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Carlo Gentili

Professore emerito

Alma Mater Studiorum - Università di Bologna

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Norme redazionali per la stesura dell’elaborato finale

I brani citati vanno tra virgolette basse (« ») o virgolette alte (“ ”). Le parole evidenziate vanno tra virgolette semplici alte (‘ ’) o in corsivo, di cui tuttavia si consiglia di non fare abuso. Le citazioni superiori a quattro righe vanno distinte di una riga dal testo precedente e seguente, rese in corpo minore, con interlinea singola, e non comprese tra virgolette. Le eventuali omissioni all’interno del testo riportato vanno indicate con tre punti tra parentesi quadre: […]. Ad esempio:

 

Se il fanatismo nel senso più generale è una trasgressione, intrapresa secondo principi, dei limiti della ragione umana, il fanatismo morale è questo passare i limiti che la ragion pura pratica pone all’umanità, per cui essa vieta di porre il motivo determinante delle azioni conformi al dovere, […] il principio di vita supremo di ogni moralità nell’uomo. Se è così, non solo i romanzieri e i pedagoghi sentimentali, ma persino i filosofi, anzi i più rigidi di tutti, gli stoici, hanno introdotto il fanatismo morale, invece della fredda, ma saggia disciplina dei costumi, ancorché il fanatismo degli ultimi fosse più eroico, e quello dei primi più insipido e più tenero[1]

 

Le note vanno poste in unica successione a piè di pagina. Nel caso in cui si voglia segnalare in nota un rimando non letterale ad un luogo della bibliografia primaria o secondaria si usi la locuzione cfr. (ovverosia “confronta”), seguita dall’indicazione del testo e delle pagine interessate (ove siano più di due si usi la formula, ad esempio, pp. 25 e sgg.).

 

Le citazioni bibliografiche in nota devono uniformarsi ai seguenti modelli:

 

I. Kant, Critica della ragion pura, trad. it. di C. Esposito, Bompiani, Milano 2004,  p. 12. In seguito: I. Kant, Critica della ragion pura, cit., p. (evitare op. cit.). Nel caso delle note immediatamente seguenti: Ivi, pp. 25-27 (Ibidem quando ci si riferisca alla stessa pagina).

G. Scholem,  Il Nome di Dio e la teoria cabalistica del linguaggio (1970), trad. it. di A. Fabris, Adelphi, Milano 1998 (ove la data tra parentesi indica l’anno di pubblicazione del titolo originale).

 

Per citare un articolo comparso in rivista ci si attenga all’esempio seguente:

    J. Derrida, La pharmacie de Platon, in « Tel Quel », 32, 1968, pp. 3-48.

 

Per citare un contributo comparso in una raccolta di saggi o in una collettanea, rispettivamente:

    E. Auerbach, Figura, in Id. (Ead. nel caso in cui si tratti di un’Autrice), Studi su Dante (1964), trad. it. di M.L. De Pieri Bonino, Feltrinelli, Milano 2001, pp. 176-226.

    R. Bodei, Passioni, in I concetti del male, a c. di P. P. Portinaro, Einaudi, Torino 2002, pp. 246-263.

 

In ogni caso si consiglia di regolarsi tenendo di vista l’obiettivo di fornire il massimo di informazioni utili per il riscontro da parte del lettore.

Si elencano, di seguite, alcune norme ortografiche che devono essere rispettate:

 

1) Accento grave sempre su a, i, o, u. Es.: città, così, però, più ecc.

2) Distinguere èé. Es.: ahimè, caffè, tè, cioè ecc., ma perché, poiché, affinché, benché, i composti di re e tre (viceré, trentatré ecc.) e i passati remoti (poté, temé ecc.). 

3) L’accento all’interno di parola va messo solo nei casi in cui può nascere ambiguità di senso. Mai accentare le parole piane, ma quelle sdrucciole, perché in italiano l’accento tonico cade normalmente sulla penultima sillaba.

4) Quando una lettera maiuscola deve portare l’accento (per esempio la E del verbo essere), va accentata e non apostrofata. Es.: È e non E’. 

5) La E maiuscola iniziale di una parola francese non va mai accentata. Es.: Ecole, Edition, Eluard ecc. Quando, nel corpo del testo, si fa uso di parole o locuzioni straniere entrate nell’uso, il prestito linguistico va in corsivo. Es.: sua sponte, à rebours, topos. Lo stesso valga per tutte le parole straniere che vengono inserite nel corpo del testo. Se invece, entro una citazione, si vuole evidenziare il termine originale, lo si faccia sempre in corsivo, ma racchiudendolo entro parentesi quadre. Es.: [Geschichte], [Dasein].

6) L’uso della d eufonica va limitato a quei casi in cui c’è l’incontro di due vocali identiche (e alla locuzione «ad esempio»).

