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Carlo Calabrese

Professore associato

Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche

Settore scientifico disciplinare: MED/12 GASTROENTEROLOGIA

Temi di ricerca

Parole chiave: Malattia da reflusso gastro-esofageo Marcatori biologi delle neoplasie gastrointestinali Endoscopia capsulare Pouchite cronica refrattaria Malattia di Crohn, Malattie infiammatorie croniche intestinali, Colite Ulcerosa, Trattamento, MICI

Poliposi Adenomatosa Familiare (FAP).

Malattie infiammatorie croniche intestinali.

La terapia con IFN nei pazienti con cirrosi HCV correlata. e ruolo dell'IFN sulla storia naturale dell'epatite HCV correlate

Trattamento della colite microscopica.

Infezione gastrica da Helicobacter pylori: ruolo dell'endoscopia e protocolli terapeutici. 

Malattia da reflusso gastroesofageo: aspetti di fisiopatogenesi, diagnosi e terapia.

Indicatori biochimici della mucosa gastrointestinale umana normale e tumorale.

Endoscopia con Videocapsula.



Poliposi Adenomatosa Familiare (FAP). Dal 20 al 90% dei pazienti affetti da FAP sviluppano una neoplasia del duodeno. Poiché la colectomia profilittaca previene lo sviluppo del cancro colorettale lo sviluppo di un tumore in altre sedi riveste una notevole importanza in questi pazienti di giovane età. L'identificazione di anormalità cellulari a livello della mucosa duodenale in pazienti ad alto rischio assume quindi un valore sia diagnostico sia terapeutico in termini di strategie chemiopreventive. Inizialmente, abbiamo evidenziato la presenza di un'elevata capacità proliferativa delle cellule duodenali in pazienti affetti da FAP con un quadro macroscopico normale. In seguito, abbiamo valutato gli indici proliferativi e l'aspetto ultrastrutturale (microscopia elettronica a scansione ed a trasmissione) in pazienti affetta da FAP con mucosa microscopicamente normale ed in quelli con polipi. Questi studi hanno evidenziato che nella mucosa duodenale dei pazienti affetti da FAP l'aumento della proliferazione cellulare e la ridotta interazione intercellulare sono da considerare come marcatori di potenziale trasformazione neoplastica.

Malattie infiammatorie croniche intestinali. E' stato ipotizzato che il rischio di cancro colorettale nei pazienti affetti da  coliti ulcerosa sia correlato ad una ridotta biodisponibilità dei folati. Abbiamo quindi condotto uno studio che ha valutato gli effetti della supplementazione di folati sull'indice proliferativo delle cellule del retto-colon nei pazienti affetti da CU long-standing. I risultati hanno suggerito che i folati potrebbero rappresentare un valido agente chemioprotettivo nei confronti delle neoplasie colo-rettali in questi pazienti. In pazienti affetti da RCU è stato condotto uno studio prospettico di sorveglianza  che prevedeva in 65 pazienti l'esecuzione di colonscopie a cadenza annuale o biennale durante le quali venivano eseguite biopsie multiple seriate per la ricerca di alterazioni istologiche (displasia di basso, medio, alto grado o carcinoma) . Nonostante in ben 8 pazienti siano stati diagnosticate lesioni di pertinenza chirurgica, i risultati dello studio non sono purtroppo significativi dato l'alto numero di drop-out (29 pazienti, pari al 44.6% hanno abbandonato lo studio), anche se emergono conferme di precedenti osservazioni quali l'insorgenza  di cancro colorettale appare più correlata all'età dell'individuo che alla durata di malattia, con una età media di insorgenza simile a quella della popolazione generale; la displasia di basso grado o di grado non definito, infine, non sono apparse lesioni preneoplastiche.

