Umberto Eco

Scrittore, Semiologo, Critico letterario, Medievista, Traduttore, Professore di Semiotica presso l’Alma Mater Studiorum, fondatore di Scienze della Comunicazione e della Scuola Superiore di Studi Umanistici (Alessandria, 1932 – Milano, 2016).

L’Università di Bologna conferì a Umberto Eco tutti i titoli e i riconoscimenti che poteva, grata al famoso semiologo per esser stata arricchita dal suo insegnamento e dai corsi da lui creati e resi celebri. 

Umberto EcoUmberto Eco nacque ad Alessandria nel 1932. Nipote di un tipografo e figlio di un impiegato delle Ferrovie, venne fin da subito avvicinato al mondo della lettura e al culto del libro.

Dopo gli studi classici al liceo della sua città natale si iscrisse alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, dove si laureò nel 1954 con una tesi di laurea sull’estetica di Tommaso d’Aquino, responsabile, a quanto lo stesso Eco avrebbe scritto ironicamente più tardi, della sua miracolosa cura dalla fede (nel 1956 rivisitò la tesi e ne trasse il suo primo libro: Il problema estetico in San Tommaso).

Nello stesso anno di laurea entrò a lavorare in Rai assieme ad altri brillanti giovani intellettuali, il cui gruppo eterogeneo e rivoluzionario venne chiamato dei ‘corsari’, grazie al quale il palinsesto televisivo riuscì a svecchiarsi e a nobilitarsi come vero servizio pubblico.

L’anno seguente iniziò un’altra proficua e importante collaborazione, quella con la neonata rivista “L’Espresso”, nella quale, dal 1985 al 2016, si sarebbe ritagliato la popolare rubrica culturale e ironica La bustina di Minerva. Del suo contributo potettero avvalersi anche numerosi quotidiani come “Il Giorno”, “La Stampa”, “Il Corriere della Sera”, “La Repubblica”, e “Il Manifesto”, oltre numerose riviste specialistiche internazionali.

Si facevano nel frattempo sempre più approfonditi i suoi interessi nel campo della semiotica e della linguistica, in parte verificati nel laboratorio comunicativo della televisione (è del 1961 il celebre articolo Fenomenologia di Mike Buongiorno).

Nel 1959 arrivò il prestigioso incarico della direzione della casa editrice Bompiani, che Eco avrebbe mantenuto con alti risultati fino al 1975. Le scelte editoriali furono fortemente influenzate dal movimento d’avanguardia Gruppo 63, movimento sostenuto a sua volta del pensiero del giovane intellettuale, critico nei confronti di scrittori legati ancora ai superati criteri letterari degli anni ’50.

Nel 1961 Eco iniziò la sua lunga carriera universitaria, prima a Torino, poi a Milano e Firenze, dove seppe trasmettere ai suoi studenti le riflessioni che intanto stava elaborando sui Mass Media e sul loro influsso sulla cultura di massa, come quelle confluite nel 1963 in Diario minimo e nel 1964 in Apocalittici e integrati. Grande successo ebbe poi il ciclo di conferenze che tenne a New York nel 1967, Per una guerriglia semiologica, rielaborate nel 1973 ne Il costume di casa (1973), caposaldo sulla controcultura novecentesca.

Proseguirono ravvicinate le pubblicazioni sulla semiotica e sulla critica letteraria che presto portarono Eco alla ribalta internazionale come uno dei maggiori esperti del settore (si ricordano le conferenze che, tra gli anni ’90 e i primi del 2000, tenne alle università di Cambridge, Harvard, Toronto, Oxford e  Emory). Nel 1968 uscì La struttura assente, nel 1971 Le forme del contenuto, nel 1973 Il segno e Beato di Liebana, nel 1975 il Trattato di semiotica generale, l’anno seguente Il superuomo di massa, nel 1977 Dalla periferia all’impero e Come si fa una tesi di laurea, infine, nel 1979 Lector in fabula.

Nel 1971 aveva già fondato “Versus – Quaderni di studi semiotici”, di cui rimase direttore responsabile e membro del comitato scientifico fino alla morte, mentre divenne segretario prima e vicepresidente poi della IASS/AIS ("International Association for Semiotic Studies"), di cui sarebbe divenuto presidente onorario dal 1994.

Quando a Bologna, nel 1971, venne fondato il DAMS (Discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo) Eco fu tra i primi ad accorrere al rivoluzionario corso di laurea, creato su iniziativa del professore Benedetto Marzullo per affrontare le varie forme artistiche nella loro nuova realtà sociale, attraverso l’innovativa combinazione della didattica tradizionale con attività di natura seminariale e laboratoriale. Sempre presso l’Alma Mater Studiorum Eco vinse nel 1975 la cattedra di Semiotica, per poi dirigere negli anni 1976-’77 e 1980-’83 l’Istituto di Discipline della Comunicazione e dello Spettacolo.

Erano iniziati gli anni della notorietà mondiale, grazie alla pubblicazione e al successo de Il nome della rosa, vincitore nel 1980 del Premio Strega e subito divenuto best seller tradotto in oltre 45 lingue: un appassionante romanzo ibrido, tra il giallo storico e il testo narrativo e filosofico, reso ancor più celebre dall’adattamento cinematografico del 1986.

Nel 1988 uscì il secondo atteso romanzo, Il pendolo di Foucault che, pur avendo venduto un numero ancora maggiore di copie, non riuscì ad eguagliare la fortuna del primo.

