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Domenico Galli

Professore associato confermato

Dipartimento di Fisica e Astronomia "Augusto Righi"

Settore scientifico disciplinare: FIS/01 FISICA SPERIMENTALE

Temi di ricerca

Parole chiave: Calcolo distribuito Trigger sperimentale Sistemi di controllo Triangolo Unitario Griglia computazionale Violazione della simmetria CP Sistemi di acquisizione dati: hardware e software Fisica del sapore Determinazione degli elementi della matrice di Cabibbo-Kobayashi & Maskawa (CKM)

  1. Fusione nucleare catalizzata da muoni:
    • Studio delle tecniche di produzione di muoni di bassa energia per la fusione muonica.
  2. Esperimenti con antinucleoni:
    • Partecipazione all'esperimento OBELIX al CERN (Ginevra);
    • Studio dell'annichilazione antiprotone-protone, antineutrone-protone, antiprotone-deutone;
    • Spettroscopia mesonica, ricerca di nuovi stati risonanti con particolare interesse per gli stati esotici previsti dalla QCD;
    • Studio del potere frenante degli antiprotoni a bassa energia.
  3. Fisica del mesone B e della violazione della simmetria CP:
    • Partecipazione all'esperimento HERA-B al DESY (Amburgo);
    • Partecipazione all'esperimento LHCb al CERN (Ginevra);
    • Nell'esperimento LHCb, con il gruppo di Bologna, ha la responsabilità dell'analisi dei decadimenti charm-less dei mesoni B in due adroni, che consentono la determinazione dell'angolo  del triangolo di unitarietà CKM;
    • Valutazione delle implicazioni delle misure sperimentali sulla descrizione del meccanismo di miscelamento del flavour dei quark (matrice CKM e triangolo unitario).
  4. Tecniche sperimetali:
    • Realizzazione del calorimetro elettromagnetico a campionamento HARGD dell'esperimento OBELIX presso il LEAR del CERN (Ginevra);
    • Realizzazione di un nuovo tipo di rivelatore di neutroni per lo studio di basse emissioni neutroniche in presenza di fondi gamma significativi;
    • Progetto e realizzazione dell'elettronica di pre-trigger e di lettura del calorimetro elettromagnetico ECAL dell'esperimento HERA-B ad DESY (Amburgo);
    • Progetto e realizzazione di parte dell'elettronica del trigger di livello zero dell'esperimento LHCb al CERN (Ginevra).
  5. Tecniche di calcolo scientifico:
    • Progetto e realizzazione dei sistemi di calcolo off-line di Bologna per gli esperimenti OBELIX e HERA-B per la produzione di eventi Monte Carlo e l'analisi dei dati;
    • Progetto e sperimentazione su prototipo per il centro nazionale Tier-1 italiano dell'esperimento LHCb;
    • Collaborazione ai progetti europei DATAGRID, EGEE e al progetto italiano INFN-Grid per la realizzazione di una griglia computazionale per il calcolo distribuito degli esperimenti di LHC;
    • Studio e sperimentazione di soluzioni di storage di grande scala (decine di PiB) e di grandi prestazioni di I/O, con particolare interesse per i file system paralleli;
    • Collaudo e sperimentazione, in collaborazione con il CNAF dell'INFN, del software STORM che interfaccia la Griglia Computazionale con i file system paralleli.
  6. Tecniche dei sistemi di acquisizione dati sperimentali:
    • Studio del flusso di dati e individuazione dei colli di bottiglia (sia negli apparati di rete, sia nei componenti software del sistema operativo) in una rete commutata Gigabit Ethernet con alto rateo di trasferimento (50 GiB/s), per la realizzazione della farm on-line per l'acquisizione dati e il trigger software dell'esperimento LHCb (il primo trigger software progettato per supportare un input rate di eventi pari a 1 MHz);
    • Progetto e realizzazione del sistema di controllo e di monitor (FMC) della farm on-line dell'esperimento LHCb (scala di 2000 PC);
    • Studio delle tecnologie di rete a 10 Gb/s (con particolare riferimento a 10 Gigabit Ethernet e Infiniband) per la realizzazione di sistemi di acquisizione dati e di trigger software degli esperimenti di prossima generazione.
    • Studio della rete di readout per l'upgrade dell'esperimento LHCb: analisi di soluzioni basate su Ethernet e su InfiniBand.