La terapia con IFN nei pazienti con cirrosi HCV correlata. L'obiettivo della terapia con IFN nelle epatiti croniche HCV correlate consiste nel prevenire o ritardare la comparsa di cirrosi e dell'HCC. Nei pazienti cirrotici in fase iniziale il trattamento con IFN dovrebbe mirare a rallentare la progressione della malattia migliorando la sopravvivenza e la qualità della vita. Allo scopo di valutare l'efficacia e la tollerabilità dell'IFN-α nei pazienti affetti da cirrosi epatica compensata HCV positiva, abbiamo condotto uno studio clinico prospettico utilizzando uno schema di trattamento non convenzionale che prevede l'uso di dosi progressivamente crescenti per 12 mesi. I risultati al termine del trattamento hanno dimostrato che l'IFN-α è in grado di indurre una risposta primaria in oltre il 30% dei casi.  In pazienti affetti da epatite HCV relata la risposta alla terapia con IFN- a è strettamente correlata sia ai livelli di Gamma-glutamil transferasi sia all'istologia epatica, in particolare, maggiori sono i livelli di GGT e  la presenza di cirrosi sono valori predittivi indipendenti di non risposta alla terpia ai comuni dosaggi di INF- a. Il ruolo dell'IFN sulla storia naturale dell'epatite HCV correlate è stato a lungo dibattutto. Abbiamo condotto uno studio prospettico non randomizzato controllato della durata massima di 58 mesi su 144 pazienti, la metà dei quali è stata sottoposta a terapia con IFN. Durante il follow-up sono stati valutati la comparsa di complicanze cliniche (ascite, sanguinamento da varici, ittero, encefalopatia, HCC ed exitus). Lo studio ha concluso che la terapia con IFN non sembra migliorare la sopravvivenza dei pazienti cirrotici mentre è in grado di prevenire o ritardare lo sviluppo dell'HCC. I pazienti con risposta clinica all'IFN non hanno sviluppato alcuna complicanza durante il follow-up.

Trattamento della colite microscopica. La colite microscopica è una syndrome caratterizzata da diarrea cronica acquosa con normale quadro macroscopico e radiologico, ed alcune anormalità istologiche. Sono stati condotti alcuni studi sul trattamento di questa condizione, peraltro non conclusivi. Abbiamo condotto uno studio prospettico randomizzato sul trattamento della colite microscopica con masalazina e l'eventuale associazione con colestiramina. Questo studio ha evidenziato che il trattamento con la sola mesalazina è in grado di indurre la guarigione in più dell'85% dei pazienti con colite linfocitica e l'associazione con colestiramina aumenta la percentuale di guarigione nella colite collagenosica fino al 91%. 

 

Infezione gastrica da Helicobacter pylori: ruolo dell'endoscopia e protocolli terapeutici. L'infezione gastrica da Helicobacter pylori induce quadri istologici di infiammazione con diverse espressione del danno mucosale. Tuttavia, la correlazione tra uno specifico quadro macroscopico e l'infezione stessa è ampiamente dibattuta in letteratura. A tal fine, abbiamo condotto uno studio prospettico randomizzato su un'ampia casistica di pazienti sottoposti ad endoscopia del tratto digestivo superiore sui quali sono state eseguite biopsie per la valutazione istologica e per la presenza di H. pylori. I quadri endoscopici antrali riscontrati sono stati assegnati ad 1 delle 5 categorie previste dalla classificazione endoscopica di Sydney. Lo studio ha evidenziato la presenza di una correlazione statisticamente significativa tra il quadro di modularità antrale e l'infezione da H. pylori. Tuttavia, il valore predittivo di malattia è risultato del 70%, anche per l'elevata presenza di quadri istologicamente normali nonostante la coesistente infezione. Ciò, comporta l'impossibilità di utilizzare il quadro endoscopico come predittivo di malattia e la necessità di eseguire una ricerca mediante altre metodiche (13C-UBT, Test rapidi all'ureasi, Istologia). Durante l'ultimo decennio sono state condotte molte ricerche per identificare lo schema terapeutico ideale per l'eradicazione dell'H. pylori, che dovrebbe essere semplice, di breve durata, efficace e con limitati effetti collaterali. Quindi, abbiamo condotto uno studio prospettico randomizzato su 100 pazienti che presentavano un'infezione da H. pylori, randomizzati a ricevere uno di due schemi terapeutici che prevedevano l'impiego di Azitromicina e Tinidazolo per 3 gg con o senza pre-trattamento con Pantoprazolo. La percentuale di eradicazione è stata ottima (88%) e non sono state evidenziate differenze tra i due gruppi di trattamento.

