- Storia e finzione nella letteratura italiana del Due e Trecento: Salimbene, Dante, Boccaccio;
- I temi e lo stile dello scrittore Boccaccio, tra latino e
volgare;
- Luigi Pirandello fra teatro e cinema.
1. Storia e finzione nella letteratura italiana del Due e Trecento: Salimbene,
Dante, Boccaccio
Sebastiana Nobili si occupa da tempo dell'opera di Giovanni
Boccaccio, dal Decameron al Corbaccio alle Genealogie degli dèi pagani. Lo
studio della narrativa medievale si è poi esteso alla
cronachistica, e in particolare alla Cronica di Salimbene da
Parma, di cui la Nobili ha pubblicato un'edizione con traduzione a
fronte e commento, anche in questo caso interessandosi alle
coordinate storiche e culturali entro cui il testo si sviluppa, ed
esaminando il vasto repertorio narrativo presupposto, da ascrivere
non solo alla letteratura coeva ma anche agli exempla,
all'arte della predicazione e all'oratoria politica, cioè alle
diverse tipologie del discorso orale. Dal confronto di alcuni passi
della Cronica con quelli della Commedia dantesca –
relativi ai medesimi personaggi e temi – è nato un progetto di
ricerca sulla presenza degli exempla nella letteratura
trecentesca, progetto che si estende dal capolavoro dantesco (nel
quale le cosiddette «similitudini domestiche» possono essere
rilette alla luce della tradizione narrativa orale) all'ultima
produzione di Boccaccio, e in particolare alle Genealogie deorum
gentilium. Diversi saggi sono poi stati dedicati dalla Nobili all'analisi di singoli canti o episodi della Commedia dantesca, per metterne in luce le ascendenze classiche e medievali, e i risvolti di tipo antropologico.
2. I temi e lo stile dello scrittore Boccaccio, tra latino e
volgare
A proposito di Giovanni Boccaccio la Nobili ha organizzato due
convegni, pubblicando in rivista saggi dedicati alla “Genealogia”
(«Intersezioni» 2011), al “Filocolo” («Studi sul Boccaccio» 2011) e
al “Decameron” (Atti del convegno di Bologna, Il Mulino 2013, e
Italianistica, 2013). Nel Decameron ha studiato il tema del
pianto, fra Introduzione (la peste) e Quarta giornata; mentre a
partire dal Filocolo ha studiato il tema del gioco narrativo
tra i novellatori, legandolo alla quaestio scolastica, della
quale si ha una testimonianza tarda anche nella Genealogia.
Ha scritto un'antologia boccacciana commentata per l'università,
uscita nel 2014 per i tipi di Unicopli. Nel 2017 ha pubblicato un volume complessivo
dedicato agli autori medievali di cui si occupa – Salimbene, Dante,
Boccaccio – dal titolo "La consolazione della letteratura" (Ravenna, Longo editore).
3. Luigi Pirandello fra teatro e cinema
A Luigi Pirandello Sebastiana Nobili ha dedicato diversi saggi a
partire dalla tesi di dottorato, nella quale, attraverso il
confronto di diverse redazioni dei testi, e in particolare delle
novelle riscritte per la scena, ha sostenuto la natura
fondamentalmente narrativa del teatro di Pirandello, indicando fra
l'altro la presenza di un “narratore drammatico” nei copioni
teatrali, per soffermarsi infine sulle ultime novelle, che
presentano analogie con temi e tecniche propri delle avanguardie e
soprattutto del surrealismo (ancora tutta da studiare è la
centralità del sogno nella riflessione condotta da Pirandello negli
anni Trenta, fra teatro, cinema e narrativa).
La Nobili ha inoltre lavorato su due romanzi in particolare – il
Fu Mattia Pascal e i Quaderni di Serafino Gubbio
operatore – collocandoli nel dibattito dell'epoca, e
rileggendoli alla luce delle teorie cinematografiche coeve, sulle
quali solo in tempi recenti si è fatto luce, grazie alla
pubblicazione di molti testi inediti o non più editi dall'epoca (ad
esempio gli scritti di registi come Jean Epstein, o di teorici come
Ricciotto Canudo). La Nobili ha poi intenzione di estendere la sua
ricerca all'ultima stagione del teatro e della narrativa pirandelliana, sulle quali il cinema ha un profondo influsso, così come le avanguardie e il surrealismo in particolare: in questa prospettiva, negli ultimi anni ha dedicato diversi saggi ai "Giganti della montagna" e alla "Favola del figlio cambiato".