Le linee di ricerca proposte prevedono lo studio delle caratteristiche qualitative della carne e del grasso di suino e della diversità
genetica esistente nelle specie animali di interesse zootecnico.
Lo studio delle caratteristiche qualitative della carne e del grasso di suino con particolare riferimento allo studio di polimorfismi e del livello di espressione di geni a funzione nota utlizzando tecniche quali l'analisi di restrizione di SNP, i chip di geni o di SNP e la PCR quantitativa Real time. Lo studio verrà effettuato su varie razze suine allevate in Italia e loro incroci (meticci) in modo da poter valutare differenze esistenti tra tipi genetici ed entro tipo genetico.
Le
differenze genetiche esistenti tra le razze allevate in Italia e/o
cosmopolite verranno valutate anche analizzando la variabilità presente a
livello del DNA, sia genomico (SNP) che
mitocondriale. Per quanto riguarda lo studio della variabilità
presente nel genoma nucleare verranno utilizzati dei marcatori
SNP, specifici per ogni specie, che serviranno
per valutare le distanze genetiche esistenti tra le razze. Lo
studio del DNA mitocondriale verrà eseguito sequenziando la regione
D-loop che contiene la maggioranza dei polimorfismi esistenti
nell'intero genoma mitocondriale o, se necessario, l'intero genoma mitocondriale. L'individuazione dell'aplotipo di ogni animale
analizzato permetterà di confrontare le diverse razze
considerate.
L'attività zootecnica degli ultimi 50 anni è stata
prevalentemente orientata verso un tipo di azienda specializzata,
rappresentato essenzialmente dall'allevamento di razze cosmopolite
che, grazie alle elevate produzioni quantitative, si sono
progressivamente affermate acquisendo un netto predominio numerico.
Le razze locali, caratterizzate da attitudini produttive più
diversificate, sono state così abbandonate in maniera sempre più
marcata e hanno subito una progressiva diminuzione della loro
consistenza numerica: molte si sono estinte, altre sopravvivono in
gruppi ristretti e in alcuni casi rischiano l'estinzione.
L'importanza della biodiversità degli animali in produzione
zootecnica è oggi ampiamente riconosciuta, come dimostrano i
programmi di conservazione messi in atto a livello mondiale dalla
FAO e a livello nazionale da diversi Paesi. I motivi che spingono a
preservare la biodiversità degli animali zootecnici sono di ordine
culturale, biologico e zootecnico. Le popolazioni animali autoctone
sono un importante segno della storia e della cultura delle
popolazioni rurali, rappresentano un materiale insostituibile per
la ricerca scientifica nel campo della genetica e della etnologia
poiché costituiscono una combinazione di geni non più ricostruibile
una volta perduta, frutto di un lento processo selettivo, che le ha
adattate ad un particolare sistema produttivo. Razze fino a poco
tempo fa ritenute di poco valore sono in grado di soddisfare meglio
eventuali cambiamenti nelle esigenze dei consumatori e negli
standard qualitativi dei prodotti di origine animale, determinati
da nuove conoscenze nel campo della nutrizione, da variazioni nelle
abitudini alimentari, dall'affermarsi di nuovi stili di vita o da
cambiamenti dettati da vincoli di carattere ambientale ed etico.
Per poter impostare un programma di salvaguardia di queste
razze/popolazioni, è necessario intraprendere ricerche che
permettano di conoscerne la struttura genetica. Per questi studi si
usano prevalentemente come marcatori genetici gli SNP (single nucleotide polymorphism) e i
polimorfismi del DNA mitocondriale. I primi due sono utili per la
stima della variabilità genetica, della consanguineità e per
l'analisi di paternità. I polimorfismi del DNA mitocondriale
vengono invece utilizzati per la caratterizzazione delle linee
femminili. Le linee di ricerca principali riguardano l'analisi
della variabilità genetica del DNA nucleare tramite l'impiego degli SNP e lo studio delle differenze di sequenza
che si individuano in particolare nella regione D-loop del DNA mitocondriale. Le
ricerche verranno condotte su alcune delle principali specie
allevate: bovino, suino, cavallo, asino considerando sia razze
autoctone italiane che razze cosmpolite. Con l'analisi degli SNP si potranno calcolare le frequenze
alleliche per ogni locus, l'equilibrio genetico della popolazione
secondo Hardy-Weinberg e il grado di variabilità genetica della
popolazione, misurabile attraverso il coefficiente di
consanguineità, l'indice di eterozigosità e il Polymorphism
Information Content. Infine, sarà possibile calcolare le distanze
genetiche e costruire alberi filogenetici, mettendo così in
evidenza le relazioni esistenti tra le diverse razze. Lo studio del
DNA mitocondriale riguarderà la regione D-loop che contiene la
maggioranza dei polimorfismi esistenti nell'intero genoma
mitocondriale.
Questo tipo di analisi consentirà di individuare l'aplotipo di ogni
animale analizzato e permetterà di confrontare le diverse razze
considerate attraverso la costruzione di alberi filogenetici.