Sono inoltre degli anni Ottanta Sette anni di desiderio (1983), Semiotica e filosofia del linguaggio (1984), raccolta degli articoli scritti per l’Enciclopedia Einaudi, Sugli specchi e altri saggi (1985), Arte e bellezza nell’estetica medievale (1987), Lo strano caso della Hanau 1609 (1989), oltre la traduzione degli Esercizi di stile di Raymond Queneau.

Degli anni Novanta invece sono: I limiti dell’interpretazione (1990), Stelle e stellette e Vocali (1991), Il secondo diario minimo, Interpretation and overinterpretation (1992), La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea (uscita nel 1993 sulla rivista “Fare l’Europa” di Jacques Le Goff), Sei passeggiate nei boschi narrativi, Cinque scritti morali e Kant e l’ornitorinco (1997), Tra menzogna e ironia (1998), giusto per citarne alcuni.

Sempre degli anni ’90 -del 1994-, è il terzo romanzo: L’isola del giorno prima.

Nel frattempo, a Bologna, si era predisposta la creazione di un nuovo corso di laurea, emancipato e distinto da quello del DAMS. Nasceva così, nel 1993, con una cerimonia inaugurale nella nuova Aula Magna di Santa Lucia, Scienze della Comunicazione, che trovava in Eco il suo direttore. Sotto le due torri accorrevano da tutta Italia centinaia di ragazzi pronti per affrontare il test d’ammissione per poter frequentare il nuovo indirizzo di studi.

La progettazione di nuovi itinerari didattici condusse poi il famoso semiologo a fondare e presiedere nel 2000 la Scuola Superiore di Studi Umanistici e, l’anno seguente, il Master in Editoria cartacea e Digitale, entrambi allocati in Palazzo Marchesini in via Marsala 26.

Ormai trasferitosi a Milano negli ultimi anni di vita, Eco trovava spesso il pretesto per tornare a Bologna, per qualche conferenza o qualche ricerca, accolto sempre con ammirazione dai suoi studenti. La conformazione stessa della città emiliana era diventata a lui familiare, quasi una propagazione delle sue speculazioni, un fitto tessuto sinaptico, un labirinto fluido di portici, dove ci si incontra e si scambiano informazioni.

Gli anni 2000 furono caratterizzati da un’infinità di scritti eterogenei tra cui La bustina di Minerva (2000) Sulla letteratura (2002), Bellezza. Storia di un’idea dell’Occidente (2002), Dire quasi la stessa cosa (2003), A passo di gambero (2006), Storia della bruttezza (2007), Dall’albero al labirinto (2007), Non sperate di liberarvi dei libri (2009), Vertigine della lista (2009), Costruire il nemico e altri scritti occasionali (2011), Sulle spalle dei giganti (2017), ma anche dalla pubblicazione degli ultimi quattro romanzi: Baudolino (2000), La misteriosa fiamma della regina Loana (2004), Il cimitero di Praga (2010) e Numero zero (1015).

Questa immensa produzione di tutta una vita venne affidata in gran parte alle stampe della Bompiani, nella cui redazione Eco trovò i compagni di una nuova avventura editoriale, quella de La nave di Teseo, casa editrice fondata nel 2015 con Elisabetta Sgarbi, Mario Andreose ed Eugenio Lio.

Non solo carta stampata, articoli di giornale, saggi e romanzi, ma anche un grande contributo al nascente mondo tecnologico, che Umberto Eco seppe anticipare, prevedendo le future necessità e direzioni della società moderna, sviluppando un senso critico ragionato e distinto sui nuovi orizzonti della cultura di massa che a breve sarebbero stati generati e trasmessi attraverso internet e i social media. Il giudizio che ne ricavò lo portò a vedere e sostenere i lati positivi di quel nuovo mondo che tutt’oggi sta ancora germinando e che d’altra parte è anche predisposto per sua stessa natura a dare ‘diritto di parola a legioni di imbecilli’. Una globalizzazione democratica attraverso le nuove tecnologie era possibile, anche grazie a dati controllati e offerti diffusamente da piattaforme come Wikipedia, che lui stesso aveva anticipato nel progetto multidisciplinare Encyclomedia: raccolta di saggi sulla Storia della civiltà europea.

Un uomo globale, dunque, interessato ad ogni forma di scibile, dalla riflessività di San Tommaso all’”Allegria!” di Mike Buongiorno; un uomo che ha conquistato la stima del mondo, ottenendo ben 40 lauree honoris causa, dalla Brown University alla Sorbona, dall’Università di Mosca a quella di Gerusalemme.

Ritiratosi dall’insegnamento solo nel 2007, l’Alma Mater volle conferirgli l’anno seguente il titolo di professore emerito e nel 2015 il Sigillum Magnum, a lui grata per le sue lezioni e i suoi innovativi metodi di ricerca e insegnamento.

Quando Umberto Eco morì, nel 2016, l’intera città di Bologna con la sua Università lo celebrò come un suo cittadino, dedicandogli la piazza coperta della Sala Borsa, cuore sociale e culturale del centro storico.  

Infine, dopo una trattativa durata anni, nel 2021, la biblioteca moderna (44.000 volumi) e l’archivio di Eco sono stati concessi all’Ateneo bolognese, che li accoglierà, nell’ordine voluto dallo stesso intellettuale, in uno spazio apposito al fianco della Biblioteca Universitaria.

L’insegnamento di Eco proseguirà così negli spazi da lui abitati per oltre trent’anni.

 

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