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Fabrizio Lollini

Associate Professor

Department of the Arts

Academic discipline: L-ART/01 History of Medieval Art

Useful contents

indicazioni per le prove finali di laurea triennale

Prova finale di laurea
L'elaborato scritto, che secondo le indicazioni del corso di laurea deve avere una lunghezza compresa fra le 50.000 e le 100.000 battute (spazi inclusi), dovrà consistere di almeno 40 pagine, e possibilmente di non più di 50, DI TESTO, escluse dunque le note, gli indici, la bibliografia, le immagini e i loro elenchi, e tutti gli apparati.

I testi devono essere redatti utilizzando il font Times New Roman o Arial. Il corpo del carattere deve essere di 12 o 13 punti (le note vanno in corpo 10). La misura dei margini destro-sinistro e superiore-inferiore deve essere di 2,5 cm. L’interlinea deve essere di 1,5.

1.  Ordinamento del testo 

Oltre a – o in pochi casi invece di - quanto stabilito dalle norme sulla redazione della tesi, visibili e scaricabili alla pagina web del corso di laurea, vorrei precisare quanto segue.

Devono essere rese in corsivo tutte le parole in lingua diversa rispetto a quella del testo, i titoli di libri monografici (cioè NON a più autori, come i cataloghi), e soprattutto quelli di opere di qualsiasi genere (musicali, teatrali, d’arte figurativa), nonché la citazione del titolo di capitoli, saggi articoli, e altro.

Si racchiude tra virgolette (esempio: “Prospettiva”) il titolo del periodico da cui sono stati tratti capitoli, saggi ed articoli.

Ugualmente tra virgolette si pongono le parole o i brani citati (anche se in lingua diversa da quella del testo) che non occupino più di pochi righi (quattro o cinque) e che non siano staccati con un a capo rispetto al periodo che li introduce (esempio: come afferma Lollini, “la miniatura romagnola è una costola di quella bolognese”).

I brani lunghi vengono invece riportati con un carattere di corpo inferiore rispetto a quello utilizzato normalmente. In questo caso si ricorre all’a capo e si omettono le virgolette, lasciando qualche interlinea sopra e sotto per separare la citazione stessa dal testo principale.
Nel caso non si citi parola per parola ma si sintetizzi CON PROPRIE PAROLE il pensiero dell'autore cui si fa riferimento, non si usano le virgolette ma si richiama in nota sempre e comunque quanto scritto  con la sigla Cfr. (che vuol dire: confronta), seguito dalle indicazioni bibliografiche relative al pensiero richiamato.

Si ricorda che l'appropriazione di scritti altrui, in tutto o in parte (cioè senza dichiarare l'autore), costituisce reato di plagio ai sensi dell'articolo 1 della legge 19 aprile 1925, n. 475, e come tale passibile di denunzia all'autorità giudiziaria.

Le virgolette semplici si usano solo quando si dà al termine tra di esse un significato un poco diverso dall'usuale o non normale in quel contesto (come per esempio la cosiddetta ‘maniera greca’)


2.  Ratio e ordinamento delle note e citazioni bibliografiche interne alle stesse

La correttezza delle note è un requisito imprescindibile per il carattere scientifico dell'elaborato, ed è il principale motivo di rifiuto della approvazione alla discussione, quando non conseguita nel lavoro 

Tutte le note vanno riportate a piè di pagina, con un corpo inferiore a quello del testo (corpo 10, come sopra indicato), e se possibile una inferiore interlineatura. Si possono anche utilizzare le note a fondo di ciascun capitolo ma sono decisamente sconsigliabili per la loro scomodità di consultazione.

I richiami alle note saranno rappresentati — nel testo — da numeri cardinali in apice, secondo la apposita modalità del programma in uso. I segni di interpunzione seguono il numero di richiamo della nota.

Le note seguono tre rationes:

1 – si indicano in nota i testi che vengono esplicitamente citati nel testo, o di cui nel testo si riportano brani o sezioni

2 - si indicano in nota TUTTI I TESTI che sono stati utilizzati per scrivere quella determinata parte del lavoro (cioè, a ogni paragrafo, o a ogni sezione del lavoro, si dovrà porre una nota del tipo “Sulla storia civile del XIV secolo a Bologna, cfr.”, “In generale, sull’attività padovana di Giotto”, “Per il pensiero di Suger, si rimanda a” con la relativa bibliografia impiegata

3 – si svolgono in nota i paratesti che non rientrano comodamente nel testo principale (se nel testo principale si cita un’opera, si può brevemente dare qualche indicazione sul loro autore in nota; in nota si possono mettere per esteso citazioni e brani, o trascrizioni di testi di archivio, di cui si include un riassunto discorsivo nel testo; e altro ancora).

Uno scritto a stampa si cita in nota nel seguente modo: cognome dell’autore, anno di edizione del testo cui ci si riferisce, eventuale numero della pagina o delle pagine cui ci si riferisce; esempio: Lollini 1999; Benati 2003; Lollini 2005, p. 23; Cova 2009, pp. 54-68. L’unica eccezione è se si fa riferimento a un testo collettivo (tipo catalogo di mostra), in cui l’indicazione sarà titolo abbreviato in corsivo, anno, ed eventuali pagine: per il catalogo della mostra Duecento. Forme e colori del Medioevo a Bologna, l’indicazione sarà allora Duecento 2000, p. 15; ma nel caso di schede con autore identificabile, ciò sarà indicato: Duecento 2000, p. 134, scheda 23, S. Nicolini. Se gli autori di un testo sono più di uno, i cognomi si separano con una virgola o un trattino alto. Non esiste dunque differenza tra la prima citazione di un testo e le altre: nel corso di tutto il lavoro, Lollini 2000 sarà sempre Lollini 2000, con eventuale indicazione della/e pagina/e; niente “cit.”, “op. cit.”, “ibidem” o altro. Tutti gli elementi di una citazione vanno separati mediante punto e virgola (“Lollini 2009; Cova 2010, p. 23; Benati 2012”).

