L'attività di ricerca si articola attorno ad alcune
tematiche principali.
La prima linea di ricerca riguarda
l'applicazione del diritto dell'Unione europea (UE) da parte dei
giudici nazionali degli Stati membri e mira a verificare quali
effetti il giudice nazionale è tenuto ad accordare al diritto
dell'UE in ambito interno. Accanto a questo una seconda linea di
ricerca si concentra sul contributo dell'UE all'affermazione dei
principi dello stato di diritto in ambito internazionale. Questa
analisi ha lo scopo di valutare il ruolo dell'Unione europea,
soprattutto nella sua dimensione esterna, ma anche interna, alla
costruzione di un sistema giuridico internazionale incentrato sulla
rule of law. La ricerca sulla giustizia penale internazionale mira
soprattutto a verificare il ruolo assunto dall'Unione europea nella
promozione di questo particolare settore del diritto
internazionale. Lo stesso si deve dire del diritto
dell'immigrazione, dove però è importante anche la dimensione
interna della costruzione di una politica comune agli Stati membri
in materia. Infine, da ultimo, l'interesse ha iniziato a
concentrarsi sulle fonti del diritto europeo antidiscriminatorio,
relativamente sia alle tematiche di genere che LGBT.
La prima linea di ricerca concerne il tema degli effetti diretti
e indiretti del diritto comunitario (dCE). Essa ha per oggetto lo
studio dell'applicazione del dCE da parte dei giudici nazionali
degli Stati membri. Si tratta di verificare quali effetti il
giudice nazionale è tenuto ad accordare al dCE in ambito interno
quando si pone il problema della sua applicazione ai diversi casi
di specie. Lo studio di questo tema è peraltro ormai giunto al
termine come linea principale di ricerca.
La seconda linea di
ricerca riguarda il ruolo internazionale dell'Unione europea. La
Comunità europea si pone, sia rispetto all'insieme degli Stati
membri, sia nei confronti della comunità internazionale, come
attore che fonda la propria azione sul rispetto del principio di
legalità. Tale presupposto, oltre ad assicurare una certa
legittimazione della sua azione, costituisce la base di una serie
di politiche e di azioni nell'ambito delle relazioni con i paesi
terzi volte a promuovere e a garantire il rispetto di un complesso
insieme di principi, democrazia e diritti dell'uomo. Tali azioni
trovano il loro necessario complemento nonché un quadro di
attuazione nei principi, istituzioni e procedure che definiscono lo
Stato di diritto. Lo scopo della ricerca consiste nel valutare
l'efficacia della portata e l'autonomia di queste politiche,
analizzate da alcuni punti di vista privilegiati: la politica di
condizionalità, tanto nell'ambito della cooperazione allo sviluppo
che della politica di associazione, e l'azione dell'Unione e degli
Stati membri all'interno delle Organizzazioni internazionali.
La
terza linea di ricerca riguarda la giustizia penale internazionale
soprattutto sotto il profilo del contributo che l'Unione europea dà
alla costruzione di una Comunità internazionale basata sui principi
della rule of law. Si può dire che questa terza linea di ricerca
sia una componente della seconda, per quanto rilevante per
dimensione. Lo stesso si deve dire del diritto dell'immigrazione,
anche se però in questo caso assumono rilievo anche le dimensioni
interne all'Unione, dato che quest'ultima è impegnata nella
costruzione di una propria politica comune nella materia
dell'immigrazione.
L'ultima linea di ricerca riguarda il diritto europeo
antidiscriminatorio, che derivando da una molteplicità di fonti elaborate in contesti
diversi, quali, in particolare, il Consiglio d'Europa e l'Unione
europea (Ue), si inserisce in un complesso quadro giuridico che
comporta numerosi problemi. Due ambiti di relazioni meritano in
particolare attenzione: le relazioni tra i due sistemi europei
considerati e le relazioni tra tali sistemi e gli ordinamenti degli
Stati membri. Per quanto attiene al primo ambito, la Corte di
giustizia si riferisce alla Corte europea dei diritti dell'uomo per
stabilire il livello di protezione dei diritti dell'uomo nell'Ue.
Per superare i difetti di raccordo, sia il trattato di Lisbona che
il protocollo n. 14 alla Cedu hanno previsto che anche l'Ue possa
divenire parte della Cedu. Non è tuttavia ancora chiaro come tale
raccordo potrà concretamente avvenire, e quali effetti esso
determinerà in pratica. Per quanto riguarda le relazioni tra i
sistemi considerati e i sistemi nazionali, occorre considerare che
ciascuno dei due sistemi europei considerati esercita effetti
diversi nell'ambito degli ordinamenti nazionali. Queste divengono
potenzialmente fonte di gravi difficoltà per gli operatori
giuridici interni se si tiene conto della diversa funzione, del
diverso ambito di applicazione e delle difficoltà di raccordo che
vi sono tra i due sistemi europei considerati.