L'attività scientifica è stata svolta con continuità dal
1977.
In collaborazione con altri è autrice di oltre 100 pubblicazioni
per esteso e ha presentato oltre 100 comunicazioni originali a
Congressi Nazionali ed Internazionali.
Gli argomenti di cui si è principalmente interessata, in
passato, sono stati :
- Aspetti dell'attivazione del sistema
prostaglandinico, in differenti condizioni
sperimentali.
- Ruolo dei peptidi oppioidi endogeni nella
regolazione della funzionalita' cardiovascolare
- Fattore natriuretico atriale e funzionalita'
cardiovascolare
- Neuropeptide y nella cardiopatia ischemica e
nello scompenso
- Fattori di crescita dei fibroblasti e
patologie cardiovascolari
In questi ultimi anni si è soprattutto dedicata a:
- Aterosclerosi e proteine della fase acuta (con
particolare riguardo al c3)
- Studi sull' invecchiamento
- Studi sul pancreas
- Riordinamento ed elaborazione dei dati raccolti in 10 anni di
attività dell'Ambulatorio di elettrocardiografia dinamica e di
monitoraggio della PA per approfondimenti nell'ambito
dell'insufficienza cardiaca e/o coronarica cronica con studio, in
gruppi selezionati, di HRV.
Aspetti dell'attivazione del sistema prostaglandinico,
in differenti condizioni sperimentali Nell' animale da
esperimento, nell' uomo sano, nell' ipertensione arteriosa, nell'
IRC, nell'infarto miocardico si è dimostrato che, in concomitanza a
sindromi idro-sodio ritentive, è presente un'alterazione
dell'attività prostaglandinica renale e che la somministrazione di
precursori o inibitori della sintesi degli stessi può influenzare
il quadro clinico E' stato altresì dimostrato l'effetto protettivo
esercitato da precursori delle prostaglandine nell'ulcera
sperimentale nel ratto.
Ruolo dei peptidi oppioidi endogeni nella regolazione
della funzionalita' cardiovascolare- *Studio delle
variazioni funzionali del sistema degli oppioidi endogeni
nell'infarto miocardico acuto, mediante valutazione degli effetti
emodinamici prodotti dalla somministrazione di Naloxone,
antagonista specifico degli stessi, e mediante il dosaggio
plasmatico delle endorfine.*Impiego del Naloxone in alcuni casi di
shock cardiogeno insensibili al trattamento convenzionale.
*Dosaggio degli oppiodi nell'infarto a decorso favorevole o
complicato da shock cardiogeno e dopo defibrillazione elettrica con
dimostrazine nei casi complicati di elevatissimi livelli di b
-endorfina. *Studi, nell'animale da esperimento, sulle proprietà
degli oppioidi endogeni di interagire direttamente con il muscolo
cardiaco e con le coronarie producendo effetti di modulazione tanto
dell'attività meccanica cardiaca, che delle resistenze coronariche
(effetto inotropo negativo e aumento delle resistenze coronariche).
*Studi degli effetti degli oppioidi sulle membrane cardiache e sui
mitocondri in preparati da cuori di ratto e bovino (dimostrato
effetto di coinvolgimento nei processi di ossido-riduzione) *Studi
di binding su sarcolemma di ratto con dimostrazione di specifici
recettori per gli oppioidi a livello di tale membrana e studi di
modulazione. *Dimostrazione della presenza di sostanze oppioidi
endogene nel tessuto miocardico in frammenti bioptici di cuore di
pazienti sottoposti ad intervento cardio-chirurgico.*Dimostrata
della presenza di dinorfina B in frammenti di atri di cuori umani,
di ratto, di coniglio e di Guinea pig.
Fattore natriuretico atriale e funzionalita'
cardiovascolare*Valutazione dei livelli plasmatici di ANF,
in differenti patologie cardiovascolari (infarto miocardico acuto,
edema polmonare acuto, aritmie ipercinetiche). *Studi con
somministrazione e.v. di ANF in pazienti con insufficienza cardiaca
hanno dimostrato effetto diuretico dose-dipendente. *Studio di
binding in sarcolemma di cardiomiociti di ratto e in membrane di
cellule di muscolatura liscia di aorta di vitello, con
dimostrazione della presenza di recettori di tipo altamente
specifico.
Neuropeptide y nella cardiopatia ischemica e nello
scompenso Studi sulle variazioni plasmatiche del
neuropeptide Y, in varie condizioni patologiche (dimostrazione di
elevati livelli in corso di infarto miocardico acuto e scompenso
cardiaco).
