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a.a. 2019/2020 titolo del corso: Il museo scomposto: enunciati virali e spazi del contagio
Si propone una riflessione sulla pratica del display inteso come dispositivo critico.
La scienza museologica, ovvero la pratica espositiva, si può considerare una fenomenologia delle strategie culturali nel rapporto con il presente e con la memoria, che oggi, sempre più spesso, significa misurarsi anche con aspetti disturbanti o rimossi (per il filosofo tedesco Peter Sloterdijk il museo contemporaneo è il luogo dell’estraniazione, della xenologia, dell’incontro con l’estraneo, il diverso, il residuale).
In questo senso la forma dell’esporre non è l’invariabile somma di opere in sequenza, ma un corpo fatto di corpi in relazione; come ogni corpo è soggetta al tempo, esposta a contaminazioni e mutevole veicolo di mescolanze che generano forme sempre più instabili prive di centro a vantaggio di attrattori variabili.
L’azione espositiva, dunque, non è tanto un prodotto quanto un discorso, un’azione critica, una possibile risposta o una messa in evidenza dei processi che caratterizzano, modificano o turbano la società.