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Maurizio Brigotti

Professore associato

Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche

Settore scientifico disciplinare: MED/04 PATOLOGIA GENERALE

Temi di ricerca

Parole chiave: Escherichia coli produttori di Shiga tossine neutrofili Toll-like receptor 4 sindrome uremica emolitica lesioni e riparazione del DNA Shiga tossine

La sindrome uremica emolitica (SEU) è la principale causa di insufficienza renale acuta nei bambini sotto i tre anni di età ed è caratterizzata inoltre da anemia emolitica e trombocitopenia. La maggior parte dei casi di SEU è conseguenza di infezioni intestinali da ceppi di Escherichia coli produttori di Shiga tossine (Stx). Le lesioni dell'endotelio renale causate dalle Stx costituiscono l'evento patogenetico cruciale della SEU.

  1. Diagnosi e patogenesi SEU: realizzazione di un metodo rapido per la rilevazione delle Stx nel sangue dei pazienti; studio della cinetica delle Stx nell'organismo durante il corso naturale della malattia; studio del ruolo dei neutrofili nel trasporto delle Stx dall'intestino al rene e della relazione tra tossiemia e quadro clinico dei pazienti.
  2. Meccanismo d'azione delle Stx in cellule endoteliali: studio della formazione di lesioni nel DNA e geni coinvolti, blocco della riparazione del DNA, studio dell'aumento di espressione di geni pro-infiammatori indotto dalle Stx.


L'attività di ricerca è focalizzata su un gruppo di tossine batteriche, chiamate Shiga tossine (Stx), appartenenti alla famiglia delle proteine che inattivano i ribosomi, come la tossina vegetale ricina.  Le Shiga tossine (Stx1, Stx2) prodotte da alcuni ceppi di Escherichia coli (Stx-producing E. coli; STEC) hanno un ruolo importante nella patogenesi di malattie umane come la colite emorragica e la sindrome uremica emolitica (SEU). Il processo patogenetico inizia con la colonizzazione dell'intestino da parte degli STEC che non invadono l'epitelio, successivamente le Stx prodotte localmente dai batteri vengono adsorbite in circolo. Nel sangue le tossine aderiscono alla superficie dei neutrofili mediante interazione con un recettore specifico (Toll-like receptor 4), ma non vengono internalizzate, perciò queste cellule circolanti potrebbero essere in grado di veicolare le tossine all'endotelio di alcuni organi ed in particolare del rene. Nelle cellule endoteliali renali sono presenti recettori glicolipidici (globotriaosilceramide, Gb3 o CD77) che hanno un'affinità per le Stx 100 volte superiore a quella mostrata dale recettore presente sui neutrofili. Le lesioni alle cellule endoteliali renali determinano l'insorgenza della SEU che rappresenta la causa principale di insufficienza renale acuta nei bambini al di sotto dei tre anni e si manifesta nel 5-10% dei bambini con infezioni intestinali da STEC. La SEU è inoltre caratterizzata da anemia emolitica microangiopatica e trombocitopenia.

Ricerche in corso

1.        Dal 2010, in Lombardia è stata costituita una rete regionale di sorveglianza volta ad identificare precocemente bambini con diarrea emorragica attraverso la cooperazione di 53 unità pediatriche, la Fondazione IRCCS Ca' Granda (Ospedale Maggiore Policlinico, Milano), il Centro per la Cura e lo Studio della Sindrome Emolitico Uremica (Milano), l'Istituto Superiore di Sanità (Roma), il Progetto ALICE ONLUS Associazione per la lotta alla SEU e il gruppo di ricerca coordinato da Maurizio Brigotti presso il Dipartimento di Patologia Sperimentale dell'Università di Bologna, ora DIMES (Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale). Attraverso la realizzazione di metodi per il dosaggio delle Stx adese ai neutrofili o libere nel plasma dei pazienti, stiamo studiando la cinetica delle tossine durante la storia naturale della malattia nel tentativo di chiarire il ruolo della tossina nella transizione tra colite emorragica e SEU.  Stiamo inoltre valutando la relazione esistente tra tossiemia e quadro clinico dei pazienti (necessità di dialisi, durata della dialisi, funzionalità renale, anemia, necessità di trasfusioni, trombocitopenia, complicazioni neurologiche).

 

2.        Le Stx fanno parte della grande famiglia delle proteine che inattivano i ribosomi e per circa 20 anni si è ritenuto che queste tossine agissero solo sull'RNA ribosomiale. Abbiamo dimostrato che le Stx e la tossina vegetale ricina danneggiano il DNA nucleare nelle cellule endoteliali attraverso meccanismi indipendenti dall'apopotosi e dalla inattivazione dei ribosomi. La natura delle lesioni nucleari osservate in queste cellule (formazione di siti apurinici) è in perfetto accordo con l'attività enzimatica delle tossine: distacco di adenina sia dalla cromatina isolata, sia dal DNA nudo in vitro. Stiamo cercando di analizzare se vi sono geni specificamente colpiti dalle Stx e di identificare la sequenza consenso sul DNA. Abbiamo inoltre dimostrato che le Stx, a concentrazioni inferiori rispetto a quelle che determinano le lesioni a ribosomi e DNA, possono bloccare la riparazione del DNA nelle cellule e ciò potrebbe potenziare l'effetto di altri agenti genotossici sulle cellule bersaglio. Non va sottovalutata l'ipotesi che le Stx possano indurre trasformazione delle cellule bersaglio nel corso di infezioni umane sostenute da STEC.

 

 

 

 

 

 

 

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