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Antonella Huber

Professoressa a contratto

Dipartimento delle Arti

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a.a 2022/2023 titolo del corso: Ri / Scolpire il tempo. Appunti dall'era della memoria imperfetta

Nell’era della globalizzazione, i musei si misurano con un paradosso: da un lato, il bisogno di far evolvere le loro funzioni e le loro politiche verso un revisionismo geopolitico informato dalle prospettive postcoloniali e decoloniali, dall’altro il rischio d’imporre una nuova espressione geo-estetica del modello occidentale e perpetuare il colonialismo culturale.

A partire dalla recentissima inaugurazione (ottobre 2022) del neonato Museo della Civiltà di Roma (2016), che il nuovo direttore Andrea Villani definisce: un museo decoloniale e multispecie, il corso si propone di dare risposta ad alcune domande: in che modo si può decolonizzare concretamente una collezione d’arte? Da dove iniziare? Come affrontare il cambiamento dei ruoli e delle esigenze tra conservazione, ricerca e nuova curatela?

Il Museo delle Civiltà (termine non a caso declinato al plurale) è innanzitutto un museo “di musei” e “sui musei”, in cui sono confluite, dalla seconda metà del XIX secolo ad oggi, le collezioni di diverse istituzioni, riunite nella seconda metà del XX secolo presso l’attuale, duplice sede, composta dal Palazzo delle Scienze e dal Palazzo delle Tradizioni Popolari, entrambi edificati per l’Esposizione Universale di Roma (E.U.R.) del 1942. La straordinaria articolazione e stratificazione delle opere e dei documenti che il museo conserva – dalla preistoria alla paleontologia, dalle arti e culture extraeuropee alle testimonianze della storia coloniale italiana, fino alle arti e tradizioni popolari italiane – è basata sulla coesistenza fra differenti origini, che hanno però un ricorrente fondamento ideologico nella cultura positivista, classificatoria, eurocentrica e coloniale del XIX e XX secolo.

L’urgenza posta dalla tipologia delle sue collezioni, e la necessità di affrontare un rinnovamento dei suoi statuti, sono le ragioni principali che richiedono al Museo delle Civiltà di assumersi e attuare, oggi, una riflessione sistemica sulle sue identità e sulle sue funzioni, interrogandosi se e come possa operare un museo antropologico contemporaneo. Secondo una nuova idea di “contemporaneo”, da intendere come pratica e non come mera periodizzazione, a favore di una rilettura del ruolo del museo come istituzione in grado di preservare l’eredità culturale e allo stesso tempo offrire una voce critica che possa interrogare il presente e contribuire a realizzare un futuro diverso (Bishop 2009).

Nel processo interpretativo della vocazione di ogni museo, misurarsi con il ripensamento del linguaggio delle cose, e della sintassi che le mette in relazione, costituisce un passaggio logico, se non obbligato, per manifestarsi a spettatori in continua metamorfosi. Sono gli ambiti linguistici dell’allestimento che svelano le strategie culturali dell’istituzione, manifestano le oscillazioni o le conferme in merito al valore e al significato delle raccolte, ridisegnano orizzonti e confini in base alle differenti nature delle collezioni.

Il corso utilizzerà il caso romano come laboratorio per una riflessione teorica e pratica su come immaginare e costruire un museo decoloniale.