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Guido Mattia Gallerani

Ricercatore a tempo determinato tipo b) (senior)

Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica

Settore scientifico disciplinare: L-FIL-LET/14 CRITICA LETTERARIA E LETTERATURE COMPARATE

Contenuti utili

Indicazioni per la redazione delle tesi di laurea

Guido Mattia Gallerani
Indicazioni per la redazione della tesi
Da seguire scrupolosamente prima di consegnare testi da correggere

Introduzione 

- Presentarsi a ricevimento con cadenza programmata è obbligatorio (minimo una volta al mese).

- È essenziale pianificare attentamente i tempi di lavoro, in modo lucido e realistico, evitando di ridursi all’ultimo momento. Dalla consegna del capitolo da parte del tesista, passa almeno una settimana prima che la correzione sia pronta. Restano valide le scadenze generali riportate nella sezione Avvisi della pagina docente.

- I testi sottoposti al docente fanno integralmente parte, assieme all'elaborato finale e alla discussione davanti alla commissione, del processo di valutazione della tesi. Dare la possibilità al docente di correggere le parti della tesi, nel rispetto delle tempistiche concordate, costituisce una fase importante dell'apprendimento e, quindi, della valutazione finale. 

Redazione testo, consegna e revisione

- Redigere il testo in formato Word (non pdf e non odt, nei quali è più difficile inserire commenti o correzioni).

- Il testo consegnato per la correzione (capitolo, gruppi di capitoli, bibliografia, introduzione o conclusione) deve essere in forma completa e rifinita. Non inviare bozze, appunti, testi ancora di rivedere, con note da inserire o simili.

- Rileggere attentamente il testo prima di consegnarlo. Effettuare anche un controllo con il correttore ortografico.

- L’introduzione e la conclusione saranno eventualmente le ultime parti ad essere scritte.

Norme redazionali 

Capitoli, paragrafi e capoversi

- Il corpo del testo deve essere giustificato (allineato a sx e dx).

- Rientrare la prima riga del capoverso.

- La tesi è articolata in capitoli.

- I capitoli sono numerati, con la formula «Capitolo 1» posta al centro della riga, seguita nella riga sottostante – sempre al centro – dal titolo. A ogni cambio di capitolo introdurre un’interruzione di pagina e iniziare con una pagina nuova.

- Il discorso deve essere articolato in capoversi (gli a-capo, con tasto Invio). Evitare due estremi opposti, purtroppo molto diffusi: andare a capo dopo ogni frase, frammentando il discorso eccessivamente; non andare quasi mai a capo, rendendo tutto troppo compatto e spesso opprimente. Scandire i capoversi in modo logico, raggruppando di seguito frasi che siano coordinate tra loro e andando a capo quando il ragionamento prende un’altra strada o viene introdotto un altro argomento.

- Inserire in basso al foglio i numeri di pagina.

Citazioni

- Si cita un testo perché lo si commenta, lo si discute, lo si analizza.

- Oppure si cita un testo a sostegno della propria interpretazione (se sono sprovvisti di un nostro commento, s’intende che confermano la nostra interpretazione; altrimenti, se la contestano, va precisato).

- Le citazioni nel testo sono racchiuse tra virgolette basse, non in corsivo: «citazione». Usare il simbolo grafico presente nell’elenco dei simboli e non le freccette sulla tastiera: <<citazione>>.

- La citazione deve essere sempre corredata dalla fonte bibliografica, indicata in nota. L’esponente di nota (funzione Word) si colloca dopo le virgolette e prima del segno di punteggiatura.

- Se ci sono parole tra virgolette o ulteriori citazioni nel testo citato, usare le virgolette alte: Come scrive Eco, «il testo è una macchina “pigra”».

- Quando, in una citazione, si omette un brano o anche poche parole, bisogna sostituirli con tre puntini tra parentesi quadre: [...]. Usare i tre puntini solo all’interno del brano citato e non all’inizio o alla fine, anche se il testo viene “tagliato” per adattarlo al proprio discorso.

- Quando le citazioni sono molto lunghe (più di 4-5 righe) o particolarmente significative, è opportuno metterle in infratesto, cioè in corpo tipografico minore, senza virgolette, con una riga bianca prima e dopo, margine sinistro rientrato (uguale al rientro iniziale del capoverso).

Lingua delle citazioni

- Il criterio fondamentale è l’uniformità. Adottata una formula, bisogna mantenerla rigorosamente per tutta la tesi.

- Per le tesi magistrali, i testi vanno citati a partire dagli originali (con eventuale traduzione in nota). Pertanto i laureandi devono conoscere la lingua dei testi su cui intendono lavorare (non è possibile lavorare soltanto in traduzione).

Titoli di testi citati

- I titoli di libri citati nel testo vanno sempre in corsivo senza virgolette.

- Bisogna adottare un criterio uniforme per citare i titoli stranieri: o sempre l’originale, o sempre il titolo tradotto. Alla prima occorrenza si può anche dare il titolo originale seguito dal titolo tradotto tra parentesi quadre – Great Expectations [Grandi speranze] – e nelle occorrenze successive usare solo il titolo tradotto.

