Tra i principali ambiti di ricerca trova ampio spazio lo studio del
popolamento antico, in particolare in area padana e adriatica.
Questo interesse si esprime nello studio della topografia
dell'Etruria padana, sia in relazione ai grandi centri che al
territorio, ma anche nell'attenzione riservata al settore adriatico
e alle dinamiche di popolamento dei territori limitrofi alle due
sponde. L'interesse scientifico per i centri dell'Etruria padana si
declina inoltre nello studio degli abitati e delle necropoli, sia
dal punto di vista della religione, sia in merito
all'organizzazione dello spazio necropolare, alla strutturazione
delle tombe e alla composizione del corredo. Gli studi compiuti in
questo ambito riguardano in particolare le città di Bologna, di
Spina e di Castelvetro (Modena).
Dal 1999 ad oggi ha partecipato senza interruzione alle campagne di
scavo nella città etrusca di Marzabotto condotte dal Dipartimento
di Archeologia dell'Università di Bologna sotto la direzione del
Prof. G. Sassatelli e della Prof.ssa E. Govi. Dal 2003 al 2007 è
stata responsabile del rilievo delle strutture, effettuato con
tecniche tradizionali e in digitale. Dal 2007 è responsabile della
redazione della documentazione di scavo in collaborazione con la
Prof.ssa E. Govi.
Gli ambiti di particolare interesse riguardano temi di religione
e di ritualità funeraria, di iconografia, di popolamento e di
architettura.
Religione: al centro delle ricerche condotte sulla
religione etrusca è la figura di Dionysos /
Fufluns, oggetto del Dottorato di Ricerca. L'identità di
questa figura divina è stata indagata ad ampio raggio, sia per
quanto riguarda le modalità dell'acquisizione del culto dalla
Grecia, sia in merito alla fenomenologia del dionisismo praticato
in Etruria. Il metodo utilizzato per questo lavoro è fortemente
innovativo per la sistematicità dell'indagine, che investe la
totalità delle manifestazioni dionisiache di un intero comparto
territoriale, l'Etruria padana. Nonostante il grande valore di
alcuni studi generali sul dionisismo in Etruria, condotti in
particolare da G. Colonna e M. Cristofani, manca per l'Etruria
tirrenica, come per qualsiasi altra realtà territoriale, una
ricerca sistematica e complessiva che registri tutte le
testimonianze riferibili a questo culto e che, soltanto a partire
da questa complessità, individui da un lato tendenze e linee guida
per la comprensione del tema, dall'altro significative, specifiche
variazioni rispetto alla tradizione più consolidata. Anche da un
altro punto di vista il metodo adottato presenta importanti
elementi di novità. Affrontare il tema a partire dalle
testimonianze archeologiche etrusco-padane ha comportato la
necessità di uno studio accurato delle ceramiche attiche e delle
stele felsinee. In particolare nel caso della ceramica attica si è
rivelata fondamentale l'applicazione del metodo della doppia
prospettiva teorizzato da C. Isler-Kerényi. Ogni vaso ateniese è
stato studiato secondo due diverse linee interpretative: il
riferimento alla tradizione artistica di cui fa parte, ovviamente
ateniese (anche se non si può escludere in alcuni casi che il
ceramista tenesse conto della destinazione del vaso); il
riferimento alla fruizione etrusca del vaso, che costantemente
prevedeva una nuova lettura e una reinterpretazione delle scene
figurate, comprensibile attraverso lo studio accurato del contesto
in cui esso veniva collocato. L'esigenza etrusca di reinterpretare
i materiali attici si è rivelata ancor più forte a partire dal
secondo quarto del V secolo a.C., quando al tema del dionisismo si
associa strettamente in Etruria una nuova concezione dell'Aldilà
che si declina in svariate maniere direttamente dipendenti
dall'esigenza tutta personale di autorappresentazione del defunto,
ma che talvolta diviene vera e propria dichiarazione di adesione ai
misteri del dio.
