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Luciana Bastagli

Professoressa Alma Mater

Alma Mater Studiorum - Università di Bologna

Professoressa a contratto

Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche

Temi di ricerca

Parole chiave: prostaglandine invecchiamento aterosclerosi oppioidi NPY

L'attività scientifica è stata svolta con continuità dal 1977.

In collaborazione con altri è autrice di oltre 100 pubblicazioni per esteso e ha presentato oltre 100 comunicazioni originali a Congressi Nazionali ed Internazionali.

Gli argomenti di cui si è principalmente interessata, in passato, sono stati :

  • Aspetti dell'attivazione del sistema prostaglandinico, in differenti condizioni sperimentali.
  • Ruolo dei peptidi oppioidi endogeni nella regolazione della funzionalita' cardiovascolare
  • Fattore natriuretico atriale e funzionalita' cardiovascolare
  • Neuropeptide y nella cardiopatia ischemica e nello scompenso
  • Fattori di crescita dei fibroblasti e patologie cardiovascolari

In questi ultimi anni si è soprattutto dedicata a:

  • Aterosclerosi e proteine della fase acuta (con particolare riguardo al c3)
  • Studi sull' invecchiamento
  • Studi sul pancreas
  • Riordinamento ed elaborazione dei dati raccolti in 10 anni di attività dell'Ambulatorio di elettrocardiografia dinamica e di monitoraggio della PA per approfondimenti nell'ambito dell'insufficienza cardiaca e/o coronarica cronica con studio, in gruppi selezionati, di HRV. 

Aspetti dell'attivazione del sistema prostaglandinico, in differenti condizioni sperimentali Nell' animale da esperimento, nell' uomo sano, nell' ipertensione arteriosa, nell' IRC, nell'infarto miocardico si è dimostrato che, in concomitanza a sindromi idro-sodio ritentive, è presente un'alterazione dell'attività prostaglandinica renale e che la somministrazione di precursori o inibitori della sintesi degli stessi può influenzare il quadro clinico E' stato altresì dimostrato l'effetto protettivo esercitato da precursori delle prostaglandine nell'ulcera sperimentale nel ratto.

Ruolo dei peptidi oppioidi endogeni nella regolazione della funzionalita' cardiovascolare- *Studio delle variazioni funzionali del sistema degli oppioidi endogeni nell'infarto miocardico acuto, mediante valutazione degli effetti emodinamici prodotti dalla somministrazione di Naloxone, antagonista specifico degli stessi, e mediante il dosaggio plasmatico delle endorfine.*Impiego del Naloxone in alcuni casi di shock cardiogeno insensibili al trattamento convenzionale. *Dosaggio degli oppiodi nell'infarto a decorso favorevole o complicato da shock cardiogeno e dopo defibrillazione elettrica con dimostrazine nei casi complicati di elevatissimi livelli di b -endorfina. *Studi, nell'animale da esperimento, sulle proprietà degli oppioidi endogeni di interagire direttamente con il muscolo cardiaco e con le coronarie producendo effetti di modulazione tanto dell'attività meccanica cardiaca, che delle resistenze coronariche (effetto inotropo negativo e aumento delle resistenze coronariche). *Studi degli effetti degli oppioidi sulle membrane cardiache e sui mitocondri in preparati da cuori di ratto e bovino (dimostrato effetto di coinvolgimento nei processi di ossido-riduzione) *Studi di binding su sarcolemma di ratto con dimostrazione di specifici recettori per gli oppioidi a livello di tale membrana e studi di modulazione. *Dimostrazione della presenza di sostanze oppioidi endogene nel tessuto miocardico in frammenti bioptici di cuore di pazienti sottoposti ad intervento cardio-chirurgico.*Dimostrata della presenza di dinorfina B in frammenti di atri di cuori umani, di ratto, di coniglio e di Guinea pig.

Fattore natriuretico atriale e funzionalita' cardiovascolare*Valutazione dei livelli plasmatici di ANF, in differenti patologie cardiovascolari (infarto miocardico acuto, edema polmonare acuto, aritmie ipercinetiche). *Studi con somministrazione e.v. di ANF in pazienti con insufficienza cardiaca hanno dimostrato effetto diuretico dose-dipendente. *Studio di binding in sarcolemma di cardiomiociti di ratto e in membrane di cellule di muscolatura liscia di aorta di vitello, con dimostrazione della presenza di recettori di tipo altamente specifico.

Neuropeptide y nella cardiopatia ischemica e nello scompenso Studi sulle variazioni plasmatiche del neuropeptide Y, in varie condizioni patologiche (dimostrazione di elevati livelli in corso di infarto miocardico acuto e scompenso cardiaco).

