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Manuela Fabbri

Professoressa associata

Dipartimento di Scienze Dell'Educazione "Giovanni Maria Bertin"

Settore scientifico disciplinare: M-PED/03 DIDATTICA E PEDAGOGIA SPECIALE

Temi di ricerca

Parole chiave: tecnologie e infanzia media education servizio civile tecnologie e inclusione app per l'infanzia educazione inclusiva

1. Le tecnologie nel quotidiano infantile

2. Educazione e app per l'infanzia (progetto EDAPP)

3. Sostegno alla promozione e allo sviluppo della scuola inclusiva in Salvador

4. TV e prima infanzia

5. Il servizio civile dei giovani -Bando straordinario per le zone colpite dal sisma

6. Ambienti di e-learning e learning objects

7. Innovazione didattica e ICT (Information and Communication Technologies)

8. Apprendimento socio-costruttivistico e social networking

9. Nuove tecnologie e ambienti educativi inclusivi

10. Empowerment e nuove tecnologie per la prevenzione e il trattamento delle dipendenze

 

 



1. Le tecnologie nel quotidiano infantile

Le famiglie con minori vivono in contesti sempre più caratterizzati dalla presenza di tecnologie e questo produce notevoli cambiamenti nei comportamenti educativi. La ricerca “Educazione e tecnologie nel quotidiano infantile” ha come terreno di indagine le età dell'infanzia (0-11 anni) e come campione i minori dell'Emilia Romagna e della Provincia di Bolzano.

Gli strumenti di indagine quantitativi e qualitativi adottati saranno funzionali a descrivere a fondo il fenomeno, rilevare tipologia e qualità dei modelli d'uso degli strumenti digitali dichiarati ed agiti nei contesti infantili quotidiani e proporre interpretazioni e strategie educative.

In particolare la ricerca si propone di:

-rilevare nel quotidiano infantile in ambiente familiare la presenza di tecnologie educative a base informatica;

-classificare le modalità di introduzione di tali tecnologie

-analizzare l'impatto di queste tecnologie nella vita quotidiana dei minori 

-monitorare pratiche significative di uso educativo delle tecnologie;

-ipotizzare e sperimentare modelli e strategie di gestione dei nuovi ambienti

-elaborare delle linee guida sull'uso delle tecnologie educative successivamente oggetto di percorsi di formazione per educatori e genitori in accordo con il garante dei minori della Regione Emilia-Romagna. La ricerca, a partire da un'attenta ricognizione della letteratura esistente in argomento a livello nazionale e internazionale, intende attivare una rilevazione puntuale della situazione italiana, con particolare riferimento all'Italia Settentrionale (Emilia-Romagna, Alto Adige) utilizzando strumenti sia quantitativi (questionari a campioni significativi di insegnanti, genitori, rivenditori…) sia qualitativi (interviste a testimoni privilegiati, focus group, case studies…). Inoltre, per quanto riguarda i bambini e le bambine dai cinque ai sette anni si intende progettare diverse modalità di raccolta delle loro dirette opinioni e rappresentazioni (interviste, focus group, strategie ludiche).

2. Educazione e app per l'infanzia (progetto EDAPP)

La realtà di oggi vede un sempre più crescente numero di bambini, adolescenti, giovani che si confronta quotidianamente con le tecnologie - tecnologie miniaturizzate, portabili, accessibili - a tal punto da poterle definire “protesi tecnologiche”. La facilità con cui si possono gestire tali dispositivi, attraverso l'immediatezza dell'interazione con il touch screen, ne aumenta l'accessibilità da parte dell'infanzia, che ha maggior dimestichezza con il mondo “ridotto in miniatura”, con la vita riprodotta in formato mini.