La fusione nucleare catalizzata da muoni


L'ottimizzazione del rendimento energetico della fusione nucleare catalizzata da muoni richiede da un lato l'accrescimento del numero di cicli catalizzati da un singolo muone, dall'altro la riduzione del costo energetico della produzione di muoni.

Nell'ambito delle ricerche sulla catalisi muonica della fusione nucleare il prof. Domenico Galli ha partecipato a una serie di misure presso gli acceleratori SPS (Superprotosincrotrone) e PS (Protosincrotrone) del CERN al fine di studiare la possibilità di ottenere fasci intensi di pioni e muoni di bassa energia e bassa dispersione di impulso, da parte di fasci primari di protoni ad alta energia.

È stata misurata la produzione di pioni di basso impulso (p < 220 MeV/c) prodotti da protoni da 5, 10 e 300 GeV/c incidenti su bersagli di tungsteno, ferro e alluminio aventi diverse dimensioni.

Dai risultati emerge la possibilità di ottenere in questo modo, anche in via parassitaria, fasci di pioni di qualità competitiva con quelli ottenibili dalle meson factory. I risultati ottenuti al più basso impulso di pioni osservato (p = 58 MeV/c) mostrano la possibilità di ottenere surface beam di μ+ e cloud beam di μ− di intensità considerevole partendo da pioni di basso impulso a loro volta prodotti da acceleratori di alta energia.

Da tali misure è stata ottenuta l'unica determinazione basata su dati sperimentali raccolti a questo scopo del costo energetico dei muoni negativi, prodotti via decadimento pionico, ai fini della catalisi muonica della fusione nucleare.

In relazione al problema della rivelazione dei neutroni prodotti dalla fusione nucleare il prof. Domenico Galli ha inoltre contribuito alla progettazione e alla messa a punto di un rivelatore di neutroni di nuova concezione, capace di operare in condizioni di elevato fondo con una capacità di reiezione superiore di almeno 2 ordini di grandezza rispetto ai normali rivelatori a scintillazione liquido, e in grado di operare come spettrometro per neutroni di energia compresa nell'intervallo [0.5, 5] MeV.

Il rivelatore impiega scintillatore liquido (NE-213C) che fornisce un segnale pronto, e di vetri scintillanti al Litio i quali forniscono un segnale ritardato, prodotto dalla cattura del neutrone “termalizzato” da parte del 6Li. La coincidenza ritardata del segnale dei vetri al Litio con il segnale pronto consente di selezionare soltanto quei neutroni che hanno rilasciato nello scintillatore liquido tutta la loro energia. Un'efficiente reiezione dei fotoni (~10^–5) è ottenuta mediante la discriminazione della forma dell'impulso, eseguita separatamente sui segnali pronti e su quelli ritardati.



L'esperimento OBELIX al LEAR del CERN


La collaborazione OBELIX ha avuto, come obiettivo un'ampia indagine sperimentale sulla dinamica dell'annichilazione antinucleone-nucleone in bersagli di idrogeno, deuterio e altri elementi più pesanti — sia in quiete sia in volo — fino a impulsi degli antinucleoni incidenti di 2 GeV/c.

Il rivelatore utilizzato dall'esperimento è costituito da un rivelatore di vertice, da una camera a deriva a campo assiale aperto, da un sistema di rivelazione del tempo di volo, infine da un calorimetro elettromagnetico ad alta risoluzione angolare (HARGD), costruito dal gruppo di Bologna, progettato per rivelare fotoni di energia compresa tra 100 e 1000 MeV, il quale utilizza, come elementi rivelatori, i tubi a streamer limitato.