- Nel caso in cui il titolo sia introdotto da un articolo determinativo, preferire la forma con preposizione articolata. Es.: «come scrive Cormac McCarthy nel Guardiano del frutteto…»; non: «come scrive Cormac McCarthy in Il guardiano del frutteto…»

Riferimenti bibliografici in nota

Per la prima occorrenza:

- Se il testo è in italiano, o in lingua straniera non tradotta: Autore, Titolo, Luogo, Editore, Anno, numero di pagina.
- Eugenio Montale, Sulla poesia, Milano, Mondadori, 1976, p. 3.
- Yves Bonnefoy, Lieux et destins de l’image, Paris, Seuil, 1999, p. 15.

- Se si cita da una traduzione: Autore, Titolo originale (data della prima ed. orig.); trad. it. Titolo italiano, Luogo, Editore, Anno, numero di pagina.

- Gérard Genette, Figures III. Discours du récit (1980); trad. it. Figure III. Discorso del racconto, Torino, Einaudi, 1983, p. x.

- Per i testi letterari, bisognerà anche aggiungere il nome del traduttore “trad. it. di …”.

Alla seconda occorrenza di un testo già citato:

- Se le due citazioni sono di seguito, e se la pagina da cui si cita è diversa: Ivi, p. y.
- Se le due citazioni sono di seguito, e la pagina è la stessa: Ibid. (in corsivo)

- Se nel frattempo sono stati citati altri libri, si ripetono solo autore e titolo, omettendo i dati editoriali e sostituendoli con “cit.”. (Non basta cognome autore e cit., serve anche il titolo dell'opera o dell'articolo citati.)

- Genette, Figure III, cit., p. 45.

Per le curatele utilizzare:

- Giuseppe Petronio (a cura di), Il caso Svevo, Palermo, Palumbo, 1976.

- Marco Marchi (a cura di), Italo Svevo oggi, atti del convegno di Firenze (3-4 feb. 1979), Firenze, Vallecchi, 1980.

Per i testi pubblicati in rivista: Autore, Titolo, in “Titolo rivista”, volume, numero, anno, pagina (o laddove presente, Digital Object Identifier [abbreviato in DOI] per le riviste online).

- Giancarlo Mazzacurati, Il lavoro delle figure e la profezia di Zeno, in “Lavoro critico”, 11-12, 1977, p. x.

- Rosalba Galvagno, Maria Rizzarelli, Massimo Schilirò, Attilio Scuderi, Finzioni. Verità, bugie, mondi possibili: materiali per una ricognizione (Introduzione), "Between Journal"(Finzioni. Verità, bugie, mondi possibili), IX, 18, 2019, DOI: 10.13125/2039-6597/4017.

Per i saggi pubblicati in volumi collettivi: Autore, Titolo, in Curatore (a cura di), Titolo, Editore, Luogo Anno, pagina.

- Walter Siti, Il romanzo sotto accusa, in Franco Moretti (a cura di), Il romanzo, vol. I: La cultura del romanzo, Torino, Einaudi, 2001, p. x.

Per i siti internet: Eventuale autore, Titolo, <indirizzo sito internet semplificato, ad es. www.leparoleelecose.it>, consultato il GG/MM/AAAA. Togliere il collegamento ipertestuale e mettere il sito tra i segni < … >.

Note a piè di pagina

- Indicano la fonte della citazione (quindi servono a riportare i riferimenti bibliografici della citazione).

- Contengono precisazioni periferiche o suggeriscono approfondimenti possibili all’argomento centrale di un paragrafo. In questo caso, possono fornire ulteriori riferimenti bibliografici, usando la dicitura Cfr. (=Confronta, vedi). Attenzione: il cfr. si usa soltanto per rimandare a una fonte di cui non si cita il testo. Se si cita un passaggio all’interno della nota, si procederà con la citazione tra virgolette e tra parentesi il riferimento bibliografico; così: Si veda quello che scrive X: « … » (riferimento bibliografico, p. y).

- Servono per inserire la traduzione di un passo citato nel corpo del testo: in questo caso, dentro la nota, la traduzione compare tra virgolette a caporale e viene seguita dal riferimento bibliografico della traduzione tra parentesi (o eventualmente, dall’indicazione trad. mia).


Bibliografia

- Nella bibliografia vanno elencati tutti i testi citati nella tesi e anche quelli generali di riferimento, benché non esplicitamente citati.

- I testi devono essere elencati in ordine alfabetico per cognome dell’autore, secondo la formula: Cognome, Nome, Titolo, Luogo, Editore, Anno. 

- Se si dedica una sezione della bibliografia all’opera di un autore, magari oggetto della tesi, le opere devono essere elencate in ordine cronologico di pubblicazione.

