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Bruno Capaci

Professore associato

Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica

Settore scientifico disciplinare: L-FIL-LET/10 LETTERATURA ITALIANA

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seminario 12 dicembre 2013

Maladetti gli osti! – sclamò Renzo in cuor suo: – più ne conosco, peggio li trovo. – Pure die dentro a mangiare di gran voglia, tendendo insieme, senza farne sembiante, l'orecchio, all'intento di scoprir paese, di rilevare come si pensasse quivi sul grande avvenimento nel quale egli aveva avuta non picciola parte, e di osservare specialmente se fra quei parlatori vi fosse qualche galantuomo, a cui un povero figliuolo potesse fidarsi di chiedere indirizzo, senza timore d'esser messo alle strette, e forzato a ciarlare de' fatti suoi. «Ma!» diceva uno: «questa volta par proprio che i milanesi abbian voluto far di buono. Basta; domani al più tardi, si saprà qualche cosa.» «Mi pento di non esser andato a Milano stamattina,» diceva un altro.«Se vai domani, vengo anch'io,» disse un terzo; poi un altro, poi un altro.«Quel che vorrei sapere,» ripigliò il primo, «è, se quei signori di Milano penseranno anche alla povera gente di fuori, o se faranno far la legge buona solamente per loro. Sapete come sono eh? Cittadini superbi, tutto per loro: i foresi, come non fossero cristiani.» «La bocca l'abbiamo anche noi, sia per mangiare, sia per dir la nostra ragione,» disse un altro: con voce tanto più modesta, quanto più la proposizione era avanzata: «e quando la cosa sia incamminata...» Ma non istimò bene di compier la frase. «Del grano nascosto non ve n'è solamente in Milano,» cominciava un altro con una cera scura e maliziosa; quando si sente lo scalpito d'un cavallo che s'avvicina. Corrono tutti alla porta; e raffigurato colui che giugneva, gli vanno tutti incontro. Era un mercante di Milano, che, andando più volte l'anno a Bergamo per suoi traffichi, usava passar la notte in quell'albergo; e come vi trovava quasi sempre la stessa brigata, era divenuto conoscente di ciascuno. Gli si affollano intorno; uno prende la briglia, un altro la staffa. «Ben venuto.» «Ben trovati.»«Avete fatto buon viaggio?»«Benissimo; e voi altri, come state?»«Bene, bene. Che novelle di Milano?»«Ah! ecco quei delle novità,» disse il mercante, smontando, e lasciando il cavallo nelle mani d'un garzone. «E poi, e poi,» continuò entrando per la porticina colla brigata, «a quest'ora le saprete forse meglio di me.» «Da vero che non sappiamo niente,» disse più d'uno, ponendosi le mani al petto.«Possibile?» disse il mercante. «Dunque ne sentirete delle belle... o delle brutte. Ehi, oste, il mio letto solito è disoccupato? Bene: un bicchier di vino, e il mio solito boccone; presto, perchè voglio coricarmi per tempo, e partir domattina per tempissimo, onde essere a Bergamo a ora di pranzo. E voi altri,» continuò, sedendosi al desco dal capo opposto a quello a cui stava Renzo tacito e attento, «voi altri non sapete di tutte quelle diavolerie di ieri?» «Di ieri abbiamo inteso parlare.»«Vedete dunque,» riprese il mercante, «se le sapete le novità. Voleva ben dir io che stando qui sempre di guardia, per frugare quelli che passano» «Ma oggi, come e andata oggi?»«Ah oggi. Non sapete niente d'oggi?»