L'apparato di misura dell'esperimento OBELIX è molto versatile. Esso consente di selezionare i numeri quantici iniziali dello stato dell'annichilazione del sistema antinucleone-nucleone, utilizzando fasci di protoni di basso impulso (minore dell'ordine di 50 MeV/c) in modo che l'annichilazione in volo avvenga in onda S, in una miscela statistica dei livelli iperfini 3S1 e 1S0. Esso consente inoltre di variare la frazione delle onde S e P nelle annichilazioni antiprotone-protone a riposo variando la densità del bersaglio. Infine, operando con un fascio di antineutroni, prodotti per reazione di scambio carica a partire dal fascio primario di antiprotoni di LEAR, esso consente di selezionare lo stato di annichilazione di isospin iniziale uguale 1. La selezione dello stato iniziale permette di separare i diversi contributi dell'ampiezza di annichilazione dovuti alle onde parziali che intervengono nel processo e quindi isolare contributi risonanti specifici non accessibili a partire da regole di conservazione dei numeri quantici iniziali conservati nel processo di annichilazione.

L'esperimento OBELIX permette di ricostruire stati finali con elevate molteplicità di mesoni carichi e neutri e di selezionare processi rari mediante l'utilizzo di meccanismi di trigger di topologia e di molteplicità.

Il prof. Domenico Galli ha contribuito alla progettazione e alla realizzazione del calorimetro elettromagnetico dell'esperimento. Ha poi sviluppato il programma di ricostruzione degli sciami elettromagnetici nel calorimetro HARGD, utilizzando il metodo di clusterizzazione basato sulla tecnica dell'albero minimo di ricoprimento (o minimum spanning tree). Il prof. Domenico Galli ha inoltre contribuito allo sviluppo del programma di simulazione dell'apparato, sviluppando tra l'altro l'interfaccia di tale programma con il programma di ricostruzione degli eventi per la parte concernente il calorimetro HARGD.

La collaborazione OBELIX ha prodotto i seguenti risultati principali.


Misura del tempo di diseccitazione del protonio a bassa densità del bersaglio:

Il tempo impiegato dalla cascata radiativa di diseccitazione risulta notevolmente superiore nell'idrogeno gassoso a bassa densità rispetto all'idrogeno gassoso a pressione standard o all'idrogeno liquido. Si è inoltre verificato sperimentalmente che la pressione del bersaglio consente di selezionare lo stato di momento angolare iniziale di annichilazione del protonio, risultando favorita l'annichilazione in onda S nei bersagli di idrogeno liquido e l'annichilazione in onda P nei bersagli di idrogeno a bassa pressione.


Spettroscopia mesonica con antineutroni.

La possibilità di utilizzare un fascio di antineutroni è stata dimostrata mediante l'analisi dei canali esclusivi a 3 e 5 pioni carichi prodotti nelle annichilazioni antineutrone-protone; ciò ha consentito di osservare strutture risonanti nei sistemi π+ π– e π+ π– π+ π– già note, e di determinarne le loro masse e larghezze, che sono risultate in buon accordo con i risultati dei precedenti esperimenti in camera a bolle.


Potere frenante degli antiprotoni a bassa energia.

La misura del potere frenante degli antiprotoni in idrogeno a energie inferiori a 120 keV (intervallo di energia poco noto sia teoricamente, sia sperimentalmente) ha evidenziato un diverso comportamento degli antiprotoni rispetto ai protoni (effetto Barkas).


Misura del potere di frenamento dell'elio.

La misura del potere frenante di 4He sugli antiprotoni di basse energie (0.5 keV - 3.3 MeV) ha colmato una lacuna sperimentale e ha confermato il diverso comportamento di protoni e antiprotoni in questo intervallo di energie.


