28002 - FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO (1) (LM)

Anno Accademico 2017/2018

  • Docente: Sebastiano Moruzzi
  • Crediti formativi: 6
  • SSD: M-FIL/05
  • Lingua di insegnamento: Italiano

Conoscenze e abilità da conseguire

Lo studente al termine del corso raggiunge una competenza media sulla filosofia del linguaggio contemporanea, con l'approfondimento di un argomento specifico e la lettura guidata di un classico.

Contenuti

Verità e pluralismo

Le questioni della verità, della conoscenza del ragionamento deduttivo corretto e della conoscenza sono punti riflessione centrali del dibattito filosofico fin dall'antichità. I dialoghi socratici hanno inaugurato una tradizione filosofica in cui è si presupponeva che per ogni concetto filosofico si potesse fornire una risposta univoca sulla sua natura. Il dialogo platonico Teeteto fornisce un esempio paradigmatico di questo approccio per quanto riguarda la conoscenza: Socrate dice nel Teeteto “proprio questo il punto sul quale nutro dei dubbi e che non posso capire sufficientemente per conto mio: cosa mai è conoscenza.”; più in generale il modello di una domanda socratica è, per ogni concetto filosofico X, “cosa è X?”. Questo modo di articolare la domanda presuppone, oltre all'esistenza della natura di un concetto, il fatto che esso abbia una natura univoca: c'è un solo modo dell'esser vero, un solo modo di esistere, un solo modo di inferire correttamente, un solo modo di conoscere.

L'idea che la domanda socratica sia mal posta è stata, notoriamente, un punto centrale della svolta filosofica di Ludwig Wittgenstein in Ricerche filosofiche: “Invece di mostrare quello che è comune a tutto ciò che chiamiamo linguaggio, io dico che questi fenomeni non hanno affatto in comune qualcosa, in base al quale impieghiamo per tutti la stessa parola, - ma che sono imparentati l'uno con l'altro in molti modi differenti.” (Ricerche filosofiche, § 65)”. Come è noto, Wittgenstein non pensava che vi fosse una natura intrinseca di qualunque concetto, e che quindi la pretesa dei filosofi che trovare un'essenza per i concetti filosofici fosse un presupposto errato di una metodologia filosofica che andava quindi riformata. Se questa riforma dovesse andare per Wittgenstein verso una dissoluzione delle domande filosofiche classiche è una questione esegetica controversa, a cui molti interpreti hanno dato risposta positiva seguendo un'interpretazione “quietista” della filosofia di Wittgenstein.

 Tra l'essenzialismo platonico e il quietismo wittgensteniano, possiamo collocare una terza via che recentemente sta ricevendo ampio interesse: il pluralismo. In filosofia analitica si è assistito recentemente (Wright 1992 è l'opera che ha inaugurato questo approccio, Lynch 2005 offre un quadro fondazionale alternativo e Pedersen&Wright 2013 raccolgono una serie di contributi centrali al dibattito attuale) a un intensificarsi di un dibattito che mette in discussione il presupposto socratico ed esplora la possibilità che non vi sia un solo modo di essere per ognuno di questi concetti filosofici. L'idea di base è che ognuno di questi concetti possa avere una pluralità di articolazioni. Si noti che l'idea di questa pluralità di articolazioni non coincide con l'idea della relatività delle articolazioni: pluralismo e relativismo sono progetti filosofici diversi. Si consideri il caso della verità per illustrare meglio questo fatto: mentre un relativista sostiene, ad esempio, che l'essere vero in un qualsiasi ambito del discorso possa dirsi solo relativamente a un qualche parametro significativo (uno schema concettuale, una tradizione culturale, un insieme di valori ecc..), il pluralista dice che l'essere vero si declina in modi diversi a seconda dell'ambito del discorso, ma che in ogni ambito del discorso è una questione assoluta se una certa proposizione sia vera o meno. Nella recente letteratura scientifica la verità ha fornito il punto di indagine cardine per esplorare l'opzione pluralista: l'idea è che ambiti del discorso diversi (morale, matematica, fisica, estetica, gusto, letteratura, ecc...) siano tutti ambiti in cui si fanno asserzioni che  esprimono proposizioni passibili di essere vere e false, ma la proprietà che gioca il ruolo della verità in questi diversi ambiti può variare (ed esempio: asseribilità in morale, coerenza in matematica e corrispondenza con i fatti in fisica). Posizioni strutturalmente analoghe si stanno esplorando in ontologia (ci sono modi diversi di esistere), della logica (modi diversi dell'inferire correttamente per via deduttiva) e in epistemologia (modi diversi del conoscere).

Il corso presenterà prima le principali teorie moniste sulla verità per poi concentrarsi sulle teorie pluraliste della verità.

Testi/Bibliografia

Manuale: Giorgio Volpe, Teorie della verità, Guerini, Milano, 2005

Selezione di saggi dall'antologia a cura di Micheal Lynch, The Nature of Truth, MIT Press, Cambridge (Mass.), 2001

Estratti da Crispin Wright, Truth and Objectivity, Harvard University Press,  Cambridge (Mass.), 1992.

Estratti da Michael Lynch, Truth as One and Many, Oxford University Press, Oxford, 2009.

Selezioni di saggi da N. Pedersen & C. Wright (a cura di), Truth Pluralism, Oxford University Press, Oxford, 2013.

 

 

Metodi didattici

Lezione frontale, lezioni seminariale organizzati con gli studenti, uso metodo peer instruction.

Modalità di verifica e valutazione dell'apprendimento

esercizi di comprensione con test online durante il corso, domande di comprensione con metodo peer instruction durante lezione, scrittura di un saggio a fine esame e esame orale.

Strumenti a supporto della didattica

Elearning, slide e e handout, software Kahoot per metodo peer instruction.

Orario di ricevimento

Consulta il sito web di Sebastiano Moruzzi