indicazioni per le prove finali di laurea triennale
Prova finale di laurea
L'elaborato
scritto, che secondo le indicazioni del corso di laurea deve avere una
lunghezza compresa fra le 50.000 e le 100.000 battute (spazi inclusi), dovrà
consistere di almeno 40 pagine, e possibilmente di non più di 50, DI TESTO,
escluse dunque le note, gli indici, la bibliografia, le immagini e i loro
elenchi, e tutti gli apparati.
I testi devono
essere redatti utilizzando il font Times New Roman o Arial. Il corpo del
carattere deve essere di 12 o 13 punti (le note vanno in corpo 10). La misura
dei margini destro-sinistro e superiore-inferiore deve essere di 2,5 cm. L’interlinea
deve essere di 1,5.
1. Ordinamento del testo
Oltre a – o in
pochi casi invece di - quanto stabilito dalle norme sulla redazione della tesi,
visibili e scaricabili alla pagina web del corso di laurea, vorrei precisare
quanto segue.
Devono essere
rese in corsivo tutte le parole in
lingua diversa rispetto a quella del testo, i titoli di libri monografici (cioè
NON a più autori, come i cataloghi), e soprattutto quelli di opere di qualsiasi
genere (musicali, teatrali, d’arte figurativa), nonché la citazione del titolo
di capitoli, saggi articoli, e altro.
Si racchiude tra
virgolette (esempio: “Prospettiva”) il titolo del periodico da cui sono stati
tratti capitoli, saggi ed articoli.
Ugualmente tra
virgolette si pongono le parole o i brani citati (anche se in lingua diversa da
quella del testo) che non occupino più di pochi righi (quattro o cinque) e che
non siano staccati con un a capo rispetto al periodo che li introduce (esempio:
come afferma Lollini, “la miniatura romagnola è una costola di quella
bolognese”).
I brani lunghi
vengono invece riportati con un carattere di corpo inferiore rispetto a quello
utilizzato normalmente. In questo caso si ricorre all’a capo e si omettono le
virgolette, lasciando qualche interlinea sopra e sotto per separare la
citazione stessa dal testo principale.
Nel caso non si citi parola per parola ma si sintetizzi
CON PROPRIE PAROLE il pensiero dell'autore cui si fa riferimento, non si usano
le virgolette ma si richiama in nota sempre e comunque quanto scritto con
la sigla Cfr. (che vuol dire: confronta), seguito dalle indicazioni
bibliografiche relative al pensiero richiamato.
Si ricorda che l'appropriazione di scritti altrui, in
tutto o in parte (cioè senza dichiarare l'autore), costituisce reato di plagio
ai sensi dell'articolo 1 della legge 19 aprile 1925, n. 475, e come tale
passibile di denunzia all'autorità giudiziaria.
Le virgolette
semplici si usano solo quando si dà al termine tra di esse un significato un
poco diverso dall'usuale o non normale in quel contesto (come per esempio la
cosiddetta ‘maniera greca’)
2. Ratio e ordinamento delle note e citazioni
bibliografiche interne alle stesse
La correttezza
delle note è un requisito imprescindibile per il carattere scientifico
dell'elaborato, ed è il principale motivo di rifiuto della approvazione alla
discussione, quando non conseguita nel lavoro
Tutte le note
vanno riportate a piè di pagina, con un corpo inferiore a quello del testo
(corpo 10, come sopra indicato), e se possibile una inferiore interlineatura.
Si possono anche utilizzare le note a fondo di ciascun capitolo ma sono
decisamente sconsigliabili per la loro scomodità di consultazione.
I richiami alle
note saranno rappresentati — nel testo — da numeri cardinali in apice, secondo
la apposita modalità del programma in uso. I segni di interpunzione seguono il
numero di richiamo della nota.
