Indicazioni per scrivere la tesi di laurea
Indicazioni per la redazione della tesi
Tempi e scadenze
- La tesi va concordata con largo anticipo: almeno un anno per la tesi magistrale; almeno sei mesi per la tesi triennale.
- La tesi deve essere caricata in formato pdf nei tempi stabiliti dall’Amministrazione, in una versione rigorosamente definitiva che non potrà più essere cambiata dopo la scadenza.
- È assolutamente vietato sparire per mesi e ricomparire a poche settimane dalla consegna finale, pretendendo di laurearsi quando il docente, magari, non ha ancora ricevuto una riga del materiale di tesi.
- È essenziale pianificare attentamente i tempi di lavoro, in modo lucido e realistico, evitando di ridursi all’ultimo momento. Nel caso di tesi magistrale, un primo capitolo va consegnato almeno sei mesi prima della scadenza (tre mesi per la tesi triennale), e i capitoli successivi devono essere scritti e consegnati con ritmo regolare, lasciando al docente il tempo materiale di apportare correzioni, segnalare difetti o indicare eventuali nuove letture.
- Ricordarsi che il rapporto tra docente e laureandi è, per forza di cose, asimmetrico: un solo docente e molti, spesso moltissimi laureandi. Il sovraccarico inevitabilmente condiziona i tempi di correzione del materiale inviato, soprattutto a ridosso delle scadenze. Anche per questo è essenziale non ridursi all’ultimo momento.
- Le fasi indicative per la progettazione e la realizzazione del lavoro, sempre in accordo con il relatore, sono queste: 1) Definizione dell’argomento; 2) Letture e ricerche, raccolta dei materiali e schedatura sistematica; 3) Rielaborazione dei materiali raccolti per individuare gli aspetti salienti; 4) Abbozzo di una scaletta o indice provvisorio, costruita per raggruppamenti logici e articolazioni chiare del materiale da indagare; 5) Stesura dei capitoli e correzione, sulla base delle indicazioni del docente; 6) Accurata revisione finale.
Redazione testo e revisione
- Inviare il testo in formato Word (non pdf e non odt, per i quali è più difficile inserire commenti o correzioni).
- In genere correggo decine di tesi simultaneamente, quindi nominare il file in modo riconoscibile: non "Tesi" o "Capitolo 1", ma "Nome Cognome, Capitolo 1". Se una parte del lavoro è già stata corretta, nei successivi invii mandare soltanto le parti nuove (non un file unico con la sequenza dei capitoli).
- Il testo inviato per la correzione (capitolo, gruppi di capitoli, singolo paragrafo) deve essere in forma completa e rifinita. Non inviare bozze, appunti, testi ancora di rivedere, con note da inserire o simili.
- Rileggere attentamente il testo prima di inviarlo. Effettuare anche un passaggio con il correttore ortografico.
- Il testo deve essere allineato a sinistra e giustificato a destra. Rientrare la prima riga del capoverso.
- Il docente utilizzerà il sistema delle Revisioni di word: rosso barrato per parole cancellate, blu sottolineato per parole inserite; commenti, indicazioni e suggerimenti in blu sottolineato tra parentesi quadre.
Capitoli, paragrafi e capoversi
- Di norma, la tesi è articolata in capitoli e paragrafi.
- I capitoli sono numerati in romano, con la formula «Capitolo I» posta al centro della riga, seguita nella riga sottostante – sempre al centro – dall’eventuale titolo. A ogni cambio di capitolo introdurre un taglio pagina e iniziare con pagina nuova.
- I paragrafi sono numerati in arabo, allineati a sinistra, seguiti dal titolo: «1. Calvino e l’impegno politico»; «2. La fase combinatoria»; ecc. Non introdurre un taglio pagina all’inizio di un nuovo paragrafo ma andare di seguito, lasciando due righe di bianco prima del titolo e una dopo.
- Evitare le numerazioni I.1, II.2 ecc. Solo in casi eccezionali introdurre sottoparagrafi, che vanno numerati così: 1.1, 1.2 ecc.
