Giornata internazionale della memoria. Ne parla il professor Giudo Bartolucci

Ogni anno il 27 gennaio, si celebra la Giornata internazionale per ricordare le vittime della Shoah. Questa data è altamente simbolica, perché ricorda la liberazione del lager di Auschwitz, il 27 gennaio 1945.

Quello che è avvenuto nel Novecento ha rappresentato la più tragica cesura nel millenario rapporto tra l'ebraismo e la storia d'Europa. Ne parliamo con il prof. Giudo Bartolucci docente di Storia moderna all’Università di Bologna.

 

Stella di David Esiste una stretta connessione tra mondo ebraico e storia europea e non bisogna quindi considerare la storia degli ebrei come una storia separata da quella del nostro continente, è così?

Assolutamente. Purtroppo, al di là del ricordo della Shoah, la millenaria storia dell’ebraismo europeo, in tutte le sue declinazioni, non trova spazio, nell’insegnamento, nelle scuole e all’università, se non in modo molto limitato.
Invece è una storia ricchissima e che non dovrebbe essere circoscritta solo al racconto delle persecuzioni subite.

La domanda che ci dovremmo fare è: “Come può la storia della Shoah fare parte della memoria europea se invece la storia degli ebrei in Europa ne è esclusa?”.

Ci può sinteticamente riassumere quale contributo ha dato il mondo ebraico alla cultura, alla filosofia, alla politica, alla religione dell'Europa nell'età medievale e moderna?

La storia della presenza ebraica in Europa è lunga e articolata. Ha coinvolto tutti i paesi, dall’Inghilterra alla Francia, dalla Spagna all’Italia e alla Germania fino ad arrivare all’Europa orientale. È una storia sicuramente fatta di persecuzioni, della costruzione di ghetti, di espulsioni, ma anche di scambi economici, culturali, sociali. Anche se l’antisemitismo governò i rapporti tra la maggioranza cristiana e la minoranza ebraica, la relazione tra le due realtà fu più articolata e complessa di quanto non si pensi. Un esempio per tutti è rappresentato dalla diaspora sefardita: dopo l’espulsione degli ebrei dalla penisola iberica tra il 1492 e il 1497 e poi dei con versos a partire dagli anni 30 del XVI secolo, gli ebrei sefarditi dispersi in varie comunità tra il Mediterraneo e il nord Europa divennero tra i protagonisti della stagione mercantilista. Nella penisola italiana stati come la Toscana, il Ducato di Ferrara e, almeno all’inizio, anche lo Stato della chiesa diedero ai mercanti ebrei sefarditi privilegi speciali, che superavano le tradizionali diffidenze religiose, per sfruttare le loro relazioni con i grandi imperi atlantici e i relativi commerci.

 

ShoahAltri momenti della storia europea, nei secoli passati, hanno visto episodi di persecuzione delle comunità ebraiche, sebbene in maniera non così sistematica e organizzata come quella messa in atto nel Novecento dal nazismo, ce li può ricordare?

È sempre molto difficile comparare momenti ed epoche così profondamente diverse. Un grande storico dell’ebraismo come Yosef H. Yerushalmi ha costruito un parallelo tra la Spagna del XV secolo e la Germania nazista, riconoscendo nelle leggi sulla limpieza de sangre apparse per la prima volta a Toledo a partire dal 1449 un momento di svolta. Tali leggi rappresentarono un cambiamento radicale nell’atteggiamento cristiano nei confronti degli ebrei non più guardati come appartenenti a una religione diversa, (la cui separazione dalla maggioranza era superabile attraverso il battesimo), ma come se la loro natura fosse immutabile. Questo segna davvero una cesura nei rapporti tra ebrei e cristiani e fa parte di una storia più ampia del razzismo.

Quali libri o film, dedicati al rapporto tra mondo ebraico e Europa, ci può segnalare per un approfondimento?

Molti libri sono usciti negli ultimi anni sulla storia dell’ebraismo europeo. Io sono molto affezionato a due romanzi di Abraham B. Yehoshua. Il primo è Signor Mani (Einaudi), che racconta a ritroso la storia dell’ebraismo dagli anni 80 del 900 ai primi anni dell’800 attraverso cinque dialoghi. Il secondo è Viaggio alla fine del millennio (Einaudi), una storia che racconta l’incontro tra ebraismo sefardita ed ebraismo ashkenazita all’inizio dell’anno Mille. Oltre ai romanzi di Israel Singer, per esempio,La famiglia Karnowski, solo nel 2022 sono usciti due romanzi interessanti sulla tradizione sefardita: Anime di Roy Chen (Giuntina) e Abbandono di Elisabeth Åsbrink (Iperborea). Un’ultima menzione va a un altro romanzo, molto particolare, che ha vinto il premio Pulitzer, I Netanyahu di Joshua Cohen (Codice edizioni), in cui attraverso il racconto di un episodio minore della vita diBenzion Netanyahu (padre di Bibi, l’attuale primo ministro israeliano), l’autore riflette sul rapporto tra tradizione ebraica e storia. Tra la saggistica vorrei ricordare l’importante lavoro di Germano Maifreda, Italya: Storie di ebrei, storia italiana (Laterza), che presenta la storia dell’ebraismo in età moderna come parte integrante della storia italiana.

Pubblicato il: 27 gennaio 2023