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Marzia Faietti

Professoressa a contratto

Dipartimento delle Arti

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Programma AA 2023-2024

ANNO ACCADEMICO 2023-2024

Storia del disegno e della grafica

Prof.ssa Marzia Faietti

Il disegno in Italia nella prima metà del Cinquecento:

l’officina grafica bolognese (1490 circa-1550 circa)

Il corso non intende soffermarsi soltanto sugli artisti e sulle opere che caratterizzarono in modo più incisivo l’officina grafica bolognese durante l’arco cronologico selezionato. Si propone infatti di sviluppare considerazioni di carattere più generale e di taglio metodologico, che verteranno soprattutto sul concetto museografico e storiografico di scuola, sulle eventuali caratteristiche peculiari del disegno a Bologna in confronto ad altri centri artistici, sulle interrelazioni tra il disegno e le stampe, sulla nozione di copia, sull’organizzazione del lavoro nei cantieri e nelle officine e sulla conseguente difficoltà a tradurre quelle prassi lavorative in operazioni puntuali di riconoscimento degli autori. Si accenna di seguito ad alcune tra le varie riflessioni che saranno svolte criticamente durante le lezioni.

Collezioni storiche, come ad esempio il Département des Arts graphiques del Musée du Louvre e il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi, ereditano dal passato proposte attributive talvolta non confermate dal riferimento a dipinti o sculture documentate o di sicura autografia, oppure dall’esistenza di altri disegni simili identificabili in studi preparatori per opere certe. A volte, tali attribuzioni diventano pietre miliari per la ricostruzione di personalità note solo per le poche testimonianze grafiche che recano ab antiquo il loro nome, ricostruite proprio a partire da quei disegni cui nel tempo, per confronto, si sono aggiunti ulteriori fogli. L’assunzione delle attribuzioni storiche come informazioni sicure o quali ipotesi plausibili e la loro immissione nel circuito della conoscenza storico-artistica comporta molta responsabilità e implica necessariamente un discernimento caso per caso per non cadere nella semplicistica convinzione che quanto più l’attribuzione è antica, tanto più è corretta. L’esperienza di lavoro sulle antiche collezioni ha mostrato che ciò non è sempre vero perché le motivazioni che portarono alle singole attribuzioni sono varie, così come piuttosto complesso e contraddittorio è il processo di ricostruzione storica delle diverse personalità artistiche.

Quanto alle eventuali caratteristiche del disegno a Bologna del sec. XVI, va detto che anche nel Cinquecento, in continuità con i secoli passati, la città attivò scambi e circolazione di idee figurative in un contesto europeo piuttosto allargato. Anzi, si può dire che in quel secolo l’esistenza di artisti con esperienze multiformi e maturate in ambienti geografico-culturali diversi -a volte affini, a volte decisamente disomogenei tra loro- sollecita alcune questioni inerenti al concetto storiografico di scuola (la cui piena consapevolezza venne raggiunta solo tra la prima e la seconda decade del Seicento) e induce a valutarne l’efficacia anche come criterio, unico o principale, di ordinamento museografico. A causa della fragilità del concetto storiografico di scuola, se utilizzato come unico comune denominatore a Bologna nel Cinquecento, risulta piuttosto difficile circoscrivere caratteri propriamente bolognesi del disegno a quell’epoca.

Tuttavia, una caratteristica individuabile con una certa sicurezza è la presenza di officine organizzate, una prerogativa, quest’ultima, non soltanto bolognese ma che nella città emiliana viene forse amplificata dal modello didattico indirettamente impresso alla prassi lavorativa dalla prestigiosa e antica Università, lo Studio bolognese, il cui ascendente si doveva riverberare in diversi settori della vita cittadina. Ne consegue che la consuetudine di lavoro tra artisti cittadini per nascita o adozione in medesimi cantieri o botteghe portò a una contaminazione linguistica che spesso è di ostacolo al riconoscimento delle responsabilità individuali.

In questo stesso contesto di riflessioni si deve anche accennare al fatto che Bologna diede vita, soprattutto negli anni Venti, a una vera e propria industria del riciclaggio di motivi raffaelleschi creatasi per effetto dell’ampia circolazione di copie e rielaborazioni, sia grafiche che pittoriche. Fu così che si giunse a un’articolata offerta di opere che fungevano da mediazione rispetto agli originali di Raffaello (e non solo) e di volta in volta assumevano l’aspetto di disegni, stampe e dipinti, tutti ugualmente legati al riciclaggio delle idee e degli spunti compositivi, ma anche frutto di un colto citazionismo che attraverso la copia, più o meno fedele, scandagliava le possibilità di nuovi linguaggi estetici e formali.

Un seminario finale sarà condotto direttamente su disegni conservati al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi, dove nel corso di un’indagine sistematica sul fondo delle opere ascritte storicamente ad autori bolognesi o attivi a Bologna nel corso del Cinquecento sono emersi sia orientamenti di gusto che pregiudizi critici assai utili per incrociare tra loro le vicende del collezionismo, l’affermarsi del gusto e il nascere di una prima interpretazione critica rispondente ai parametri di Giorgio Vasari e Filippo Baldinucci.

BIBLIOGRAFIA

Per la preparazione dell’esame si richiede la lettura delle seguenti pubblicazioni:

Il Cinquecento a Bologna. Disegni dal Louvre e dipinti a confronto, a cura di Marzia Faietti, con la collaborazione di Dominique Cordellier, catalogo della mostra (Bologna, Pinacoteca Nazionale e Sale delle Belle Arti, 18 maggio-18 agosto 2002), Milano, Electa, 2002 (pp. 13-259)

Roberta Serra, Inventaire Général des Dessins Italiens. Tome XII. Dessins Bolonais du XVIe siècle, Paris- Cinisello Balsamo (Milano), Louvre éditions-SilvanaEditoriale, 2022 (Introduzione; schede relative agli artisti analizzati durante le lezioni)

Marzia Faietti, Review to Roberta Serra, Musée du Louvre, Département des Arts Graphiques. Inventaire général des dessins italiens., XII : Dessins bolonais du XVIe siècle, in «Master Drawings», LXI, 3, 2023, pp. 387-398

D’odio e d’amore. Giorgio Vasari e gli artisti a Bologna, a cura di Marzia Faietti e Michele Grasso, catalogo della mostra (Firenze, Gallerie degli Uffizi, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe), Firenze, Giunti, 2018

La lettura delle pubblicazioni di cui sopra dovrà essere integrata dalla consultazione delle monografie o degli articoli e contributi dedicati ai disegni e all’attività pittorica degli artisti illustrati nel corso delle lezioni; a tal riguardo saranno forniti opportuni orientamenti bibliografici. Per un primo inquadramento generale, da integrare con gli specifici aggiornamenti, si veda:

Vera Fortunati Pietrantonio (a cura di), Pittura bolognese del ‘500, Casalecchio di Reno, Bologna, Grafis Edizioni, 1986, 2 voll.

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