Augusto Murri

Medico, Politico, Professore di Medicina e Direttore della Clinica medica universitaria bolognese (Fermo, 8 settembre 1841 – Bologna, 11 novembre 1932).

Tra i clinici più illustri della fine del XIX e l’inizio del XX secolo è sicuramente Augusto Murri, che diresse fin da giovanissimo il nuovo policlinico universitario Sant’Orsola. Le sue ricerche in ambito medico lo condussero ad anticipare il metodo razionalista e a sostenere una maggiore applicazione dell’osservazione diretta del malato e della sua patologia.

Augusto MurriAugusto Murri nacque a Fermo nel 1841. Il padre era un magistrato e deputato alla Costituente delle Repubblica Romana e si pensa abbia tenuto il figlio lontano dalle scuole gesuitiche per le sue idee politiche e religiose, lasciandolo a detta di alcuni biografi in un quasi totale analfabetismo fino ai quindi anni. Quando poi venne mandato in esilio, dopo il ritorno del pontefice, abbandonò la famiglia in gravi ristrettezze economiche.

La madre, Teodolinda Polimanti, si trasferì così coi cinque figli a Firenze, dove Augusto riuscì a prendere la licenza ginnasiale e quella liceale in soli tre anni presso i padri scolopi di San Giovannino.

Il giovane prodigio frequentò poi varie università, dapprima quella di Firenze, quella di Pisa, per laurearsi infine in Medicina in quella di Camerino nel 1863. Per approfondire i suoi studi si recò quindi a Parigi e, vinta una borsa di studio, in Germania sotto la supervisione di Ludwig Traube.

Tornato in Italia divenne medico condotto a San Severino Marche, a Cupramarittima, a Fabriano e a Civitavecchia. Nel frattempo aveva conosciuto e sposato (1869) Gianna Murri, sua omonima ma non parente, dalla quale ebbe due figli: Tullio e Linda.

Il suo articolo Sulla natura del processo morboso dell’itterizia grave, uscito presso la rivista fiorentina “Lo Sperimentale” nel 1868 fece clamore tanto che Guido Baccelli lo chiamò a Roma due anni più tardi come suo assistente presso la cattedra di Clinica medica.

Murri stava già rivoluzionando l’approccio alla malattia attraverso la convergenza dell’empirismo inglese e del positivismo francese, che lo portarono ad anticipare il metodo razionalista. Fu tra i primi a scontrarsi con la diagnostica ai tempi più seguita, quella tedesca, che prevedere un immediato e prevalente utilizzo di esami in laboratorio, proponendo invece l’osservazione diretta del paziente e dei sintomi su cui formulare un ragionamento clinico specifico.

Questo procedimento analitico valeva tanto nella pratica medica quanto in quella teorica e fu alla base di un altro articolo pubblicato sempre per “Lo sperimentale” nel 1874 Sulla teoria della febbre, ancora una volta uno scritto che gli apportò plauso e notorietà.

Studi successi si versarono sulle lesioni cerebrali, sull’emoglobinurua da freddo, sull’organotopia e insufficienza ghiandolare e sul meccanismo fisiopatologico del cuore.

Nonostante la fama raggiunta a livello accademico e internazionale, non passò al concorso per la cattedra di clinica medica di Torino, ma due anni più tardi, nel 1876, venne incaricato direttamente dal ministro della Pubblica istruzione Bonghi della dirigenza della clinica media universitaria bolognese.

L’ospedale d’Ateneo era stato da poco trasferito da Luigi Concato dalle fatiscenti strutture Azzolini ai nuovi spazi del Sant’Orsola. Quando Concato si trasferì a Padova, il Murri dovette vincere le reticenze di colleghi e studenti, molto affezionati al suo predecessore e quasi interdetti per via della giovane del loro nuovo direttore (Murri aveva 35 anni).

Bastarono tuttavia pochi anni, perché egli dimostrasse di meritare quel posto e, anzi, perché migliorasse enormemente la situazione delle sue cliniche. 

La carriera di Murri fu davvero impressionante e nel 1888, appena celebrati gli ottocento anni dell’Alma Mater Studiorum, venne eletto come nuovo rettore e fin dal suo discorso di insediamento spronò l’Ateneo affinché migliorasse le sue suppellettili (così venivano chiamate le strumentazioni scientifiche) per poter meglio entrare nel novero delle migliori università del mondo.

Lo stesso spirito progressista e radicale venne fuori anche nella sua partecipazione politica cittadina e quando entrò nel consiglio comunale rivolse il suo vivo interessamento ai temi della sanità e dell’istruzione, non lesinando critiche al cattolicesimo e alla religone tutta.

Per un breve periodo (1890-91) fu anche eletto come deputato della XVII legislatura, coinvolgendo il collegio ascolano con animati dibattiti di natura mazziniana.

Il nuovo secolo iniziò con la pubblicazione dei tre volumi dedicati alla sua ricerca scientifica intitolati Scritti medici, il cui successo fu tuttavia oscuro da un fatto che avvenne nello stesso 1902, a pochi mesi di distanza. Nella centralissima via Mazzini, oggi Strada maggiore, venne trovato il cadavere del genero, Francesco Bonmarini, ucciso a coltellato durante la notte. Fu lo stesso Murri a rivelare pochi giorno dopo il colpevole, il figlio Tullio. 

Ne nacque un caso giudiziario che fece scalpore giornalistico e politico, essendo Tullio un avvocato e un consigliere provinciale del PSI. Murri, sconvolto, lasciò l’insegnamento e si allontanò momentaneamente da Bologna, seguendo il caso a Torino dov’era stato trasferito. Nel 1905 finalmente arrivò la sentenza che teneva col fiato sospeso l’intera Italia: Tullio venne condannato a 30 e anche la sorella Linda, accusata di essere la mandante, ricevette la pena di 10 anni di reclusione (poi però Linda fu graziata l’anno seguente e Tullio uscì di prigione già nel 1919).

Su richiesta degli studenti e dei colleghi, Murri tornò subito a insegnare e da quest’ultimo periodo di attività ricavò le pubblicazioni delle Lezioni di clinica medica edite ed inedite date nella R. Università di Bologna (1908) e della raccolta Pensieri e precetti (1913).

Arrivato a 75 anni fu quindi collocato a riposo per sopraggiunti limiti d’età, ma continuò a interessarsi alle vecchie materie cliniche come alle nuove discipline scientifiche, in particolare alla psicoanalisi, sulla quale scrisse Nosologia psicologica (1923).

Era stato anche un importante sostenitore dei benefici dei soggiorni balneari e a Rimini aveva diretto nel 1879 lo Stabilimento idroterapico. Quando poi nella città costiera si creò la prima colonia marittima permanete di Italia (1911), destinata all’accoglienza di bambini affetti da morbillo, scarlattina e differite, si decise di dedicare proprio a lui la struttura, che anche grazie al suo contributo finanziario ebbe molto successo.

A Bologna invece gli si dedicò nel 1948 una delle vie più importante al di fuori del centro storico, che ancora dà il nome all’intero quartiere, tra i più rinomati e ricchi della città.

Murri morì a Bologna nel 1932 e la sua salma venne riporta nella città natale.