«Niente affatto non è passato nessuno »«Dunque lasciatemi inumidir le labbra, e poi vi dirò le cose d'oggi. Sentirete » Colmo il bicchiere, lo prese colla destra, poi colle due prime dita dell'altra mano rilevò i mustacchi, poi assettò la barba colla palma, bevette, e ripiglio «oggi, amici cari, poco mancò che non fosse una giornata brusca come ieri, o peggio. E non mi par quasi vero ch'io sia qui a contarvene, perche già aveva messo da banda ogni pensiero di viaggio, per restare a guardare la mia povera bottega » «Che v'era egli?» disse uno degli ascoltanti.«Che v'era? Sentirete » E trinciando la vivanda che gli era stata messa dinanzi, e poi mangiando, continuò la sua narrazione. La brigata, in piedi, a dritta e a sinistra del desco, gli faceva uditorio con le bocche aperte, Renzo, al suo posto, senza che paresse suo fatto, dava mente forse più che nessun altro, masticando pian piano gli ultimi suoi bocconi. «Stamattina dunque quei birbi che ieri avevano fatto quel chiasso orrendo, si trovarono ai posti con venuti, (già v'era intelligenze tutte cose preparate) si misero insieme, e ricominciarono quella bella storia di girare di via in via, gridando, per far popolo. Sapete ch'egli e come quando si scopa, con riverenza, la casa, il mucchio della spazzatura ingrossa quanto più va innanzi. Quando parve loro d'esser popolo abbastanza, s'avviarono verso la casa del signor vicario di previsione, come se non bastasse delle tirannie che gli hanno fatte ieri: ad un signore di quel carattere! oh che birboni! E la roba che dicevano contro di lui! Tutte invenzioni: un signor dabbene, puntuale; ed io lo posso dire che son tutto sua cosa, e lo servo di panni per le livree della famiglia. S'incamminarono dunque verso quella casa: bisognava vedere che canaglia, che facce: figuratevi che son passati dinanzi alla mia bottega: facce che.., i giudei della Via Crucis non ci son per nulla. E le cose che uscivano da quelle bocche! da turarsene gli orecchi, se non fosse stato che non tornava conto di farsi scorgere. Andavano dunque colla buon'intenzione di dare il sacco; ma...» E qui, levata in aria, e stesa la mano sinistra, si mise la punta del pollice alla punta del naso. «Ma?» dissero forse tutti gli ascoltatori.«Ma,» continuò il mercante, «trovarono sbarrata la via di travi e di carri, e dietro quella barricata, una bella fila di micheletti, cogli archibugi spianati, e i calci appoggiati ai mustacchi. Quando videro questa cerimonia... Che cosa avreste fatto voi altri?» «Tornare indietro.»«Sicuro; e così fecero. Ma vedete un po' se non era il demonio che li portava. Son lì sul Cordusio, vedono lì quel forno che fin da ieri avevano voluto saccheggiare: e che cosa si faceva in quella bottega? si distribuiva il pane agli avventori; v'era dei cavalieri, e fior di cavalieri, a curare che tutto andasse con buon ordine; e costoro, (avevano il diavolo addosso vi dico, e poi vi era chi soffiava lor negli orecchi) costoro dentro a furia; piglia tu, che piglio anch'io: in un batter d'occhio, cavalieri, fornai, avventori, pani, banco, panche, madie, casse, sacca, frulloni, crusca, farina, pasta, tutto sossopra.» «E i micheletti?»«I micheletti avevano la casa del vicario da guardare: non si può mica cantare e portar la croce. Fu un batter d'occhio, vi dico: piglia piglia; tutto ciò che v'era da godere fu portato via. E poi torna in campo quel bell'avviamento di ieri, di strascinare il resto in sulla piazza, e di fare un falò. E già cominciavano, i manigoldi, a tirar fuori roba; quando uno più manigoldo degli altri, dite un po' che bella proposta mise in campo.» «Che?»«Che? di fare un mucchio di tutto nella bottega, e di dare il fuoco al mucchio e alla casa insieme. Detto fatto...»«V'han dato fuoco?»