Ritualità funeraria: l'analisi della ritualità funeraria in
Etruria padana, oltre a costituire una chiave di lettura
privilegiata in relazione alla conoscenza delle manifestazioni
dionisiache, è soprattutto oggetto di interesse specifico. Infatti
si impone ormai all'attenzione degli studi l'esigenza
imprescindibile di comprendere un contesto tombale nella sua
complessità e organicità originaria e di interpretarlo nella sua
specificità. Nel corso dello studio di casi specifici, la
conoscenza approfondita dei corredi felsinei e spinetici ha
consentito di rilevare profonde analogie nel rituale praticato (nel
caso del contesto necropolare della Galassina di Castelvetro) e
studiate variazioni (nel caso di defunti dionisiaci) dalle quali è
possibile ricavare riflessioni a più livelli che investono tanto la
sfera della politica e della società quanto quella delle scelte
individuali di autorappresentazione. In particolare l'analisi della
ritualità funeraria è stata al centro dell'interesse della Cattedra
di Etruscologia negli ultimi anni, anche grazie ai finanziamenti
ricevuti dal PRIN 2006 coordinato dal Prof. Giuseppe Sassatelli di
cui lo studio sul dionisismo e sulla necropoli della Galassina di
Castelvetro erano parte integrante (parte di un volume che illustra
i risultati del progetto di ricerca). Una nuova prospettiva di
ricerca in questo campo si apre ora grazie al PRIN 2008 coordinato
da G. Sassatelli, che dà avvio all'edizione integrale della
necropoli di Valle Trebba, finora edita soltanto parzialmente. Il
progetto coinvolge la sottoscritta insieme a tutti i collaboratori
della Cattedra di Etruscologia dell'Università di Bologna. Si
tratta di un lavoro imponente, dal momento che la necropoli conta
1411 contesti tombali, possibile soltanto grazie all'esperienza
maturata in questi anni dal gruppo di ricerca guidato da G.
Sassatelli e E. Govi nello studio della ritualità funeraria in
Etruria padana. In un orizzonte più ampio, che coinvolge tutte le
testimonianze etrusche dal VII al I secolo a.C., studi di ritualità
funeraria sono stati condotti anche in relazione all'immaginario
del mare in Etruria, sulla scia di una prospettiva di ricerca
proposta da B. d'Agostino e L. Cerchiai e ampliata in maniera
sistematica a tutte le attestazioni del tema nella cultura
figurativa etrusca con un'accurata valutazione della variabilità
semantica della raffigurazione durante i secoli.
Iconografia: studi di carattere iconografico
costituiscono ovviamente una componente fondamentale dei lavori
menzionati sul dionisismo e sull'imagerie del mare in
Etruria. Entrambi i lavori hanno comportato uno sforzo consistente
di energie per l'approccio utilizzato, che ha costituito d'altronde
il vero punto di forza e di avanzamento dello stato degli studi: il
punto di partenza di entrambe le ricerche infatti è stato la
raccolta di tutte le testimonianze iconografiche riferibili all'uno
e all'altro ambito, condotta in maniera sistematica e completa in
tutta l'Etruria padana per lo studio del dionisismo, in tutto il
mondo etrusco per lo studio dell'iconografia del mare. Grazie a
questo procedimento si è tentato di svincolare lo studio delle
immagini dal carattere di episodicità e frammentarietà che talvolta
limita l'importanza dei risultati degli studi di iconologia. I
risultati proposti (per il dionisismo e per l'immaginario del
mare) costituiscono solamente l'esito di un procedimento
ermeneutico che registra il grande vantaggio di una conoscenza
quanto più ampia possibile del background iconografico e culturale,
all'interno del quale soltanto in un secondo momento è possibile
isolare i casi eccezionali e più significativi. Inderogabile nel
corso di questo processo di definizione dell'iconografia antica
appare inoltre la conoscenza del contesto di riferimento
dell'immagine, inteso in senso lato, sia negli aspetti che
riguardano la produzione (supporto, tradizione artistica di
appartenenza, variazioni rispetto alla tradizione) e ancor più per
quanto riguarda la destinazione dell'oggetto, sia primaria che
secondaria (ancora supporto, contesto di rinvenimento, associazione
di oggetti, realtà culturale e classi di appartenenza di chi
seleziona l'oggetto).
Dinamiche di popolamento: lo studio del piccolo
sepolcreto della Galassina di Castelvetro, ora edito in maniera
complessiva, ha contributo alla conoscenza delle dinamiche del
popolamento etrusco in Emilia occidentale e alla definizione della
chora di Bologna. L'edizione dello scavo ottocentesco,
condotto in due momenti nel 1841 e nel 1879-1880, ha comportato la
necessità di un prolungato lavoro d'archivio condotto presso vari
Enti coinvolti in qualche modo nelle vicende di scavo del
sepolcreto e di vendita e acquisto dei materiali ivi rinvenuti
(Biblioteca Estense di Modena, Archiginnasio di Bologna, Bibliotca
Panizzi di Reggio Emilia, Soprintendenza per i Beni Archeologici
dell'Emilia Romagna, Museo Civico Archeologico di Bologna, Archivio
Storico di Modena, Archivio Storico del Comune di Castelvetro).
