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Fabio Martelli

Professore associato confermato

Dipartimento di Storia Culture Civiltà

Settore scientifico disciplinare: M-STO/02 STORIA MODERNA

Temi di ricerca

Parole chiave: testi diplomatici russi imperialismo russo Khanati islamici Asia Centrale

Tra XVII e XVIII secolo il potere russo si espande in direzione dell'Asia Centrale e rivolge la propria attenzione anche all'ormai confinante impero cinese. Nell'alternarsi continuo di diverse politiche (espansione commerciale, trattati di alleanza con taluni khanati, guerre e successive tregue come con il governo imperiale mancese) la cultura russa deve spesso affidare ruoli diplomatici di primo piano a mediatori culturali stranieri. In particolare si segnaleranno molti italiani al servizio di Pietro il Grande e poi di Caterina II che introdurranno nell'analisi del mondo asiatico categorie e tradizioni di origine classica.

Queste premesse, unite ad un riesame delle matrici teologiche e non politiche del mito di mOsca Terza Roma costituiscono uno strumento ermeneutico imprescindibile per decodificare la recezione delle correnti culturali che giungono in russia dall'Occidente; tema privilegiato sarà quello del ruolo che Leibniz cerca di assegnare a Pietro I in un ipotetici Concilio di riunificazione delle Chiese , problema che sarà analizzato con specifico riferimento alle riflesione di Agamben slulla Sabaticità della funzione regioa tra Oriente e Occidente



Le conoscenze da parte russa dei sistemi politici d'Asia Centrale cominciano a prendere organicità e concretezza dopo il difficile periodo della smuta, quando prima i commerci e poi una rinnovata politica espansionistica si volgono verso Est. Tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento Mosca comincia a praticare una sistematica strategia per acquisire il controllo economico e poi politico dei maggiori khanati; anche se l'obiettivo di istituire veri protettorati su questi ultimi si rivela prematuro e nonostante i contestuali insuccessi militari sulla frontiera cinese, la Corte imperiale e in senso lato l'intelligencija ad essa legata diventano il principale punto di raccolta e di elaborazione di conoscenze sul mondo centro asiatico e a ciò si affianca una inedita riproposizione del percorso dell'antichissima Via della Seta; oltre lo strumento militare spesso di ambigua efficacia, la diplomazia diviene assieme ai commerci lo schema più plausibile di penetrazione da parte Russa: al contrario di quanto spesso si è scritto la bilancia commerciale tra Russia e Khanati fu subito sfavorevole per la parte zarista e tale squilibrio crebbe in tutto il corso dell'età moderna, ad onta della piena presa di controllo politico sui Khanati stessi, situazione spigabile con una deliberata scelta di ricerca di consenso presso gli strati più attivi delle società locali. Partendo da tali premesse ci si propone innanzi tutto di chiarire le motivazioni che spinsero la Corte Russa ad affidare quasi integralmente a personaggi stranieri le trattative diplomatiche ed economiche con il mondo centro asiatico; questo interrogativo impone una attenta esegesi storica e perfino filologica delle relazioni e del vastissimo carteggio che soprattutto i diplomatici italiani inviati da Mosca inoltrarono alla Corte nell'ultima parte di regno di Pietro il Grande. Poiché inoltre in quest'area di potere zariano si scontra e si confronta con altre due diverse concezioni della regalità, quella dei Khanati islamici e quella dell'impero mancese, constatata la lunghezza delle trattative per il riconoscimento reciproco delle titolature dei vari monarchi impegnati in quest'area sembra rilevante sottoporre ad analisi la significanza dell'interazione tra così diverse idee di basileia e ancor più studiare la documentazione delle sintesi operate come diplomatici delle parti in conflitto da Gesuiti ed inviati italiani.