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Marzia Faietti

Adjunct professor

Department of the Arts

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Programma Anno Accademico 2022-2023

ANNO ACCADEMICO 2022-202

Storia del disegno e della grafica

Prof.ssa Marzia Faietti

Il disegno del Cinquecento a Bologna nelle collezioni degli Uffizi e del Louvre

Dopo circa vent’anni dalla mostra dedicata dal Musée du Louvre al disegno a Bologna tra il 1480 e il 1580 conservato nelle proprie collezioni grafiche, nonché dalla sua successiva versione aperta alla Pinacoteca Nazionale di Bologna l’anno seguente e arricchita da una selezione significativa di dipinti, è uscito alla fine del 2022 il XII tomo della collana Inventaire Général des Dessins Italiens, incentrato sui Dessins Bolonais du XVIe siècle. L’odierna occasione induce a ritornare sull’argomento con una specifica chiave di lettura che, attraverso confronti costanti e mirati, coinvolge due collezioni pubbliche di grande tradizione storica quali il Département des Arts graphiques del Musée du Louvre e il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi. Entrambe assai cospicue, le due raccolte possono infatti restituirci la conoscenza di autori bolognesi, o comunque attivi a Bologna in quel secolo, così come era venuta maturando tra i primi collezionisti.

Il corso non intende soffermarsi soltanto su artisti e opere, ma, partendo dalla spiccata fisionomia storica di ambedue i Musei, si propone di sviluppare considerazioni di carattere più generale e di taglio metodologico, che verteranno soprattutto sul concetto museografico e storiografico di scuola, sulle eventuali caratteristiche del disegno bolognese, sull’organizzazione del lavoro nei cantieri e nelle officine e sulla conseguente difficoltà a tradurre quelle prassi lavorative in operazioni puntuali di riconoscimento degli autori. Si accenna di seguito soltanto ad alcune delle riflessioni che saranno svolte durante le lezioni.

Il Louvre e gli Uffizi ereditano dal passato proposte attributive talvolta non confermate dal riferimento a dipinti o sculture documentate o di sicura autografia, oppure dall’esistenza di altri disegni simili identificabili in studi preparatori per opere certe. A volte, quelle attribuzioni diventano pietre miliari per la ricostruzione di personalità note solo per le poche testimonianze grafiche che recano ab antiquo il loro nome, ricostruite proprio a partire da quei disegni cui nel tempo, per confronto, si sono aggiunti ulteriori fogli. L’assunzione delle attribuzioni storiche come informazioni sicure o quali ipotesi plausibili e la loro immissione nel circuito della conoscenza storico-artistica comporta molta responsabilità e un discernimento caso per caso senza cadere nella semplicistica convinzione che quanto più l’attribuzione è antica, tanto più è corretta: ciò non è sempre vero perché le motivazioni che portarono alle singole attribuzioni sono varie, così come piuttosto complesso e contraddittorio è il processo di ricostruzione storica delle diverse personalità artistiche.

Quanto alle eventuali caratteristiche del disegno bolognese del sec. XVI, va detto che anche nel Cinquecento, in continuità con i secoli passati, la città attivò scambi e circolazione di idee figurative in un contesto europeo piuttosto allargato. Anzi, si può dire che in quel secolo l’esistenza di artisti con esperienze multiformi e maturate in ambienti geografico-culturali diversi -a volte affini, a volte decisamente disomogenei tra loro- sollecita alcune questioni inerenti al concetto storiografico di scuola (la cui piena consapevolezza venne raggiunta solo tra la prima e la seconda decade del Seicento) e induce a valutarne l’efficacia anche come criterio, unico o principale, di ordinamento museografico. A causa della fragilità del concetto storiografico di scuola, se utilizzato come unico comune denominatore a Bologna nel Cinquecento, risulta piuttosto difficile circoscrivere caratteri propriamente bolognesi del disegno a quell’epoca.

Tuttavia, una caratteristica individuabile con una certa sicurezza è la presenza di officine organizzate, una prerogativa, quest’ultima, non soltanto bolognese ma che nella città emiliana viene forse amplificata dal modello didattico indirettamente impresso alla prassi lavorativa dalla prestigiosa e antica Università, lo Studio bolognese, il cui ascendente si doveva riverberare in diversi settori della vita cittadina. Ne consegue che la consuetudine di lavoro tra artisti cittadini per nascita o adozione in medesimi cantieri o botteghe portò a una contaminazione linguistica che spesso è di ostacolo al riconoscimento delle responsabilità individuali.