Dopo l’ultimo capitolo del testo, nella bibliografia finale si riporterà l’indicazione bibliografica completa, cioè:

per i volumi monografici: iniziale del nome, cognome, titolo in corsivo, eventuale segnalazione di “trad. it.” o “ed. it.”, eventuali volumi, editore, luogo di stampa e data. Se uno stesso autore ha più opere nello stesso anno, nella nota si farà seguire il nome da; “a”, “b”, “c”, e così via.

 

J. Rewald, Il Postimpressionismo, trad. it., Sansoni, Firenze 1966

E. Panofksy, Idea: contributo alla storia dell'estetica, ed. it., Bollati Boringhieri, Torino, 2006

D. Benati, La bottega degli Erri e la pittura del Rinascimento a Modena, Artioli, Modena, 1988

A. Hauser, Storia sociale dell’arte, trad. it., Einaudi, Torino 1956

che corrisponderanno dunque nelle note a Rewald 1966, Panofsky 2006, Benati 1988, Hauser 1956, con eventuale indicazione della pagine o delle pagine cui si fa riferimento (nella bibliografia finale ovviamente NON ci sono citazioni di pagine); nel caso di due testi, per esempio, di Benati nello stesso anno nelle note uno sarà “Benati 1988a”, l’altro “Benati 1988b”

 

per i volumi a più mani, cataloghi di mostre, atti di convegno: titolo in corsivo, curatore-i, eventuali volumi, editore, luogo di stampa e data

 

Annibale Carracci, catalogo della mostra a cura di D. Benati ed E. Riccomini, Electa, Milano, 2006

La cattedrale di San Pietro in Bologna, a cura di R. Terra, Electa, Milano, 1997

Monumento e memoria: dall’antichità al contemporaneo, atti del convegno a cura di S. De Maria e V. Fortunati, BUP, Bologna, 2010

 

che corrisponderanno in nota ad Annibale Carracci 2006, La cattedrale 1997, Monumento e memoria 2010, e così via

 

per i singoli articoli in volumi a più mani, cataloghi di mostre e atti di convegno: iniziale del nome, cognome, titolo del contributo in corsivo, “in”, titolo in corsivo, curatore-i, eventuali volumi, editore, luogo di stampa, data, e pagine iniziale e finale:

 

F. Lollini, Exegi monumentum aere perennius. Topoi scritti (e visivi) di celebrazione, in  Monumento e memori: dall’antichità al contemporaneo, atti del convegno a cura di S. De Maria e V. Fortunati, BUP, Bologna 2010, pp. 41-55

 

che corrisponderà a Lollini 2010

 

per gli articoli in rivista: iniziale del nome, cognome, titolo del contributo in corsivo, “in”, titolo della rivista tra virgolette, numero del volume e-o annata, anno, pagine iniziale e finale

 

F. Lollini, Sulla decorazione pittorica di Sant'Antonio di Padova a Bologna. Giuseppe Rivani, Antonio Maria Nardi e Igino Benvenuto Supino, in “Il Carrobbio,” vol. XXXVII, 2011, pp. 155-170

 

che corrisponderà a Lollini 2011

 

Per quanto non contemplato si invitano gli studenti a uniformarsi alle convenzioni in uso. 


3. Altro

La tesi va completata da un indice che contenga la ripartizione di essa in parti, capitoli e paragrafi.

E' consigliabile un elenco delle immagini pubblicate.

 

Non solo non sono necessarie, ma sono fortemente sconsigliate le conclusioni redatte in forma autonoma a fine elaborato; l'introduzione, che si raccomanda di scrivere a tesi conclusa, potrà contenere cosiderazioni conclusive e riassuntive, e soprattutto indicazioni sulla struttura del lavoro e sulla strategia di ricerca impiegata

 

Darò il mio assenso alla discussione finale solo quando avrò corretto e approvato la tesi nella sua forma organica (cioè tutti i capitoli), anche se naturalmente fino alla fine sono possibili variazioni, aggiustamenti, cancellazioni. Non solo, ma gli studenti sono invitati a portare quanto prima possibile il primo capitolo o parte di esso, e sono pregati di farsi vedere con una certa frequenza e continuità nei mesi che precedono la discussione.


Non considero pregiudiziale il voto ottenuto nell'esame di profitto,  ma preferirei affrontare il percorso della tesi con coloro che sono sinceramente motivati da interesse nei riguardi della materia.


Sarebbe bene presentarsi già con qualche idea in merito, che potrà maturare al meglio solo da argomenti che suscitino realmente l'interesse del laureando. La tesi infatti, ancorché (e proprio perché) triennale, è un punto di partenza per il candidato e non la conclusione burocratica di una fase degli studi.


Il candidato è tenuto a portare o a spedire un capitolo alla volta in copia cartacea e NON elettronica e di tenere conto delle correzioni che verranno apportate, in modo da fissare per quanto possibile la redazione ultima.  Ci si deve infatti presentare alla discussione con una tesi definitiva e approvata, senza interventi dell'ultimo secondo, spesso dispersivi e inutili. E' inoltre buona norma che il candidato organizzi quanto prima il proprio lavoro abbozzando, prima della scrittura, una sorta di indice provvisorio da approvare, da cui partirà la vera struttura dell'elaborato. Questo per abituarsi a procedere con ordine e metodo nella trattazione.


Coloro che per un qualsiasi motivo dovessero rinunciare a discutere la tesi nella sessione prefissata, o decidessero di cambiare relatore, sono pregati di comunicarmelo il più presto possibile.