Parole chiave:
logistica
sviluppo
eccedenze
aiuto
spreco
La nozione di sicurezza alimentare assume carattere diverso sia in
termini di quantità che di qualità a seconda della
realtà economica considerata. il primo aspetto è
tradizionalmente legato alle economie sviluppate, il secondo a
quelle in via di sviluppo. In realtà anche nei paesi
sviluppati ristagnano sacche di popolazione povere con problemi di
approvvigionamento alimentare, carente sia dal punto di vista
quantitativo che qualitativo. Il progetto di ricerca si pone come
obiettivo principale quello di affrontare il problema proponendo
una soluzione operativa e sostenibile mediante il recupero e la
valorizzazione di ciò che viene sprecato nelle filiere
agroalimentari, considerando cioè tutti quei fenomeni (per lo più
indesiderati o non prevedibili) che portano le imprese
agroalimentari a dover gestire e smaltire dei surplus alimentari
con conseguenti costi economici e ambientali. Lo studio proposto
sarà rivolto non solo all'ambito nazionale ma anche
all'Europa allargata a 27 Stati.
La nozione di sicurezza alimentare assume carattere diverso sia in
termini di quantità che di qualità a seconda della
realtà economica considerata. il primo aspetto è
tradizionalmente legato alle economie sviluppate, il secondo a
quelle in via di sviluppo. In realtà anche nei paesi
sviluppati ristagnano sacche di popolazione povere con problemi di
approvvigionamento alimentare, carente sia dal punto di vista
quantitativo che qualitativo. Il progetto di ricerca si pone come
obiettivo principale quello di affrontare il problema proponendo
una soluzione operativa e sostenibile mediante il recupero e la
valorizzazione di ciò che viene sprecato nelle filiere
agroalimentari, considerando cioè tutti quei fenomeni (per lo più
indesiderati o non prevedibili) che portano le imprese
agroalimentari a dover gestire e smaltire dei surplus alimentari
con conseguenti costi economici e ambientali. Da una parte
l'economia produce dei surplus, mentre dall'altra la società ,
o più precisamente una parte di essa, risulta in deficit. Cioè a
fronte di un'offerta di prodotti alimentari che, per le ragioni
più varie, rimangono invenduti ‘materializzandosi' lungo tutti
gli anelli che costituiscono la catena agroalimentare, esiste una
domanda che potrebbe essere alimentata proprio con quegli stessi
prodotti. Surplus e deficit alimentare raramente si equilibrano. Si
tratta allora di mettere assieme - anche fisicamente - queste due
entità , per riequilibrare - soprattutto a livello locale,
cioè proprio laddove si formano i surplus e si manifestano i
deficit - ogni piccolo sistema all'interno degli stessi mercati
alimentari tradizionali (dalla produzione agricola al dettaglio).
In pratica il progetto di ricerca dovrà permettere di
coniugare a livello territoriale le esigenze delle imprese for
profit e degli enti no profit promuovendo nel contempo un'azione di
sviluppo sostenibile locale, con ricadute positive a livello
ambientale, economico e sociale. Il sistema proposto si può
leggere anche in questi termini: il mondo for profit rappresenta
l'offerta di beni invenduti, quello no profit esercita invece la
domanda degli stessi beni a favore degli indigenti. Rispetto allo
schema ‘classico' dell'economia di mercato, c'è però una
differenza: non ci sono i prezzi perché l'incrocio fra offerta e
domanda dovrà essere gratuito, e cioè avvenire attraverso il
dono ovvero uno scambio senza contropartita monetaria. Tale sistema
fa si che si attivi una rete dinamica e stabile di stakeholders
(operatori economici agroalimentari, pubblica amministrazione,
associazioni ed enti caritativi) che attraverso una serie di
impegni propri possono trarre dei benefici. È necessario
sottolineare che lo studio proposto sarà rivolto non solo
all'ambito nazionale (da dove l'idea di progetto è partita con
l'attivazione del Last Minute Market) ma anche all'Europa allargata
a 27 Stati membri (i dati FAO sullo stato dell'insicurezza
alimentare nel mondo sono eloquenti: nelle economie sviluppate
circa 34 milioni di persone sono sottonutrite e tre quarti delle
quali sono concentrate nei Paesi dell'Europa Centro Orientale e
dell'ex Urss). La metodologia adottata comporta un'analisi degli
aspetti territoriali, economici, sociali e normativi collegati alla
valorizzazione sostenibile degli invenduti alimentari al fine di
attivare dei prototipi standardizzati da poter esportare a
realtà diverse mediante l'adattamento alle esigenze locali.
Sarà necessario elaborare dei protocolli igienico-sanitari
seguendo le indicazioni dettate dalla Codex Alimentarius Commission
attraverso i piani di autocontrollo redatti secondo la metodologia
HACCP al fine di garantire e mantenere specifici standard igienici
e di salubrità dei prodotti, nei vari passaggi del processo
di recupero. Attraverso un'analisi economico-aziendale si dovranno
poi realizzare dei protocolli logistico organizzativi al fine di
creare un canale distributivo efficiente ed efficace, che,
attraverso un'accurata analisi dell'ambiente interno ed esterno
delle realtà economiche agroalimentari, sia capace di ridare
valore e utilità economica ma anche socio-assistenziale ai
beni recuperati. Tale sistema logistico organizzativo ottimizzando
le risorse utilizzate, non solo dovrà avere un basso impatto
economico, ma dovrà permettere la creazione di vantaggi agli
interlocutori dello scambio, facendo si che i processi risultino
rapidi e snelli. Da ultimo si dovranno realizzare dei protocolli
fiscali-amministrativi capaci di descrivere l'iter normativo da
seguire al fine di attuare lo scambio dei beni fra l'impresa for
profit e l'ente no profit a vantaggio di entrambe le categorie.
Attraverso lo studio comparato delle normative in materia
igienico-sanitaria, fiscale e societaria, la ricerca intende creare
i presupposti per un modello esportabile alle varie realtÃ
dell'Ue-27. Per l'attivazione dei prototipi verranno scelti alcuni
Paesi dei 15 e dei 12 nuovi Stati membri.