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Alessandro Zironi

Professore ordinario

Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne

Settore scientifico disciplinare: L-FIL-LET/15 FILOLOGIA GERMANICA

Contenuti utili

Come (e perché) si cita una bibliografia

Come (e perché) si cita una bibliografia [#_ftn1]

Premessa: la bibliografia è una parte importantissima di un elaborato (tesi, tesina, ecc.) perché testimonia il bagaglio (e la selezione critica) delle letture che chi scrive ha compiuto per poter redigere il proprio studio. Di conseguenza, una buona bibliografia dice molto del modo in cui si è giunti a produrre la propria tesi / tesina e rappresenta un oggetto di valutazione significativo.

Perché debbo inserire una bibliografia? A parte quanto prima riportato, la bibliografia permette di far capire a chi leggerà il mio lavoro cosa, in esso, è originale (cioè idee che nessuno prima di me aveva mai formulato) e quanto, invece, ho letto da altri. Insomma, nel momento in cui scrivo il mio testo, debbo sempre dichiarare chi è stato l’autore di ciò che sto riportando e anche dove ho letto quelle affermazioni. Per queste ragioni esistono le note bibliografiche, ovvero debbo permettere a chi mi legge di poter recuperare l’informazione che sto dando dalla sua fonte originaria.

Dove inserisco le informazioni bibliografiche? L’indicazione bibliografica (nota a piè di pagina per il sistema tradizionale, tra parentesi per il sistema autore-anno, vedi sotto) va inserita nel corpo del testo che sto scrivendo, nel punto in cui i concetti che sto riportando rimandano a un determinato autore. Quindi la citazione bibliografica non si usa soltanto se sto riportando una citazione diretta da un lavoro, che andrà tra virgolette alte “ ” oppure fra caporali « », ma anche se sto scrivendo, con parole mie, quanto sostenuto da altri. Se non lo faccio sto commettendo un falso, cioè sto dichiarando al mio lettore che quello che sta leggendo è farina del mio sacco, mentre invece sto plagiando il pensiero di altri.

Come si fa una nota bibliografica? I sistemi adottati dalla comunità scientifica sono molti, ma possiamo, fra di essi, scegliere due modalità principali. Se non mi è imposto da una casa editrice, dal relatore della mia tesi ecc., potrò scegliere liberamente fra i due ma, ovviamente, una volta adottato uno dei due sistemi, lo utilizzerò per tutto il mio lavoro.

  1. Sistema tradizionale

    Il sistema bibliografico tradizionale fa differenza tra monografia [a1], articolo in volume [a2], articolo in periodico [a3]. In corpo di testo debbo creare un richiamo di nota a piè di pagina. Nel piè di pagina procederò come segue:

    [a1] - Monografia

    Caso 1 - Prima citazione nel mio lavoro:

    Zironi, Alessandro, Il Carme di Ildebrando. Un padre, un figlio, un duello, Milano, Meltemi, 2019, p. 12

    Il titolo dell’opera deve essere in corsivo ma, se al suo interno contiene il titolo di un’altra opera (come qui il Carme di Ildebrando), quest’ultima andrà in carattere tondo. Segue l’indicazione della città di pubblicazione del volume (nella forma in cui compare sul libro, quindi non si traduce ad es. London in Londra), la casa editrice (dato non obbligatorio, ma se si sceglie di indicarla andrà fatto per ogni indicazione bibliografica), le pagine alle quali sto facendo riferimento nel mio testo (o in citazione diretta o per rielaborazione personale – vedi “dove inserisco le informazioni bibliografiche”).

    Caso 2 - Seconda citazione dello stesso volume nel corso del mio lavoro:

    Zironi, Alessandro, Il Carme di Ildebrando, cit., p. 34.

    Si riporta soltanto una parte del titolo. In questo caso si può tralasciare anche il nome di battesimo (Alessandro).

    Caso 3 - Se la nota precedente riporta lo stesso volume:

    Idem (se l’autore è un uomo) / Eadem (se l’autore è una donna), p. 23

    Caso 4 - Se la nota precedente riporta lo stesso volume e sto facendo riferimento alla stessa pagina:

    Ibidem.

    [a2] – Articolo in volume

    Questo è il caso di un articolo che è stato pubblicato in un volume con più articoli ma che non ha le caratteristiche di un periodico (solitamente si tratta di volumi a tema, atti di convegno, raccolte di saggi, studi in onore di qualcuno, ecc.)

    Caso 1 – Prima citazione nel mio lavoro:

    Michelet, Fabienne L., Lost at Sea: Nautical Travels in the Old English Exodus, in The Sea and the Englishness in the Middle Ages, ed. by Sebastian I. Sobecki / Jacob Grimm, Cambridge, Brewer, 2011, pp. 59-79: 70.

