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Natacha Sarah Alexandra Niemants

Professoressa associata

Dipartimento di Interpretazione e Traduzione

Settore scientifico disciplinare: L-LIN/04 LINGUA E TRADUZIONE - LINGUA FRANCESE

Contenuti utili

Indicazioni per la stesura della tesi

Qui di seguito, vi fornisco alcune indicazioni ad integrazione della Guida tesi LM disponibile nel menu a destra della pagina https://corsi.unibo.it/magistrale/Interpretazione/redazione-tesi-voto-finale, che contiene tutte le informazioni utili sulla verifica finale e la discussione della tesi di laurea.
Queste indicazioni complementari sono divise per argomento e riguardano le fasi del lavoro (1), la struttura dell’elaborato (2), la sua formattazione (3), la preparazione della bibliografia (4), l’eventuale aggiunta di appendici (5).
Sono precedute da un CAVEAT che ha per me una grandissima importanza.


IL PLAGIO È REATO
Il plagio è l’uso di parole o di idee di altri senza citare la fonte. Quando si elabora un lavoro di tesi e soprattutto un I capitolo che passa in rassegna i volumi/articoli da voi letti su un determinato argomento, si deve citare appropriatamente la fonte di quell’informazione. Se non lo si fa, si commette un reato.
Plagiare è sbagliato per diverse ragioni, tra le quali seleziono quelle a mio avviso più importanti:
- Il plagio vi consente di acquisire meriti per parole o idee di cui non siete autori;
- Il plagio vi impedisce di imparare a sviluppare le vostre idee;
- Il plagio può avere due conseguenze molto serie: il docente relatore può NON ammettervi alla discussione della tesi e la commissione può decidere di NON attribuirvi nessun punto (tenete conto che internet ha reso ancor più semplice l’identificazione dei plagi: spesso basta copiare e incollare una frase in un qualsiasi motore di ricerca per accorgersi che lo studente ha copiato, da fonti più o meno autorevoli che comunque non riporta).
Per evitare il plagio, dovete fare attenzione a NON:
- riutilizzare parole, frasi o immagini senza citare la fonte dell’informazione originale;
- prendere parole o frasi esatte da altre fonti senza metterle tra virgolette;
- sintetizzare altri lavori senza citare la fonte;
- prendere frasi da un sito web o da altre fonti facendo finta che siano vostre;
- usare una fonte tanto estesamente da perdere di vista le vostre idee.
Istruzioni più dettagliate su cosa fare vi sono fornite in relazione alla stesura del I capitolo, dove questo reato viene più frequentemente commesso.


1. Fasi del lavoro
Una tesi di magistrale si compone generalmente di due fasi: una più pratica, che dipende dall’argomento scelto (come traduzione, interpretazione, trascrizione di interazioni); e una più teorica, che coincide con lo studio della letteratura e con la stesura della tesi.
Queste due fasi non sono “a compartimenti stagni” ed è impensabile terminare prima tutta la parte pratica, per poi dedicarsi solo alla stesura. In quasi tutti i casi, il lavoro pratico e quello teorico procedono di pari passo, nutrendosi l’un l’altro, e le vostre giornate dovrebbero essere più o meno equamente divise tra:
- Attività pratiche quali la traduzione, la trascrizione o l’analisi dei dati;
- Attività teoriche quali la ricerca delle fonti, la loro lettura (con sottolineature, appunti a margine, riassunti o simili) e la stesura dei vari capitoli.
Non entro nel merito di come gestire queste due fasi, ognuno è libero di farlo come crede, ma non dimenticate di dedicare il giusto spazio ad entrambe, possibilmente sin da subito.


2. Struttura dell’elaborato
Una tesi di magistrale si struttura solitamente in almeno 5 capitoli, la cui ripartizione dipende ovviamente dall’argomento scelto (per es. traduzione, interpretazione, analisi dell’interazione, didattica dell’interpretazione). In ogni caso, eccovi alcune indicazioni di massima che possono valere un po’ per tutti gli argomenti di mia e vostra competenza:


Introduzione
Da scriversi alla fine del lavoro, dopo aver ultimato (almeno) la prima bozza di ogni capitolo, in parallelo alla conclusione. Deve contenere un’introduzione al lavoro nel suo insieme e descrivere nel dettaglio gli obiettivi del lavoro e il contenuto di ogni capitolo, così da guidare il lettore a quanto segue. Il tempo verbale utilizzato è solitamente il futuro.


