Mauro Mastropasqua (Piacenza, 1961) si è laureato nel 1987 (a.
a. 1985-86) in Discipline della Musica all'Università di Bologna,
con una tesi sul linguaggio armonico di Alban Berg (relatore Loris
Azzaroni). Ha frequentato il dottorato di ricerca in musicologia
(ciclo VII, 1992-96) e conseguito il relativo titolo nel 1997 con
una dissertazione sull'atonalità in Schönberg e la neotonalità in
Hindemith (relatori Mario Baroni e Giovanni Morelli). Nel biennio
1997-99, grazie ad una borsa post-dottorato per le “Scienze
storico-artistiche” dell'Università di Bologna, ha compiuto studi
sul concetto di logica musicale.
Ha collaborato all'attività didattica con la cattedra di
Elementi di Armonia e contrappunto dal 1988 al 1996, tra il 1997 e
il 2001 è stato professore a contratto di Elementi di Teoria
Musicale (Bologna-Ravenna, Facoltà di Conservazione dei Beni
Culturali) e di Storia delle Teorie Musicali (Facoltà di Lettere e
Filosofia dell'Università di Bologna, corso DAMS). Ricercatore in
ruolo dal 2002 presso il Dipartimento di Musica e Spettacolo dello
stesso ateneo, vi insegna, Teoria della Musica 1 e, dal 2004-05
anche Teoria della Musica 2, nonché Analisi Musicale (/Linguaggi
musicali dell'età moderna e contemporanea) nel Corso di Laurea
Specialistica in Musicologia 51_S. È stato collaboratore
redazionale di “Analisi” (Ricordi) dal 1993 al 1998, e preso parte
ad attività di ricerca del “Gruppo per l'Analisi e la Teoria
Musicale” affiliato al Dipartimento di Musica e Spettacolo
dell'Università di Bologna; dal 2007 è membro del comitato
direttivo dell'Archivio Maderna. Ha partecipato e partecipa a
diverse ricerche dipartimentali, e interdipartimentali (40%, 60%,
RFO). Ha al suo attivo relazioni a convegni nazionali e
internazionali e pubblicazioni, in Italia e all'estero.
I suoi settori di ricerca sono l'analisi e la teoria musicale,
la storia della composizione musicale, le relazioni tra pensiero
musicale e storia delle idee.
Ha elaborato un modello analitico e teorico di definizione di
stili atonali, neotonali e della ‘tonalità sospesa' nell'ambito di
questi tipi ideali (1995), poi esemplificato da uno studio su
Schönberg (2004), esito principale di una riflessione che ha avuto
origine dalla metà egli anni '80. Queste ricerche hanno favorito
l'inclinazione per studi sullo statuto epistemologico dell'analisi
musicale, nel tentativo di riformularne i fondamenti su basi
fenomenologiche. A quest'ambito appartiene l'elaborazione di
criteri di verosimiglianza dell'analisi di logiche compositive,
della rappresentazione o percezione e di dati latenti o evidenti
del testo musicale (1998 e 2001). In particolare, ciò vale per la
definizione della atonalità in termini di ‘suoni oppositori' a
virtuali effetti tonali (2002) e ai rilievi sul concetto di
archetipo melodico nella tradizione occidentale (2002).