In questo stesso contesto di riflessioni si deve anche accennare al fatto che Bologna diede vita, soprattutto negli anni Venti, a una vera e propria industria del riciclaggio creatasi per effetto dell’ampia circolazione di copie e rielaborazioni, sia grafiche che pittoriche, di motivi raffaelleschi. Fu così che si giunse a un’articolata offerta di opere che fungevano da mediazione rispetto agli originali di Raffaello ( e non solo) e di volta in volta assumevano l’aspetto di disegni, stampe e dipinti, tutti ugualmente legati al riciclaggio delle idee e degli spunti compositivi, ma anche frutto di un colto citazionismo che attraverso la copia, più o meno fedele, scandagliava le possibilità di nuovi linguaggi estetici e formali.

Un seminario finale sarà condotto direttamente su disegni conservati al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi, dove nel corso di un’indagine sistematica sul fondo delle opere ascritte storicamente ad autori bolognesi o attivi a Bologna nel corso del Cinquecento sono emersi sia orientamenti di gusto che pregiudizi critici assai utili per incrociare tra loro le vicende del collezionismo, l’affermarsi del gusto e il nascere di una prima interpretazione critica rispondente ai parametri di Giorgio Vasari e Filippo Baldinucci.

BIBLIOGRAFIA

Per la preparazione dell’esame si richiede la lettura delle due seguenti pubblicazioni:

Il Cinquecento a Bologna. Disegni dal Louvre e dipinti a confronto, a cura di Marzia Faietti, con la collaborazione di Dominique Cordellier, catalogo della mostra (Bologna, Pinacoteca Nazionale e Sale delle Belle Arti, 18 maggio-18 agosto 2002), Milano, Electa, 2002

Roberta Serra, Inventaire Général des Dessins Italiens. Tome XII. Dessins Bolonais du XVIe siècle, Paris- Cinisello Balsamo (Milano), Louvre éditions-SilvanaEditoriale, 2022

cui ne va aggiunta una terza selezionata tra:

Bologna e l'Umanesimo 1490-1510, a cura di Marzia Faietti, Konrad Oberhuber, catalogo della mostra (Bologna, Pinacoteca Nazionale, 6 marzo-24 aprile 1988), Bologna, Nuova Alfa Editoriale, 1988 /Humanismus in Bologna 1490-1510, herausgegeben von Marzia Faietti und Konrad Oberhuber, catalogo della mostra (Wien, Graphische Sammlung Albertina, 20. Mai-26. Juni 1988), Bologna, Nuova Alfa Editoriale, 1988

D’odio e d’amore. Giorgio Vasari e gli artisti a Bologna, a cura di Marzia Faietti e Michele Grasso, catalogo della mostra (Firenze, Gallerie degli Uffizi, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe), Firenze, Giunti, 2018

Il pittore, il poeta e i pidocchi. Bartolomeo Passerotti e l’”Omero” di Giovan Battista Deti, a cura di Marzia Faietti, con scritti di Roberto Bellucci, Federico Condello, Marzia Faietti, Vera Fortunati, Donatella Fratini, Angela Ghirardi, Eike D. Schmidt, Livorno, sillabe, 2021

La lettura delle tre pubblicazioni di cui sopra dovrà essere integrata dalla consultazione delle monografie o degli studi monografici dedicati ai disegni e all’attività pittorica degli artisti illustrati nel corso delle lezioni. Orientamenti bibliografici in questo senso saranno forniti volta per volta nel corso delle lezioni, ma per un primo inquadramento generale si veda:

Vera Fortunati Pietrantonio (a cura di), Pittura bolognese del ‘500, Casalecchio di Reno, Bologna, Grafis Edizioni, 1986, 2 voll.

Orari delle lezioni:

Marzo

27: h 9,00-h 13,00; h 14,00-h 16,00

28: h 9,00-h 13,00

Aprile

17: h 9,00-h 13,00; h 14,00-h 16,00

18: h 9,00- h 13,00

N. B. la data del seminario presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi sarà concordata a inizio lezioni.

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