- Il discorso deve essere articolato in capoversi (gli a-capo, con tasto Invio). Evitare due estremi opposti, purtroppo molto diffusi: andare a capo dopo ogni frase, spezzettando il discorso; non andare quasi mai a capo, rendendo il discorso compatto e spesso opprimente. Scandire i capoversi in modo logico, raggruppando di seguito frasi che siano coordinate tra loro e andando a capo quando il discorso prende un’altra strada o introduce un altro argomento.
Citazioni
- Le citazioni nel testo sono racchiuse tra virgolette basse, non in corsivo: «citazione». Usare il simbolo grafico presente nell’elenco dei simboli e non le freccette sulla tastiera: <<citazione>>.
- La citazione deve essere sempre corredata dalla fonte bibliografica, indicata in nota. L’esponente di nota si colloca dopo le virgolette e prima del segno di punteggiatura. Es.: Come scrive Umberto Eco, «il testo è una macchina pigra»1, una struttura incompleta che richiede la «cooperazione interpretativa del lettore»2.
- Se ci sono parole tra virgolette o ulteriori citazioni nel testo citato, usare le virgolette alte: Come scrive Eco, «il testo è una macchina “pigra”».
- Quando, in una citazione, si omette un brano o anche poche parole, bisogna inserire tre puntini tra parentesi quadre: [...]. Usare i tre puntini solo all’interno del brano citato e non all’inizio o alla fine, anche se il testo viene “tagliato” per adattarlo al proprio discorso.
- Quando le citazioni sono molto lunghe o particolarmente significative, è opportuno metterle in infratesto, cioè in corpo tipografico minore, senza virgolette, con una riga di bianco prima e dopo, margine sinistro rientrato (uguale al rientro iniziale del capoverso).
Lingua delle citazioni
- Il criterio fondamentale è l’uniformità. Adottata una formula, bisogna mantenerla rigorosamente per tutta la tesi.
- I testi stranieri possono essere citati sia in originale (indispensabile per i versi) che in traduzione. Se si cita dall’originale, è opportuno fornire la traduzione in nota. È anche possibile adottare un criterio differenziato: ad es. citare i testi letterari in originale (se particolari ragioni lo rendono opportuno), e i testi critici o teorici in traduzione. In tal caso, a inizio tesi va inserita un’Avvertenza che motivi le ragioni della scelta.
- Se si decide di dare i testi in traduzione, i testi stranieri per cui non è disponibile una traduzione italiana devono essere tradotti, aggiungendo in nota, tra parentesi, dopo il riferimento bibliografico, l’indicazione (trad. mia).
Titoli di testi citati
- I titoli di libri citati nel testo vanno sempre in corsivo senza virgolette.
- Bisogna adottare un criterio uniforme per citare i titoli stranieri: o sempre l’originale, o sempre il titolo tradotto. Alla prima occorrenza si può anche dare il titolo originale seguito dal titolo tradotto tra parentesi quadre – Great Expectations [Grandi speranze] – e nelle occorrenze successive usare solo il titolo tradotto.
- Nel caso in cui il titolo sia introdotto da un articolo determinativo, preferire la forma con preposizione articolata. Es.: «come scrive Cormac McCarthy nel Guardiano del frutteto…»; non: «come scrive Cormac McCarthy in Il guardiano del frutteto…»
Riferimenti bibliografici in nota
Per la prima occorrenza:
- Se il testo è in italiano, o in lingua straniera non tradotta: Autore, Titolo, Editore, Luogo Anno, numero di pagina.
- Eugenio Montale, Sulla poesia, Mondadori, Milano 1976, p. 3.
- Yves Bonnefoy, Lieux et destins de l’image, Seuil, Paris 1999, p. 15.
- Se si cita da una traduzione: Autore, Titolo originale (data della prima ed. orig.); trad. it. Titolo italiano, Editore, Luogo Anno, numero di pagina.
- Gérard Genette, Figures III. Discours du récit (1980); trad. it. Figure III. Discorso del racconto, Einaudi, Torino 1983, p. x.
Alla seconda occorrenza di un testo già citato:
- Se le due citazioni sono di seguito, e se la pagina da cui si cita è diversa: Ivi, p. y.
- Se le due citazioni sono di seguito, e la pagina è la stessa: Ibid.
- Se nel frattempo sono stati citati altri libri, si ripetono solo autore e titolo, omettendo i dati editoriali e sostituendoli con “cit.” (evitare la formula op. cit.).