Reazioni di Pontecorvo.

È stato misurato il branching ratio della reazione estremamente rara di Pontecorvo anti-p + d → p π+ π–, con una statistica 10 volte superiore alle precedenti misure. Inoltre è stata misurata, per la prima volta, la frequenza della reazione anti-p + d → ρ− p.


Studio delle annichilazioni ritardate in 4He:

La distribuzione dei tempi di annichilazione degli antiprotoni in 4He gassoso, oltre alla componente rapida (≤ 0.2 μs) dominante, mostra una componente minoritaria (a livello del 3%) corrispondente a tempi lunghi (≈ 3 μs), ritenuto conseguente alla formazione di stati metastabili nel processo di diseccitazione dell'atomo esotico (anti-p α e−)°. È stata studiata la variazione dell'intensità e della vita media della componente ritardata al variare della densità del bersaglio, del tipo e della concentrazione di contaminanti gassosi.


Misura del rapporto di produzione ϕ / ω.

La misura dei rapporti di produzione tra stati finali con ϕ e con ω in diverse reazioni e con diversi stati iniziali fornisce informazioni sulla struttura a quark di tali risonanze. Per la prima volta è stato misurato il rapporto tra le intensità dei canali anti-n + p → ϕ π+ e anti-n + p → ω π+. Si è riscontrata una considerevole violazione della regola di Okubo-Zweig-Iizuka.


Misura del branching ratio assoluto anti-p + p → π0 π0 a 1 bar.

Tale misura consente di determinare la frazione di annichilazioni in onda P con il minimo delle ipotesi possibili. Si inserisce in un programma di misure il cui fine è quello di stabilire la dinamica del processo di annichilazione


Spettroscopia mesonica.

La ricerca di stati risonanti convenzionali (quark-antiquark) e stati esotici presenta difficoltà nell'univoca identificazione dello stato di spin-parità e dei modi di decadimento, che sono le sole caratteristiche che possono definire il contenuto di flavour e quindi la natura eventualmente non convenzionale delle risonanze. Tale ricerca richiede, in generale, grandi statistiche sperimentali che soltanto apparati dotati di sistemi di lettura elettronica dell'ultima generazione, come OBELIX, possono assicurare.

Una misura di alta statistica del sistema K anti-K π prodotto nell'annichilazione anti-p + p → (K± K0 π) π+ π− ha consentito di individuare, nella regione di massa attorno ai 1500 Mev/c^2, due risonanze pseudoscalari, delle quali una soltanto è interpretabile come eccitazione radiale di uno stato mesonico convenzionale, mentre l'altra può essere verosimilmente interpretata come mesone esotico pseudoscalare.

Di particolare interesse è lo studio delle risonanze (π+ π−) prodotte nella reazione anti-p + p  → π+ π− π0 che ha consentito l'individuazione di un segnale con numeri quantici IG = 0+, JPC = 0++ di massa 1500 MeV/c2, corrispondente, secondo le previsioni teoriche di QCD su reticolo, alle caratteristiche dello stato fondamentale di un sistema legato di due gluoni. La strategia di analisi approntata per determinare la natura della risonanza è tra le più complete disponibili, comprendendo l'annichilazione in numerosi stati finali a tre mesoni, in differenti configurazioni sperimentali (diversa pressione del bersaglio, che determina una diversa frazione di annichilazioni in onda P e onda S) e dati di diffusione di pioni e kaoni. In particolare si è cercato di determinare la frazione di decadimento in K+ K− e π+ π−, marchio fondamentale per la determinazione del contenuto di flavour della risonanza.



L'esperimento HERA-B al DESY


Dal 1994 al 2000 il prof. Galli ha partecipato all'esperimento HERA-B presso il DESY di Amburgo. L'esperimento si propone di misurare la violazione di CP nel settore del quark beauty, in condizioni sperimentali certamente non facili a causa dello sfavorevole rapporto segnale/fondo alla sorgente, dovuto al modesto valore dell'energia disponibile nel centro di massa (circa 40 GeV).

