Ontologia del diritto
Teoria delle istituzioni
Teoria delle regole costitutive
Fenomenologia dei concetti istituzionali
Concetti istituzionali e metafore
Concetti istituzionali ed embodied cognition
Ontologia della realtà giuridica e regole costitutive
Questa è la mia linea di ricerca principale, che ho condotto negli anni e ha portato finora alla pubblicazione di due monografie (Pragmatica delle regole costitutive e Costituire: Uno studio di ontologia giuridica) e vari saggi in riviste nazionali e internazionali. Il problema di fondo è il seguente. I fenomeni istituzionali consistono di regole, esistono in virtù di regole, per certi versi impongono la conoscenza di regole. Ma com’è possibile che un intero dominio della realtà sociale, con il quale quotidianamente dobbiamo misurarci, sia costituito tramite regole? Come possono delle regole creare qualcosa, essere cioè regole costitutive? È, appunto, un problema ontologico: di ontologia delle istituzioni.
Per analizzare questo problema, adotto un approccio che si richiama per molti versi all’ontologia sociale contemporanea e ai suoi autori principali: John Searle, Raimo Tuomela, Margareth Gilbert, Michael Bratman, Philip Pettit. In più occasioni ho poi adottato i metodi e i risultati della fenomenologia della realtà giuridica offerta da Amedeo G. Conte.
I risultati delle mie ricerche portano attualmente ad una concezione pragmaticamente orientata delle regole costitutive di istituzioni, che tende a vederle nel contesto più ampio della pratica sociale nella quale esse si inscrivono. In particolare, ho sviluppato una fenomenologia tridimensionale dei concetti istituzionali e delle entità cui essi si riferiscono, per la quale, accanto alla struttura e ai concetti istituzionali costituiti da regole che essa contiene, è necessario tematizzare da un lato il contesto assiologico e concettuale più ampio in cui tale struttura si iscrive, contesto che tipicamente determina l’esistenza di concetti meta-istituzionali, dall’altro l’attività di applicazione concreta di quella struttura, la quale determina l’esistenza di concetti para-istituzionali.
In alcune ricerche ho poi mostrato come questa concezione tridimensionale delle istituzioni e dei loro concetti tipici permette di specificare il classico “punto di vista interno” hartiano in una serie più complessa di prospettive possibili sul diritto e sulle istituzioni che lo compongono.
Teoria del diritto come artefatto
Lo studio dell’ontologia giuridica e delle regole costitutive di concetti istituzionali mi ha poi condotto a formulare una teoria delle istituzioni giuridiche intese come artefatti immateriali, ovvero a formulare una teoria del diritto alla luce della discussione contemporanea sull’ontologia degli artefatti. Questo lavoro ha condotto ad una collaborazione proficua con il Prof. Luka Burazin, dell’università di Zagabria, ed il Prof. Kenneth Einar Himma, della University of Washington: in particolare, stiamo ora lavorando alla collettanea Law as an Artefact, accettata per la pubblicazione da Oxford University Press.
La teoria del diritto come artefatto che sostengo si basa sul concetto di “storia deliberativa”: la natura di una istituzione giuridica va cioè, in questa prospettiva, concepita in termini di proprietà storiche, ovvero come l’evoluzione degli stati intenzionali collettivi attorno ad una determinata struttura di regole. In alcuni saggi cerco di argomentare come questa prospettiva permetta di combinare l’ontologia degli artefatti e l’ontologia giuridica in modo proficuo, ma giungo anche alla conclusione che, per quanto illuminante sotto vari aspetti, una teoria del diritto come artefatto non può spiegare ogni aspetto dell’ontologia giuridica.
Teoria sperimentale del diritto: mimesi istituzionale e istituzioni giuridiche metaforiche
La ricerca sulla natura artifattuale del diritto ha inevitabilmente aperto la mia ricerca ad un problema classico della filosofia del diritto: è possibile concepire le istituzioni giuridiche, oltre che come artefatti, in qualche senso come artefatti “naturali”? Dopotutto, questa era l’originale intuizione della più antica delle concezioni filosofiche-giuridiche, il giusnaturalismo: l’idea che le istituzioni giuridiche possono essere collegate con il modo in cui opera la natura, che dike può essere connessa con kosmos, l’ordine naturale. È dunque possibile che il modo in cui gli artefatti giuridici sono costruiti e concettualizzati sia connesso con il modo in cui lo è la natura, i fenomeni fisici? C’è una connessione tra diritto e (non la natura in senso oggettivo, bensì) le concezioni della natura?
Nell’affrontare questa problematica ho adottato un metodo che intendo ampliare anche ad altri problemi trattati nel mio lavoro: in particolare, ho esteso gli strumenti classici di analisi concettuale tipici della filosofia analitica del diritto ad una metodologia sperimentale, condotta con gli strumenti della psicologia cognitiva contemporanea in collaborazione con Anna Borghi del Dipartimento di Psicologia di Bologna (ora al Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica dell’Università di Roma “La Sapienza”), Luca Tummolini dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR di Roma e Luisa Lugli del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell'Università di Bologna. In particolare, ho esteso la metodologia tipica della cosiddetta embodied cognition, per la quale ogni forma di concettualizzazione si basa su pattern d’azione fisico-motori, ai concetti istituzionali, riformulando così la problematica sul rapporto tra concetti giuridici e concetti naturali nei termini di metafore concettuali, vale a dire di relazioni metaforiche tra diritto e natura.
In due lavori di filosofia del diritto e psicologia cognitiva sperimentale pubblicati con questo gruppo di ricerca abbiamo mostrato, da un lato, che vi sono buoni motivi per ritenere che la concettualizzazione di istituzioni giuridiche presenti profili di analogia con la concettualizzazione degli artefatti, dall’altro che gli artefatti giuridici così concettualizzati presentano delle peculiarità rispetto agli altri concetti astratti non giuridici.
Sono ora in cerca di finanziamenti in supporto di questa linea di ricerca perché, in prospettiva, intendo consolidare questo gruppo e creare un vero e proprio laboratorio di teoria sperimentale del diritto, che possa focalizzarsi sui problemi teorici fondamentali della filosofia del diritto in una prospettiva interdisciplinare.