    La citazione bibliografica riporta dapprima il nome dell’autore dell’articolo, il titolo del saggio in corsivo, poi inserisce in e segue il titolo del volume in corsivo a cui segue il nome del curatore / dei curatori del volume. Si usa sempre la forma che compare nel volume (a cura di, ed. by, hrsg. von, ecc.). Seguono poi città di pubblicazione, casa editrice (non obbligatoria) e infine il numero delle pagine su cui si estende l’articolo e, dopo i due punti, la pagina / le pagine a cui sto facendo riferimento.

    Per le citazioni successive alla prima si seguono le regole previste per il caso [a1].

    [a3] – Articolo su periodico

    Questo è il caso in cui un saggio sia stato pubblicato su una rivista (periodico):

    Pitz, Martina / Vollono, Maria, Die „zweite oder hochdeutsche Lautverschiebung“ ein obsolet, in «Rheinische Vierteljahrsblätter», 67 (2003), pp. 313-332: 320.

    Come si vede, in questo caso dopo le indicazioni di autore / autori, titolo dell’articolo segue, fra caporali « » il titolo del periodico in tondo seguito dal numero del tomo e, fra parentesi tonde, l’anno di uscita del tomo seguito dal numero delle pp. complessive e, dopo i due punti, la pagina / le pagine a cui si sta facendo riferimento. Per i periodici non si riportano né la città di pubblicazione, né la casa editrice. Il titolo del periodico, però, va sempre citato integralmente o con la sigla riconosciuta dalla comunità scientifica perché vi sono riviste con titoli molto simili e si potrebbero perciò verificare delle ambiguità.

    Per le citazioni successive alla prima si seguono le regole previste per il caso [a1].

  2. Sistema autore – anno

Si tratta di una modalità di costruire le citazioni bibliografiche completamente diversa. In questa tipologia non si fa differenza tra monografia, articolo su volume, articolo su periodico, ma si adotta sempre, in corpo di testo, un sistema che rinvia obbligatoriamente a una bibliografia finale. La bibliografia finale, però, dovrà avere tutte le caratteristiche incontrate nella prima citazione secondo il metodo tradizionale. In corpo di testo vi sarà soltanto, tra parentesi tonde o quadre, il cognome dell’autore / degli autori, l’anno di pubblicazione e, dopo una virgola, la pagina di riferimento. Vediamo un esempio:

(Zironi 2019, 43)

Alla fine del lavoro deve obbligatoriamente comparire la bibliografia che sarà strutturata in questo modo:

Zironi 2019

Zironi, Alessandro, Il Carme di Ildebrando. Un padre, un figlio, un duello, Milano, Meltemi

Come si può vedere, non viene ripetuto l’anno di pubblicazione. Anche in questo caso l’indicazione della casa editrice non è obbligatoria. Per gli articoli su volume e per quelli su periodico occorre indicare le pp. su cui si estende il contributo. Esempio:

Pitz / Vollono 2003

Pitz, Martina / Vollono, Maria, Die „zweite oder hochdeutsche Lautverschiebung“ ein obsolet, in «Rheinische Vierteljahrsblätter», 67, pp. 313-332.

Nel caso in cui lo stesso autore abbia pubblicato più lavori nello stesso anno occorre disambiguare utilizzando le lettere alfabetiche in forma minuscola. Esempio:

Zironi 2020a

Zironi, Alessandro, La storia del dipartimento di lingue, letterature e culture moderne, in «Vita di Ateneo», 102, pp. 200-219.

Zironi 2020b

Zironi, Alessandro, La storia dell’Università di Bologna, in Le università: ieri, oggi, domani, a cura di Jacob Grimm, Bologna, Editoriale Il Domani, pp. 123-234.

Secondo questo sistema, ogni indicazione bibliografica in corpo di testo deve essere nella forma (Autore, anno, p.): non sono ammesse abbreviazioni (tipo cit., idem, ibidem).

Casi particolari

Vi sono delle indicazioni bibliografiche che meritano particolare attenzione, sia che si scelga il metodo tradizionale, sia quello autore-anno. Elenco i casi più diffusi:

Un’opera è pubblicata all’interno di una collana. Facciamo un esempio. Il volume

Zironi, Alessandro, Il Carme di Ildebrando. Un padre, un figlio, un duello, Milano, Meltemi, 2019

è stato pubblicato all’interno di una collana editoriale chiamata “Testi del medioevo germanico”. Si può riportare nell’indicazione bibliografica anche questo dato, che, però, specie per le collane contemporanee, può ritenersi anche superfluo. Se si inserisce il nome della collana, va posto fra parentesi tonde o quadre e va indicato il numero del volume all’interno della collana se presente. Esempio:

Zironi, Alessandro, Il Carme di Ildebrando. Un padre, un figlio, un duello, Milano, Meltemi, 2019 [Testi del medioevo germanico, 1]

La collana è invece un elemento fondamentale per i grandi repertori di fonti primarie. Facciamo un esempio. La Vita Columbani di Giona di Susa è stata pubblicata all’interno di una collana molto complessa, i Monumenta Germaniae Historica, abbreviata M.G.H.. la collana, poi si suddivide in sottocollane, in questo caso Scriptores Rerum Merovingicarum, abbreviata SS. RR. Merov., ed è il volume IV. Poiché si tratta di un’opera medievale, va sempre indicato anche lo studioso / gli studiosi che ha / hanno prodotto l’edizione moderna dell’opera di Giona di Susa.

