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Massimiliano Nicola Mollona

Professore associato

Dipartimento delle Arti

Temi di ricerca

Parole chiave: antropologia del capitalismo antropologia economica e politica politica dei comuni urbani e rurali Cinema, antropologia visuale, cinema indigeno arte contemporanea, arte e politica, fotografia

Per vent'anni ho condotto ricerche sul capitalismo contemporaneo, in particolare su processi di industrializzazione\deindustrializzazione, lavoro e diseguaglianza di classe. Nel 1999 ho condotto un lavoro di campo tra le comunità operaie di Sheffield e nel 2008 ho iniziato un nuovo lavoro sul campo a Volta Redonda, dove si trova il più grande complesso siderurgico dell'America Latina.

La mia monografia Made in Sheffield (2009) si basa sul mio lavoro di campo a Sheffield, dove ho vissuto in una communita’ operaia e lavorato in due acciaierie locali. Il libro ha aperto nuovi orizzonti all'interno dei dibattiti emergenti sul “anthropology at home’ nonché in relazione ai dibattiti sociologici e politici su classe, deindustrializzazione e povertà nel Regno Unito nell'era post-Thatcher/New Labour. I mio lavoro porta in conversazione l’antropologia economica, storicamente associata allo studio delle società "non occidentali" ed in via di sviluppo, con l economia politica, la sociologia del lavoro e l’istituzionalismo economico anticipando il riavvicinamento tra antropologia e Marxismo degli ultimi anni.

La mia monografia Brasiliana Steel Town. Money, Land and Capital in the Making of the Working-Class, (2020) si basa su un lavoro sul campo di dieci anni a Volta Redonda, la più importante città siderurgica del Brasile. Segue lo sviluppo economico e politico strutturale del paese attraverso una dettagliata micro-etnografia urbana e del lavoro sia di fabbrica che informale. Brazilian Steel Town racconta tre temi politici ed economici centrali: (1) il continuo sottosviluppo del Sud Globale, seppure nell’ ambito di una geografia planetaria fluida, (2) la femminilizzazione e la razzializzazione del lavoro, e (3) la crisi globale del populismo di sinistra e l'ascesa del populismo autoritario.

Nel mio lavoro brasiliano, sviluppo in particolare tre filoni di analisi (1) un'analisi comparativa di classe inquadrata tramite la teoria femminista e postcoloniale, in relazione alla riproduzione delle disuguaglianze razziali e di sviluppo dipendente in Brasile sotto il governo del Partito dei Lavoratori (PT) di Lula da Silva, nonostante le sue politiche ridistributive progressiste (vedi la mia pubblicazione “Anthropology of Class. A view from a Brazilian Barrio', 2015) (2) un'analisi del populismo di sinistra e dell'autoritarismo di destra in Brasile, a partire dalla famosa rivolta del giugno 2013 (vedi la mia pubblicazione "The June Revolution" 2018) e (3) analisi dell'estrattivismo in Brasile, nel quadro comparativo più ampio dell’ estrattivismo in America Latina e nel Sud del mondo (vedi il mio capitolo " Labor and Land Struggles in a Brazilian Steel Town. The Reorganization of Capital under Neo-Extractivism’ 2019)

Ho esplorato il tema della politica della rappresentazione – in termini di classe, genere e sessualità e della razza - nel cinema e nell'arte visiva in varie pubblicazioni e conferenze, inclusivo al British Film Institute (BFI) e alla Tate Britain. Il mio articolo ‘Seeing the Invisible. Experiments in Cinematic Trance' (October, 2014)’ crea un dialogo tra l'antropologia, la storia dell’arte visuale e i film studies, attraverso una riflessione sul modernismo occidentale e l'ontologia haitiana. Il mio articolo " Observation, performance and revolution: exploring “the political” in visual art and anthropology’ (Visual Anthropology, 2013), discute il cinema come pratica etnografica ed il lavoro sul campo etnografico come forma di intervento politico/performativo che intreccia pedagogia, arte ed attivismo.

Ho esplorato questioni di sviluppo economico e disuguaglianza producendo documentari, etno-fictions e progetti curatoriali che utilizzano la teoria antropologica e la pratica etnografica per generare ricerche intervento culminanti in mostre, esibizioni ed interventi pubblici. Ad esempio, il progetto The End of Oil che ho curato come direttore artistico della Triennale di Bergen ha coinvolto climatologi, tecnici, statistici, ministri dell’economia dell'energia, antropologi e artisti, tra cui Elizabeth Povinelli, lo scrittore Tom McCarthy e l'artista visivo Phil Collins, nell’ immaginare possibili scenari post-petrolio in Norvegia. In qualità di direttore della Biennale di Atene, ho coinvolto nella direzione e pianificazione artistica della biennale centri sociali, organizzazioni civiche ed agenti culturali normalmente esclusi dagli eventi artistici internazionali, mettendo al centro del programma pubblico della Biennale i temi di l'austerità economica e la povertà urbana che all'epoca erano centrali in Grecia a causa del drammatico impatto della politica dell’austerità. Ho anche prodotto e diretto i film e documentari Steel Lives in Sheffield (2005), Steel Town in Brasile (2013) ed OilersNorvegia (2016), che sono stati esibiti e discussi in vari ambiti, tra cui la Tate Britain, la Bergen Assembly ed il British Film Institute (BFI). Infine, nel 2017, ho fondato l'Institute of Radical Imagination (IRI) – un think tank di curatori, enti museali ed artisti.

Sulla base delle mie ricerche sul campo in Brasile ed il Regno Unito e dei vari progetti e ricerche intervento condotte con l'Institute of Radical Imagination (IRI) ho sviluppato una solida pratica e visione teorica introno ai beni comuni urbani e rurali.

Il mio libro ART/COMMONS. Art, Politics and the Radical Imagination (Zed Books, 2020) porta in conversazione i miei diversi temi ed interessi di ricerca attraverso una nuova prospettiva teorica a cavallo tra l’ arte, l’ antropologia e l’ economia politica.