La produzione di quark beauty è ottenuta a HERA mediante la collisione del fascio di protoni da 920 GeV dello Hera Proton Ring contro un bersaglio fisso (2 stazioni di bersagli filiformi, ciascuna equipaggiata con 4 fili di diverso numero atomico Z che intercettano l'alone del fascio).

L'esperimento ha incontrato difficoltà notevoli, anche per limiti progettuali, dovuti a un'inadeguata fase di preparazione, verifica e collaudo delle soluzioni sperimentali e tecnologiche scelte.

Il gruppo della Sezione di Bologna ha avuto la responsabilità della realizzazione del

dell'elettronica di read-out e di trigger del calorimetro elettromagnetico, che hanno funzionato conformemente alle specifiche di progetto.

Il prof. Domenico Galli ha contribuito alla progettazione del sistema di trigger del calorimetro elettromagnetico, lavoro che ha richiesto un'intensa attività di simulazione, per valutare l'efficienza e il potere di reiezione del sistema; inoltre ha sviluppato il software di controllo on-line (caricamento dinamico delle look-up table) e monitor delle schede elettroniche prodotte a Bologna; infine ha progettato il sistema di calcolo off-line di Bologna per la produzione di eventi Monte Carlo e l'analisi dei dati.



L'esperimento LHCb al CERN


Il prof. Domenico Galli partecipa all'esperimento LHCb (collaborazione di circa 600 ricercatori provenienti da 55 università e laboratori di ricerca di 16 diversi paesi), presso il Large Hadron Collider del CERN e in questa fase è impegnato nell'analisi dei primi dati acquisiti. Dall'anno 2009 a tutt'ora il prof. Domenico Galli è responsabile del gruppo di Bologna dell'esperimento.

L'esperimento LHCb si propone di effettuare — mediante la rivelazione dei processi di decadimento dei mesoni neutri Bd e Bs — misure di altissima precisione della violazione di CP nel settore del quark beauty e con esse di migliorare la determinazione dei parametri della matrice di miscelamento dei quark di Cabibbo-Kobayashi-Maskawa. Inoltre l'esperimento prevede di misurare i rapporti di diramazione dei decadimenti rari dei mesoni Bd e Bs che consentono di controllare al limite estremo le previsioni del Modello Standard e di evidenziare eventuale nuova fisica al di là di esso.

Per sviluppare il programma sperimentale l'esperimento LHCb potrà avvalersi di quella intensa sorgente di mesoni B rappresentata dall'acceleratore LHC, grazie all'elevato valore (alla energia di interazione dell'acceleratore) della sezione d'urto di produzione di quark beauty, che ci si attende essere dell'ordine di 500 μb, a fronte di un fondo anelastico, la cui sezione d'urto d'interazione è valutata 80 mb.

La produzione di quark beauty al LHC avviene prevalentemente a piccoli angoli, per cui il rivelatore LHCb è stato progettato come spettrometro a un solo braccio, in avanti. LHCb intende operare a una luminosità istantanea di 2×10^32 cm^-2 s^-1, molto inferiore alla luminosità limite di progetto di LHC, al fine di ottenere, con la massima frequenza, eventi con interazioni primarie singole, che facilitano la ricostruzione accurata dei vertici secondari di decadimento dei mesoni B, i quali mediamente avranno una lunghezza di volo pari a 1 cm.

L'apparato sperimentale di LHCb è dotato di un rivelatore di vertice molto preciso e di un'ottima capacità di identificazione delle particelle, nell'intero spettro d'impulso dei prodotti di decadimento dei mesoni B, compreso fra 5 e 150 GeV/c, grazie a due rivelatori RICH (Ring Imaging Cherenkov Detector), due calorimetri a campionamento (elettromagnetico e adronico) e un sistema di rivelazione di muoni.