«Aspettate. Un galantuomo del vicinato ebbe una inspirazione del cielo. Corse su nelle stanze, cercò d'un Crocifisso, lo trovò, lo appese all'archetto d'una finestra, tolse da capo d'un letto due candele benedette, le accese, e le collocò sul davanzale, a destra e a sinistra del Crocifisso. La gente guarda in su. In un Milano, bisogna dirla, v'è ancora del timor di Dio; tutti tornarono in sè. La più parte voglio dire; v'era bene dei diavoli che, per rubare, avrebber dato fuoco anche al paradiso; ma visto che la gente non era del loro parere, dovettero torsene giù, e star cheti. Indovinate mo chi sopravvenne. Tutti i monsignori del duomo, in processione, a croce alzata, in abito corale; e monsignor arciprete cominciò a predicare da una parte, e monsignor penitenziere da un'altra, e poi altri di qua e di là: ma, brava gente; ma che cosa volete fare?, ma è questo l'esempio che date ai vostri figliuoli? ma tornate a casa; ma avrete il pane a buon mercato; ma andate a vedere, che la meta è affissa su pel canti.» «Era vero?»«Come! se era vero? Volete che i monsignori del duomo venissero in cappa magna a dir su delle fandonie?»«E la gente che cosa fece?»«A poco a poco se ne andarono; corsero ai canti; e, chi sapeva leggere, la c'era proprio la meta. Dite un po': il pane d'un soldo, otto once di peso.» «Che bazza!»«La vigna è bella; pur che la duri. Sapete quanta farina hanno mandata male tra ieri e stamattina? Da mantenerne il ducato per due mesi.» «E per noi di fuori non s'è fatta nessuna legge buona?»«Quel che s'è fatto per Milano, è tutto a spese della città. Non so che dirvi: per voi altri sarà quel che Dio vorrà. A buon conto i fracassi son finiti; perchè, non vi ho detto tutto; ora viene il buono.» «Che c'è altro?»«C'è che, ier sera o stamattina che sia, sono stati agguantati molti dei capi; e subito si è saputo che quattro saranno impiccati. Appena cominciò a correr questa voce, ognuno andava a casa per la più corta, per non rischiare d'essere il numero cinque. Milano, quand'io ne sono uscito, pareva un convento di frati.» «Gl'impiccheranno mo da vero?»«Senza fallo, e presto,» rispose il mercante.«E la gente che farà?» chiese ancora colui che aveva fatta l'altra domanda.«La gente anderà a vedere,» disse il mercante. «Avevano tanta voglia di veder morire un cristiano all'aria aperta, che volevano, birboni! far la festa al signor vicario di provisione. In quel cambio avranno quattro ghiottoni, serviti con tutte le formalità, accompagnati dai cappuccini, e dai confratelli della buona morte; e gente che lo ha meritato. E una providenza, vedete; era una cosa necessaria. Cominciavano già a prendere il vezzo .d'entrar nelle botteghe, e di servirsi, senza metter mano alla borsa; se li lasciavan fare, dopo il pane sarebbe venuta la volta del vino, e così di mano in mano... Pensate se coloro volevano dismettere una usanza così comoda, di loro spontanea volontà. E vi so dir io che per un galantuomo che ha bottega aperta era un pensiere poco allegro.» «Sicuro,» disse uno degli ascoltatori. «Sicuro,» ripeterono gli altri in coro.«E,» continuò il mercante, forbendosi la barba col mantile, «l'era ordita di lunga mano: c'era una lega, sapete?»«C'era una lega?»«C'era una lega. Tutte cabale fatte dai navarrini, da quel cardinale là di Francia, sapete, che ha un certo nome mezzo turco, e che ogni giorno ne pensa una nuova per fare un qualche dispetto alla corona di Spagna. Ma sopra tutto tende a far qualche tiro a Milano; perchè capisce bene, il furbo, che qui sta la forza del re.» «Già.»