Davanti a questo scenario, insegnanti e genitori rischiano di trovarsi smarriti, vedendo indebolirsi certezze didattiche ed educative intanto che i bambini e le bambine si avventurano nell'esplorazione di tecnologie digitali, sempre più ricche di applicazioni per iPad e tablet, iPhone e smartphone, disponibili su veri e propri App Store, gratuite o a pagamento, compatibili con diversi sistemi, che occupano già aree di mercato per l'infanzia in grande espansione. Il progetto EDAPP intende indagare un fenomeno in forte espansione nell'ambito della commercializzazione di applicazioni (App) di tipo educativo per device mobili (tablet e smartphone), dirette allo sviluppo cognitivo dei bambini in età prescolare. A tutt'oggi i principali store di applicazioni presenti in Rete (iTunes per Apple, Googlestore per Google e Microsoft Store per MS) consentono la vendita o il download gratuito di App di natura didattica (applicando metodologie ludiche) prestando, troppo frequentemente, poca attenzione alla descrizione delle caratteristiche educative di applicazioni che saranno fruite dai bambini durante il gioco libero. Il progetto si pone l'obiettivo di individuare i principali criteri di analisi di questi software per ipotizzare un modello di “scheda di valutazione" delle singole App utile ad informare, prima dell'acquisto, il bacino potenziale degli utenti interessati (genitori, educatori, insegnanti).

La ricerca sulle App ha l'intento di elaborare e sviluppare un progetto di selezione, recensione e organizzazione razionale delle App per bambini.

In particolare, si pone l'obiettivo di individuare i principali criteri di analisi di questi software per ipotizzare un modello di “scheda di valutazione" delle singole App utile ad informare, prima dell'acquisto, il bacino potenziale degli utenti interessati (genitori, educatori, insegnanti).

Il progetto, infatti, intende fornire agli adulti tutti quei fondamentali supporti che garantiscano qualità e idoneità del prodotto: ogni App selezionata, infatti, avrà una sorta di “bollino di qualità” che ne assicurerà la valenza e la sicurezza.

3. Sostegno alla promozione e allo sviluppo della scuola inclusiva in Salvador

Il progetto é finanziato dal Ministero degli Affari Esteri - Direzione Generale della Cooperazione allo Sviluppo ed è realizzato dal Dipartimento di Scienze dell'Educazione in partnership con il MINED (Ministero dell'Educazione Salvadoregno). Gli obiettivi principali del progetto sono: 1. promuovere in El Salvador un modello di scuola inclusiva che favorisca l'accesso al sistema educativo di tutti i minori in situazione di handicap e/o di svantaggio psico-sociale; 2. valorizzare il ruolo sociale della scuola attraverso la sensibilizzazione delle istituzioni per l'inclusione sociale di tutti; 3. contribuire a migliorare la qualitá professionale dei docenti. Il progetto prevede la trasformazione di 18 scuole pilota da tradizionali a inclusive attraverso due macro attività:
• Formazione rivolta ai direttori, vicedirettori, maestri, assistenti pedagogici delle 18 scuole pilota e ai tecnici del Mined centrale, sia attraverso interventi formativi in presenza che in modalità e-learning.
• Realizzazione di un Osservatorio nazionale sulle buone pratiche di educazione inclusiva che riassume in sé 3 funzioni principali: ricercare, documentare, condividere le buone pratiche affinché diventino patrimonio del sistema e tema di riflessione su cui migliorare le politiche educative.
L'approccio metodologico utilizzato é quello della ricerca-azione, ossia l'alternanza di momenti teorici ad altri sperimentali. Parte integrante del processo di ricerca-azione sono i monitoraggi nelle scuole, che hanno l'obiettivo di supportare insegnanti e direttori nello sviluppo delle loro pratiche educative inclusive.