In questo caso l’indicazione bibliografica sarà la seguente:

Jonas, Vitae Columbani abbatis discipolorumque eius, edidit Bruno Krusch, in M.G.H., SS. RR. Merov., IV, Hannoverae et Lipsiae, impensis bibliopolii Hahniani, 1902, pp. 1-152.

Come si può vedere, in questo caso la citazione bibliografica non è molto diversa da quella di un articolo su volume. Nel caso del sistema autore-anno si può procedere in due modi: o indicando il curatore, o l’autore:

(Krusch 1902, 23) oppure (Jonas 1902, 44)

Col sistema autore-anno appaiono cose un po’ ridicole, del tipo (Dante 2020, 33), come se Dante Alighieri avesse scritto la sua opera nel XXI secolo. In effetti il sistema autore-anno si adatta meglio per quegli ambiti di studi che non trattano autori antichi, medievali e moderni, ma si sta comunque sempre più espandendo anche in questi ambiti disciplinari.

Debbo citare il titolo originale di un’opera? Dipende. Se si tratta di una fonte primaria (romanzo, poema, poesia ecc.) è buona norma inserirlo fra parentesi, seguito almeno dalla città e dall’anno di pubblicazione della sua edizione originale, ma sarebbe corretto inserire (se noto) anche il nome del traduttore. Esempio:

Jonathan Safran Foer, Ogni cosa è illuminata, trad. di Massimo Bocchiola, Parma, Guanda, 2004 [tit. orig. Everything is Illuminated, Boston, 2002]

Per i saggi, è anche in questo caso buona norma riportare anche il titolo originale seguito dalla città e dall’anno di pubblicazion, mentre non è indispensabile indicare il traduttore. Esempio:

Paul Zumthor, Leggere il medio evo, Bologna, Il Mulino, 1981 [tit. orig.: Parler du Moyen Age, Paris,1980]

Che nome uso per un autore classico / medievale? Anche in questo caso dipende; in questo caso molto dipende dal tipo di lavoro che si sta scrivendo. Buona norma, comunque, è sempre quella di usare la forma che compare sul volume che si sta citando. Nel caso, se si vuole essere precisi e soprattutto si vuole disambiguare (ad es. vi sono tanti Gregorio che scrivono testi nel medioevo!) posso introdurre, dopo il nome così come compare nel volume, la sua forma ‘ufficiale’, che di solito è in latino. Esempio:

Paolo Diacono [Paulus Diaconus], La storia dei Longobardi, a cura di Lidia Capo, Milano – Roma, Mondadori – Lorenzo Valla, 1992 [Scrittori greci e latini]

E se l’opera è anonima? Molto spesso, specie per i testi medievali, non si conosce l’autore. In questo caso l’indicazione bibliografica, secondo il metodo tradizionale, inizia col nome dell’opera così come compare sul volume ma è obbligatorio (se noto) il nome del curatore. Esempio:

I Nibelunghi, a cura di Laura Mancinelli, Torino, Einaudi, 1972 [I millenni]

Ci sono più edizioni e/o ristampe della stessa opera? Quale debbo citare? Si parte sempre dal principio che cito il lavoro che uso. Nello specifico, però, occorre fare una distinzione fra edizione e ristampa. Una nuova edizione si differenzia, molto o in parte, da quella precedente e – salvo particolari necessità di ricerca – è buona norma procurarsi l’edizione più recente. Posso invece utilizzare qualsiasi ristampa della medesima edizione perché una ristampa non va a modificare il testo del volume. Di conseguenza, nella nota bibliografica va citata l’edizione, mentre non è necessario citare la ristampa. Bisogna invece citare gli eventuali, successivi editori dell’opera (ma ciò è indicato sul volume). Facciamo un esempio: il Nibelungenlied, opera medievale, è stato edito nell’Ottocento da Karl Bartsch; la sua edizione è stata rivista da Helmut de Boor (si tratta perciò di una nuova edizione) e l’edizione di de Boor è stata a sua volta riedita da Roswitha Wisniewski. Ecco allora come diviene la citazione:

Das Nibelungenlied, nach der Ausgabe von Karl Bartsch, hrsg. von Helmut de Boor, 22. Auflage, von Roswitha Wisniewski, Mannheim, Brockhaus, 1988 [Deutsche Klassiker des Mittelalters]

Tradotto sarebbe: Das Nibelungenlied, secondo l’edizione di Karl Bartsch, a cura di Helmut de Boor, XXII edizione di Roswitha Wiesniewski.......

