Le linee di ricerca principali riguardano la patogenesi, diagnosi e
trattamento del tromboembolismo venoso (trombosi venosa profonda
e/o embolia polmonare).
I temi attuali di ricerca riguardano in particolare:
1- la durata ottimale della terapia anticoagulante orale (TAO) dopo
un primo episodio di tromboembolismo venoso (TEV). Tale
durata è incerta poichè la malattia può recidivare dopo
sospensione della TAO indipendentemente dalla durata. Abbiamo
valutato il ruolo di alcuni markers come D-dimero,
trombofilia, livelli di FVIII o presenza di residuo
trombotico sono stati individuato cone possibili fattori di rischio
di ricorrenza. Abbiamo dimostrato che un marker di
ipercoagulabilità come il D-dimero ( D-d) se alterato dopo
sospensione della TAO per un primo episodio di TEV, sia un fattore
di rischio di recidiva in studi prospettici di coorte ed anche in
studi clinici randomizzati multicentrici.
2- la diagnosi della trombosi venosa profonda distale
3- il follow-up della embolia polmonare.
La durata ottimale della terapia anticoagulante orale (TAO) dopo un
primo episodio di tromboembolismo venoso (TEV) è tuttora oggetto di
discussione poichè la malattia tende a recidivare dopo sospensione
della TAO indipendentemente dalla durata. Attualmente la durata
della TAO si basa sulle caratteristiche cliniche dell'evento. Nei
pazienti con una evento secondario a fattori scatenanti o
favorenti, quali intervento chirurgico, immobilizzazione, traumi,
gessi, terapia ormonale, gravidanza, puerperio la durata della TAO
è di circa 3 mesi poiché il rischio di recidiva è basso, circa il
5%. In caso di eventi associati a neoplasia attiva la malattia di
base in sé condiziona un maggior rischio di recidiva e pertanto la
durata della TAO è suggerita per tutto il periodo in cui la
neoplasia sia considerata attiva. In caso di eventi tromboembolici
senza fattori scatenanti o favorenti, ovvero eventi idiopatici, la
durata della TAO è di almeno 6 –12 mesi con la raccomandazione di
durata anche maggiore poiché il rischio di recidiva è di circa il
7% per anno. Nei pazienti con più di un evento la durata delle
terapia è invece indefinita. La decisione di prolungare la TAO va
peraltro controbilanciata con il rischio di emorragie maggiori ad
essa associato che è di circa il 2%/anno. L'obbiettivo generale
della linea di ricerca è l'identificazione di fattori di rischio di
recidiva tromboembolica che consentano di individualizzare la
durata della TAO. Tali fattori di rischio potrebbero selezionare
pazienti a più alto rischio di ricorrenza che pertanto si
gioverebbero della prosecuzione della TAO a fronte di un gruppo di
pazienti a basso rischio di recidiva in cui il rischio emorragico
associato alla TAO possa essere maggiore del rischio di ricorrenza.
In questi ultimi la TAO potrebbe essere sospesa. Abbiamo dimostrato
che un marker di ipercoagulabilità come il D-Dimero (D-d) , se
alterato dopo sospensione della TAO in pazienti che avevano
sofferto di un primo episodio di TEV, sia un fattore di rischio di
recidiva per cui in questi pazienti sarebbe indicato proseguire la
TAO (studio PROLONG), mentre i pazienti con D-d normale hanno un
basso rischio di recidiva. Peraltro l'andamento nel tempo del D-d
non è noto. Abbiamo inoltre dimostrato come le trombofilie
ereditarie ed il residuo trombotico ovvero la mancata
ricanalizzazione venosa per organizzazione fibrosa del trombo in sé
abbiano un peso minore come fattori di rischio di recidiva dopo
sospensione della TAO. Abbiamo anche dimostrato come la qualità
iniziale della terapia antitrombotica, ovvero l'adeguatezza
dell'effetto antitrombotico terapeutico nel controllare
l'attivazione della coagulazione, influenzi sia il rischio di
recidiva tardiva che il D-d . L'obiettivo specifico delle linee di
ricerca è valutare in uno studio prospettico a coorte l'andamento
del D-d e dei markers di infiammazione in maniera seriata dal
giorno della diagnosi di trombosi venosa profonda e per 6 mesi in
relazione alla qualità della TAO ed al rischio di recidive tardive.
Successivamente al momento dell'eventuale sospensione della TAO, la
determinazione del D-d sarà utilizzata in uno studio di management
, con un campione di circa 250 pazienti nel determinare al
prosecuzione o la sospensione della TAO. Nel caso di D-d alterato
durante la TAO e/o ad un mese dalla sua sospensione i pazienti
proseguono la terapia, mentre in caso di D-d normale durante la
terapia e/o a un mese dalla sospensione i pazienti sospendono la
TAO ed il D-d è misurato ogni 2 mesi per un anno. Tale studio è in
fase di completamento e sulla base dei risultati sarà definito un
protocollo di management per stabilire la durata della terapia
sulla base dei risultati del D-dimero. L'altra linea di ricerca ha
scopo generale di individuare il ruolo che le trombofilie
ereditarie possono nella progressione della arteriopatia
obliterante periferica (AOP). L'AOP è caratterizzata dalla presenza
di lesioni aterosclerotiche al livello delle arterie degli arti
inferiori. A seconda della gravità di tali lesioni, sono
individuati 4 stadi clinici: I stadio- malattia asintomatica;
stadio II o claudicatio intermittens- comparsa di dolore ischemico
da sforzo; III stadio- comparsa di dolore ischemico a riposo; IV
stadio – presenza di lesioni trofiche con ulcere e gangrena con
rischio di amputazione dell'arto. Ci sono dati che indicano come
alcuni polimorfismi genetici dei fattori coagulativi come la
mutazione G20210A del gene del fattore II o protrombina siano
coinvolti nell'aterotrombosi e come possano interagire con i
fattori di rischio cardiovascolari tradizionali. Lo scopo specifico
è di valutare in uno studio cross-sezionale la frequenza di
mutazioni trombofiliche in pazienti con AOP nei diversi stadi di
progressione di malattia dal II al IV. L'individuazione di
mutazioni trombofiliche associate alla progressione di malattia
potrebbe identificare pazienti candidati alla correzione più
intensa dei fattori di rischio cardiovascolari.