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Alessandro Giacone

Professore associato

Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali

Settore scientifico disciplinare: SPS/03 STORIA DELLE ISTITUZIONI POLITICHE

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Nenni-Fanfani (16 aprile 1960)

Diario Fanfani

PSI disposto all’astensione e anche a trattative che distinguano aprioristicamente la sua astensione da quella tenuta dal PCI.

Nenni si dice disposto a sostenere da qui alle elezioni tutte le Giunte DC in pericolo, e a fare con noi l'Amministrazione a Bari. Più per ora non crede utile a nessuno. Ma assicura che vuole staccarsi dal PCI e l'astensione è il primo passo non reversibile. Accetta la politica atlantica. Accetta la dichiarazione di anticomunismo. Non chiede esclusioni o preferenze di DC nel governo. Vuole in futuro portare il PSI ad una collaborazione con la DC.

Diario Nenni

Consultato questa mattina alle nove da Fanfani. L’incontro era considerato decisivo dalla stampa. Forse lo è stato. Fanfani si è detto fedele al programma da lui enunciato al congresso di Firenze: vuole cioè un centro-sinistra aperto ai socialisti.

Sollecita per ora l’astensione socialista come premessa alla collaborazione di domani, anzi, alla “mezzadria” per riprendere il termine del quale si servì a suo tempo De Gasperi. Non si nasconde le difficoltà che l’attendono nel suo partito e fuori, ma è pronto ad affrontarle. Se non avrà in direzione una larga maggioranza, chiederà la convocazione del consiglio nazionale o si ritirerà. Gli si chiede di realizzare nel ministero una specie di concentrazione democristiana. Ne avverte il pericolo ma dovrà pur fare delle concessioni. Prevede che d’ora in poi tutta la battaglia si sposterà sull’astensione socialista e le condizioni che comporta. Finora la sola condizione di cui ha sentito parlare si riferisce alle amministrazioni comunali, laddove il prevedibile passaggio dei fascisti all’opposizione mette in minoranza la DC. Parla concretamente delle amministrazioni comunali di Genova e di Bari. Se mercoledì avrà carta bianca dal suo partito, passerà alla elaborazione del programma e lo sottoporrà per marcare che il governo sorge sul presupposto della nostra astensione, ma non di quella dei comunisti.