1887, gli fecero vincere il premio dei Lincei, alla cui Accademia si associò l’anno seguente, divenendone poi, nel 1893, membro nazionale.

Sempre nel 1887 vinse il concorso per la cattedra di Chimica generale di Padova dove si trasferì per soli due anni.

Nel 1889, infatti, venne chiamato a Bologna per ricoprire la cattedra di Chimica generale oltre quella di Chimica biologica. Una targa ricorda ancora la casa nella quale visse, nella centralissima via Guido Reni 3.

L’università bolognese, appena rilanciata dai festeggiamenti dell’VIII Centenario stava ancora cercando di arruolare tra le sue fila giovani professori non locali, per recidere definitivamente i legami con il lungo periodo di stagnazione degli ultimi due secoli.

Proprio a Bologna, quindi, Ciamician potette sviluppare liberamente il suo peculiare approccio scientifico che vedeva la necessità di creare relazioni tra le varie discipline e che lo avrebbe portato a contribuire alla creazione e poi alla presidenza della Società italiana per il progresso delle scienze.

Altro punto fondamentale del suo pensiero era il ruolo dell’insegnamento, inteso come motore di formazione prima ancora che di istruzione. Questo concetto lo portò ad essere un ottimo mentore e un accattivante divulgatore, tanto che dalle sue classi uscirono numerosi futuri accademici e professori universitari.

I progressi ottenuti in laboratorio, tuttavia, non avrebbero avuto ragion d’essere se fossero stati slegati da un più pratico beneficio collettivo e sociale. Per Ciamician, infatti, lo scienziato aveva l’obbligo morale di chiedersi cosa fosse e a cosa portasse la sua disciplina, partecipando consequenzialmente in maniera attiva alla vita pubblica e orientando le scelte politiche del suo tempo.

Lui stesso in prima linea si interessò non solo della politica locale (divenne consigliere comunale nel 1918), ma anche di quella nazionale. Orgogliosamente italiano, nel 1900 rifiutò una seducente offerta viennese e in cambio, senza che ne avesse chiesto merito, ottenne dal regno italiano un generoso aumento di stipendio. Quando poi, nel 1910 fu eletto senatore, il primo proveniente da Trieste, venne coinvolto in numerose commissioni, divenendo presidente del Comitato per le industrie chimiche presso il Ministero dell’Industria. 

La sua notorietà, in aggiunta, lo introdusse in numerosi circoli: oltre la già citata Società italiana per il progresso delle Scienze, anche l’Accademia delle Scienze di Bologna, varie altre accademie italiane e internazionali e le migliori Società chimiche del mondo (quella inglese, francese, tedesca e statunitense). Ciamician fu anche il primo presidente generale della neonata Associazione italiana di Chimica pura e applicata.

Nei suoi trent’anni di insegnamento bolognese sviluppò le sue teorie chimico fisiche, producendo oltre 4.000 memorie e note letterarie scientifiche, con la solita predilezione sul pirrolo, ma anche su prodotti naturali, sulle reazioni chimiche nelle piante e sulla azione chimica della luce.

Per quest’ultima viene tutt’oggi considerato padre della fotochimica. Si accorse, infatti, dell’influenza della luce sulle sostanze e perciò, visto che ai tempi i laboratori non era attrezzati per tali sperimentazioni, trasferì parte del suo studio sulle terrazze dell’ateneo.

La sua costante attenzione al mondo naturalistico, che lo portò a indirizzare la maggior parte delle sue speculazioni nel campo della chimica organica, con una sempre maggiore attenzione alla chimica biologica, specie quella vegetale, condusse Ciamician a profetizzare energie alternative come quella solare, rendendolo precursore di tecniche solo ora utilizzate, come la fotosintesi artificiale.

Anche per quanto riguarda i suoi studi più famosi, quelli sul pirrolo, Ciamician poteva dirsi un precursore dei tempi, poiché solo dopo la sua morte il composto e i suoi derivati si sarebbero dimostrati molto più importanti di quanto non fossero al suo tempo.

L’intuito di Ciamician (diceva che c’era qualcosa di divino nell’approccio alla scienza come nell’esecuzione artistica), così come le sue note competenze, portarono numerosi suoi colleghi a proporlo ben nove volte come premio Nobel (1905,1907, 1908, 1911, 1912, 1914, 1916, 1919, 1921), premio che tuttavia mai riuscì a vincere.

Ammiratissimo dai suoi studenti e colleghi, promosse in prima persona il reperimento di fondi per la costruzione di un nuovo e idoneo Istituto chimico, già previsto nella Seconda Convenzione tra Ateneo bolognese, enti locali e Stato (1910). I lavori iniziarono però solo nel 1916, ma con l’acuirsi della guerra, vennero interrotti e ripresero solo nel 1924, completandosi nel 1931.

Ciamician, che non fece in tempo a vedere ultimato il nuovo edificio, ancora oggi è tuttavia legato indissolubilmente a esso, poiché il su nome è stato attribuito fin da subito al neonato Istituto.

Quando lo scienziato morì, nel 1922, tutta la città si strinse attorno al suo feretro, portato alla Certosa, mentre provenivano da ogni dove sentiti encomi dall’intero mondo scientifico.