Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione – intervista a Salvatore Pascale

La giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità è una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite e si celebra ogni 17 giugno.

L’obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sul tema della desertificazione, il rischio di siccità, il degrado del suolo, l’approvvigionamento di cibo e acqua. Per conoscere meglio questo fenomeno globale, parliamo con Salvatore Pascale, ricercatore al Dipartimento di Fisica e Astronomia "Augusto Righi", esperto di climatologia. 

Salvatore PascaleQual è la situazione attuale rispetto alla desertificazione in base agli ultimi dati disponibili? 

La desertificazione è un processo complesso, causato sia da fattori umani (per esempio, pratiche agricole e di uso del suolo non sostenibili, eccessivo sfruttamento delle risorse idriche del sottosuolo) che da variazioni climatiche, che interessa le regioni aride e semiaride del pianeta. 

Negli ultimi decenni circa il 9% di queste regioni ha visto intensificarsi il processo di desertificazione. Anche l’Europa e l’Italia non sono esenti da questo rischio. Secondo le ultime stime, l’Europa meridionale ha visto crescere dell’8% l’estensione dei propri territori ad elevato rischio desertificazione.  

Qual è l’impatto del cambiamento climatico sulla desertificazione e quali sono le aree a rischio desertificazione nel prossimo futuro?   

L’impatto del cambiamento climatico sulla desertificazione è articolato, in quanto da un lato molte regioni semiaride riceveranno meno piogge e, all’aumentare delle temperature, avranno una maggiore perdita di acqua tramite evaporazione; dall’altro l’aumento di anidride carbonica può favorire la crescita di specie vegetali se vi è sufficiente disponibilità di acqua nel suolo.  In generale le proiezioni climatiche per fine secolo suggeriscono un aumento dell’aridità, e quindi dei processi di desertificazione, per vaste aree secche poste ai margini delle zone umide e temperate, come, per esempio, il Mediterraneo. In particolare, in Europa: Spagna, Italia e Grecia sono le aree maggiormente esposte a questo rischio. 

Qual è il contributo di ricerca offerto dal nostro Ateneo nel combattere il rischio desertificazione e la siccità?   

L’Università di Bologna è impegnata in maniera sostanziale nell’affrontare questa sfida, attraverso svariate attività di ricerca portate avanti da diversi dipartimenti (DIFA, BiGeA, DICAM, DISTAL). Da un lato l’obiettivo è trovare nuove soluzioni per una migliore gestione delle risorse idriche e ridurre gli impatti negativi delle siccità, con risposte ispirate a quanto avviene in natura (“nature-based solutions”), dall’altro promuovere la ricerca scientifica di base per meglio comprendere e quantificare le cause delle siccità in Europa, nel clima presente e futuro. 

La recente alluvione in Emilia-Romagna è stata associata, paradossalmente, alla precedente siccità. Come questi due fenomeni estremi e contrapposti sono collegati? 

Anche se apparentemente in contraddizione, alluvioni e siccità sono due facce della stessa medaglia: il riscaldamento globale. Questo perché la modalità con cui piove cambia all’aumentare delle temperature: le precipitazioni tendono a diventare più concentrate nel tempo e quindi manifestarsi in modo più intenso. Come conseguenza di ciò, la durata dei periodi secchi tra una pioggia e l’altra aumenta, il che invece favorisce ulteriormente la siccità.  

Può farci un esempio pratico? 

Per capire, in pratica, come siccità e alluvioni stiano insieme, facciamo un esperimento mentale: se tutta la pioggia che cade in un anno a Bologna (circa 700 mm in media) cadesse in un unico giorno dell’anno, e questo diventasse la norma in futuro, il territorio diventerebbe molto arido per la lunga durata dei periodi secchi (364 giorni), ma al contempo in quell’unico giorno sarebbe esposto a un alluvione devastante che però non porrebbe fine alla siccità, dato che la maggior parte dell’acqua scorrerebbe a mare senza avere il tempo di essere assorbita dai terreni.  

Quali piccoli comportamenti quotidiani, da parte di ognuno di noi, possono contribuire a contrastare questo preoccupante fenomeno globale?   

Bisogna cercare di adottare tutti quei comportamenti che cercano di evitare possibili sprechi di acqua, specialmente durante i periodi di siccità. Quindi, ad esempio, utilizzo dell’acqua solo per usi strettamente civili e sanitari (non per lavare l’auto, ad esempio), impiego degli elettrodomestici come lavastoviglie e lavatrici solo a pieno carico, ecc...  

In una prospettiva più ampia, di riduzione dei gas serra responsabili del riscaldamento globale in atto, come l’anidride carbonica, dobbiamo invece attuare comportamenti che limitino la produzione di questi gas. Quindi scegliere mezzi di trasporto elettrici, utilizzare fonti energetiche rinnovabili, migliorare l’efficienza energetica e ridurre gli sprechi.