I Centri al Centro - La scuola che studia le città

Intervista al prof. Giuseppe Lepore direttore della Scuola Superiore di Studi sulla Città e il Territorio.

Quando è stata istituita, quali le origini e gli obiettivi della Scuola Superiore di Studi sulla Città e il Territorio?

La Scuola Superiore è stata istituita nel 1999 con una diversa denominazione (Scuola Superiore in Organizzazione della città storica, del territorio e dei loro modelli di rappresentazione). Nel 2005 ha assunto il nome attuale che è senza dubbio un identificativo più efficace e diretto per comunicare i suoi obiettivi: lo studio dei due aspetti che potremmo definire fondanti della cultura antica, moderna e contemporanea, vale a dire la forma urbana e la gestione del territorio.

I temi sono fortemente correlati tra di loro - ogni città, infatti, si appropria e gestisce un territorio di sua competenza - e vanno analizzati a seconda delle epoche storiche: dalla più profonda antichità (già nel Neolitico l’uomo decide di aggregarsi in forme “proto-urbane”) alle moderne megalopoli (che ripropongono al loro interno arcaiche divisioni in quartieri omogenei, si pensi alle diverse Chinatown o LittleItaly).

 

CittàCom'è articolata la Scuola e quali ambiti di ricerca sono coinvolti?

La Scuola nasce come un organismo multidisciplinare: la vera forza di un gruppo di ricerca è costituita dalla pluralità dei punti di vista e dal confronto serrato tra i ricercatori. E dunque la Scuola accoglie il comparto storico-archeologico, che rappresenta le nostre antiche origini comuni, e poi quello architettonico e ingegneristico, le scienze biologiche, quelle chimiche che rappresentano la nostra “finestra” sulla modernità e la contemporaneità. Entro breve entrerà nella Scuola Superiore anche il comparto medico che da poco è stato attivato a Ravenna.

Per meglio rappresentare la nostra volontà di un diverso “punto di vista” abbiamo scelto, nella homepage del nuovo sito web, una foto di Pompei: è un sito noto a tutti, patrimonio dell’umanità, ma pochi lo conoscono dal punto di vista di moderna periferia urbana.

 

La scuola che studia le città

Zona rurale

Quanti sono i ricercatori che ne fanno parte?

La Scuola accoglie i delegati dei Dipartimenti che lo costituiscono: otto ricercatori in rappresentanza dei Dipartimenti di Beni Culturali, Architettura, Ingegneria civile, chimica, ambientale e dei materiali, Scienze biologiche, geologiche e ambientali, Chimica “Giacomo Ciamician” e Storia, culture e civiltà. A breve si aggiungerà anche un ricercatore del Dipartimento di Medicina specialistica, diagnostica e sperimentale.

A questi va poi aggiunto anche il delegato alla ricerca della Fondazione Flaminia di Ravenna, l’ente che da sempre ci ha sostenuto e che rappresenta la principale interfaccia tra la città e l’Università di Bologna all’interno del Campus di Ravenna.

Quali sono le attività di ricerca che la Scuola sta portando avanti e quali i risultati raggiunti?

La Scuola Superiore rappresenta un osservatorio privilegiato sulle diverse forme che può assumere la vita in comune: dalle architetture che caratterizzano le città, alle infrastrutture che collegano i centri urbani ai territori, ai diversi problemi che si possono sviluppare in comunità che scelgono di vivere insieme (penso alla gestione di eventi catastrofici oppure alla diffusione delle pandemie).

E dunque città, ambiente, ecologia, storia, biodiversità, consumo del territorio, economia sostenibile possono essere alcune delle parole chiave che proponiamo per interpretare il nostro vivere quotidiano. Spesso diamo per scontati fenomeni che consideriamo inevitabili e che di frequente, invece, affondano le loro radici molto indietro nel tempo e rappresentano gli esisti diretti di nostre scelte sbagliate.

Il nostro obiettivo è, in sostanza, mettere a fuoco alcuni temi, declinandoli sulla base di diversi punti di vista, e condividerli con tutti i nostri studenti e ricercatori.

 

PaesaggioLa Scuola si occupa anche di attività didattiche, in che modo?

L’aspetto della didattica è strettamente connesso alla ricerca e, ci tengo a sottolinearlo, alla Terza Missione con l’obiettivo di divulgare a tutti i livelli le conoscenze che man mano andiamo ad acquisire.

Pertanto, abbiamo deciso di aprire le attività della Scuola a tutti i nostri studenti, dalla Laurea triennale alla Scuola di Specializzazione al Dottorato. E stiamo già lavorando per coinvolgere anche le scuole superiori della città di Ravenna: chiunque sia interessato a questi temi che -ripeto- fanno parte della nostra quotidianità, sarà invitato a partecipare alle nostre attività.

La perdurante pandemia ha obbligato ad un generale ripensamento delle attività di ricerca. Come lo studio delle città e del territorio può aiutarci nella lotta contro la pandemia attuale?

La pandemia ci ha costretto ad una revisione delle nostre attività, dei nostri obiettivi e soprattutto delle nostre priorità. In questo senso anche la Scuola Superiore può dare due contributi. Il primo riguarda le modalità scelte per la ricerca e la condivisione: si è scelto di attivare una serie di seminari a scadenza fissa (uno al mese, a partire dal 30 novembre) all’interno di un’aula virtuale. Tutti possono partecipare nella massima sicurezza (in attesa che la pandemia allenti i suoi effetti) e le registrazioni verranno messe a disposizione di tutti gli studenti, ricercatori o semplici cittadini interessati al tema trattato. Il secondo contributo è legato alla dimensione dell’analisi storica della pandemia: questi eventi, unitamente ad altri che ci sembrano del tutto nuovi (si pensi ai fenomeni migratori), sono in realtà già avvenuti nel passato. Il recupero della memoria storica degli eventi accaduti in maniera simile, nella storia passata dei centri urbani, analizzata alla luce della scienza moderna, potrà senza dubbio dare un contributo alla migliore comprensione della realtà attuale e magari offrire un utile supporto per provare a cambiare il nostro futuro.