  Malattia da reflusso gastroesofageo: aspetti di fisiopatogenesi, diagnosi e terapia. La MRGE è una malattia frequente la cui definizione è complessa, a largo spettro di gravità, in cui i pazienti sintomatici con malattia non erosiva, rappresentano circa i 2/3. Studi di fisiopatogenesi e di morfologia ultrastrutturale, condotti sul coniglio, hanno evidenziato nella dilatazione degli spazi intercellulari un marcatore di malattia. Abbiamo condotto uno studio clinico, funzionale, morfometrico ed ultrastrutturale su 38 pazienti e 12 volontari sani. Abbiamo evidenziato come la dilatazione degli spazi intercellulari, nell'uomo così come nell'animale, rappresenti il marcatore di malattia. In seguito abbiamo valutato la capacità degli inibitori di pompa protonica di indurre la guarigione sintomatica, endoscopica ed ultrastrutturale sia nella malattia da reflusso acido-peptica senza o con bile. Abbiamo anche valutato la capacità proliferativa dell'epitelio esofageo in corso di malattia da reflusso gastroesofageo erosiva e non. Ipotizzando che lo sviluppo di diversi pattern macroscopici aventi alla base uno stesso evento fisiopatologico qual è il reflusso gastroesofageo, risultino da una differente capacità proliferativa espressa dall'epitelio esofageo, probabilmente intrinseca alle stesse cellule e quindi geneticamente determinata. Inoltre, sono stati valutati e validati due questionari sulla qualità di vita in corso di malattia da reflusso gastroesofageo e di dispepsia. Infine, è stato valutato l'effetto del pantoprazolo usato a dosaggio doppio e per sei mesi in corso di asma correlato a malattia da reflusso. 

Indicatori biochimici della mucosa gastrointestinale umana normale e tumorale. La ricerca di possibili mediatori nella carcinogenesi gastrointestinale ha evidenziato la produzione di molecole quantizzabili che possono essere sfruttate come marcatori biochimici. Questi ultimi possono garantire un mezzo per la diagnosi precoce, prima dello sviluppo di lesioni macroscopiche. Inoltre, contrariamente ai marcatori istologici, gli eventuali marker molecolari possono essere ricercati nei liquidi biologici, come ad esempio il sangue o le feci. Quindi, una maggiore conoscenza della composizione biochimica dei tessuti umani normali e patologici potrà fornire informazioni sulla presenza di variazioni molecolari pre-morfologiche. Questa è una condizione necessaria per una applicazione clinica di metodi moderni innovativi e non invasivi come la risonanza magnetica spettroscopica realizzata in vivo direttamente sul paziente la cui realizzabilità è basata sulla identificazione di marker molecolari. Gli obiettivi del progetto sono stati: caratterizzazione della composizione biochimica del tessuto gastrointestinale; migliore comprensione dello sviluppo della neoplasia a livello molecolare; identificazione di indicatori biochimici di uno stato metabolico alterato al fine di sviluppare metodiche diagnostiche in vivo.

Endoscopia con Videocapsula. La pouchite è una frequente complicanza dell'ileoanoanastomosi per colite ulcerosa. La pouchite cronica refrattaria è una condizione resistente ai trattamenti con una frequenza pari a circa il 15% dei pazienti. Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare l'ipotesi di un coinvolgimento ileale mediante la endoscopia videocapsulare. La presenza di pouchite cronica refrattaria può suggerire il coinvolgimento dell'ileo da una malattia infiammatoria non conosciuta.