Le note seguono
tre rationes:
1 – si indicano
in nota i testi che vengono esplicitamente citati nel testo, o di cui nel testo
si riportano brani o sezioni
2 - si indicano
in nota TUTTI I TESTI che sono stati utilizzati per scrivere quella determinata
parte del lavoro (cioè, a ogni paragrafo, o a ogni sezione del lavoro, si dovrà
porre una nota del tipo “Sulla storia civile del XIV secolo a Bologna, cfr.”,
“In generale, sull’attività padovana di Giotto”, “Per il pensiero di Suger, si
rimanda a” con la relativa bibliografia impiegata
3 – si svolgono
in nota i paratesti che non rientrano comodamente nel testo principale (se nel
testo principale si cita un’opera, si può brevemente dare qualche indicazione
sul loro autore in nota; in nota si possono mettere per esteso citazioni e
brani, o trascrizioni di testi di archivio, di cui si include un riassunto
discorsivo nel testo; e altro ancora).
Uno scritto a
stampa si cita in nota nel seguente modo: cognome dell’autore, anno di edizione
del testo cui ci si riferisce, eventuale numero della pagina o delle pagine cui
ci si riferisce; esempio: Lollini 1999; Benati 2003; Lollini 2005, p. 23; Cova
2009, pp. 54-68. L’unica eccezione è se si fa riferimento a un testo collettivo
(tipo catalogo di mostra), in cui l’indicazione sarà titolo abbreviato in
corsivo, anno, ed eventuali pagine: per il catalogo della mostra Duecento. Forme e colori del Medioevo a
Bologna, l’indicazione sarà allora Duecento
2000, p. 15; ma nel caso di schede con autore identificabile, ciò sarà
indicato: Duecento 2000, p. 134,
scheda 23, S. Nicolini. Se gli autori di un testo sono più di uno, i cognomi si
separano con una virgola o un trattino alto. Non esiste dunque differenza tra
la prima citazione di un testo e le altre: nel corso di tutto il lavoro,
Lollini 2000 sarà sempre Lollini 2000, con eventuale indicazione della/e pagina/e;
niente “cit.”, “op. cit.”, “ibidem” o altro. Tutti gli elementi di una
citazione vanno separati mediante punto e virgola (“Lollini 2009; Cova 2010, p.
23; Benati 2012”).
Dopo l’ultimo
capitolo del testo, nella bibliografia finale si riporterà l’indicazione
bibliografica completa, cioè:
per i volumi
monografici: iniziale del nome, cognome, titolo in corsivo, eventuale
segnalazione di “trad. it.” o “ed. it.”, eventuali volumi, editore, luogo di
stampa e data. Se uno stesso autore ha più opere nello stesso anno, nella nota
si farà seguire il nome da; “a”, “b”, “c”, e così via.
J. Rewald, Il Postimpressionismo, trad. it.,
Sansoni, Firenze 1966
E. Panofksy, Idea: contributo alla storia dell'estetica,
ed. it., Bollati Boringhieri, Torino, 2006
D. Benati, La bottega degli Erri e la pittura del
Rinascimento a Modena, Artioli, Modena, 1988
A. Hauser, Storia sociale dell’arte, trad. it.,
Einaudi, Torino 1956
che
corrisponderanno dunque nelle note a Rewald 1966, Panofsky 2006, Benati 1988,
Hauser 1956, con eventuale indicazione della pagine o delle pagine cui si fa
riferimento (nella bibliografia finale ovviamente NON ci sono citazioni di
pagine); nel caso di due testi, per esempio, di Benati nello stesso anno nelle
note uno sarà “Benati 1988a”, l’altro “Benati 1988b”
per i volumi a
più mani, cataloghi di mostre, atti di convegno: titolo in corsivo, curatore-i,
eventuali volumi, editore, luogo di stampa e data
Annibale Carracci,
catalogo della mostra a cura di D. Benati ed E. Riccomini, Electa, Milano, 2006
La cattedrale di San Pietro in Bologna, a cura di R. Terra, Electa, Milano, 1997
