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Adamo Domenico Rombolà

Professore associato

Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari

Settore scientifico disciplinare: AGR/03 ARBORICOLTURA GENERALE E COLTIVAZIONI ARBOREE

Avvisi

QUELLO CHE IL CONTADINO E IL CITTADINO DEVONO SAPERE. WHAT PEASANT AND CITIZENZ MUST KNOW.

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RAPPORTO NAZIONALE PESTICIDI NELLA ACQUE PUBBLICATO DALL'ISPRA

ITALIAN NATIONAL REPORT PESTICIDES IN WATERS PUBLISHED BY ISPRA.

Il Rapporto nazionale pesticidi nelle acque ha lo scopo di illustrare lo stato di contaminazione delle acque superficiali e sotterranee derivante dall’uso dei pesticidi. In Italia, in agricoltura si utilizzano circa 114.000 tonnellate all’anno di prodotti fitosanitari (ISTAT, 2019), che contengono circa 400 sostanze diverse. Nel Rapporto è inoltre presa in considerazione la tematica delle miscele. La valutazione di rischio, infatti, nello schema tradizionale considera gli effetti delle singole sostanze e non tiene conto dei possibili effetti delle miscele presenti nell’ambiente. Anche a causa della presenza di miscele, c’è consapevolezza, a livello scientifico e normativo, che il rischio derivante dalle sostanze chimiche sia sottostimato. Maggiori attenzioni e approfondimenti in relazione agli effetti della poliesposizione chimica sono auspicate dalle autorità dell’Unione Europea (Consiglio UE 17820/09). Per questo è necessaria una particolare cautela anche verso i livelli di concentrazione più bassi. Nel biennio 2017-2018 sono stati analizzati 35.023 campioni per un totale di 2.538.390 misure analitiche. Le indagini 2018 hanno riguardato 4.775 punti di campionamento e 16.962 campioni. Nelle acque superficiali sono stati trovati pesticidi nel 77,3% dei 1.980 punti di monitoraggio; nelle acque sotterranee nel 32,2% dei 2.795 punti. Le concentrazioni misurate sono in genere frazioni di µg/L (parti per miliardo), ma gli effetti nocivi delle sostanze si possono manifestare anche a concentrazioni molto basse. Il risultato complessivo indica un’ampia diffusione della presenza di pesticidi. Se è vero che in alcune Regioni la presenza dei pesticidi risulta più elevata di quella media nazionale, arrivando a interessare oltre il 90% dei punti delle acque superficiali e il 39% delle acque sotterranee, deve essere tenuto presente che nelle regioni dove il dato è superiore alla media, c’è stata un’ottimizzazione del monitoraggio, che è diventato nel tempo più efficace e si è concentrato in modo particolare nelle aree dove è più probabile la contaminazione. Sono state trovate 299 sostanze diverse, a conferma della maggiore efficacia complessiva delle indagini. Gli insetticidi sono la classe di sostanze più rinvenute, a differenza di quanto rilevato negli anni precedenti in cui gli erbicidi erano le sostanze più trovate. L’aumentata presenza di insetticidi è principalmente dovuta al maggior numero di sostanze cercate, ma anche a una scelta più mirata agli usi su territorio. Nel complesso la contaminazione è più diffusa nella pianura padano-veneta. Come già segnalato, questo dipende anche largamente dal fatto che le indagini sono generalmente più rappresentative nelle regioni del nord. Nelle acque superficiali, 415 punti di monitoraggio (21% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti ambientali. Le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento sono: gli erbicidi glifosate e il suo metabolita AMPA, il metolaclor e il metabolita metolaclor-esa e i fungicidi dimetomorf e azossistrobina. Nelle acque sotterranee, 146 punti (il 5,2% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti. Le sostanze più rinvenute sopra il limite sono: gli erbicidi glifosate e AMPA, il bentazone e i metaboliti atrazina desetil desisopropil, il 2,6-diclorobenzammide e i fungicidi triadimenol, oxadixil e metalaxil. L’evoluzione della contaminazione è stata valutata tramite gli indicatori del PAN. Sono state analizzate le frequenze di ritrovamento e le concentrazioni medie annue, per l’insieme delle sostanze monitorate (Indicatore n. 6) e per le sostanze prioritarie della DQA (indicatore n. 7). È stata, inoltre, analizzata la frequenza di superamento degli standard di qualità ambientale, che tenendo conto dei livelli di tossicità, meglio rappresenta il rischio derivante dall’inquinamento da