Norme Redazionali per la stesura delle tesi di laurea (triennale e magistrale)
Norme Redazionali per la stesura delle tesi di laurea (triennale e magistrale)
La redazione della tesi deve attenersi strettamente alle norme redazionali esposte di seguito e mantenere una rigorosa coerenza interna, evitando in maniera categorica incogruenze nello stile tipografico ed editoriale.
Formattazione:
Carattere: Times New Roman Dimensione corpo testo: 12
Dimensione note: 10
Allineamento testo: giustificato
Interlinea: 1,5
Margini destro-sinistro e superiore-inferiore: 2,5 cm
(Per la stampa: fronte/retro)
Stile tipografico:
È bene limitare l’uso del corsivo e evitare al massimo l’uso del sottolineato, del grassetto, del TUTTO MAIUSCOLO;
· Sigle
Da evitare il TUTTO MAIUSCOLO sostituendloo preferibilmente con alto/basso (Cgil, Onu, Usa)
· Quando utilizzare l’iniziale maiuscola
È bene usare il maiuscolo il meno possibile e limitarne l’uso a:
- nomi, cognomi, soprannomi, pseudonimi, dinastie. Per esempio: Lorenzo il Magnifico, Giovanna la Pazza, i Borbone
- denominazioni di movimenti o sistemi o stili filosofici, letterari, artistici, compresi quelli stranieri. Per esempio: Cubismo, Surrealismo, Arte Povera, Espressionismo Astratto, Minimal Art).
- nomi di istituzioni o di cariche (Presidente, Stato, Chiesa, Regione, Comune, Repubblica, Camera, Senato ecc.) vanno maiuscole solo quando si tratta delle istituzioni ma sono minuscole quando usate in modo generico o al plurale; ne consegue che la maiuscola va usata molto raramente. La parola paese è sempre minuscola. Per esempio: i rapporti fra Stato e Chiesa; colpo di stato; funzionario di stato; i paesi dell’Est; i soldati partirono per difendere il loro paese
- i nomi che indicano epoche, periodi storici, movimenti politici o culturali, avvenimenti di fondamentale importanza storica. Per esempio: Medioevo, Rinascimento, Risorgimento, Illuminismo, Resistenza, Decadentismo, Rivoluzione francese (con l’aggettivo minuscolo)
- i termini geografici che indicano una particolare regione. Per esempio: l’America del Nord (ma: a nord di Parigi), nel Nord del paese (ma: andiamo a nord); i paesi dell’Est, il Mezzogiorno, l’economia dell’Occidente (ma: il Piemonte confina a occidente con la Lombardia); Medio Oriente, America Latina
- i nomi geografici; nei nomi geografici composti il nome comune avrà l’iniziale minuscola e quello proprio maiuscola. Per esempio: mar Mediterraneo; val Vigezzo
- i nomi dei documenti ufficiali. Per esempio: la Costituzione, la Magna Charta, la Carta dei lavoratori, lo Statuto
Vanno rigorosamente in minuscolo (indicato da tre lineette parallele sopra le lettere):
- i nomi di popoli antichi e moderni e aggettivi che fanno riferimento a nomi di popoli. Per esempio: i fenici, gli spagnoli, la lingua toraja, la cultura balinese.
- i titoli nobiliari, ecclesiastici e accademici. Per esempio: conte, vescovo, dottore, professore, avvocato
- le parole signore, signora, signorina
- i gradi e i corpi militari. Per esempio: generale, ammiraglio, brigata
- le qualifiche funzionali. Per esempio: prefetto, questore, ministro
- i nomi indicanti le religioni. Per esempio: il cristianesimo, il cattolicesimo, il buddhismo
· Corsivo
Il corsivo deve essere utilizzato per:
Titoli di libri, i titoli di articoli in rivista, i titoli di opere d’arte, film, canzoni, sinfonie, documenti di vario genere, ecc.; mentre vanno posti tra virgolette alte “ ” i titoli dei capitoli di libro (si veda la sezione bibliografia).
Le parole straniere e dialettali non entrate nell’uso comune (se una parola straniera ricorre spesso, meglio proporla in corsivo alla prima occorrenza definendone il significato e in tondo successivamente).
Non sono mai scritte in corsivo: i nomi di enti, associazioni, istituti ecc., anche se stranieri, i nomi propri di navi e di aerei, i nomi di alberghi, ristoranti, locali ecc. anche se portano un nome straniero, che non va tradotto.
