In questa sezione si riportano, in sintesi, i principali
contenuti dei progetti di ricerca in corso di svolgimento e di
quelli svolti nel passato da Augusto Barbera.
Tra i temi di ricerca in corso di svolgimento vanno ricordati:
1) la crisi della rappresentanza politica , dopo il declino dei
partiti di massa e della relazione di identità tra cittadinanza e
rappresentanza; 2) i nuovi diritti fondamentali; 3) la prassi degli
organi costituzionali; 4) il principio di laicità nell'ordinamento
costituzionale italiano; 5) la giustizia costituzionale, in
particolare per ciò che attiene al seguito legislativo e
giurisprudenziale delle decisioni della Corte costituzionale.
Più specificamente, la ricognizione delle prassi del processo
costituzionale suggerisce un modello "vivente" in parte non
coincidente con quello consegnato dal diritto scritto e dalla
tradizione giuridica. Analizzando l'incidenza delle sentenze
rispetto all'attività legislativa emerge come la Corte svolga in
alcuni casi una supplenza nei confronti del Parlamento, grazie al
ricorso a tecniche di giudizio offerte dalle sentenze manipolative,
monito e dall'illegittimità consequenziale. Altre indicazioni
riguardano il seguito giurisprudenziale delle pronunce: l'uso del
precedente nel processo costituzionale e le prassi interpretative e
applicative instauratesi tra C. Cost., C. Cass. e Cons. St.
(sentenze interpretative, funzione nomofilattica e giudizi
“diffusi” di costituzionalità). Il tema dei rapporti tra Corte e
legislatore si inserisce nell'ambito dello sfondo teorico
rappresentato dalle classiche ricostruzioni della rappresentanza
politica e dalle recenti proposte a favore di un loro
aggiornamento.
A tali ultimi tema di ricerca il proponente ha nel tempo
affiancato attività di studio svolta prevalentemente
attorno ai seguenti filoni generali: 1) le fonti normative; 2)
il sistema delle libertà fondamentali; 3) l'ordinamento regionale e
locale; 4) le forme di governo, gli organi costituzionali, i
sistemi elettorali (spesso con uno specifico taglio di storia
costituzionale).
Tali ricerche e studi vengono tra l'altro discussi nell'ambito
del Dottorato di ricerca in Diritto costituzionale, attivato presso
l'Università di Bologna (sede amministrativa, in consorzio con le
Università di Genova, Parma, Urbino e Modena-Reggio Emila), di cui
il proponente è Coordinatore, e sono pubblicati su riviste e
collane a diffusione nazionale e internazionale, tra cui la
Rivista trimestrale “Quaderni costituzionali”, edita dal Mulino e
diretta dallo stesso Prof. Augusto Barbera, nonchè la collana
"Annali di Diritto costituzionale", edita dalla Bononia University
Press e co-diretta insieme al Prof. Andrea Morrone.
Le menzionate attività di ricerca svolte dal
proponente hanno potuto contare sul sostegno, tra gli altri,
dei seguenti fondi di finanziamento alla ricerca: A)
Responsabile scientifico delle ricerche ex 60% per il progetto
su "Il sistema delle fonti tra revisione costituzionale,
integrazione europea e tendenze della prassi (2005);
B) Coordinatore scientifico della RFO per i progetti:
1) La prassi nell'organizzazione e nel funzionamento della
Corte costituzionale (2006); 2) Le forme di governo democrariche
fra rappresentanza e decisione (2007); C) Coordinatore
nazionale del progetto di rilevante interesse
nazionale dal titolo “La prassi degli organi costituzionali”
(Prin 2004), tra l'Università di Bologna e le Università
di Trieste, Ferrara, Firenze, Urbino (unità
locali).
Il complesso di queste attività di ricerca svolte da
Augusto Barbera ha finora condotto alla
pubblicazione di 23 volumi, frutto anche di lavori
collettanei, e più di 330 saggi, articoli, note a sentenza,
relazioni a convegni scientifici.
In questa sezione si riporta la descrizione dei progetti di
ricerca in corso di svolgimento da parte di Augusto
Barbera.
