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Marco Zoli

Professore emerito

Alma Mater Studiorum - Università di Bologna

Temi di ricerca

1) Valutazione e confronto fra parametri emodinamici non invasivi (eco-color-Doppler) e parametri invasivi (cateterismo delle vene sovraepatiche - HVPG) nei pazienti con cirrosi epatica ed ipertensione portale in varie situazioni cliniche.
2) Valutazione della popolazione >65 anni in tre comuni della provincia di Bologna ai fini epidemiologici e di intervento sullo stile di vita.
3) Studi sull'epidemiologia dell'epatocarcinoma e sulle alterazioni emodinamiche conseguenti al suo trattamento con chemioembolizzazione.
4) Ictus cerebrale in fase acuta: definizione dei fattori prognostici e trattamento.



1) Valutazione e confronto fra parametri emodinamici non invasivi (eco-color-Doppler) e parametri invasivi (cateterismo delle vene sovraepatiche - HVPG) nei pazienti con cirrosi epatica ed ipertensione portale in varie situazioni cliniche.
1a) Pazienti con cirrosi epatica candidati alla profilassi primaria con beta-bloccanti: i dati eco-color-Doppler portali e splancnici misurati prima dell'inizio della terapia farmacologica e dopo tre mesi di trattamento vengono utilizzati con lo scopo di identificare i pazienti con buona risposta emodinamica (riduzione dell'HVPG di almeno il 20% rispetto al valore basale). I risultati ottenuti suggeriscono che un profilo emodinamico caratterizzato da una maggiore vasodilatazione arteriosa splancnica contribuisce a predire una scarsa risposta pressoria ai beta-bloccanti consentendo di selezionare il trattamento più idoneo nelle varie condizioni di ipertensione portale.
1b) Pazienti con cirrosi epatica e varici esofagee senza insufficienza renale: è stata analizzata la correlazione tra impedenza vascolare a livello delle diramazioni intraparenchimali dell'arteria renale e HVPG. I dati ottenuti hanno evidenziato che indici di resistenza e di pulsatilità al di sopra del normale sono caratteristici di pazienti con ipertensione portale clinicamente severa (HVPG >16 mmHg).
1c) Pazienti cirrotici con collaterali porto-sistemiche addominali. I dati ottenuti documentano che la presenza/comparsa, all'eco-color-Doppler, di circoli collaterali identifica un sottogruppo di pazienti con ipertensione portale più severa (HVPG >16 mmHg) ad alto rischio di morte per complicanze della cirrosi epatica.
1d) Lo studio funzionale dell'emodinamica epatica con mezzo di contrasto ecoamplificatore ha dimostrato che la velocità di transito, calcolata a livello delle vene sovraepatiche, è sensibilmente minore nei pazienti con cirrosi epatica rispetto ai pazienti affetti da epatopatia cronica e rispetto ai controlli sani. Sono in corso studi  per valutare se esiste una correlazione tra il tempo di transito del mezzo di contrasto nelle vene sovraepatiche (HVAT: Hepatic Vein Arrival Time) e l'HVPG, ovvero se al diminuire del HVAT  incrementa la severità della ipertensione portale come misurato dall'HVPG. I dati fino ad ora ottenuti documentano tale correlazione. Come secondo obiettivo dello studio si vuole inoltre osservare se il calo della pressione portale ottenuto con la terapia farmacologica (beta-bloccante) possa corrispondere ad una modificazione (incremento) della HVAT e ad una corrispondente diminuzione dell'HVPG. Tale parametro ecografico potrebbe così guidare la terapia dell'ipertensione portale con metodica non invasiva.
1e) Profilassi del primo sanguinamento nei pazienti cirrotici con varici esofagee senza precedenti emorragici. Continua la ricerca dei parametri ecografici, laboratoristici e clinici più idonei per l'dentificazione dei pazienti da sottoporre a trattamento per la prevenzione del sanguinamento gastro-intestinale da ipertensione portale (rottura delle varici gastro-esofagee, gastropatia ipertensiva).
1f) Pazienti con cirrosi epatica compensata con varici esofagee: valutazione della risposta emodinamica a breve e lungo termine (tramite misurazioni, ripetute nel tempo, di HVPG) della profilassi primaria con beta-bloccanti: i dati ottenuti hanno dimostrato che un numero cospicuo di pazienti, risultati responders emodinamici a un mese dall'inizio del trattamento con beta-bloccanti, tendono a perdere la risposta emodinamica, nonostante la continuazione della terapia, probabilmente per via della naturale progressione della malattia epatica. Tali pazienti ritornano a rischio di complicanze, e quindi di peggioramento della patologia, comportandosi di fatto come non responders.
1g) Pazienti con cirrosi epatica compensata e varici esofagee senza precedenti emorragici risultati non responders al trattamento di profilassi primaria con beta-bloccanti (propanololo): proseguono gli studi di valutazione delle tecniche terapeutiche migliori in questo cospicuo sottogruppo di pazienti. I dati fino ad ora ottenuti, analizzando varie strategie terapeutiche (continuare beta-bloccante, cambiare beta-bloccante ad es. utilizzando il più innovativo carvedilolo, aggiungere nitroderivato, utilizzare la legatura endoscopica delle varici) hanno mostrato una tendenza all'aumento dell'HVPG nei pazienti sottoposti alla procedura di legatura perendoscopica delle varici e una lieve tendenza al miglioramento in coloro in cui viene utilizzato il carvedilolo. 
 