«Volete vederne la prova? Chi ha fatto il più gran chiasso erano forestieri; andavano in volta facce, che in Milano non s'erano mai più vedute. Anzi mi dimenticava di dirvene una che m'è stata data per sicura. La giustizia aveva acchiappato uno in un'osteria...» Renzo, il quale non perdeva un ette di quel discorso, al tocco di questa corda, fu colto da un brivido, e diè un guizzo, prima che potesse pensare a contenersi. Nessuno però se ne avvide; e il dicitore, senza interrompere d'un istante il racconto, aveva proseguito: «uno che non si sa bene ancora da che parte fosse venuto, da chi fosse mandato, ne che razza d'uomo si fosse; ma certo era uno dei capi. Già ieri, nel forte del baccano, aveva fatto il diavolo; e poi non contento di ciò, s'era messo a predicare e a proporre, così una galanteria: che si ammazzassero tutti i signori. Furfantone! Chi farebbe vivere la povera gente, quando i signori fossero ammazzati? La giustizia che lo aveva appostato, gli mise le unghie addosso; gli si trovò un gran fascio di lettere; e lo menavano in prigione; ma che? i suoi compagni che facevano la guardia intomo all'osteria, vennero in gran forza, e lo liberarono, il manigoldo.» «E che n'è avvenuto?»«Non si sa; sarà scappato, o sarà nascosto in Milano: son gente che non ha casa nè tetto, e da per tutto trovano da alloggiare e da rintanarsi: però finchè il diavolo può, e vuole aiutarli: ci dan poi dentro quando se lo pensano meno; perchè, quando la pera è matura, convien ch'ella caschi. Per ora si sa di sicuro che le lettere sono rimaste in mano della giustizia, e che v'è descritta tutta la cabala; e si dice che ne andrà di mezzo molta gente. Tal sia di loro; che hanno gettato sossopra mezzo Milano, e volevano anche far peggio. Dicono che i fornai sono birbi. Lo so anch'io; ma bisogna impiccarli per via di giustizia. C'è del grano nascosto. Chi non lo sa? Ma tocca a chi comanda di tener buone spie, e andarlo a disotterrare, e far ballar per aria gli ammassatori in compagnia de' fornai. E se chi comanda non fa niente, tocca alla città di ricorre, rè; e se non danno retta alla prima, ricorrere ancora; chè a forza di ricorrere si ottiene; e non metter su .un'usanza così scelerata d'entrare a furore nelle botteghe e nei fondachi a far bottino.» A Renzo quel poco mangiare era tornato in tossico. Gli pareva mill'anni d'esser fuori e lontano da quell'osteria, da quel paese; e più di dieci volte aveva detto a sè stesso: andiamo, andiamo. Ma quella paura di non dar sospetto, cresciuta allora oltremodo e fatta tiranna di tutti i suoi pensieri, lo aveva tenuto altrettante inchiodato in su la panca. In quella perplessità, pensò che il ciarlone doveva poi finirla di parlare di lui, e concluse seco stesso di muoversi tosto che sentisse appiccato un altro discorso. «E per questo,» disse uno della brigata, «io che so come vanno queste faccende, e che nei tumulti i galantuomini non vi stanno bene, non mi sono lasciato vincere dalla curiosità, e sono rimasto quieto a casa mia.» «E io, mi son mosso?» disse un altro.«Io?» soggiunse un terzo «se per caso mi fossi trovato in Milano, avrei lasciato imperfetto qualunque negozio, e sarei tornato subito a casa. Ho moglie e figli; e poi, dico la verità, i baccani non mi piacciono.» A questo punto l'oste, che era stato anch'egli a udire, andò verso l'altro capo del desco, per vedere che cosa faceva quel forestiere. Renzo colse il bello, chiamò l'oste a sè con un cenno, gli chiese il conto, lo saldò senza tirare, quantunque le acque fosser basse assai; e senza fare altro motto, andò in linea retta verso l'uscio di strada, passò la soglia, guardò bene a non tornare dalla parte per la quale era venuto, e si mise nella opposta, a guida della Providenza.