La normativa che disciplina organizzazione e funzionamento della
Corte costituzionale, costituita da una pluralità di norme scritte
di diverso rango e di spesso difficile composizione interpretativa,
è integrata da comportamenti che caratterizzano il processo
costituzionale. L'incidenza della prassi nel contesto della
giustizia costituzionale è varia e riguarda tutte le attribuzioni
costituzionali proprie della Corte, rimanendo escluso il solo
giudizio sulle accuse promosse nei confronti del Presidente della
Repubblica, non essendosi mai instaurato tale giudizio nel corso
della storia repubblicana. L'esame delle prassi osservate dalla
Corte consente di configurare un modello "vivente" di giustizia
costituzionale e può fornire utili elementi relativi alle ricadute
generate dalle sue decisioni principalmente sotto due profili: a)
Il primo attiene all'incidenza avutasi da parte delle sentenze
della Consulta rispetto all'attività legislativa. È di dominio
comune l'affermazione secondo cui la Corte è assurta al rango di
terza Camera, stante l'assenza del potere politico anche di fronte
a determinazioni di vera e propria “politica del diritto”. Tale
situazione di empasse nella produzione normativa ha subito una
vistosa accentuazione all'indomani della riforma del Titolo V della
Costituzione, a fronte di un insufficiente adeguamento della
disciplina ordinaria rispetto alle nuove prescrizioni
costituzionali. Le varie tipologie di sentenze manipolative, capaci
di incidere direttamente sulle disposizioni di legge con un'azione
di ritaglio del dettato normativo tale da riscriverne in sostanza
il contenuto; oppure le sentenze-monito, che aprono un dialogo fra
Corte e Parlamento nei termini in cui la prima esorta il secondo
alla normazione attraverso la formulazione di enunciazioni di
principio alle quali attenersi sono stati alcuni degli strumenti
della citata supplenza. Altro aspetto è quello che attiene alla
questione dell'illegittimità consequenziale, secondo cui
l'annullamento della norma impugnata comporta l'invalidazione,
espressamente pronunciata, di norme ulteriori in qualche modo ad
essa collegate. L'analisi del seguito legislativo delle pronunce
della Corte si inserisce sullo sfondo della distinzione fra
disposizione e norma e sul quesito su quale sia il vero oggetto del
giudizio della Corte. b) Il secondo profilo è relativo all'indagine
in ordine agli effetti cui le pronunce della Corte hanno dato luogo
nell'ambito della giurisprudenza (costituzionale, ordinaria e
amministrativa). Merita al riguardo un approfondimento sulla
funzione del precedente rispetto al ruolo delle norme integrative
disciplinanti il processo costituzionale. Sul piano strettamente
giurisdizionale gli studi condotti definiscono l'assetto dei
rapporti esistenti tra Corte costituzionale, Corte di Cassazione,
Consiglio di Stato. In particolare, la funzione nomofilattica, di
custodia ultima del diritto vivente, riconosciuta alla Suprema
Corte conduce a situazioni di parziale attrito con l'attività di
interpretazione e preservazione dei principi costituzionali di cui
la Corte costituzionale è titolare (v., ad esempio, le sentenze
c.d. interpretative). Il tema dei rapporti tra Corte e legislatore
si inserisce del resto nell'ambito del più ampio sfondo teorico
rappresentato dalle classiche ricostruzioni della rappresentanza
politica e dalle recenti proposte dottrinali (in certi casi
tramutate in diritto positivo) a favore di un loro aggiornamento.
L'abbinamento cittadinanza-rappresentanza ha registrato da ultimo
particolari segni di crisi poiché la seconda non sempre riesce a
mettersi in ascolto delle esigenze di una società multiculturali:
ciò perché quando compare la logica della differenza perde colpi la
logica della rappresentanza (Bobbio). Il Parlamento, anche a fronte
del sorgere di concorrenti “centri di comunicazione” e
all'affermarsi di pratiche “neocorporative”, ha perso la funzione
di monopolio della rappresentanza; ciò fa sì che,
contemporaneamente, diminuisca la legittimazione dei governi, così
come la logica imperativa della legge, affiancata da pratiche
consensuali, di incontro di micro-interessi invece che di
mediazione e compensazione tra macro-interessi. Nonostante questi
segni di crisi, le istituzioni parlamentari, quali sedi della
rappresentanza politica, rimangono lo strumento principale nel
realizzare la funzione di integrazione democratica. La
rappresentanza politica può mantenere l'iniziale vitalità se si
lega alla difesa di interessi generali, definiti dagli stessi
soggetti politici rispondendone davanti agli elettori. D'altronde
la fatica con cui il costituzionalismo è riuscito a liberarsi dalla
paralizzante rappresentanza “per ceti” rende scettici di fronte
alle proposte di frammentazione della rappresentanza in una
pluralità di interessi. La rappresentanza del cittadino è una
finzione necessaria, così come il contratto sociale, necessari miti
fondanti, nonostante i segni di crisi, su cui si reggono le
libertà fondamentali.