Fattori di crescita dei fibroblasti e patologie
cardiovascolari*Studi in omogenati di cuori di ratto ed in
cardiomiociti coltivati, sempre di ratto, e nei relativi media di
coltura con evidenza della presenza di bFGF sia nell'omogenato di
tessuto cardiaco sia nei miociti coltivati e la possibilità di
modularne la liberazione in coltura mediante
forbolo-miristato-acetato (PMA). *Studi in cuori isolati di ratti
spontaneamente ipertesi sottoposti ad ischemia e riperfusione con
evidenza di più intensa immunoreattività per il bFGF nei cuori di
ratti spontaneamente ipertesi, e una riduzione dell'intesità
del blot dopo ischemia, specialmente nei cuori di ratto ipertesi ad
indicare che la riperfusione dopo ischemia potrebbe stimolare la
liberazione del bFGF cardiaco in circolo. *Dimostrazione di elevati
livelli tissutali di bFGF in un modello animale di cardiomiopatia
ipertrofica.
Aterosclerosi e proteine della fase acuta (con
particolare riguardo al C3)-Evidenza di correlazione fra
prevalenza di coronaropatie (soprattutto di infarto miocardico
acuto) e numero di stenosi nelle arterie epiaortiche, mentre
nessuna relazione è stata evidenziata sia con il numero totale di
lesioni vascolari, sia con le lesioni vascolari sotto
diaframmatiche.*Evidenza in soggetti con infarto miocardico
pregresso, di livelli sierici di transferrina sono piu' bassi che
in soggetti di controllo, spiegabile in quanto la transferrina e'
una proteina della fase acuta (anche se di tipo "negativo", ossia i
suoi livelli diminuiscono in presenza di infiammazione). *Studio
delle proteine della fase acuta nell'infarto miocardio con
descrizione del comportamento del C3, del C4 e della proteina C
reattiva a medio termine dopo infarto miocardico.*Dimostrazione che
il C3 si correla con un gruppo di fattori di rischio per IMA
assimilabili ad insulino-resistenza in modo sia indipendente sia
mediato dallo sviluppo di aterosclerosi coronarica. Ciò è stato
rilevato anche in una coorte di 1100 uomini non selezionati di età
compresa tra 55 e 64 anni. *Dimostrazione che le proteine della
fase acuta (proteina C reattiva, fibrinogeno e C3) si correlano
allo spessore intima-media e allo spessore delle placche, ma in
maniera meno significativa rispetto a fattori di rischio
tradizionali come il fumo o il colesterolo. mentre è significativa
l' associazione del C3 sierico con la presenza della componente
"soft" (lipidica) nelle placche di medio spessore, mentre
fibrinogeno e proteina C reattiva sono associati alla presenza
della componente "densa" (fibrosa) nelle placche di spessore
maggiore.
Studi sull' invecchiamento-Influenza del
deficit di micronutrienti (vit A, Vit B6, Vit B12, Folati, Vit E,
zinco, selenio, ubichinone) sulle NK cells. *Importanza degli
estrogeni rispetto all'Ig F1 nel metabolismo osseo
dell'anziano.*Associazione, nell'anziano, di più alti livelli di Ig
F 1 e DHEAS con attività fisica moderata.*Studi dei rapporti fra
processi infiammatori cronici e rischio di sviluppo di demenza.
*Studio indicativo che elevati livelli di estradiolo nella donna
anziana sono predittori indipendentei di demenza. *Combinazione di
tests di valutazione dello stato cognitivo per migliorarne il
livello di sensibilità e specificità. *Rischio di frattura da
osteoporosi in rapporto al deficit di folati quali di fatto
responsabili dell'associazione fra omocisteina e rischio di
fratture nel paziente anziano come più volte riportato in
letteratura. *Dimostrazione che, nella popolazione anziana, elevati
livelli di IL-6 associati a s. metabolica possono rappresentare
utile indicatore di aumentato rischio di mortalità.
Studi sul pancreas *Studio condotto per testare l'ipotesi
che l'obesità possa rappresentare un fattore di rischio per il
cancro pancreatico, la ricerca ha preso spunto dalle segnalazioni,
controverse in tal senso, riportate in letteratura. Lo studio ha
incluso 400 pazienti con K pancreatico all'esordio a confronto con
400 soggetti sani. I risultati ottenuti hanno escluso una
correlazione fra eccesso ponderale e sviluppo di K pancreatico.
*Studio condotto per indagare la possibilità che il gene CFTR
(regolatore della conduttanza transmembrana della fibrosi cistica
possa avere un ruolo nella iperenzimemia pancreatica benigna. Lo
studio effettuato in 70 soggetti portatori di iperenzimemia
pancreatica idiopatica, ha mostrato come la frequenza di mutazione
del gene CFTR sia simile a quella osservata nella comune
popolazione italiana. Tale osservazione pertanto non ha supportato
l'ipotesi che la mutazione del CFTR sia responsabile
dell'iperenzimemia pancreatica idiopatica. *Studio indirizzato alla
valutazione delle caratteristiche della pancreatite negli alcolisti
che appare fin dall'inizio come patologia cronica. Dimostrazione
che la presenza di iperenzimemia in soggetti con dislipidemia non
può essere attribuita a steatosi pancreatica. *Studio sulla
funzione pancreatica esocrina su ampio campione
di ultranovantenni (in via di pubblicazione).