- In genere è opportuno suddividere la bibliografia in diverse sezioni, a seconda della natura del lavoro. Ad esempio, nel caso di una tesi monografica su un autore (mettiamo Flaubert), si può adottare un’articolazione di questo tipo:

1. Opere di Gustave Flaubert (ordine cronologico)

2. Testi critici su Gustave Flaubert (ordine alfabetico)

3. Testi di carattere generale (ordine alfabetico)

Per tesi di carattere generale, in cui siano trattati vari autori, si può suddividere la bibliografia in questo modo:

1. Testi letterari (ordine alfabetico)

2. Testi critici e teorici (ordine alfabetico)

3. Siti internet/ Sitografia

Consigli stilistici generali

Nel rispetto dello stile e dei gusti di ognuno, si precisa che:

- La tesi è un meta-linguaggio: un testo che parla di altri tesi. Quindi esige distanza critica e linguistica dall’oggetto della tesi. Non si possono fare tesi “mimetiche” del proprio oggetto: cioè scritte con il linguaggio di un testo letterario, magari imitando lo stile dell’autore che trattiamo. La tesi, in sostanza, non è il momento di esprimere un linguaggio rivoluzionario, ma una prova di verifica della nostra padronanza del registro del discorso critico.

- Una tesi non è una giustapposizione di frasi più o meno ben scritte, ma un’argomentazione solida e consequenziale che scorre ragionata tra di esse, grazie all’ausilio dei nessi logici: in particolare, di causa-effetto: poiché, perché, ecc.; di somiglianza-opposizione: ma, però, pure, tuttavia, invece, ugualmente, comunque…; di spiegazione: cioè, infatti, ossia, ecc.; di sviluppo: inoltre, in aggiunta, ecc., conclusione: quindi, allora, in definitiva, ecc.

- Il linguaggio della tesi, così come le scelte formali, deve essere il più possibile improntato al principio della coerenza.

- Prestare attenzione alla sintassi, che deve essere il più possibile solida e chiara. Quando una frase è troppo lunga e la sintassi traballante, meglio spezzare.

- Evitare le frasi scisse: non «è in questo passo teorico che si può ritrovare la metodologia di analisi propria al nostro corpus di lavoro», bensì «la metodologia di analisi per il nostro corpus si può trovare in questo passo teorico».

- Evitare inutili perifrasi o circonlocuzioni, mirare alla chiarezza, usare uno stile incisivo e diretto: «tutti continueranno a vivere» e non «tutti continueranno a svolgere le loro vite»; «il testo è enigmatico» e non «il testo risulta essere enigmatico». In questi casi, less is more.

- Evitare le perifrasi quando si cita uno scrittore o uno studioso. Meglio ripetere il cognome, anche a breve distanza, piuttosto che usare formule stucchevoli tipo «il poeta milanese», «l’illustre critico», «il noto filologo romanzo» o simili.

- Non eccedere con le “indicazioni di regia”, del tipo «come vedremo nel prossimo capitolo», «abbiamo detto nel precedente paragrafo» ecc. Possono essere utili per raccordare le parti della tesi, ma se usate in eccesso appesantiscono inutilmente il discorso. Evitare assolutamente termini ormai improponibili come «suddetto», «summenzionato» o «succitato», e anche frasi ampollose tipo: «come andiamo sostenendo in questo elaborato» ecc.

- Quando si usano termini peregrini o desueti (ma non solo), controllare sempre sul vocabolario la proprietà semantica in rapporto al contesto della frase.

- Al posto del pronome “io” (Sostengo che...), si utilizza spesso il pronome “noi” perché si presume che quello che diciamo (che argomentiamo) possa essere condiviso dai nostri lettori. Stesso discorso per la forma impersonale: “Si ritiene che in questo passaggio l’autore individui alcuni principi compositivi che ritroveremo in tutte le sue opere successive”.

- I termini stranieri non entrati nell’uso dell’italiano standard vanno in corsivo. In ogni caso, i plurali non vanno declinati: molti film, diversi storytelling. Decidete come comporre gli aggettivi dai nomi stranieri: se “nicciano” invece che “nietzscheano”. Ma siate coerenti. Quindi se decidete per il secondo caso, “voltairiano” e non “volteriano”.

- I numeri vanno il più possibile trascritti per esteso. Soprattutto per le date: 21 aprile 2020 e non 21/04/2020.


Quanto alla punteggiatura:

- Mai la virgola tra soggetto e predicato.

- La virgola si usa nelle frasi relative-esplicative.

- Se il soggetto cambia all’interno di una frase non si può utilizzare la virgola, ma serve una pausa più lunga scandita dal punto o dal punto e virgola.

- I due punti servono a introdurre una citazione.


Risorse utili

Manuali

Umberto Eco, Come si fa una tesi di laurea. Le materie umanistiche, Milano, Bompiani, 1977 (nuova edizione Milano, La Nave di Teseo, 2017).

Vera Gheno, La tesi di laurea. Ricerca, scrittura e revisione per chiudere in bellezza, Bologna, Zanichelli, 2019: utile per imparare a gestire gli aspetti burocratici e relazionali della tesi.

Paola Italia, Scrivere all’Università: manuale pratico con esercizi e antologia di testi, seconda edizione, Firenze, Le Monnier università, 2014: utile per imparare le tecniche di scrittura idonee ad una tesi.

Laboratori 

- Controllare tra i laboratori approntati per i corsi di laurea se esista un laboratorio specifico per la scrittura della tesi di laurea.