4. TV e prima infanzia

A partire dalla seconda metà dell'ultimo decennio e con crescente intensificazione negli ultimi tre anni, il fenomeno dei canali televisivi dedicati esclusivamente all'infanzia è venuto assumendo una estrema rilevanza pedagogica. Allo stato attuale, le indagini statistiche in materia, non ancora peraltro sufficientemente approfondite e sistematiche, evidenziano come centinaia di migliaia di bambine e bambini appartenenti alla cosiddetta “seconda infanzia” (3-6 anni) passano quotidianamente almeno un'ora davanti al televisore, prima e dopo la frequenza scolastica, arrivando a superare le tre ore nelle giornate non scolastiche. Le ore di frequenza televisiva crescono nei periodi successivi con il parallelo crescere di offerte televisive specificamente dedicate alle età dai 6 agli 11. Nello stesso tempo pone indubbi interrogativi l'irrompere dell'offerta televisiva rivolta dichiaratamente alla prima infanzia (0-3 anni) con programmi specificamente pensati per questa fascia di età. I maggiori canali televisivi trovano un supporto e per così dire una prosecuzione in rete attraverso i loro portali di riferimento che propongono speso rubriche per genitori e semplici videogames progettati da specialisti esplicitamente tesi a trasformare in utili eduteinments volti e slogan dei protagonisti delle serie di maggior successo. Contemporaneamente e in modo assai meno controllabile cresce la possibilità di rivedere a piacimento su Youtube programmi ripresi dai canali stessi e postati appositamente per visioni ripetute. Tutti canali dichiarano di progettare con la massima accuratezza i loro prodotti e di fare largo uso di consulenti psicologici. Ad un esame superficiale, la maggior parte delle offerte televisive per la prima infanzia appare indubbiamente contrassegnata da una qualità tecnica e da una sensibilità pedagogica sconosciute nei decenni precedenti. Rimane comunque del tutto sotto studiato l'effettivo impatto educativo di queste nuove proposte sulla formazione dei bambini e delle bambine.

La ricerca intende censire analiticamente la programmazione televisiva dei canali Rai Gulp, Rai YoYo, Cartoonito, Boing, e analizzarne semanticamente i contenuti verbali e le tipologie di personaggi rappresentati.

5. Il servizio civile dei giovani -Bando straordinario per le zone colpite dal sisma

Analisi della motivazione, della soddisfazione nei confronti dell'esperienza e del percorso di acquisizione di competenze nel contesto d'intervento
La ricerca è co-Promossa dal Dipartimento di Scienze dell'Educazione - Università di Bologna e dall'Assessorato alla Promozione delle politiche sociali e di integrazione per l'immigrazione, volontariato, associazionismo e terzo settore

La finalità della ricerca è fornire un quadro situazionale riguardante alcune caratteristiche del volontariato legate agli aspetti motivazionali, formativi e organizzativi percepiti dai giovani volontari coinvolti nel servizio civile all'interno del progetto indicato, nonché dalle strutture presso le quali avviene il servizio.

L'indagine è rivolta principalmente ai volontari del servizio civile: per alcuni aspetti (a campione) a tutti quelli che hanno fatto domanda e per altri più specifici a quelli che sono stati selezionati. In secondo luogo l'indagine è rivolta alle strutture presso le quali il servizio viene svolto. Il metodo prevede un doppio approccio: quantitativo e qualitativo, secondo i paradigmi del metodo misto (tramite questionari, focus group, interviste).


