Nel suo lavoro di ricerca Claudio Longhi si è essenzialmente
dedicato ad uno studio in prospettiva storica e teorica del Teatro
del Novecento, indagando segnatamente: il trapasso dalla civiltà
grandattorica al teatro di regia; la nascita, l'apogeo e la crisi
delle istanze totalizzanti della regia Magistrale, le dinamiche di
evoluzione del linguaggio drammaturgico contemporaneo (analizzato
in particolare nelle sue relazioni con i codici narrativi e con la
sintassi filmica), il vario fiorire di teorie teatrali che ha
segnato la scena del secolo scorso. Nell'ambito delle sue
ricognizioni storiche del teatro novecentesco, egli ha specialmente
studiato la fortuna e le differenti declinazioni del teatro
politico.
Alla base delle ricerche teatrali di Claudio Longhi sta un'analisi
del multiforme e contraddittorio sviluppo della drammaturgia
novecentesca, letta attraverso le categorie della romanzizzazione
bachtiniana e della teoria del montaggio cinematografica (si vedano
a questo proposito i suoi volumi La drammaturgia del Novecento.
Tra romanzo e montaggio e Tra moderno e postmoderno.
La drammaturgia del Novecento). In una situazione
peculiarissima come quella italiana, in cui l'avvento della regia
ha coinciso con un insterilimento della scrittura per la scena, i
suoi primi studi sulla drammaturgia del secolo scorso lo hanno
spinto ad affrontare la questione "registica". Dopo una prima
minuziosa analisi del teatro di Luca Ronconi (cfr.: L'«Orlando
furioso» di Ariosto-Sanguineti per Luca Ronconi), la sua
attenzione si è venuta progressivamente concentrando sulle
strategie di superamento della regia magistrale e, sull'onda di
questi studi, egli si è trovato a individuare in Aldo Trionfo una
figura chiave per la comprensione del teatro italiano (ma non solo)
a cavallo tra Otto e Novecento. Negli ultimi anni, la lettura
attenta delle dinamiche della postregia lo ha spinto ad una
conversione di interessi: le sue più recenti ricerche lo hanno
infatti portato a superare, o quanto meno a problematizzare, il suo
approccio usuale al linguaggio registico per rivalutare la figura
dell'attore e la sua storia. In questa prospettiva, determinanti
sono state le sue esperienze di collaborazione (tutt'ora in corso)
con l'Archivio Multimediale degli Attori Italiani (database per il
quale ha stilato le voci: Marisa Fabbri, Franco Branciaroli e Cesco
Baseggio). Nel solco di questa nuova direttrice di studi è nata la
sua monografia Marisa Fabbri: lungo viaggio attraverso il teatro
di regia, articolato tentativo di tracciare un bilancio del
teatro di tradizione italiano degli ultimi sessant'anni attraverso
la ricostruzione dell'esperienza artistica di una grande attrice
postasi al servizio della scena registica. Intersecando la sua
lunga frequentazione della drammaturgia sanguinetiana (avviatasi
nel '96 con la pubblicazione dell'edizione critica di Orlando
furioso. Un travestimento ariostesco), l'inchiesta intorno
all'esperienza di un'attrice "militante" come Marisa Fabbri è
precipitata in un'attenzione tutta particolare dedicata alla
definizione e alla decifrazione delle diverse forme del teatro
politico contemporaneo. Nel lavoro di ricerca di Longhi, lo studio
del teatro del Novecento tende a plasmarsi sul paradigma teorico di
contrapposizione tra modernismo e postmodernismo e su di una
lettura comparativa delle poetiche teatrali e delle principali
direttrici del pensiero filosofico contemporaneo, specie di marca
poststrutturalista e decostruzionista (cfr. la monografia:
Metafisica e scrittura per la scena). Si ricorda infine che
la ricerca di Claudio Longhi abbina ad un approccio storico-teorico
alle forme del linguaggio teatrale, una ricognizione pratica delle
stesse, fondata sulla diretta esperienza scenica dello studioso in
qualità di regista.