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Gerardo Guccini

Professore ordinario

Dipartimento delle Arti

Settore scientifico disciplinare: L-ART/05 DISCIPLINE DELLO SPETTACOLO

Temi di ricerca

Lo studio delle interazioni fra la drammaturgia degli attori e i processi compositivi dei drammaturghi include l'individuazione dei momenti di intersezione fra le diverse modalità compositive; il reperimento delle fonti; l'analisi comparativa degli esiti e dei rispettivi sistemi culturali. Le indagini volte alla ricostruzione dei processi compositivi strutturano le relazioni fra il testo e gli elementi extra-verbali della rappresentazione definendo un campo di osservazione dove la cultura materiale del teatro si profila sia come matrice che come destinataria delle determinazioni verbali. La ricerca intorno alle tipologie della performance epica, indica che si sono costituite possibilità recitative imperniate all'atto della narrazione e che queste sottintendono diversi vissuti e tecniche d'attuazione. Le interazioni fra informazione giornalistica e drammaturgia teatrale hanno determinato competenze trasversali e composite ancora da indagare.

Lo studio delle interazioni fra la drammaturgia degli attori e i processi compositivi dei drammaturghi include l'individuazione dei momenti di intersezione fra le diverse modalità compositive; il reperimento delle fonti; l'analisi comparativa degli esiti scenico/interpretativi e dei rispettivi sistemi culturali. Le direttive seguite hanno individuato le radici attoriali dell'invenzione melodrammatica di Rinuccini e Peri, con particolare riferimento alla teoresi di Vincenzo Galilei e alle pratiche del “corago”; la componente musicale nella cultura materiale dei comici; la presenza della drammaturgia realizzata degli attori nella sintesi di Giuseppe Verdi; l'influsso del sistema dei ruoli sul teatro comico di Donizetti e quello della cultura proto-registica sulla drammaturgia pucciniana. Sono in corso di svolgimento approfondimenti che completano il quadro delle interazioni fra attori e compositori nel contesto del teatro ottocentesco, indagando la comune dipendenza degli uni e degli altri dal sistema dei ruoli, la funzione innovativa delle caratterizzazioni originali (a proposito del Don Pasquale) e la rigenerazione del personaggio nella percezione dilatata dell'autore/artista (con particolare riferimento al teatro pucciniano). Per quanto riguarda l'innovazione novecentesca, lo studio dei processi ha comportato la considerazione delle forme multimediali, le cui possibilità hanno radicalmente mutato il rapporto fra la dimensione del progetto e quella della performance attuata. Le indagini volte alla ricostruzione dei processi compositivi strutturano le relazioni fra gli elementi extra-verbali della rappresentazione e gli esiti testuali, definendo un campo di osservazione dove la cultura materiale del teatro si profila sia come matrice che come destinataria delle determinazioni verbali, che vengono così ad individuare, alle loro origini, un'entità variabile, costituita ora dall'autore ora dal “dramaturg” ora dall'ensemble teatrale. Contesto ideale per l'individuazione di tali processi si sono rivelati gli spettacoli e i laboratori tenuti da attori/autori quali Marco Baliani, Laura Curino, Marco Paolini e Ascanio Celestini. Uno studio monografico è stato dedicato a Stabat Mater, spettacolo di riferimento negli anni Ottanta e Novanta, che include e combina le diverse manifestazioni della funzione autorale. Mentre, le attività laboratoriali degli attori/autori affrontati nella monografia la Bottega dei narratori hanno rivelato sottese griglie operative, che le rendono leggibili in quanto tentativi di dilatare e condividere empiricamente poetiche di natura individuale, che si evidenziano perciò anche in senso teorico. L'approfondimento delle articolazioni meno indagate dei processi compositivi ha individuato la tipologia delle "scritture nascoste", per cui l'attore/attore elabora strati testuali che non confluiscono nel testo detto oppure il dramaturg delle compagnie di danza ricerca elementi verbale che inducano e sollecitino l'invenzione coreografica a l'attuazione corporea. Un fronte ulteriore di questa linea di ricerca è costituito dalle indagini intorno alla “nuova drammaturgia epica” scaturita dalle trasformazioni e dalla repliche rigenerate della teatralità di gruppo: con particolare riferimento alle drammaturgie dell'autore/capocomico Marco Martinelli, di Emma Dante, di Gabriele Vacis, di Ascanio Celestini e di Marco Baliani. La ricerca intorno alle tipologie della “performance epica”, indica che si sono costituite possibilità recitative imperniate all'atto della narrazione, che queste sottintendono diversi vissuti e tecniche d'attuazione e che il riconoscimento di tali diversità richiede l'adozione di nozioni più ampie e generali di quelle indicanti le singole modalità narrative (ad esempio la “lettura drammatizzata”, il “monologo”, il “monodramma” eccetera). Lo studio delle tecniche d'attuazione della "performance epica" ha evidenziato diversi filoni: la recitazione straniata di Brecht, lo straniamento comico di Fo, il teatro civile di Marco Paolini e di Marco Baliani, la nuova narrazione teatrale dei Maori, la tradizione rigenerata dei griots senegalesi, la drammaturgia straniata di Chiti e il “teatro informazione” di Beppe Grillo. Le prospettive di tale linea di ricerca individuano quale campo d'indagine la nuove soluzioni di “teatro e informazione”, che combinano performance e reportage. L'indagine di tale contesto implica il confronto fra le diverse tecniche di reperimento e di montaggio dei dati informativi, lo studio comparativo delle emergenze internazionali, l'analisi delle poetiche dei giornalisti e l'individuazione del luogo occupato dall'informazione nelle relazioni fra i teatranti e il pubblico.