2) Valutazione della popolazione >65 anni in tre comuni della provincia di Bologna ai fini epidemiologici e di intervento sullo stile di vita.
Nel dicembre 2003/gennaio 2004 è iniziata la valutazione, mediante questionario inviato per posta, della popolazione di età superiore ai 65 anni, di tre comuni della provincia di Bologna: Pianoro, Zola Predosa, Sasso Marconi. Il questionario ha consentito di raccogliere informazioni relative alla quantità dell'attività fisica svolta, alla qualità della vita, al grado di autonomia, ai fattori di rischio, in particolare ai fattori di rischio cardio-vascolare, e ai farmaci assunti. I cittadini residenti nel comune di Pianoro (“popolazione trattata”) sono poi stati sottoposti a valutazione clinica, laboratorsitica e strumentale (ECG, ecografia addominale, test di performance motoria). Sulla base dei risultati ottenuti i cittadini sono stati invitati ad incrementare la loro attività fisica secondo programmi motori definiti con i colleghi della Facoltà di Scienze Motorie. Un sottogruppo di soggetti è stato avviato ad un programma individualizzato di attività fisica trisettimanale in palestra. In questo sottogruppo sono state effettuate ulteriori indagini di tipo cardio-vascolare (ecocardiografia, eco-Doppler carotideo, valutazione della vasodilatazione endotelio-dipendente) che hanno documentato che una adeguata attività fisica consente di ottenere un miglioramento dei parametri di performance muscolare ed anche un mantenimento delle performance cognitive, mentre si è assistito ad un decadimento cognitivo nel sottogruppo di cittadini non sottoposto ad attività motoria. Nel dicembre 2009, a distanza di 6 anni, alla stessa popolazione dei 3 comuni (Pianoro, Zola Predosa, Sasso Marconi) è stato inviato lo stesso questionario che ha consentito di rivalutare gli stessi parametri e quindi di apprezzare le modificazioni avvenute in relazione a stile di vita, fattori di rischio cardio-vacolare, farmaci assunti e grado di autonomia. Nel periodo novembre 2010 - novembre 2011 è stato poi eseguito il controllo clinico della popolazione “trattata” (Pianoro) con lo scopo di definire se è stato possibile incrementare l'attività fisica media in una popolazione anziana e se questo incremento ha determinato vantaggi significativi in termini di qualità di vita, di costi socio-sanitari, di morbilità e di sopravvivenza, con particolare riferimento all'apparato cardio-vascolare, alla sindrome metabolica e al decadimento cognitivo. Prosegue l'analisi dei numerosissimi dati raccolti con lo scopo di identificare i fattori prognosticamente sfavorevoli sui quali si possa in futuro effettuare un intervento di prevenzione delle complicanze maggiori, in particolare di tipo cardiovascolare. Tutto col fine non solo di allungare la vita media ma soprattutto col fine di migliorare la qualità di vita dei soggetti anziani. Con i colleghi della Farmacologia è in corso una analisi dei dati relativi al consumo dei farmaci al fine di definirne l'apprpriatezza di impiego, i costi e i maggiori effetti indesiderati.
 
3) Studi sull'epidemiologia dell'epatocarcinoma e sulle alterazioni emodinamiche conseguenti al suo trattamento con chemioembolizzazione.
3a) Continua la collaborazione col gruppo di studio ITALICA (Italian Liver Cancer group), facendone parte dal momento della sua istituzione. La raccolta di dati clinico-laboratoristici e strumentali di pazienti con epatocarcinoma in numerosi centri italiani (negli ultimi due anni è aumentato il numero dei centri che aderiscono al Gruppo Italica) sta consentendo di definire meglio l'epidemiologia della malattia nella popolazione italiana ed i fattori che contribuiscono alla diagnosi precoce ed alla prognosi. L'ampia casistica ed i numerosissimi dati raccolti consentono anche di identificare i trattamenti più idonei nei vari sottogruppi di pazienti e nei vari stadi della malattia.
3b) Valutazione dell'effetto della chemioembolizzazione (CEAT) sulla pressione portale in pazienti con epatocarcinoma su cirrosi epatica. L'effetto emodinamico dell'occlusione arteriosa selettiva e dell'infusione di chemioterapici a livello epatico in pazienti con HCC su cirrosi è ancora poco noto. La valutazione dell'HVPG basalmente, durante il trattamento e dopo 3 giorni dalla CEAT, momento della massima citolisi conseguente al trattamento, contribuisce a chiarire tale effetto. I dati raccolti documentano che in alcuni pazienti si ha una netta riduzione della pressione portale subito dopo il trattamento e che il valore di HVPG ritorna ai livelli basali in terza giornata post-CEAT.

4) Ictus cerebrale in fase acuta: definizione dei fattori prognostici e trattamento.
Nella Unità Operatica Complessa di Medicina Interna diretta dal Prof. Zoli nel 2006 è stata attivata la Stroke Unit, reparto dedicato all'assistenza dei pazienti con ictus cerebrale in fase acuta. In tale struttura vengono ricoverati tutti i pazienti (300-400/anno) che accedono al Policlinico S.Orsola-Malpighi di Bologna per ictus cerebrale. Sono quindi in corso studi per la identificazione dei parametri utili per la definizione della prognosi in fase acuta, quindi potenzialmente utili per la selezione dei pazienti che possono maggiormente giovarsi dei trattamenti medici e riabilitativi precoci. Uno studio randomizzato per valutare l'effetto di un trattamento precoce con atorvastatina ad alte dosi ha documentato che tale trattamento riduce la mortalità e la disabilità a 3-6 mesi dall'evento acuto.


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