6. Ambienti di e-learning e learning objects

In dettaglio le fasi della ricerca sono così delineate: Studio della letteratura scientifica esistente in materia di Learning Objects. Analisi dell'e-learning come ambiente di apprendimento secondo tre prospettive didattiche fondamentali: -la prospettiva monocognitiva che pone la sua attenzione sul prodotto, sulle risorse informative. In questo caso l'ambiente di e-learning viene interpretato come strumento di istruzione in grado di garantire una maggiore qualità dell'informazione e della didattica; -la prospettiva metacognitiva che pone la sua attenzione sul processo, sull'imparare ad imparare. In questo caso l'e-learning viene ipotizzato come ambiente di elaborazione costruttiva del sapere anche attraverso la costruzione sociale delle conoscenze tramite forme telematiche di lavoro cooperativo. -la prospettiva fantacognitiva che pone la sua attenzione sul soggetto, sulla valorizzazione del suo vissuto. In questo ultimo caso l'e-learning può essere proposto come ambiente centrato sull'acquisizione delle capacità di interpretare, organizzare, strutturare le informazioni secondo modalità che lasciano ampio spazio all'emozione, all'avventura cognitiva, alla creatività individuale e di gruppo. Analisi dell'e-learning come potenziale ambiente di apprendimento individualizzato e personalizzato. Realizzazione di un sistema di indicatori per definire le specifiche dei Learning Objects. Realizzazione, sulla base di quanto emerso dall'analisi della letteratura scientifica sull'argomento, di un sistema di indicatori per definire le specifiche dei learning objects. Predisposizione di una griglia atta ad individuare i principali indicatori dei learning objects, quali, ad esempio, le definizioni concettuali teoriche di base (learning objects, insegnamento, modulo, unità didattica, tipologie di piattaforme, metodologie di apprendimento), le caratteristiche strutturali e didattiche dei learning objects (tipologie, durata temporale, riusabilità, presenza di metadata, multimedialità, accessibilità all'handicap, ma anche presenza di elementi di individualizzazione, di personalizzazione, di interazione, di cooperazione, di meta e fantacognizione ecc.), il momento della produzione e della gestione dei learning objects (ore lavoro per la costruzione e l'aggiornamento, costi per la produzione, elementi di sostegno/recupero, di tracciabilità, qualità, quantità e linguaggio degli obiettivi ecc.), le figure di riferimento per la progettazione, produzione, erogazione ed aggiornamento; la valutazione (strumenti di valutazione, di autovalutazione, di certificazione dei risultati). Analisi della più significativa letteratura scientifica europea e nordamericana sulla base degli indicatori individuati. Conseguente ridefinizione concettuale dei learning objects e delle loro caratteristiche strutturali. Analisi di alcune piattaforme per l'apprendimento LMS e LCMS contenenti learning objects Individuazione delle differenti funzioni presenti in esse dal punto di vista dei docenti e dei discenti e verifica della corrispondenza o meno degli indicatori individuati e mutuati dall'analisi della letteratura scientifica.

7. Innovazione didattica e ICT (Information and Communication Tecnologies)

Nonostante sia largamente diffusa, e non soltanto in ambiente scientifico, la convinzione che l'avvento massiccio delle cosiddette nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione abbia da tempo assunto le caratteristiche di una vera e propria rivoluzione, in grado di trasformare radicalmente lo stesso scenario della formazione, il significato stesso del concetto di “tecnologie dell'educazione” e, ancor più, il suo ambito di pertinenza formativa appaiono essere assolutamente non chiari. Si va da posizioni minimaliste, che confondono in modo tecnocratico gli strumenti delle ICT (Information and Communication Tecnologies) con l'educazione, come se informare equivalesse ad educare, a posizioni massimaliste che integrano il tema delle tecnologie nel discorso più generale della Didattica fino a farne combaciare il significato. In questa situazione, l'unico spazio che rimane all'educatore, rinunciando ad ogni perdente atteggiamento aventiniano, è quello di cercare di “agire” rivendicando la propria possibilità di scegliere assumendosi la responsabilità di cavalcare criticamente le nuove tecnologie. In particolare, quindi, impegnandosi a decidere cosa, come, quando e perché le tecnologie. Porsi il problema del cosa significa non accettare ad occhi chiusi tutti i prodotti, per quanto “nuovi”, proposti dal mercato ed acquisire quindi competenze che  consentano di effettuare scelte coerenti in termini di hardware e di software. Il come, da parte sua, interroga il docente sul suo modello didattico: gli domanda se eseguire le istruzioni d'uso previste dal costruttore o se costruirsene di specifiche in funzione degli obiettivi che intende perseguire, degli interlocutori ai quali si rivolge, dei contenuti che sviluppa. Il quando riguarda invece la necessità di effettuare un uso dosato delle risorse tecnologiche accompagnando le “nuove” con le vecchie e valorizzando le diverse e complesse modalità di costruzione della conoscenza che sono a disposizione di ogni individuo, da quelle mediate da strumenti tecnologici a quelle  che ripropongono la corporeità e la sua sensorialità non mediata. Il perché, infine, concerne la continua consapevolezza degli obiettivi perseguiti e l'attenzione quindi ad evitare quel “fare” che si fa soltanto perché può essere fatto e non perché ve ne sia una ragione.