Fattori di crescita dei fibroblasti e patologie cardiovascolari*Studi in omogenati di cuori di ratto ed in cardiomiociti coltivati, sempre di ratto, e nei relativi media di coltura con evidenza della presenza di bFGF sia nell'omogenato di tessuto cardiaco sia nei miociti coltivati e la possibilità di modularne la liberazione in coltura mediante forbolo-miristato-acetato (PMA). *Studi in cuori isolati di ratti spontaneamente ipertesi sottoposti ad ischemia e riperfusione con evidenza di più intensa immunoreattività per il bFGF nei cuori di ratti spontaneamente ipertesi, e  una riduzione dell'intesità del blot dopo ischemia, specialmente nei cuori di ratto ipertesi ad indicare che la riperfusione dopo ischemia potrebbe stimolare la liberazione del bFGF cardiaco in circolo. *Dimostrazione di elevati livelli tissutali di bFGF in un modello animale di cardiomiopatia ipertrofica.

Aterosclerosi e proteine della fase acuta (con particolare riguardo al C3)-Evidenza di correlazione fra prevalenza di coronaropatie (soprattutto di infarto miocardico acuto) e numero di stenosi nelle arterie epiaortiche, mentre nessuna relazione è stata evidenziata sia con il numero totale di lesioni vascolari, sia con le lesioni vascolari sotto diaframmatiche.*Evidenza in soggetti con infarto miocardico pregresso, di livelli sierici di transferrina sono piu' bassi che in soggetti di controllo, spiegabile in quanto la transferrina e' una proteina della fase acuta (anche se di tipo "negativo", ossia i suoi livelli diminuiscono in presenza di infiammazione). *Studio delle proteine della fase acuta nell'infarto miocardio con descrizione del comportamento del C3, del C4 e della proteina C reattiva a medio termine dopo infarto miocardico.*Dimostrazione che il C3 si correla con un gruppo di fattori di rischio per IMA assimilabili ad insulino-resistenza in modo sia indipendente sia mediato dallo sviluppo di aterosclerosi coronarica. Ciò è stato rilevato anche in una coorte di 1100 uomini non selezionati di età compresa tra 55 e 64 anni. *Dimostrazione che le proteine della fase acuta (proteina C reattiva, fibrinogeno e C3) si correlano allo spessore intima-media e allo spessore delle placche, ma in maniera meno significativa rispetto a fattori di rischio tradizionali come il fumo o il colesterolo. mentre è significativa l' associazione del C3 sierico con la presenza della componente "soft" (lipidica) nelle placche di medio spessore, mentre fibrinogeno e proteina C reattiva sono associati alla presenza della componente "densa" (fibrosa) nelle placche di spessore maggiore.

Studi sull' invecchiamento-Influenza del deficit di micronutrienti (vit A, Vit B6, Vit B12, Folati, Vit E, zinco, selenio, ubichinone) sulle NK cells. *Importanza degli estrogeni rispetto all'Ig F1 nel metabolismo osseo dell'anziano.*Associazione, nell'anziano, di più alti livelli di Ig F 1 e DHEAS con attività fisica moderata.*Studi dei rapporti fra processi infiammatori cronici e rischio di sviluppo di demenza. *Studio indicativo che elevati livelli di estradiolo nella donna anziana sono predittori indipendentei di demenza. *Combinazione di tests di valutazione dello stato cognitivo per migliorarne il livello di sensibilità e specificità. *Rischio di frattura da osteoporosi in rapporto al deficit di folati quali di fatto responsabili dell'associazione fra omocisteina e rischio di fratture nel paziente anziano come più volte riportato in letteratura. *Dimostrazione che, nella popolazione anziana, elevati livelli di IL-6 associati a s. metabolica possono rappresentare utile indicatore di aumentato rischio di mortalità.

Studi sul pancreas *Studio condotto per testare l'ipotesi che l'obesità possa rappresentare un fattore di rischio per il cancro pancreatico, la ricerca ha preso spunto dalle segnalazioni, controverse in tal senso, riportate in letteratura. Lo studio ha incluso 400 pazienti con K pancreatico all'esordio a confronto con 400 soggetti sani. I risultati ottenuti hanno escluso una correlazione fra eccesso ponderale e sviluppo di K pancreatico. *Studio condotto per indagare la possibilità che il gene CFTR (regolatore della conduttanza transmembrana della fibrosi cistica possa avere un ruolo nella iperenzimemia pancreatica benigna. Lo studio effettuato in 70 soggetti portatori di iperenzimemia pancreatica idiopatica, ha mostrato come la frequenza di mutazione del gene CFTR sia simile a quella osservata nella comune popolazione italiana. Tale osservazione pertanto non ha supportato l'ipotesi che la mutazione del CFTR sia responsabile dell'iperenzimemia pancreatica idiopatica. *Studio indirizzato alla valutazione delle caratteristiche della pancreatite negli alcolisti che appare fin dall'inizio come patologia cronica. Dimostrazione che la presenza di iperenzimemia in soggetti con dislipidemia non può essere attribuita a steatosi pancreatica. *Studio sulla funzione pancreatica esocrina su ampio campione di ultranovantenni (in via di pubblicazione).

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