Foto del docente

Chiara Pompa

Fixed-term Researcher in Tenure Track L. 79/2022

Department of the Arts

Academic discipline: L-ART/03 History of Contemporary Art

Useful contents

NORME REDAZIONALI PER LA STESURA DELLA TESI DI LAUREA

NORME REDAZIONALI PER LA STESURA DELLA TESI DI LAUREA

 

1. Tipo di carattere e formattazione del paragrafo

Il testo deve essere redatto in font Times New Roman, corpo 12, giustificato, con spazio 1,5 di interlinea. Ogni cartella dovrà essere di 2000 battute e non dovrà superare 30 righe.

 

2. Sequenza delle parti

Frontespizio, indice, introduzione, testo organizzato in capitoli e paragrafi, tavole con le immagini (se queste non sono incluse all'interno del testo), bibliografia.

 

3. Immagini

Le immagini possono essere incluse all’interno del testo oppure raccolte a fine testo. Ciascuna immagine deve essere accompagnata dall’elenco delle illustrazioni con relative fonti (libri, cataloghi, siti internet, ecc). Numerare sempre le pagine in basso con cifre arabe.

 

4. Corsivo

Dovranno andare in corsivo:

  • i titoli di libri, film, articoli di giornale o rivista, programmi televisivi, dischi, titoli di mostre;
  • le parole straniere, latine o dialettali che non siano invalse nell’uso comune.

Si ricordi che una parola straniera, se riportata in tondo (corsivo), non può prendere il plurale della lingua d’origine, in quanto la si considera adottata dalla lingua in uso.

 

5.Maiuscolo

Il maiuscolo si usa per:

  • epoche o avvenimenti di grande importanza: gli anni Trenta, l’Ottocento, il Risorgimento, la Rivoluzione francese; la Prima guerra mondiale;
  • i termini geografici nei casi in cui specificano una regione: l’America del Nord (ma a nord di Milano); la crisi del Medio Oriente (ma a oriente di Torino);
  • i nomi geografici: in quelli composti il nome comune avrà l’iniziale minuscola, mentre il nome proprio l’avrà maiuscola: mar Caspio, mare Tirreno, monte Bianco, lago Maggiore, baia dei Porci, golfo di Napoli;
  • gli appellativi e i soprannomi: Lorenzo il Magnifico, Riccardo Cuor di Leone;
  • i nomi propri di enti, istituti, organizzazioni: Famiglia Artistica, Aziende Lombarde di Edilizia Residenziale, Esposizione Internazionale d’Arte Contemporanea;
  • per le sigle più note e più comuni si usa la forma M/m (anziché il maiuscolo puntato): Cee, Usa, Urss, Onu;
  • Nei titoli di riviste e giornali tutte le parole hanno l’iniziale maiuscola tranne articoli e preposizioni: “Il Corriere della Sera”.

 

6. Minuscolo

Richiedono l’iniziale minuscola: nomi di popoli, titoli nobiliari, ecclesiastici e accademici, cariche pubbliche, gradi e corpi militari, via, piazza, largo, corso, porta, movimenti artistici, politici, culturali eccetera.

 

7. Accenti

Per gli accenti si dovranno seguire le seguenti indicazioni:

  • gli accenti tonici vanno in genere evitati, salvo casi di manifesta ambiguità (subìto, princìpi, dèi, sètte);
  • le vocali a, i, o, u accentate in fine di parola prendono l’accento grave;
  • le parole straniere seguono l’uso della lingua originale: école, élève. Si ricorda che nella lingua spagnola esistono solo accenti acuti (es. Almodóvar, García Lorca);
  • la vocale e in fine di parola prende sempre l’accento acuto tranne nei seguenti casi: è, cioè, tè, caffè, ahimè, Mosè, Noè. Sono gravi anche gli accenti di tutte le parole derivate dal francese (es. lacchè, bignè);
  • le vocali maiuscole vanno sempre accentate (mai con l’apostrofo): È mai E’;
  • il pronome personale sé ha l’accento acuto, ma lo perde quando è seguito da “stesso” e “medesimo”.
  • Accento grave in è, cioè. Accento acuto in perché, sé, affinché.

 

8. Citazioni

Le citazioni sono uno strumento argomentativo fondamentale. Le citazioni devono essere inserite all'interno del teso in modo chiaro e coerente. 

  • Se sono superiori a 3 righe di lunghezza occorre andare a capo; il paragrafo citato deve essere rientrato rispetto al testo, il corpo deve essere 11.
  •  Se inferiori a 3 righe vanno semplicemente tra caporali. I caporali da utilizzare sono aperti e chiusi, cioè: «...».

Ogni interruzione/omissione rispetto al testo citato deve essere segnalata con: [...]. La citazione va sempre accompagnata da una nota con riferimento bibliografico. Più in generale, i riferimenti bibliografici di tutte le citazioni (comprese le citazioni non letterali, le parafrasi o altri riferimenti sintetici) dovranno essere riportati in nota a piè di pagina, secondo le indicazioni esposte alla voce “Note”.