Questo lungo lavoro preliminare ha reso possibile la corretta
ricostruzione dei corredi e lo studio dello topografia del
sepolcreto (con la localizzazione delle tombe più antiche e delle
fasi di occupazione della necropoli, finora mai definite sulla base
di una solida analisi di tutti gli indicatori). Lo studio dei
materiali, che ha seguito, ha costituito dunque soltanto una delle
fasi di un complesso processo conoscitivo quanto più possibile
improntato alla ricostruzione della realtà antica nella sua
complessità. Studio dei materiali e ancor più una raffinata lettura
della ritualità funeraria praticata nelle sepolture della Galassina
hanno permesso di inserire pienamente il centro di Castelvetro
nella sfera di controllo, probabilmente anche politico, di Felsina
e di chiarire molti dubbi rimasti aperti sul territorio ad ovest di
Bologna per quanto riguarda dinamiche di insediamento, viabilità,
commerci, sfere di influenza e contatti. L'edizione della necropoli
della Galassina dunque apre anche nuove prospettive di ricerca in
relazione allo studio del territorio, soltanto apparentemente
secondario rispetto alla conoscenza dei centri primari. Lo studio è
stato sostenuto finanziariamente nel corso degli anni dai progetti
PRIN 2004 e 2006 coordinati dal Prof. G. Sassatelli. In un
orizzonte di conoscenza delle modalità del popolamento in età
preromana si inserisce inoltre il progetto, avviato in
collaborazione con l'Università degli Studi di Padova e la rivista
«Hesperia. Studi sulla grecità di Occidente», di pubblicare
periodicamente una rassegna bibliografica ragionata degli studi di
recente pubblicazione inerenti l'Adriatico e le sue sponde.
Architettura domestica: l'interesse per la conoscenza
dell'architettura domestica trova il suo principale ambito di
azione nella città etrusca di Kainua-Marzabotto, dove la
Cattedra di Etruscologia ha ripreso le ricerche nel 1988 e dove la
sottoscritta ha partecipato agli scavi con continuità dal 1999 ad
oggi. La conoscenza della forma urbana e dell'architettura di
questo centro è stato oggetto del PRIN 2004, coordinato dal Prof.
G. Sassatelli, e compie ora un considerevole progresso con
l'edizione completa della Casa 1, nella Regio
IV-Insula 2. Per il volume la sottoscritta ha curato lo
studio dei materiali da costruzione in collaborazione con A. Pozzi
(n. 13), preludio di uno studio monografico sui materiali e
le tecniche costruttive di prossima pubblicazione nella collana
dedicata alla città etrusca di Marzabotto (Kainua IV).
Marzabotto: la città etrusca di Marzabotto è al centro
dell'interesse scientifico della sottoscritta in una prospettiva
ampia, che coinvolge l'ambito della promozione del sito,
dell'attività didattica svolta in collaborazione con il Museo
Nazionale Etrusco "P. Aria", della ricerca sul campo grazie ad
un'esperienza di scavo nella città etrusca di oltre 10 anni, lo
studio dei materiali. Dal punto di vista della promozione del sito
si è curata l'edizione di testi a carattere scientifico-divulgativo
per la pagina web sulla città etrusca di Marzabotto realizzata in
collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici
dell'Emilia Romagna
(http://www3.unibo.it/Archeologia/marzabotto/home.htm). In
collaborazione con la medesima Soprintendenza e con la Direzione
del Museo Nazionale Etrusco "P. Aria" partecipa dal 2001 ad oggi un
progetto di gestione dell'Attività didattica del museo e dell'area
archeologica affidato alla Cattedra di Etruscologia dell'Università
di Bologna. Infine l'attività sul campo, a cui la sottoscritta ha
partecipato senza interruzione dal 1999 a oggi con incarichi di
responsabilità, ha riguardato le indagini condotte nella
Regio I-Insula 5 e lo scavo del grande tempio di
Tinia. Ha collaborato all'attività di schedatura dei
materiali provenienti dall'area del santuario (nel 2002 e 2003) e
della grande fornace della Regio II, Insula 1 (nel
2003 e 2004).