Monumento e memoria: dall’antichità al contemporaneo, atti del convegno a cura di S. De Maria e V. Fortunati, BUP,
Bologna, 2010
che
corrisponderanno in nota ad Annibale
Carracci 2006, La cattedrale
1997, Monumento e memoria 2010, e
così via
per i singoli
articoli in volumi a più mani, cataloghi di mostre e atti di convegno: iniziale
del nome, cognome, titolo del contributo in corsivo, “in”, titolo in corsivo,
curatore-i, eventuali volumi, editore, luogo di stampa, data, e pagine iniziale
e finale:
F. Lollini, Exegi monumentum aere
perennius. Topoi scritti (e visivi) di celebrazione, in Monumento e memori: dall’antichità al
contemporaneo, atti del convegno a cura di
S. De Maria e V. Fortunati, BUP, Bologna 2010, pp. 41-55
che corrisponderà a
Lollini 2010
per gli articoli in
rivista: iniziale del nome, cognome, titolo del contributo in corsivo, “in”,
titolo della rivista tra virgolette, numero del volume e-o annata, anno, pagine
iniziale e finale
F. Lollini, Sulla decorazione pittorica di Sant'Antonio
di Padova a Bologna. Giuseppe Rivani, Antonio Maria Nardi e Igino Benvenuto
Supino, in “Il Carrobbio,”
vol. XXXVII, 2011, pp. 155-170
che corrisponderà a
Lollini 2011
Per quanto non
contemplato si invitano gli studenti a uniformarsi alle convenzioni in
uso.
3. Altro
La tesi va
completata da un indice che contenga la ripartizione di essa in parti, capitoli
e paragrafi.
E' consigliabile un elenco delle immagini pubblicate.
Non solo non
sono necessarie, ma sono fortemente sconsigliate le conclusioni redatte in forma
autonoma a fine elaborato; l'introduzione, che si raccomanda di scrivere a tesi
conclusa, potrà contenere cosiderazioni conclusive e riassuntive, e soprattutto
indicazioni sulla struttura del lavoro e sulla strategia di ricerca impiegata
Darò il mio assenso alla
discussione finale solo quando avrò corretto e approvato la tesi nella sua
forma organica (cioè tutti i capitoli), anche se naturalmente fino alla fine sono
possibili variazioni, aggiustamenti, cancellazioni. Non solo, ma gli studenti
sono invitati a portare quanto prima possibile il primo capitolo o parte di
esso, e sono pregati di farsi vedere con una certa frequenza e continuità nei
mesi che precedono la discussione.
Non considero
pregiudiziale il voto ottenuto nell'esame di profitto, ma preferirei
affrontare il percorso della tesi con coloro che sono sinceramente motivati da
interesse nei riguardi della materia.
Sarebbe bene
presentarsi già con qualche idea in merito, che potrà maturare al meglio solo
da argomenti che suscitino realmente l'interesse del laureando. La tesi
infatti, ancorché (e proprio perché) triennale, è un punto di partenza per il
candidato e non la conclusione burocratica di una fase degli studi.
Il candidato è tenuto a portare o a spedire un capitolo alla volta
in copia cartacea e NON elettronica e di tenere conto delle correzioni che
verranno apportate, in modo da fissare per quanto possibile la redazione
ultima. Ci si deve infatti presentare alla discussione con una tesi
definitiva e approvata, senza interventi dell'ultimo secondo, spesso dispersivi
e inutili. E' inoltre buona norma che il candidato organizzi quanto prima il
proprio lavoro abbozzando, prima della scrittura, una sorta di indice provvisorio
da approvare, da cui partirà la vera struttura dell'elaborato. Questo per
abituarsi a procedere con ordine e metodo nella trattazione.
Coloro che per un qualsiasi motivo dovessero
rinunciare a discutere la tesi nella sessione prefissata, o decidessero di
cambiare relatore, sono pregati di comunicarmelo il più presto possibile.