 

9. Note

Il rimando alle note, all’interno del testo, va effettuato per mezzo di un numero a esponente, in corpo minore, da collocarsi sempre dopo la punteggiatura. Le indicazioni bibliografiche nelle note al piede devono essere sempre complete di: INIZIALE del nome; COGNOME dell’autore; TITOLO dell’opera (sempre in corsivo); EDITORE; LUOGO e DATA di edizione; eventuale numero dei VOLUMI di cui è composta l’opera. Eccetto che per la disposizione dell’iniziale del nome e del cognome dell’autore, fare riferimento agli esempi in “BIBLIOGRAFIA”.

Citando un’opera in nota, si forniranno i dati bibliografici completi solo per il primo rimando, mentre per i successivi si procederà come nei seguenti esempi:

1. H. Kuhn, op.cit., p. 39.

2. A.O. Lovejoy, La grande catena..., cit., p. 4. Questo tipo di rimando va utilizzato nei casi in cui all’interno del volume siano citate più opere dello stesso autore.

3. Ivi, p. 4. Da usarsi quando si rimanda all’opera citata nella nota precedente, ma a un diverso numero di pagina.

4. Ibid. Da usarsi quando si rimanda all’opera e alla pagina (o alle pagine) citate nella nota precedente.

 

10. Bibliografia

Le indicazioni bibliografiche devono essere sempre complete di: COGNOME dell’autore; INIZIALE del nome; TITOLO dell’opera (sempre in corsivo); EDITORE; LUOGO e DATA di edizione; eventuale numero dei VOLUMI di cui è composta l’opera. Questi elementi vanno disposti secondo l’ordine indicato negli esempi seguenti:

Tenenti A., La formazione del mondo moderno, il Mulino, Bologna 1981.

Braudel F., L’identité de la France, Flammarion, Paris 1986, 3 voll.

Mantovani S.(a c. di), La ricerca sul campo in educazione, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, Milano 1995.

Dei libri che hanno più edizioni si riporta, di norma, l’anno dell’ultima edizione, seguito eventualmente dall’indicazione relativa alla prima edizione del volume.

Esempio:

Mannoni O., Freud, Laterza, Bari 1974 (1a ed. 1968).

Per le opere in lingua straniera, laddove è possibile si fornirà il titolo originale completo di tutte le indicazioni bibliografiche, eventualmente seguito dalle indicazioni relative alla traduzione italiana del volume. Dei libri citati in edizione originale, non vanno mai tradotti il luogo di edizione o eventuali altre informazioni.

Esempi:

Lovejoy A.O., The Great Chain of Being, Harvard University Press, Cambridge (Mass.) 1936, trad. it. La grande catena dell’essere, Feltrinelli, Milano 1981.

Laddove non sia possibile fornire i dati completi dell’edizione originale di un volume citato in traduzione italiana, si fornirà l’indicazione relativa al luogo e/o alla data della prima edizione del volume, come nei seguenti esempi:

Lovejoy A.O., La grande catena dell’essere, Feltrinelli, Milano 1981 [Cambridge (Mass.) 1936].

Russell B., La filosofia di Leibniz, Newton Compton, Roma 1972 [1900]. 

Articoli da riviste o quotidiani

Esempi:

Fink E., Das Problem der Phänomenologie Edmund Husserls, in “Revue Internationale de Philosophie”, I, 1938, n. 2, pp. 226-270.

Jacoviello A., A Mosca sognano le calze di seta, in “la Repubblica”, 5 maggio 1987.

 Parti e capitoli di libri

Esempi:

Braudel F., Spooner F., I prezzi in Europa dal 1450 al 1750, in Storia economica di Cambridge, cit., vol. IV.

Nel capitolo “La Germania assassinata: la guerra dei trent’anni” della Storia dell’età moderna di S. Guarracino, ...

 

Se la bibliografia viene stesa in ordine alfabetico, quando uno stesso autore è citato più di una volta, all’interno della sequenza di opere si seguirà l’ordine cronologico. Viceversa, se la bibliografia è cronologica, quando uno stesso autore è citato più di una volta, si seguirà l’ordine alfabetico determinato dal titolo dell’opera.

In generale, per bibliografie piuttosto estese si preferisce l’ordine alfabetico.

Le particelle “de”, “von”, “van”, pur non andando posposte, non vengono tenute in considerazione ai fini dell’ordine alfabetico: a determinarlo sarà invece l’iniziale del cognome vero e proprio. Fanno eccezione solo i casi in cui tali particelle, per motivi di lingua o tradizione, siano diventate parti integranti del cognome (es.: Van Dyck).

I titoli senza autore verranno disposti in ordine alfabetico sotto la prima parola che non sia una preposizione o un articolo, senza togliere la preposizione o l’articolo o qualsiasi altra particella posta dinanzi alla parola stessa.