pesticidi. La frequenza complessiva di pesticidi riferita ai punti di monitoraggio indica un aumento progressivo della diffusione territoriale, nel periodo 2009-2018, con una correlazione diretta all’estensione della rete e al numero delle sostanze cercate. Nelle acque superficiali la percentuale di punti con presenza di pesticidi è aumentata di circa il 25%, in quelle sotterranee di circa il 15%. La frequenza nei campioni aumenta in entrambi i comparti a partire dal 2011, proporzionalmente all’efficacia del monitoraggio. L’incremento è più pronunciato per le acque superficiali dove, nel periodo di valutazione, il numero di sostanze e di campioni analizzati quasi raddoppiano i valori iniziali. 9 Nelle acque superficiali, la frequenza del superamento degli SQA ha un aumento regolare, raggiungendo il valore massimo nel 2016 (23,9%). Le sostanze che maggiormente contribuiscono a determinare i superamenti sono il glifosate e il metabolita AMPA. L’indicatore è pressoché stabile nelle acque sotterranee, con valori intorno al 6,6%. La possibile spiegazione va ricercata nelle dinamiche lente del comparto, in particolare, delle falde profonde. Carbendazim e glifosate sono tra i principali responsabili di non conformità. La frequenza di ritrovamento delle sostanze prioritarie della DQA ha un andamento crescente a partire dal 2011 sia nelle acque superficiali sia nelle sotterranee. Il trend decrescente fino al 2011 si spiega probabilmente col fatto che gran parte dei pesticidi dell’elenco di priorità sono fuori commercio e quella misurata è il residuo di una contaminazione storica, mentre dopo tale data si osserva una crescita dovuta all’aumento dello sforzo di ricerca delle sostanze non revocate (clorpirifos, diuron, isoproturon, aclonifen, bifenox, chinossifen, cipermetrina), alcune di queste inserite nell’elenco di priorità solo nel 2013. Il trend delle singole sostanze evidenzia incrementi spesso correlati all’affinamento del monitoraggio. Le vendite di prodotti fitosanitari nel 2018 sono state pari 114.396 tonnellate (54.156 ton. i principi attivi). Dal 2009 al 2018 si è verificata una sensibile diminuzione delle quantità messe in commercio, indice di un più cauto impiego delle sostanze chimiche in agricoltura, dell’adozione di tecniche di difesa fitosanitaria a minore impatto e dell’aumento dell’agricoltura biologica. Diminuiscono anche le vendite di prodotti fitosanitari per unità di superficie agricola utilizzata (SAU), la media nazionale corrisponde a 4,3 kg/ha. Nettamente al di sopra di questo valore si collocano: Veneto, Trento, Campania, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia. I dati del biennio evidenziano più che in passato, la presenza di miscele nelle acque. Con un numero medio di 4 sostanze e un massimo di 56 sostanze in un singolo campione. La contaminazione da pesticidi, ma il discorso vale per tutte le sostanze chimiche, è un fenomeno complesso e difficile da prevedere, sia per il grande numero di sostanze impiegate, sia per la molteplicità dei percorsi che possono seguire nell’ambiente. Si deve, pertanto, tenere conto che l’uomo e gli altri organismi sono spesso esposti a miscele di sostanze chimiche, di cui a priori non si conosce la composizione, e che lo schema di valutazione basato sulla singola sostanza non è adeguato. È necessario prendere atto di queste evidenze, confermate a livello mondiale, con un approccio più cautelativo in fase di autorizzazione. Nel decennio 2009-2018 c’è stato un incremento della copertura territoriale e della rappresentatività delle indagini. Rimane ancora, tuttavia, una disomogeneità fra le regioni e la necessità di inserire nei protocolli regionali alcune sostanze che, ove cercate, sono responsabili del maggior numero di casi di non conformità, quali glifosate e AMPA, ma anche, solo per fare alcuni esempi, i fungicidi carbendazim, dimetomorf e azossistrobina. È ancora necessario uno sforzo di armonizzazione delle prestazioni dei laboratori, date le differenze fra le varie regioni. I limiti analitici dovranno, in particolare, essere adeguati per consentire il confronto con gli SQA, che spesso sono sensibilmente più bassi, tenendo conto di quanto stabilito dalla Direttiva 2009/90/CE, che fissa criteri minimi di efficienza per i metodi utilizzati per monitorare lo stato delle acque, dei sedimenti e del biota.

Pubblicato il: 27 dicembre 2020