8. Apprendimento socio-costruttivistico e social networking

La ricerca viene condotta all'interno di un programma avviato dalla Direzione Generale per gli Studi, la Statistica e i Sistemi Informativi (DGSSSI) del MIUR, che, nel quadro del piano di sostegno dell'Innovazione Digitale, promuove l'allestimento di classi tecnologicamente avanzate denominate Cl@ssi 2.0 della Scuola Secondaria di Primo Grado.

L'intento dell'iniziativa è quello di realizzare ambienti di apprendimento adatti ad un utilizzo costante e diffuso delle tecnologie nella quotidianità scolastica, al fine di verificare in un triennio, come e quanto l'impatto possa intervenire nei processi formativi in un'epoca di trasformazioni dei linguaggi della comunicazione e della diffusione dei saperi.

La realizzazione di un ambiente nuovo per l'apprendimento offre anche l'opportunità di individuare strategie che coniughino l'innovazione nella programmazione didattica con i modelli di organizzazione delle risorse umane, strutturali ed infrastrutturali delle istituzioni scolastiche.

9. Nuove tecnologie e ambienti educativi inclusivi

La ricerca viene condotta in alcuni paesi caratterizzati da forti contraddizioni socio-politiche (Palestina) o da problemi socio-economici e di sviluppo (Salvador). Come introdurre le nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione nei sistemi educativi di questi paesi senza fare "colonizzazione" e attivando processi di inclusione?

10. Empowerment e nuove tecnologie per la prevenzione e il trattamento delle dipendenze

Il concetto di dipendenza sta oggi vivendo un vistoso processo di allargamento di significato che lo vede dilatarsi a coprire fenomeni di relazione non equilibrata e spersonalizzante tra il soggetto e un sistema di sostanze, altre persone, situazioni che vanno molto al di là delle tradizionali sostanze stupefacenti. Si parla infatti oggi di nuove dipendenze da Internet, dal cibo, dal lavoro, dal mercato… In questo contesto, salta la storica equivalenza tra dipendenza e devianza conclamata e, in una realtà in cui tutti sono a rischio di maturare relazioni di dipendenza, i confini dell'intervento spostano il centro della loro attenzione dall'intervento terapeutico-riabilitativo a quello di prevenzione. L'articolo, a partire da una breve analisi di questa nuova situazione, individua nella prospettiva dell'empowerment (individuale, sociale e politico) la strada di un intervento di natura pedagogica capace di stimolare nel soggetto la capacità di autoprogettarsi, reagendo a situazioni di dipendenza maturate, ma, prima ancora, prevenendole, facendo forza sulla qualità individuale e sociale della propria progettazione esistenziale. Un progetto di questa natura richiede l'attivazione di una rete di relazioni in grado di accompagnare il soggetto nelle sue scelte, di costituire quell'ambiente prossimale di ricchi interscambi solo all'interno della quale il singolo individuo può far crescere la propria autonomia e capacità di autosussistenza critica. I nuovi strumenti della comunicazione che caratterizzano la cosiddetta ‘società della conoscenza' rappresentano potenzialmente altrettanti strumenti di qualificazione della comunicazione stessa in direzione di empowerment. Nell'attuale realtà sociale, essi vengono rilevati in prevalenza come produttori di effetti di spersonalizzazione ad alto rischio tossico e come stimolatori di situazioni di nuova dipendenza. In teoria, ed in alcune pratiche sperimentali, si può e si deve invece progettarne un uso dalla parte della crescita del soggetto e della comunità. Un uso tanto più efficace ed efficiente quanto più nuove e, sempre almeno in potenza, fertili sono queste strumentazioni nella loro capacità di costruire relazioni a favore dell'empowerment dei singoli e dei gruppi.