- Gérard Genette, Figure III, cit., p. 45.
- Per le curatele utilizzare due opzioni, secondo questi esempi (quando possibile, preferire il primo):
- Giuseppe Petronio (a cura di), Il caso Svevo, Palumbo, Palermo 1976.
- AA.VV., Italo Svevo oggi, Atti del Convegno di Firenze (3-4 feb. 1979), a cura di Marco Marchi, Vallecchi, Firenze 1980.
- Per i testi pubblicati in rivista: Autore, Titolo, in “Titolo rivista”, anno, numero, pagina.
- Giancarlo Mazzacurati, Il lavoro delle figure e la profezia di Zeno, in “Lavoro critico”, 1977, nn. 11-12, p. x.
- Per i saggi pubblicati in volumi collettivi: Autore, Titolo, in Curatore (a cura di), Titolo, Editore, Luogo Anno, pagina.
- Walter Siti, Il romanzo sotto accusa, in Franco Moretti (a cura di), Il romanzo, vol. I: La cultura del romanzo, Einaudi, Torino, 2001, p. x.
Bibliografia
- Nella bibliografia vanno elencati tutti i testi citati nella tesi e anche quelli, benché non esplicitamente citati, che stanno sullo sfondo del lavoro.
- I testi devono essere elencati in ordine alfabetico per cognome dell’autore, secondo la formula: Cognome, Nome, Titolo, Editore, Luogo Anno (vedi norme per i riferimenti bibliografici in nota).
- Se si dedica una sezione della bibliografia all’opera di un autore, magari oggetto della tesi, le opere devono essere elencate in ordine cronologico di pubblicazione.
- In genere è opportuno suddividere la bibliografia in diverse sezioni, a seconda della natura del lavoro. Ad esempio, nel caso di una tesi monografica su un autore (mettiamo Flaubert), si può adottare un’articolazione di questo tipo:
1. Opere di Gustave Flaubert (ordine cronologico)
2. Testi critici su Gustave Flaubert (ordine alfabetico)
3. Testi di carattere generale (ordine alfabetico)
Per tesi di carattere generale, in cui siano trattati vari autori, si può suddividere la bibliografia in questo modo:
1. Testi letterari (ordine alfabetico)
2. Testi critici e teorici (ordine alfabetico)
Consigli stilistici
Nel rispetto dello stile e dei gusti di ognuno, si consiglia di:
- Prestare attenzione alla sintassi, che deve essere il più possibile solida e chiara. Quando una frase è troppo lunga e la sintassi traballante, meglio spezzare.
- A meno che non sia indispensabile per la chiarezza della frase, non usare i pronomi personali soggetto (egli, ella ecc.), che in italiano si possono facilmente sottintendere;
- Evitare inutili perifrasi o circonlocuzioni, mirare alla chiarezza, usare uno stile incisivo e diretto: «tutti continueranno a vivere» e non «tutti continueranno a svolgere le loro vite»; «il testo è enigmatico» e non «il testo risulta essere enigmatico». In questi casi, less is more;
- Evitare le perifrasi quando si cita uno scrittore o uno studioso. Meglio ripetere il cognome, anche a breve distanza, piuttosto che usare formule stucchevoli tipo «il poeta milanese», «l’illustre critico», «il noto filologo romanzo» o simili;
- Non eccedere con le “indicazioni di regia”, del tipo «come vedremo nel prossimo capitolo», «abbiamo detto nel precedente paragrafo» ecc. Possono essere utili per raccordare le parti della tesi, ma se usate in eccesso appesantiscono inutilmente il discorso. Evitare assolutamente termini ormai improponibili come «suddetto», «summenzionato» o «succitato», e anche frasi ampollose tipo: «come andiamo sostenendo in questo elaborato» ecc.
- Quando si usano termini peregrini o desueti (ma non solo), controllare sempre sul vocabolario la proprietà semantica in rapporto al contesto della frase;
Quanto alla punteggiatura:
- Mai la virgola tra soggetto e predicato;
- Se il soggetto cambia all’interno di una frase non si può utilizzare la virgola, ma serve una pausa più lunga scandita dal punto o dal punto e virgola.