Il gruppo di Bologna, ci cui il prof. Domenico Galli è responsabile, è composto attualmente di 8 ricercatori che si sono distinti nell'attività tecnica di costruzione dell'apparato su tre diversi fronti, tutti estremamente critici per il funzionamento dell'esperimento (l'elettronica del trigger di livello zero, il sistema on-line di acquisizione dati e di trigger di alto livello e il calcolo off-line distribuito su scala geografica) e sono attualmente impegnati nell'attività di analisi dati su due diversi fronti (decadimenti charm-less dei mesoni B in due adroni e decadimento Bs→J/psi+phi).


  1. L'attività del gruppo di Bologna nell'esperimento LHCb è iniziata con la collaborazione (con il gruppo francese del LAL di Orsay) allo sviluppo del progetto del sistema di trigger di livello zero (L0) dei calorimetri elettromagnetico (ECAL) e adronico (HCAL). Il trigger L0 di LHCb ha la funzione di ridurre la frequenza di acquisizione degli eventi da 40 MHz ad 1 MHz, selezionando gli eventi in base al valore dell'impulso trasversale di muoni, adroni, elettroni e fotoni presenti nello stato finale (alla riduzione della frequenza d'acquisizione, dettata da vincoli tecnologici, si stima corrisponda una perdita della metà del segnale B prodotto alla sorgente).
    Il sistema di trigger L0 sfrutta i segnali del calorimetro elettromagnetico ECAL, costituito da circa 6000 torri indipendenti di dimensione trasversale variabile (crescente con la distanza radiale dalla linea di fascio), e i segnali del calorimetro adronico HCAL, il quale, pur avendo la medesima superficie, è segmentato in sole 1500 torri. Il sistema di trigger L0 impiega inoltre due rivelatori con funzioni ausiliari in coincidenza: un pre-shower per la discriminazione π/e, e un rivelatore per la discriminazione e/γ.  Il sistema dei calorimetri, nel suo complesso, è costituito da circa 2×10^4 canali elettronici. Per esigenze di robustezza ed affidabilità, il trigger L0 dei calorimetri è stato sviluppato come sistema completamente sincrono, operante dunque con latenza fissata, di 4μs; è realizzato mediante schede elettroniche custom e prevede l'impiego di fibre ottiche per la trasmissione dei dati dalle schede di front-end alle schede di trigger, collocate a distanza relativa di circa 100 m.
    Completato il progetto, il gruppo di Bologna si è impegnato nella realizzazione di due tra i suoi elementi costitutivi principali, in collaborazione con il Centro di Elettronica della Sezione INFN di Bologna: il sistema di trasmissione dati su fibra ottica, utilizzato sia per il trigger L0, sia per l'acquisizione e le schede elettroniche di  selezione dei cluster adronici ed elettromagnetici più energetici (Selection Crate) su cui opera il trigger per elaborare la decisione finale. Il sistema sviluppato è già stato istallato e collaudato nelle funzionalità principali.
  2. Un secondo importante contributo dato dal gruppo di Bologna concerne lo sviluppo di una parte particolarmente critica dell'esperimento LHCb, ovvero il sistema di trigger di livello superiore (HLT). Si tratta di un trigger software (realizzato mediante processi veloci di calcolo in esecuzione su di una farm di computer costituita da circa 18000 CPU core) che dovrà operare a una frequenza di eventi mai raggiunta fino a ora nei tigger software (circa 1.1 MHz) operando su un flusso di dati pari a circa 450 Gb/s. Il sistema HLT agisce sugli eventi precedentemente filtrati dal trigger L0, per selezionare sia eventi di decadimento di Bd e Bs sia segnali ausiliari, alla frequenza massima di 2 KHz.
    In una prima fase il prof. Domenico Galli, insieme al gruppo di Bologna, ha svolto e concluso una serie di studi di fattibilità pionieristici sulla trasmissione dati senza perdite ad altissimo rateo su Gigabit Ethernet, individuando dettagliatamente i limiti della tecnologia disponibile. Gli studi sono stati documentati in una nota pubblica dell'esperimento LHCb, in una relazione alla conferenza Real-time 2005 e in un articolo sulla rivista IEEE Transaction on Nuclear Sciences.