Come cito i siti internet? Sempre più le informazioni sono tratte da internet. Ovviamente vanno preferite le pubblicazioni – anche su internet – in cui vi sia un certo controllo da parte di un editore, comitato scientifico, comitato di redazione ecc. che ne garantiscono – per quanto possibile – una certa attendibilità scientifica, a meno che non si facciano ricerche particolari (ad es. una tesi sui blog). Le pagine internet affidabili riportano solitamente il nome dell’autore del testo, che andrà dunque citato. La pagina internet, oltre all’autore, riporta spesso un titolo, che andrà anch’esso riportato e, da qualche parte (solitamente in fondo alla pagina) l’anno della pubblicazione o ultima modifica: anche questo dato va indicato. Segue, infine, dopo i due punti, anche l’indirizzo completo della pagina e, fra parentesi, la data (basta il mese) dell’ultimo accesso:

Pomponio, Daria, I Nibelunghi di Fritz Lang, 2014: https://quinlan.it/2014/10/10/i-nibelunghi/ (ultimo accesso: maggio 2020)

Come cito un’opera non a stampa (manoscritti)? Occorre dare, dopo il titolo (e, se noto, l’autore) dell’opera, tutte le informazioni che posso ricavare, con un ordine topografico dal grande al piccolo, ovvero dapprima indicherò la città (fra parentesi lo stato se si tratta di un luogo non particolarmente noto) in cui si trova il manoscritto, poi la biblioteca / archivio / collezione privata, e, infine, la collocazione del manoscritto. Esempio:

Agnello [Agnellus Ravennatis], Liber Pontificalis Ecclesiae Ravennatis, Modena, Biblioteca Estense e Universitaria, cod. lat. 371 (X.P.4.9)

Come cito altre opere che usano altri mezzi di comunicazione (quadri, fotografie, film, dischi, ecc.)? Per quanto riguarda opere che sono conservate in una qualche collezione (museo, archivio, collezione privata) seguirò le norme di cui al punto precedente. Un esempio:

Caravaggio [Michelangelo Merisi da Caravaggio], Il martirio di san Matteo, Roma, Chiesa di San Luigi dei Francesi.

I film si citano secondo il loro titolo originale e, fra parentesi, il titolo attribuito alla pellicola in italiano (se esistente), seguito dallo stato e dall’anno di produzione e dal nome e cognome del regista e, se necessario, dello sceneggiatore. Esempio:

Kriemhilds Rache (La vendetta di Crimilde) (Germania, 1924), regia di Fritz Lang, sceneggiatura di Thea von Harbou.

Per i dischi si procede dapprima col nome dell’artista, seguito dal titolo del disco e dall’anno di produzione:

Nick Cave and the Bad Seeds, The Boatman’s Call, 1997.

Come ordino la bibliografia finale?

Sia che si adotti il sistema tradizionale, sia che si adotti quello autore-anno (in questo caso obbligatoriamente), è buona norma, specie nelle tesi e nelle monografie, riportare la bibliografia alla fine del lavoro. Come riportarla? È una buona prassi dividere la bibliografia in questo modo:

Fonti manoscritte

Fonti primarie

Studi critici

Sitografia (siti internet)

Filmografia

Discografia

Materiale iconografico (quadri, foto, ecc.)

All’interno di ogni voce le indicazioni bibliografiche vanno poste in ordine alfabetico secondo il cognome dell’autore e, nel caso di opere anonime, secondo la prima parola del titolo (tolto l’articolo: La saga di Ragnarr va sotto la S, non sotto la L!). Nel caso di più pubblicazioni dello stesso autore, esse vanno riportate in ordine cronologico (dalla più antica alla più recente).

Alla fine, ce la farò?

Il docente guida lo studente nel risolvere gli infiniti casi particolari che ogni specifica tipologia di lavoro può presentare; vi sono anche degli ottimi strumenti che possono essere consultati, fra tutti The Chicago Manual of Style Online https://www.chicagomanualofstyle.org/home.html è sempre un porto sicuro in cui far attraccare la propria navicella!

Buon lavoro!

Alessandro Zironi


[1] [#_ftnref1] © Testo di Alessandro Zironi. Materiale ad uso didattico interno per gli studenti dell’Università di Bologna. Vietata ogni altra divulgazione. Alcune indicazioni bibliografiche sono più o meno inventate o non corrette in tutti i loro dati: servono soltanto a scopi didattici.