I capitolo
È il capitolo teorico, cioè quello in cui spiegate l’ambito nel quale si colloca il vostro lavoro (per es. gli studi sulla traduzione/localizzazione, gli studi sull’interpretazione, gli studi sull’interazione, etc.). Il senso del capitolo è quello di mettere chi vi legge nelle condizioni di disporre di tutti gli strumenti teorici utili a capire quel che viene dopo, ossia quello che avete fatto e perché. Idealmente, questo capitolo descrive quanto già in un determinato ambito è stato fatto e scritto e mette in evidenza una o più lacune, che il vostro lavoro – guarda caso – va a colmare.
Questo è il capitolo più difficile da scrivere, per due motivi: (a) perché lo si scrive all’inizio quando ancora non si hanno le idee chiare su quel che si andrà a fare (il consiglio è quindi quello di metterci il più possibile di quello che avete studiato, perché si fa sempre in tempo a tagliare, molto meno ad aggiungere); (b) perché correte il rischio di commettere un plagio se non citate le vostre fonti nella maniera corretta.
Eccovi una lista di cose da fare a tal proposito:
- Citare sempre la fonte di brani, parafrasi, sintesi, o altre informazioni che non siano di conoscenza comune (come minimo indicare il nome dell’autore e la data di pubblicazione, se rilevante anche la pagina);
- Mettere le virgolette ad ogni frase citata alla lettera da una fonte o, se la frase eccede le 2-3 righe, separatela dal corpo del testo, in questo caso senza virgolettare. In entrambi i casi, indicate SEMPRE anche il numero di pagina;
- Se avete trovato la citazione in un altro libro e non avete l’informazione sulla fonte originale, NON citate mai quello che NON avete letto e scrivete piuttosto “citato in . . .” (facendo però in modo di limitare il numero di queste citazioni di seconda mano).
NB Fanno parte della conoscenza comune, e non richiedono quindi l’aggiunta di riferimenti, quelle informazioni che chi vi legge certamente conosce già e quelle che si trovano frequentemente in altre fonti senza la citazione corrispondente. In caso di dubbi sul fatto che un’informazione sia o non sia “conoscenza comune,” citate sempre la fonte.


II capitolo
È il capitolo metodologico, cioè quello in cui spiegate cosa avete fatto e come, dettagliando tutte le fasi e gli strumenti che vi hanno permesso di arrivare al prodotto finale (sia esso una traduzione, una trascrizione o altro).
È di norma il capitolo più breve e più facile da scrivere, perché in linea di massima sapete bene cosa avete fatto e come, e si tratta solo di metterlo per iscritto. Se per caso avete un “blocco” e non riuscite più ad andare avanti nella scrittura, è buona norma passare a questo capitolo, che solitamente permette di “sbloccarsi”.


III capitolo
Il contenuto di questo capitolo varia molto a seconda dell’argomento della tesi.
Nel caso di una tesi sulla traduzione/localizzazione, è il capitolo in cui si descrive il testo/sito di partenza.
Nel caso di una tesi sull’interazione, può essere il capitolo in cui si descrivono eventuali set di dati già raccolti/trascritti.
Indipendentemente dal contenuto specifico, questo capitolo presuppone gli strumenti teorici e metodologici descritti nei due capitoli precedenti, a cui si possono fare riferimenti incrociati. A titolo esemplificativo, se qui parlo di analisi del lessico presente in un sito a mezzo di corpora, dovrò prima aver spiegato cosa sia un corpus (capitolo I) e come io ho creato il mio (capitolo II).


IV capitolo
Anche in questo caso, il contenuto varia a seconda dell’argomento scelto.
Nel caso di una tesi sulla traduzione/localizzazione, è il capitolo in cui si commenta la propria traduzione/localizzazione, presentando esempi significativi.
Nel caso di una tesi sull’interazione, può essere il capitolo in cui si analizzano i dati raccolti.
Come per il capitolo precedente, e indipendentemente dal contenuto specifico, anche in questo caso si presuppongono gli strumenti teorici e metodologici descritti nei primi due capitoli, a cui si possono fare riferimenti incrociati.