    In seguito il gruppo di Bologna, sotto la supervisione del prof. Domenico Galli, ha sviluppato il pacchetto software FMC (Farm Monitoring and Control) per il controllo real time e il monitor della  farm online  (Event Filter Farm) costituita da circa 18000 CPU core, interconnessi in una rete locale Gigabit Ethernet (GbE) commutata. Il software FMC è costituito di 5 componenti (Power Manager, Task Manager, Process Controller, Configuration Manager e Monitor System) ed è stato di recente presentato alla conferenza IEEE Real-time 2007 al Fermilab. Date le prestazioni e l'affidabilità verificata in una lunga e accurata fase di collaudo, questo software è stato incluso dal CERN nella distribuzione JCOP (Joint Control Process) ed alcuni suoi strmenti sono in uso anche nella farm online di altri esperimenti (ATLAS e CMS). Le caratteristiche e le soluzioni tecniche peculiari del software FMC sono state documentate in 5 note pubbliche dell'esperimento LHCb, in una relazione alla conferenza Real-time 2007 e in un articolo sulla rivista IEEE Transaction on Nuclear Sciences.
  3. Il terzo fronte che ha visto impegnato il prof. Domenico Galli e il gruppo di Bologna dell'esperimento LHCb è il sistema di calcolo off-line, distribuito su area geografica.
    Com'è noto, le risorse di calcolo di LHCb, analogamente agli altri esperimenti LHC, sono organizzate gerarchicamente in centri di calcolo classificati come Tier-0, …, Tier-4. Uno strato di software intermedio (il middleware della Grid) è responsabile della gestione delle risorse così distribuite. L'esperimento LHCb sarà dotato di un centro Tier-1, di 6 centri Tier-1 e di 14 centri Tier-2. Per l'esperimento LHCb, sia il centro Tier-1 sia il centro Tier-2 sono ospitati in Italia presso il centro di calcolo INFN-CNAF di Bologna. Il gruppo LHCb di Bologna ha quindi stabilito una stretta collaborazione con il centro di calcolo del CNAF per la gestione delle risorse.
    Nella fase di avvio del centro Tier-1 del CNAF, il gruppo LHCb di Bologna ha realizzato la prima farm prototipale di computer, costituita di PC commerciali privi di disco, che caricavano il sistema operativo mediante boot di rete. L'esperienza maturata su tale farm è stata documentata in un articolo sulla rivista Computer Physics Communication.
    Il prof. Domenico Galli è stato quindi chiamato dal presidente dell'INFN Enzo Iarocci a far parte di un comitato ristretto per il progetto del centro di calcolo Tier-1 italiano che ha posto le basi per la costruzione delle infrastrutture del centro (potenza elettrica istallata del'ordine di 3 megawatt).
    In seguito, una volta valutata la criticità degli elementi del sistema, il prof. Domenico Galli e il gruppo LHCb di Bologna hanno focalizzato l'attenzione sulla parte giudicata più cruciale, costituita dal sistema di memorizzazione dei dati su disco di grande scala (ordine di decine di PiB) e di grande velocità di lettura per l'analisi dati degli esperimenti, con accesso caotico.
    In particolare il prof. Domenico Galli ha proposto l'utilizzo di file system paralleli, soluzione che in seguito è stata sviluppata e interfacciata alla Grid da un gruppo di tecnologi del CNAF (software StoRM, Grid Storage Resource Manager) e che ora il gruppo LHCb di Bologna sta collaudando su grande scala. I primi test effettuati, presentati alla conferenza CHEP 2007 e pubblicati in seguito in un articolo su IEEE Transaction on Nuclear Sciences, confermano il convincimento del prof. Domenico Galli sulla superiorità dei file system paralleli rispetto a tutte le altre soluzioni in via di sperimentazione presso i centri di calcolo di LCG.


