Lo studio delle interazioni fra la drammaturgia degli attori e i
processi compositivi dei drammaturghi include l'individuazione dei
momenti di intersezione fra le diverse modalità compositive; il
reperimento delle fonti; l'analisi comparativa degli esiti e dei
rispettivi sistemi culturali. Le indagini volte alla ricostruzione
dei processi compositivi strutturano le relazioni fra il testo e
gli elementi extra-verbali della rappresentazione definendo un
campo di osservazione dove la cultura materiale del teatro si
profila sia come matrice che come destinataria delle determinazioni
verbali. La ricerca intorno alle tipologie della performance epica,
indica che si sono costituite possibilità recitative imperniate
all'atto della narrazione e che queste sottintendono diversi
vissuti e tecniche d'attuazione. Le interazioni fra informazione
giornalistica e drammaturgia teatrale hanno determinato competenze
trasversali e composite ancora da indagare.
Lo studio delle interazioni fra la drammaturgia degli attori e i
processi compositivi dei drammaturghi include l'individuazione dei
momenti di intersezione fra le diverse modalità compositive; il
reperimento delle fonti; l'analisi comparativa degli esiti
scenico/interpretativi e dei rispettivi sistemi culturali. Le
direttive seguite hanno individuato le radici attoriali
dell'invenzione melodrammatica di Rinuccini e Peri, con particolare
riferimento alla teoresi di Vincenzo Galilei e alle pratiche del
“corago”; la componente musicale nella cultura materiale dei
comici; la presenza della drammaturgia realizzata degli attori
nella sintesi di Giuseppe Verdi; l'influsso del sistema dei ruoli
sul teatro comico di Donizetti e quello della cultura
proto-registica sulla drammaturgia pucciniana. Sono in corso di
svolgimento approfondimenti che completano il quadro delle
interazioni fra attori e compositori nel contesto del teatro
ottocentesco, indagando la comune dipendenza degli uni e degli
altri dal sistema dei ruoli, la funzione innovativa delle
caratterizzazioni originali (a proposito del Don Pasquale) e la
rigenerazione del personaggio nella percezione dilatata
dell'autore/artista (con particolare riferimento al teatro
pucciniano). Per quanto riguarda l'innovazione novecentesca, lo
studio dei processi ha comportato la considerazione delle forme
multimediali, le cui possibilità hanno radicalmente mutato il
rapporto fra la dimensione del progetto e quella della performance
attuata. Le indagini volte alla ricostruzione dei processi
compositivi strutturano le relazioni fra gli elementi extra-verbali
della rappresentazione e gli esiti testuali, definendo un campo di
osservazione dove la cultura materiale del teatro si profila sia
come matrice che come destinataria delle determinazioni verbali,
che vengono così ad individuare, alle loro origini, un'entità
variabile, costituita ora dall'autore ora dal “dramaturg” ora
dall'ensemble teatrale. Contesto ideale per l'individuazione di
tali processi si sono rivelati gli spettacoli e i laboratori tenuti
da attori/autori quali Marco Baliani, Laura Curino, Marco Paolini e
Ascanio Celestini. Uno studio monografico è stato dedicato a Stabat
Mater, spettacolo di riferimento negli anni Ottanta e Novanta, che
include e combina le diverse manifestazioni della funzione
autorale. Mentre, le attività laboratoriali degli attori/autori
affrontati nella monografia la Bottega dei narratori hanno rivelato
sottese griglie operative, che le rendono leggibili in quanto
tentativi di dilatare e condividere empiricamente poetiche di
natura individuale, che si evidenziano perciò anche in senso
teorico. L'approfondimento delle articolazioni meno indagate dei
processi compositivi ha individuato la tipologia delle "scritture
nascoste", per cui l'attore/attore elabora strati testuali che non
confluiscono nel testo detto oppure il dramaturg delle compagnie di
danza ricerca elementi verbale che inducano e sollecitino
l'invenzione coreografica a l'attuazione corporea. Un fronte
ulteriore di questa linea di ricerca è costituito dalle indagini
intorno alla “nuova drammaturgia epica” scaturita dalle
trasformazioni e dalla repliche rigenerate della teatralità di
gruppo: con particolare riferimento alle drammaturgie
dell'autore/capocomico Marco Martinelli, di Emma Dante, di Gabriele
Vacis, di Ascanio Celestini e di Marco Baliani. La ricerca intorno
alle tipologie della “performance epica”, indica che si sono
costituite possibilità recitative imperniate all'atto della
narrazione, che queste sottintendono diversi vissuti e tecniche
d'attuazione e che il riconoscimento di tali diversità richiede
l'adozione di nozioni più ampie e generali di quelle indicanti le
singole modalità narrative (ad esempio la “lettura drammatizzata”,
il “monologo”, il “monodramma” eccetera). Lo studio delle tecniche
d'attuazione della "performance epica" ha evidenziato diversi
filoni: la recitazione straniata di Brecht, lo straniamento comico
di Fo, il teatro civile di Marco Paolini e di Marco Baliani, la
nuova narrazione teatrale dei Maori, la tradizione rigenerata dei
griots senegalesi, la drammaturgia straniata di Chiti e il “teatro
informazione” di Beppe Grillo. Le prospettive di tale linea di
ricerca individuano quale campo d'indagine la nuove soluzioni di
“teatro e informazione”, che combinano performance e reportage.
L'indagine di tale contesto implica il confronto fra le diverse
tecniche di reperimento e di montaggio dei dati informativi, lo
studio comparativo delle emergenze internazionali, l'analisi delle
poetiche dei giornalisti e l'individuazione del luogo occupato
dall'informazione nelle relazioni fra i teatranti e il pubblico.