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Gerardo Guccini

Professore ordinario

Dipartimento delle Arti

Settore scientifico disciplinare: L-ART/05 DISCIPLINE DELLO SPETTACOLO

Contenuti utili

laboratorio di scrittura scenica. Prima parte

<!-- @page { margin: 2cm } P { margin-bottom: 0cm; text-align: justify } --> <p>I testi qui riportati costituiscono materiali di lavoro per il modulo laboratoria del corso di Teorie e tecniche della composizione drammatica (a.a. 2009/2010)</p> <p>&nbsp;</p> <p>Tiezzi individua nella musica un testo che va a dialogare con il testo poetico, con quello attorico e spaziale definendo i contorni della drammaturgia scenica. Secondo Tiezzi il testo musicale &egrave; intimamente connesso alla dimensione verbale. A questo proposito egli scrive: &ldquo;La musica si adegua in genere alla situazione drammatica: interpreta il testo, presuppone il testo, ma nello stesso tempo &egrave; condizione ritmica dell&rsquo;azione. Cio&egrave; l&rsquo;azione drammatica viene reinterpretata o capovolta dalla musica, viene commentata e &lsquo;maculata&rsquo; dal suono&rdquo;. (Lorenzo Mango, <em>La scrittura scenica</em>, p. 360).</p> <p>&nbsp;</p> <p>Lo spettatore deve essere circondato dalla voce dell&rsquo;attore come se questa provenisse da ogni direzione e non soltanto dal posto dove l&rsquo;attore si trova. Persino i muri devono parlare con la voce dell&rsquo;attore. (J. Grotowski, <em>Per un teatro povero</em>)</p> <p>&nbsp;</p> <p>Analizzando i meccanismi linguistici del teatro di Carmelo Bene, Piergiorgio Giacch&eacute; annota come questi agiscano come &ldquo;un&rsquo;Opera <em>invertita,</em> con stacchi musicali che non fanno da sottofondo, ma che invece sfondano le parole, le trasformano in note e, dall&rsquo;altra, con battute recitate che - da qualunque testo provengano - si distendono fin da principio almeno in <em>versi</em> e diventano alla fine per lo meno <em>suoni</em>&rdquo;. (Lorenzo Mango, <em>La scrittura scenica</em>, p. 366).</p> <p>&nbsp;</p> <p>Nel <em>Frankenstein</em> del Living (1965) il mostro sogna di trovarsi su una barca in mezzo al mare travolto dal maltempo, gli attori in totale accordo vocale, intonano con la sola voce il rumore del vento, delle onde, del mare. Solo con la voce restituiscono un corpo a ci&ograve; che come il vento non &egrave; visibile. Le voci aggrovigliano suoni e corpi in un insieme di totale realismo. Il vento sonoro-vocale termina con l&rsquo;irrompere dal mondo marino di tre attrici: tre sirene che adattano alla melodia dell&rsquo;<em>Inno alla gioia </em>della IX sinfonia i versi della Tempesta di Shakespeare. Viene cos&igrave; realizzata una seconda combinazione vocale ritmata questa volta da una musica gi&agrave; esistente.</p> <p>&nbsp;</p> <p>La musica &egrave; un elemento che serve a configurare per contaminazione o per analogia il linguaggio scenico. Dall&rsquo;altro si presenta come un vero e proprio testo con cui il regista &egrave; chiamato a relazionarsi in maniera dialettica a tal punto che pu&ograve; anche essere portato a scriverle contro. (Lorenzo Mango, <em>La scrittura scenica</em>, p. 364).</p> <p>&nbsp;</p> <p>&nbsp;</p>