7) Si deve fare un uso molto limitato delle iniziali maiuscole nel corso del testo e vanno evitate le maiuscole di rispetto (es. papa e non Papa). Oltre ai nomi propri devono avere l’iniziale maiuscola:

_ I nomi “Chiesa” e “Stato” quando indicano istituzioni

_ Gli appellativi storici che sono parte integrante del nome del personaggio. Es.: Filippo il Bello, Lorenzo il Magnifico.

_ I termini geografici come Nord, Sud, Oriente ecc. quando indicano una regione e non solo un punto cardinale. Es.: l’Estremo Oriente, la diffusione del cristianesimo in Occidente.

_ I termini che designano una particolare epoca o un movimento artistico, spirituale, politico, religioso ecc. Es.: il Quattrocento, la Riforma, il Neolitico.

_ I sostantivi tedeschi hanno sempre un’iniziale maiuscola.

 

8) Si invita caldamente, da ultimo, a fare particolare attenzione al rispetto delle regole sintattiche, grammaticali e ortografiche della lingua italiana. In caso di esitazione si invita pertanto a consultare quegli strumenti di uso quotidiano, quali il dizionario, che lo studente può reperire anche in Rete.

 

 

 

Per lo studente che avesse se le conoscenze linguistiche necessarie, si ricordano inoltre una serie di importanti strumenti ausiliari alla ricerca nelle discipline filosofiche:

 

 

1) Il lessico storico-filosofico in 13 volumi a cura di Joachim Ritter et alii, ovvero lo Historisches Wörterbuch der Philosophie (1971-2005), che mostra, per ogni lemma filosoficamente rilevante, l’origine e la genesi dei concetti nonché la progressiva trasformazione di significato e funzione che essi hanno subito nel corso del tempo. Alternativamente, ma sempre in lingua tedesca, si potrà consultare il più datato (1927-1930) Wörterbuch der philosophischen Begriffe curato da Rudolf Eisler, disponibile anche on-line (http://www.textlog.de/1196.html).   

 

2) Per l’estetica in particolare si faccia riferimento al recente e amplissimo lessico dedicato agli Ästhetische Grundbegriffe, in sette volumi, a cura di Karlheinz Barck, Martin Fontius, Dieter Schlenstedt e altri.

 

 

3) Il lessico in due volumi curato da André Lalande, ovvero il Vocabulaire technique et critique de la philosophie, uscito tra il 1902 e il 1923, pubblicato nuovamente presso PUF nel 2006.

 

4) Per chi si occupasse di pensiero tedesco, ricordiamo la straordinaria utilità di un lessico storico non specifico della lingua tedesca quale quello ottocentesco dei fratelli Grimm, in 23 volumi, che menzioniamo qui anche solo per rilevare la sua disponibilità on-line (http://woerterbuchnetz.de/DWB/).

 

5) In ultima battuta, stante che la storia dei concetti non è mai indifferente alla storia delle parole, segnaliamo che per la lingua italiana esiste, pubblicato da Utet, il Grande dizionario della lingua italiana in 21 volumi (corredato da ulteriori supplementi di aggiornamento), un’opera monumentale che documenta la vita e la storia del significato dei lemmi, apax ivi compresi, sulla base del più compiuto e meticoloso inventario del repertorio letterario e non solo in lingua italiana. Di grande utilità, contestualmente, segnaliamo qui anche il Grande dizionario italiano dell’uso curato da Tullio de Mauro, in 6 volumi, che rileva lo stato di vitalità dei lemmi nella lingua corrente e scritta dell’oggi.

 

 

 

 

 

 

 

Norme per la redazione della bibliografia:

 

1) Si consiglia di riportare in prima battuta i testi di letteratura primaria cui si è fatto riferimento, segnalando eventualmente l’edizione critica di riferimento e le traduzioni in lingua italiana impiegate. Ad esempio:

 

a) Opere di Hegel

Gesammelte Werke, a cura della Rheinisch-Westfälische Akademie der Wissenschaften e della Deutsche Forschungsgemeinschaft,  Meiner, Hamburg 1968-[2]

Phänomenologie des Geistes, vol. IX, a c. di W. Bonsiepen e R. Heede, Meiner, Hamburg 1980

 

b) Traduzioni italiane

Fenomenologia dello spirito, trad. e cura di G. Garelli, Einaudi, Torino 2008

 

2) Per l’elencazione della letteratura secondaria consultata si consiglia di procedere secondo l’ordine cronologico di comparsa dei testi in oggetto. Alternativamente si potrà seguire il criterio alfabetico.

 

3) Per le restanti opere filosofiche o non filosofiche cui si sia fatto riferimento ma che non rientrano nella voce precedente si appronti un’ulteriore lista sotto la dicitura: “d) altre opere e articoli consultati”.



[1] I. Kant, Critica della ragion pratica, trad. it. di F. Capra, Laterza, Roma-Bari 1997, p. 187.

[2] Il trattino indica in questo contesto che l’iniziativa editoriale in oggetto non è ancora giunta al suo termine.