Gli esponenti di nota non vanno mai in corsivo.
· Grassetto
Da usare con parsimonia e unicamente per i titoli dei capitoli e delle sezioni dei capitoli, che vanno sempre numerate con numeri arabi in ordine progressivo.
Introduzione (non numerata)
1. (Titolo Primo Capitolo)
1.1 (sezione 1 del capitolo 1)
1.2 (sezione 2 del capitolo 1)
ecc.
2. (Titolo Secondo Capitolo)
2.1 (sezione 1 del capitolo 2)
2.2 (sezione 2 del capitolo 2)
ecc.
Conclusioni (non numerata)
· “A capo” e suddivisione in capoversi
In italiano, il paragrafo (o capoverso) è innanzitutto una porzione di testo formata da uno o più periodi e isolata da ciò che precede e ciò che segue. L’inizio di un nuovo paragrafo deve esse segnalato da una rientro a sinistra che va impostata su word andando (nel menu in alto) su Formato e selezionado dal menu a tendina la voce Paragrafo, nella scheda rientri e spaziatura, in rientro, a sinistra selezionare prima riga.
Bisogna usare l’“a capo” con discernimento, in quanto indica un cambiamento di argomento. I capoversi non devono essere troppo lunghi ma non si deve neppure andare a capo a ogni punto: andare a capo serve a segnalare che si sta cambiando discorso. Quando una pagina è un unico blocco di testo, qualche cosa non quadra e lo stesso vale per una pagina con dieci paragrafi. In genere in una pagina stanno due-tre capoversi.
Si prega di evitare di separare i diversi paragrafi con uno spazio bianco o con una riga vuota.
Il rientro di capoverso non deve essere fatto all’inizio di un capitolo o di una sezione di un capitolo.
· Citazioni, note e riferimenti bibliografici:
Le citazioni brevi vanno inserite tra virgolette basse (dette anche caporali) « », mantenendo sempre la grandezza del carattere 12. Eventuali interventi dell’autore posti al loro interno saranno collocati fra parentesi quadre (compresi i tagli, segnalati con […].
N.B. Se la citazione supera le tre righe va evidenziata sempre tra virgolette, ma bisogna ridurre i margini sia destro sia sinistro di 1 centimetro e utilizzare un carattere più piccolo, separando il paragrafo da quello precedente e successivo.
· Note a piè di pagina:
Le note a piè di pagina hanno la sola funzione di commento, approfondimento o di digressione rispetto all’argomento principale, senza appesantire il testo. Possono essere utilizzate come spazio utile per aggiungere dettagli, una traduzione o dei cenni bibliografici relativi ad un particolare aspetto dell’argomento trattato a cui il lettore può fare riferimento.
L’esponente di nota (numerico) va sempre messo dopo il segno d’interpunzione e anche dopo eventuali parentesi o virgolette. È in apice, corpo minore.
· Virgolette:
Le virgolette basse o caporali « » vanno usate:
– per delimitare un discorso diretto: «Felice notte, venerabile Jorge,» disse. «Ci attendevi?» (U. Eco, Il nome della rosa)
– per delimitare una citazione (che va sempre corredate di riferimento bibliografico completo (vedi sotto),
Le virgolette alte “ ” (dette anche all’inglese) vanno usate per indicare scetticismo o disaccordo con la terminologia citata, questo utilizzo delle virgolette (dette in inglese “scare quotes”) ha una funzione simile a quella svolta dal termine "cosiddetto" utilizzato prima di una frase o parola da cui l’autore intende prendere distanza.
· Punteggiatura:
Nelle frasi con virgolette e parentesi:
– i segni di interpunzione verranno posti dopo la chiusura delle parentesi o delle virgolette;
– se, in fine frase, vi sono virgolette o parentesi di chiusura dopo i puntini di sospensione o dopo un punto interrogativo, al loro esterno il punto fermo viene soppresso;
– A differenza dell’inglese, in italiano gli esponenti di nota vanno collocati sempre dopo il segno di interpunzione;
· Trattini:
Il trattino breve (“-”) verrà usato per unire due parole (es.: “storico-filosofico”, senza spazio tra una parola e l’altra). “Ex” non va seguito dal trattino ma da uno spazio, allo stesso modo anche tutte le preposizioni quali “post”, “ante”, “pre”, “ultra”, “infra”, “iper”, “super” non vanno seguite da un trattino, ma si collegano al lemma di cui mutano il significato creando un’unica parola.