V capitolo
E’ solitamente il capitolo in cui si discutono i risultati del proprio lavoro (per la serie: tutto quello che ho fatto fino ad ora ci permette di dire che…) oppure, se la discussione è già stata fatta nel capitolo IV, questo è il capitolo in cui si aprono delle ulteriori piste di lavoro o riflessione. A titolo esemplificativo, in una tesi sulla localizzazione, questo potrebbe essere il capitolo dedicato al test di usabilità. Mentre in una tesi sull’interazione, questo potrebbe essere il capitolo in cui ci si chiede quali possono essere i risvolti (didattici, professionali, etc.) del tipo di analisi che si è condotto.


Conclusione
È simmetrica rispetto all’introduzione, di cui riprende in parte i contenuti. La differenza sta nell’uso dei tempi verbali, al passato e non più al futuro, e nella prospettiva. Arrivati alla fine, si è infatti in grado di esprimere non tanto il contenuto di ogni singolo capitolo, quanto piuttosto l’apporto di ogni singolo capitolo ai fini del raggiungimento dell’obiettivo che ci si era prefissati.


3. Formattazione
Pur ammettendo che dovrete rimetterci le mani alla fine, il mio consiglio è quello di impostare già i singoli capitoli seguendo alcune regole di formattazione. Giustificate il testo e decidete autonomamente come formattare:
- I margini di pagina (ad es. 2 cm a destra, sinistra, sopra e sotto);
- I titoli di capitolo (ad es. Times New Roman 16, grassetto, centrato, due righe vuote sopra e due sotto)
- I titoli di sezione di I livello (ad es. Times New Roman 12, grassetto, allineato a sinistra, due righe vuote sopra e una sotto)
- I titoli di sezione di II livello (ad es. Times New Roman 12, grassetto, corsivo, allineato a sinistra, due righe vuote sopra e una sotto)
- I titoli di sezione di III livello (ad es. Times New Roman 12, corsivo, allineato a sinistra, due righe vuote sopra e una sotto)
- Le Figure e/o Tabelle: far sì che abbiano SEMPRE le stesse dimensioni e la stessa posizione nella pagina; mettere la didascalia SOTTO la Figura/Tabella corrispondente; usare ad es. il Times New Roman 10 e numerando usando due cifre, di cui la prima corrisponde al numero del capitolo e la seconda a quella della figura.


4. Riferimenti bibliografici
La Guida tesi LM contiene tutte le indicazioni utili a citare una fonte nel corpo del testo e a compilare la lista dei riferimenti bibliografici. A quanto contenuto in quel documento aggiungo solo un suggerimento: iniziate sin da subito a riportare su un file a parte i riferimenti bibliografici di TUTTI i contributi che consultate, seguendo già le norme riportate nella Guida tesi LM. È altamente probabile che nella stesura definitiva non venga citato tutto quanto è stato consultato, quindi alcuni riferimenti dovranno essere eliminati dalla lista. Ma fare un controllo incrociato fra i riferimenti nel testo e quelli nella bibliografia generale è molto più semplice e veloce che non compilare la bibliografia al termine del lavoro.


5. Appendici
Le appendici (se presenti) sono fuori dal conteggio del numero di pagine e vanno aggiunte alla FINE di tutto l’elaborato, quindi DOPO le conclusioni e la bibliografia/sitografia. Generalmente contengono la versione integrale di esempi (di traduzione, interazione o altro) di cui nei capitoli vengono presentati solo brevi estratti. Permettono a chi vi legge, e giudica, di approfondire le vostre scelte e lasciano traccia di lavori preparatori, spesso molto dispendiosi. La pagina di inizio delle appendici va riportata nell’indice, tuttavia le appendici non fanno pienamente parte dell’elaborato, al pari dei ringraziamenti, che sono fuori sia dai conteggi che dall’indice e che possono essere collocati all’inizio o alla fine della tesi.

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