Il gruppo di Bologna è attualmente impegnato nell'analisi dei dati dell'esperimento LHCb concernente due misure: 

  1. Decadimenti charm-less dei mesoni B in due adroni. I decadimenti dei mesoni B0 e B0s in due adroni carichi senza produzione di charm sono processi dovuti alle cosiddette transizioni in corrente carica “Cabibbo soppresse”, del tipo b → u, cui si aggiungono processi di ordine superiore cosiddetti “a pinguino”, con transizioni del tipo b → s o b → d. La presenza in misura apprezzabile di ampiezze quantistiche relative a processi di ordine superiore costituisce uno dei casi più interessanti per la ricerca di eventuali effetti di Nuova Fisica, perché proprio nelle ampiezze di transizione dello stato di flavour di ordine superiore (in gergo loop) potrebbero intervenire effetti correttivi dovuti alla propagazione di nuovi stati di particelle virtuali.
    I processi charmless sono processi rari, caratterizzati da rapporti di diramazione dell'ordine di 10^−5 − 10^−6. In questa classe di processi l'interferenza delle ampiezze quantistiche produce effetti di violazione della simmetria CP che ci si aspetta siano misurabili con grande precisione a LHCb grazie all'elevato numero di eventi attesi per anno di presa dati (ordine di 10^5 eventi in un anno di presa dati, corrispondete a 1 − 2 fb^−1 di luminosità integrata); a partire dalla misura delle osservabili si può determinare il valore di uno dei parametri della matrice CKM noto con precisione minore, denominato angolo γ del triangolo di unitarietà e determinare anche il valore della fase di miscelamento ϕs del mesone B0s.
    Il programma di misura in questo settore prevede più generalmente di realizzare misure di precisione dei rapporti di decadimento relativi e assoluti fra tutti i possibili modi di decadimento (ad esempio: B0 → K+ π−, B0 → π+ π−, B0s → K+ K−, ecc.), misure di asimmetria CP integrate e misure delle distribuzioni dipendenti dal tempo. La possibilità di compiere queste misure oltre a un'eccellente risoluzione nella misura del tempo proprio di decadimento dei mesoni B0 e B0s (ordine di 30 fs) e a un'ottima risoluzione nella misura della massa invariante del decadimento in due corpi (ordine di 20 MeV/c^2) richiede si disponga di un'eccellente capacità di discriminazione fra pioni e kaoni carichi presenti nello stato finale; queste misure costituiscono pertanto un banco di prova cruciale dell'esperimento, in particolare a causa della necessità di identificare gli adroni carichi dello stato finale mediante due rivelatori di luce Cherenkov (RICH).
  2. Decadimento Bs → J/ψ ϕ. La previsione teorica del valore di ϕs basata sul Modello Standard è molto precisa (-0.036 ± 0.002). Al momento il valore di ϕs è stato misurato al Tevatron di Fermilab dalle collaborazioni DØ e CDF con almeno metà della statistica disponibile (dell'ordine 5 fb^−1), ma la precisione è tuttora relativamente scarsa.
    Il decadimento presenta un marchio sperimentale ideale. L'analisi è però complicata dalla presenza di due particelle vettoriali nello stato finale, in quanto a causa dei diversi momenti orbitali relativi possibili esse possono trovarsi in due stati di CP opposti. Le due componenti di segno opposto debbono essere distinte. L'analisi per la determinazione del valore della fase ϕs richiede quindi che, oltre alla misura delle distribuzioni temporali, si attui anche la separazione statistica dei due diversi stati di CP, mediante la determinazione delle diverse componenti della distribuzione angolare dei prodotti di decadimento.