Il trattino lungo, detto didascalico (“–”, preceduto e seguito da uno spazio), verrà usato per separare frasi in funzione parentetica o sospensiva (incisi).
· Aporstofi vs. accenti
Usare “È” (“e” maiuscola accentata) e non “E’” (“e” maiuscola seguita da apostrofo). Si raccomanda, in generale, la correttezza dell’accentazione delle vocali (per esempio: “cioè” e “perché”), così come nell’uso degli apostrofi (per esempio: “un po’ di più”).
· Numeri e date
I numeri si scrivono per esteso (da uno a dieci, le decine, le centinaia, le migliaia, i milioni). I numeri all’inizio di una frase vanno scritti per esteso (esempio: ventisette anni dopo). Anche i numeri che hanno un limitato valore aritmetico vanno scritti in lettere (esempio: all’età di vent’anni). Anche per le cifre dal diecimila (compreso) in avanti, soprattutto se sono cifre tonde o comunque numeri bassi, vale la regola generale di scriverle in parola (noi diciamo che Batista ha ammazzato ventimila cubani; i sette samurai; c’erano ventisette persone).
Si scrivono in cifra solo i giorni e le date (escluso il primo gennaio).
Le date complete di giorno, mese, anno si scrivono come segue: il 7 aprile 1956
Tranne che in certe date (come “la guerra del 1914-18”), i numeri separati da trattino vanno scritti per esteso: pp. 48-49; pp. 248-249.
- è preferibile indicare le cifre relative all’età sempre per esteso: ventitré anni, settantaduenne.
- Per i secoli, se scritti in numero, si usano sempre i numeri romani: nel xv secolo.
- Quando indicano un secolo storico particolare si scrivono in parola con l’iniziale maiuscola: il Settecento. Va evitata la forma il ’700, il ’900. Per date che indicano anni di particolare importanza storica si usa la forma in lettere con l’iniziale maiuscola: il Sessantotto).
- Per la forma anni venti, anni sessanta ecc., ormai di uso corrente, si usa la parola per esteso con iniziale minuscola: anni venti, non anni ’20.
· Riferimenti bibliografici nel testo e in coda allo scritto
I riferimenti bibliografici vanno inseriti nel testo nella forma “Autore data: pagina”.
Esempio: (Mutti 1992: 57). L’esempio riportato sta a indicare che il brano citato o richiamato nel testo è rintracciabile alla pagina 57 del libro di Mutti, riportato poi nella bibliografia finale. L’iniziale del nome proprio nel corpo del testo si utilizza solo in caso di omonimie da disambiguare. Se ci sono due o più opere del medesimo autore pubblicate nello stesso anno è bene distinguerle con una lettera (Donzelli 2020a, 2020b).
Si sottolinea, inoltre, che i riferimenti vanno inseriti non solo nei casi in cui si citi letteralmente tra virgolette un brano di altro autore, ma anche per indicare quali sono le fonti utilizzate per scrivere una frase, un paragrafo ecc.
La bibliografia finale va elencata in ordine alfabetico in coda allo scritto. I testi vanno citati e consultati in versione originale ed è consigliabile, nel caso in cui si stia utilizzando un’edizione successiva alla prima, indicare tra parentesi anche la prima edizione.
Esempi:
· Monografie con autore singolo:
Cognome, Iniziale del Nome. (anno) Titolo. Città (non tradotta): Casa ed.
Donzelli, A. (2019) Methods of Desire: Language, Morality, and Affect in Neoliberal Indonesia. Honolulu: University of Hawai’i Press.
· Nel caso di più autori:
Cognome, Iniziale del Nome., Cognome, Iniziale del Nome. (anno) ecc.
Articolo: Ferguson, J., Gupta, A. (2002) Spatializing States: Toward an Ethnography of Neoliberal Governmentality, «American Ethnologist» 29 (4), pp. 981–1002.
Libro: Hughes, A., Trudgill, P., and Watt, D. (2005) English Accents and Dialects: An Introduction to Social and Regional Varieties of English in the British Isles. London: Hodder Arnold.
· Se citate da una riedizione, specificare l’anno della prima pubblicazione tra parentesi:
Calvino, I. 2002 (1988) Lezioni americane: sei proposte per il prossimo millennio. Milano: Mondadori.
· Se citate da una traduzione è consigliabile inserire anche i dati dell’opera originale:
Douglas M. (1985) Antropologia e simbolismo. Bologna: Il Mulino (ed. or., Implicit Meanings. Essay in Anthropology, London, Routledge, 1975).
· Contributi in opere collettanee:
Karp, I. (1980) “Beer drinking and social experience in an African society: an essay in formal sociology”. In C. Bird & I. Karp (a cura di), Explorations in African systems of thought. Bloomington: Indiana University Press, pp. 83-119.
· Articoli in riviste:
Turner V. (1980) The social drama and stories about them, «Critical Inquiry», 7 (1), pp. 141-168.
· Articoli da quotidiani:
Rossi, A. (1986) Una capitale venuta dal freddo, i «Airone », anno iii, n. 3, pp. 54-55.
Jacoviello, A. (1987) A Mosca sognano le calze di seta, i«La Repubblica », 5 maggio.
· Curatele:
Janowski, M., Kerlogue, F. (a cura di) (2007) Kinship and food in South East Asia. Copenhagen: NIAS Press.
· Se ci sono due o più opere del medesimo autore pubblicate nello stesso anno, è bene indicarlo con una lettera secondo il seguente ordine: 1980a, 1980b ecc.
· Sitografia:
La citazione dei documenti reperibili sulla rete è un sistema relativamente recente e non rimandando ad un editore tradizionale e a un luogo fisico di pubblicazione, le indicazioni per reperire la fonte citata sono costituite dall’indirizzo di rete. Dal momento che le risorse disponibili in rete sono aggiornabili e modificabili con facilità, va indicate l’ultima volta che è stato visualizzato il documento. È importante sottolineare che la sitografia include solo quei testi che siano reperibili online e che sono privi di indicazioni editoriali come ad es. autore, anno, editore ecc. In questo caso, il sito web va elencato in sitografia, indicando la data dell’ultima consultazione. http://www.lastampa.it/2018/05/15/vaticaninsider/il-vaticano-alle-suore-di-clausura-sobriet-e-discrezione-nelluso-dei-social-ow2wdwbq5PLi6Zh4axSg7M/pagina.html (ultimo accesso: 17 maggio 2018)
N.B. Tutti i testi di articoli scientifici, monografie ecc. che invece riportino i dati editoriali suddetti, pur se scaricati dalla rete devono essere trattati in tutto e per tutto come pubblicazioni cartacee e quindi inseriti in bibliografia e non in sitografia.
· Risorse per la ricerca bibliografica online:
Catalogo del Polo Bolognese del Servizio Bibliotecario Nazionale: https://sol.unibo.it/SebinaOpac/Opac?sysb =
Sistema bibliotecario d’Ateneo:
http://www.sba.unibo.it/it
Catalogo del servizio bibliotecario nazionale:
http://opac.sbn.it/opacsbn/opac/iccu/free.jsp
Banche dati dell’Ateneo:
http://www.sba.unibo.it/it/almare/collezioni/banche-dati
Servizio proxy di Ateneo:
https://sba.unibo.it/it/almare/servizi-e-strumenti-almare/connessione-da-remoto
Google Scholar:
https://scholar.google.com/
Jstor:
https://www.jstor.org/
Academia:
https://www.academia.edu
Research Gate
https://www.researchgate.net
Per chiarisi qualche dubbio ortografico e redazionale
· Abbreviazioni
Vanno usate il meno possibile quando il testo è di carattere discorsivo.
Allegato
all.
appendice
app.
articolo/i
art./artt.
articolo citato
art. cit.
autore/i
A./Aa.
autori vari
Aa.Vv.
avanti Cristo
a.C.
capitolo/i
cap./capp.
centimetro/i
cm (senza punto)
citato/i
cit./citt.
chilo/i
chilometro/i
kg (senza punto)
km (senza punto)
codice/i
cod./codd.
Confronta
cfr.
dopo Cristo
d.C.
Eccetera
ecc. (mai preceduto da virgola, né seguito da punto)
edizione/i
ed./edd., ed. or. (edizione originale)
figura/e
fig./figg.
frammento
framm.
gradi centigradi
31° C
grammo/i
g (senza punto)
metro/i
m (senza punto)
manoscritto/i
ms./mss.
millimetro/i
mm (senza punto)
nota dell’autore
[N.d.A.]
nota del redattore
[N.d.R.]
nota del traduttore
[N.d.T.]
numero/i
n./nn.
pagina/e
p./pp. (MAI pag./pagg.)
senza data
s. d.
supplemento
suppl.
tabella/e
tab./tabb.
tavola/e
tav./tavv.
traduzione
traduzione italiana
trad.
trad. it.
verso/i
v./vv.
volume/i
vol./voll. (vol. iv, ma 4 voll.)
Non abbreviati
a cura di non abbreviato
ad esempio non abbreviato
circa non abbreviato
vedi non abbreviato, sostituibile con “cfr.”
· Accenti
a, i, o,u in italiano hanno sempre accento grave. Sulla e l’accento può essere grave o acuto.
Portano l’accento acuto tutte le congiunzioni composte da “che”: affinché, benché, dopodiché, giacché, nonché, perché, poiché, ecc. E ancora: mercé, né (congiunzione negativa), testé, sé (pronome), scimpanzé, tutti i composti di “re” (viceré) e “tre” (trentatré), e i passati remoti (come “poté”). Il pronome “sé” non deve essere accentato quando è seguito da “stesso”, “medesimo” e “stante”.
Porta l’accento grave un numero limitato di nomi comuni e propri, nonché di interiezioni, fra cui: ahimè, ohimè, caffè, tè, canapè, cioè, lacchè, gilè, Giosuè, Mosè, Noè ecc.
Le parole piane o sdrucciole si accentano solo in casi di forte ambiguità: [per esempio: principi (regnanti) / princìpi (convinzioni); subito (immediatamente) / subìto (part. pass. del verbo subire)] e l’accento sulla e sarà acuto o grave a seconda dell’indicazione del dizionario; sulle altre vocali l’accento sarà sempre grave; lo stesso vale per i monosillabi, ma in questo caso l’accentazione è di rigore. Esempi: dà (verbo “dare”) / da (preposizione); là (avverbio) / la (articolo); sì (avverbio) / si (pronome). Si raccomanda inoltre l’uso dell’accento grave sulla parola “dèi” (intesa come “divinità”).
· Aggettivi da nomi propri stranieri
Si formano, salvo eccezioni, seguendo la denominazione originale. Per esempio: freudiano, nietzschiano, rousseauiano, shakespeariano e non froidiano, nicciano, russoviano, scespiriano.
· Apostrofi
Hanno l’apostrofo:
alcuni imperativi come fa’, da’, sta’, va’;
attenzione: l’imperativo del verbo dire è accentato, non apostrofato: dì;
Solo alcune interiezioni come “boh!” “bah!” “mah!” esigono l’h finale;
il troncamento di poco: po’;
il troncamento di modo: a mo’ di;
l’aferesi di questo/a: ’sto / ’sta;
evitare due apostrofi di seguito: la battaglia dell’84;
· Nomi geografici
Si segue l’uso italiano corrente: Marsiglia (non Marseille), Norimberga (non Nürnberg), Birmania (non Burma), Figi (non Fiji);
ma: Philadelphia (non Filadelfia), Göttingen (non Gottinga), Malaysia (non Malesia).
· Grafie e usi privilegiati
(se non specificato, in caso di dubbio rifarsi alla prima grafia indicata dal dizionario)
aids (maiuscoletto)
alcol
autobus (solo se riferito a tratte urbane; altrimenti pullman)
be’ (non: beh)
buddhista
buongiorno / buonanotte
choc (non: shock)
ciò nonostante
dèi (divinità)
dopodiché
familiare (in tutte le accezioni)
hashish
intravedere / intravisto (non: intravvedere / intravvisto)
jugoslavo
maghrebino
non-profit
obiettivo (non: obbiettivo)
okay / ok (preferibile per esteso)
percento
pertanto
principi (regnanti) / princìpi (convinzioni)
pullman (solo se riferito a tratte extraurbane; altrimenti autobus)
qual è (anche al femminile senza apostrofo)
shampoo
sott’occhio
sst (esclamazione per “silenzio!”)
subito (immediatamente) / subìto (part. passato verbo subire)
suspense (femminile; se riferito al genere letterario maschile)
thailandese
tè
tek (il legno)
tuttora
tv (non tv)
weekend
whisky (non: whiskey)
Evitare che i due punti (:) si trovino due volte in successione nel periodo. Nel caso, cercare di sostituirli con altro segno di interpunzione (soprattutto con il punto e virgola).
Pubblicato il: 14 marzo 2021